La difesa è di tutti: le parole del generale Masiello
«Se si va in guerra non combatte l’Esercito, combatte l’Italia». Con questa affermazione, rilasciata in un’intervista a Giorgio Rutelli, vice direttore di Adnkronos, il 2 ottobre, il generale Carmine Masiello, capo di stato maggiore dell’Esercito (CSME), ha voluto ribadire un concetto centrale: la difesa della patria non è responsabilità esclusiva delle Forze Armate, ma un dovere collettivo sancito dalla Costituzione.
Nel suo intervento, il capo di stato maggiore dell’Esercito ha descritto i tre scenari che caratterizzano i conflitti moderni, molto diversi rispetto a quelli studiati da giovane cadetto. Fanno eccezione le guerre di trincea, tuttora presenti in teatri come l’Ucraina. A esse si affiancano la guerra tecnologica, combattuta con droni, cyberattacchi e sistemi ad alta precisione, e la guerra cognitiva, la più insidiosa, che si gioca sul terreno della disinformazione, della propaganda e della manipolazione delle opinioni pubbliche.
«È una minaccia che entra nelle case e condiziona la percezione dei cittadini», ha sottolineato Masiello, avvertendo del pericolo di profonde divisioni interne.
Difesa nazionale: spettatori o protagonisti?
Un aspetto centrale dell’intervista riguarda la cultura della difesa. Masiello ha citato un dato preoccupante: solo un italiano su cinque sarebbe oggi disposto a difendere il proprio Paese. Un segnale, a suo avviso, di scarsa consapevolezza civile. Per rendere l’idea ha fatto un esempio concreto: «Se la casa brucia, non basta aspettare i vigili del fuoco. Anche il proprietario deve fare la sua parte».
Lo stesso vale per la difesa nazionale: l’intervento delle Forze Armate è essenziale, ma la comunità non può restare spettatrice passiva. Oggi si torna a parlare di difesa contraerea, così come del ruolo dei corazzati e dei carri armati, capacità che nell’epoca del peacekeeping – ricorda il generale – erano state accantonate, ma che risultano oggi più che mai indispensabili.
L’aspetto che mancava
Interessante anche la riflessione sul rapporto tra comando e personale, che Masiello aveva maturato già prima della sua nomina. Per lui è fondamentale l’ascolto dei soldati, soprattutto dei più giovani, quelli sotto i quarant’anni, che pur non potendo essere vicini ai vertici dell’Esercito portano con sé idee fresche e innovative.
Per trasmettere vicinanza e ridurre la distanza che può incutere una “patch” a quattro stelle, il comandante compie spesso un gesto semplice ma eloquente: togliersi la giacca. In questo modo evita formalismi che rischiano di creare barriere, preferendo instaurare un clima di fiducia e condivisione.
Un segnale simbolico ma concreto – forse raro nella storia militare – che dimostra come la coesione nasca dall’ascolto e dal rispetto reciproco. È promotore anche di nuove iniziative di dialogo aperto al personale e ai giovani, come “un caffè con il capo”, “distanza zero” e l’email dedicata menoburocrazia@esercito.difesa.it.
Guardando all’estero, Masiello ha citato l’esempio della Finlandia, Paese che vive quotidianamente il confine con aree di tensione e che, proprio per questo, coltiva una forte preparazione civile e militare. Nella sua intervista ha rimarcato un concetto chiave: le Forze Armate non desiderano la guerra, ma la pace. E la pace – conclude il generale – si difende con una preparazione seria e condivisa, capace di rendere l’Italia unita e pronta ad affrontare ogni minaccia.
Preparazione e libertà di opinione: un’ulteriore considerazione
L’esempio utilizzato dal generale – la casa che brucia – richiama un’ulteriore riflessione: perché il padrone possa intervenire, deve anche essere messo nelle condizioni e avere le capacità di farlo. Lo stesso vale per la difesa nazionale, che richiede non solo disponibilità, ma anche una preparazione diffusa.
In questo senso, appare fondamentale che vi sia, nella realtà, quello spazio di dialogo e libertà di opinione concreto auspicato, condizione indispensabile affinché le idee e le energie dei cittadini possano tradursi in un contributo reale alla sicurezza collettiva.
Foto: SME
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«Se si va in guerra non combatte l’Esercito, combatte l’Italia». Con questa affermazione, rilasciata in un’intervista a Giorgio Rutelli, vice direttore di Adnkronos, il 2 ottobre, il generale Carmine Masiello, capo di stato maggiore dell’Esercito (CSME), ha voluto ribadire un…
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