La trasparenza del campo di battaglia è un fatto, non una soluzione
Uno degli elementi che contraddistingue la guerra moderna è la presenza radicata di sensori e sistemi di sorveglianza che, a detta di una parte della teoria, hanno reso completamente “trasparente” il campo di battaglia, portando ad erosione la capacità di inganno e sorpresa degli eserciti. L’onnipresenza dei droni sul campo di battaglia ucraino ha riaperto il dibattito sul “trasparent battle space” che, in realtà, era stato un tema ampiamente discusso nel corso degli ultimi anni della Guerra fredda – in corrispondenza della Strategic Defense Initiative – e della Guerra del Golfo, quando gli Stati Uniti e le forze della Coalizione surclassarono tecnologicamente le truppe irachene.
Come molti dei temi sviscerati nel corso della Revolution in Military Affairs dei primi anni ’90, anche quello della trasparenza del campo di battaglia fu traslato – con la superficialità che la supremazia del momento unipolare causava – dal campo della tattica a quello della strategia, incorrendo nell’errore di considerarlo come una cesura reale nel modo di combattere e persino di pianificare i cicli operativi. Uno dei principali sostenitori di questa teoria, Edward Luttwak, ha affermato che la trasparenza ha annullato qualunque possibilità di condurre manovre, spiegando che il “trasparent battle space” porta, inevitabilmente, allo stallo operativo.
Durante un forum tenutosi al RUSI di Londra ad aprile 2025, il generale ucraino Valery Zaluzhny, già comandante in capo delle forze di Kyiv ed oggi ambasciatore nel Regno Unito, ha spiegato che la trasparenza assoluta ha generato una “una zona di morte di 10-15 chilometri” dalla linea di contatto alle retrovie e che tale area è in continua espansione, sull’onda dell’evoluzione e della proliferazione non solo dei sistemi unmanned ma anche della guerra elettronica. Un’area di 10-15 chilometri è, però, parte integrante dello “spazio tattico” d’azione e la trasparenza del campo di battaglia è in tale contesto che deve essere inserita.
Mick Ryan e Peter Warren Singer hanno scritto che la trasparenza è una “maggiore visibilità tattica” sul campo, ma che i sistemi ad essa collegati non siano “in grado di rilevare tutte le attività e le intenzioni umane”, ma anche che il progresso tecnologico nei dispositivi di ricognizione e sorveglianza è accompagnato dall’evoluzione dei sistemi difensivi dello spettro elettromagnetico e delle informazioni. Concetti evolutivi come quello di “Bolla Tattica” dell’Esercito Italiano evidenziano come, anche in ambiente operativo elettromagneticamente degradato, congestionato ed estremamente conteso sia possibile combattere e manovrare. In altre parole, la trasparenza da sola non rappresenta né un vantaggio né uno svantaggio, ma un fattore da considerare, in linea con l’avanzamento tecnologico degli ultimi tempi. Si tratta di uno strumento nelle mani del decisore, che può favorire l’interpretazione sulle intenzioni del nemico, ma non è, di per sé, una chiave interpretativa.
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