Il tentato colpo di stato in Madagascar: l’élite militare si rivolta contro il presidente che aveva portato al potere
Il Madagascar vive in questi giorni la crisi politica più grave dall’elezione contestata di Andry Rajoelina nel novembre 2023. Tra l’11 e il 12 ottobre 2025, un’unità militare d’élite ha compiuto un ammutinamento unendosi ai manifestanti che da settembre chiedono le dimissioni del presidente¹. La situazione rimane estremamente fluida, con almeno 22 morti confermati dalle Nazioni Unite² e il controllo del paese in bilico tra il governo e i militari ribelli.

La cronologia della crisi: dalle proteste giovanili all’ammutinamento militare
La crisi attuale affonda le radici nelle carenze infrastrutturali croniche che affliggono il Madagascar. Il 25 settembre 2025, migliaia di giovani sono scesi in piazza ad Antananarivo e in altre città dell’isola, organizzati dal movimento “Gen Z Madagascar”, per protestare contro i continui blackout elettrici (che superano le 8 ore giornaliere) e la grave penuria d’acqua³. Solo un terzo della popolazione ha accesso all’elettricità, e la compagnia statale JIRAMA è sostanzialmente in bancarotta, con un debito che equivale al 7,6% del PIL nazionale⁴.
La risposta governativa è stata inizialmente repressiva. Le forze di sicurezza hanno disperso i manifestanti con gas lacrimogeni e, secondo le Nazioni Unite, anche con proiettili veri. Il bilancio delle vittime è salito rapidamente: 22 morti e oltre 100 feriti secondo l’Alto Commissariato ONU per i diritti umani, cifre contestate dal governo che ne riconosce solo 12, definendoli “saccheggiatori e vandali”⁵.
Il 6 ottobre, in un tentativo di placare le proteste, Rajoelina ha sciolto il governo e nominato primo ministro il generale Ruphin Fortunat Zafisambo, un militare di carriera⁶. La mossa, lungi dal calmare gli animi, ha rafforzato la percezione di un presidente sempre più isolato che si affida all’esercito per sopravvivere politicamente.
L’11 ottobre ha segnato la svolta decisiva. Il CAPSAT (Corps d’armée des personnels et des services administratifs et techniques), un’unità militare d’élite di circa 600 soldati con sede nei pressi della capitale, ha ammutinato. In un video diffuso pubblicamente, i militari hanno dichiarato: “Siamo diventati leccapiedi. Abbiamo scelto di sottometterci ed eseguire ordini, anche illegali, invece di proteggere la popolazione”⁷. Il CAPSAT ha quindi lasciato la caserma per unirsi ai manifestanti, scortandoli fino a Place du 13 Mai, luogo simbolico delle insurrezioni politiche malgasce.

Il 12 ottobre, la situazione è precipitata ulteriormente. Il CAPSAT ha installato il generale Demosthene Pikulas come nuovo capo dell’esercito, dichiarando in un comunicato che “d’ora in poi, tutti gli ordini delle forze armate malgasce – terrestri, aeree o navali – proverranno dal quartier generale del CAPSAT”⁸. Il ministro delle Forze Armate, Manantsoa Deramasinjaka Rakotoarivelo, ha partecipato alla cerimonia di insediamento, conferendo una patina di legittimità istituzionale all’azione. In risposta, Rajoelina ha dichiarato che è in corso “un tentativo di presa di potere illegale e con la forza, contrario alla Costituzione e ai principi democratici”⁹.
I protagonisti: una rivolta dell’élite militare contro il suo creatore
L’elemento più drammaticamente ironico di questa crisi è che il CAPSAT è la stessa unità militare che nel marzo 2009 aveva portato Andry Rajoelina al potere, rovesciando il presidente Marc Ravalomanana¹⁰. Sedici anni dopo, i “creatori” si rivoltano contro la loro “creatura”.
Il colonnello Michael Randrianirina, comandante del CAPSAT, ha negato che si tratti di un colpo di stato in senso stretto: “Lo chiamiamo colpo di stato? Non lo so ancora. Abbiamo risposto alle chiamate del popolo, ma non è stato un colpo di stato”. Ha però chiarito che Rajoelina, il primo ministro e i comandanti della gendarmeria “devono lasciare il potere. Tutto qui”¹¹. Il generale Pikulas, nuovo capo dell’esercito auto-proclamato, ha rifiutato di discutere di politica all’interno di una struttura militare, pur ammettendo che gli eventi sono stati “imprevedibili”¹².

Dall’altra parte, Rajoelina appare sempre più isolato. Ex DJ e magnate dei media, aveva 34 anni quando orchestrò il colpo di stato del 2009 da sindaco di Antananarivo¹³. Oggi, a 51 anni, affronta l’accusa di essere diventato ciò che aveva combattuto: un presidente autoritario disconnesso dai bisogni della popolazione. La sua rielezione nel novembre 2023 è stata segnata dal più basso tasso di affluenza della storia del Madagascar (46%, secondo fonti ufficiali; ben meno del 20% secondo altre stime), con 10 dei 13 candidati che hanno boicottato il voto denunciando brogli e manipolazioni¹⁴.
Il movimento “Gen Z Madagascar” rappresenta una nuova generazione di attivisti digitalmente connessi, che si ispirano alle recenti insurrezioni giovanili in Kenya, Nepal, Bangladesh e Marocco¹⁵. Il loro simbolo è il teschio pirata del manga “One Piece”, adattato con il tradizionale cappello malgascio, incarnando una miscela di cultura globale e identità locale. Le loro richieste includono le dimissioni di Rajoelina, lo scioglimento del Senato e della Commissione Elettorale, e l’arresto dei responsabili delle uccisioni di manifestanti.
Le motivazioni: povertà estrema e corruzione sistemica
Il Madagascar presenta uno dei paradossi più stridente dell’Africa contemporanea: una delle isole più ricche al mondo in termini di biodiversità e risorse naturali (è il maggior produttore mondiale di vaniglia, possiede giacimenti di nichel, cobalto, grafite e terre rare), eppure l’80% della sua popolazione di 32 milioni di abitanti vive al di sotto della soglia di povertà estrema di 2,15 dollari al giorno¹⁶.
Le proteste sono scaturite dalla crisi infrastrutturale, ma riflettono una frustrazione più profonda. La JIRAMA, la compagnia statale che gestisce elettricità e acqua, ha un deficit annuale di 250 milioni di dollari e debiti verso il settore privato per 1.880 miliardi di ariary¹⁷. La corruzione sistemica ha eroso ogni fiducia pubblica: nel 2024, l’ex CEO della JIRAMA è stato condannato per abuso d’ufficio, e nel 2023 il capo di gabinetto di Rajoelina, Romy Andrianarisoa, è stato arrestato a Londra e condannato da un tribunale britannico per aver sollecitato tangenti da una compagnia mineraria in cambio di diritti di sfruttamento¹⁸.
Come ha dichiarato Ketakandriana Rafitoson, vicepresidente globale di Transparency International: “La gente non ha refrigerazione per i medicinali, non ha acqua per l’igiene di base, e poi c’è corruzione massiccia”¹⁹. Il contrasto tra la miseria quotidiana e progetti di prestigio come la funivia da 152 milioni di dollari per Antananarivo ha alimentato la rabbia popolare.
Analisi militare: il fattore CAPSAT e la frammentazione delle forze armate
Dal punto di vista militare, la crisi malgascia rivela la centralità del CAPSAT come “kingmaker” – l’unità che determina chi controlla la capitale e, di conseguenza, il paese. Con circa 600 soldati specializzati in servizi amministrativi e tecnici, il CAPSAT non è la più grande unità dell’esercito malgascio (che conta complessivamente 13.500 effettivi), ma la sua posizione strategica vicino ad Antananarivo e il suo ruolo nel colpo del 2009 gli conferiscono un peso politico sproporzionato²⁰.
L’ammutinamento del CAPSAT ha esposto profonde divisioni all’interno delle forze armate. La gendarmeria nazionale (8.100 effettivi) mantiene una struttura di comando separata e si è distanziata dalle azioni del CAPSAT, pur rilasciando un comunicato che riconosce “errori ed eccessi durante i nostri interventi”²¹. Secondo testimonianze, un soldato del CAPSAT sarebbe stato ucciso dalla gendarmeria l’11 ottobre, accentuando le tensioni inter-istituzionali²².

La strategia del CAPSAT sembra seguire il copione del 2009: unirsi ai manifestanti, rifiutarsi di reprimerli, isolare il presidente, e quindi “trasferire” il potere. Nel 2009, questo processo durò circa una settimana dal momento dell’ammutinamento (8 marzo) alla resa di Ravalomanana (17 marzo). La situazione attuale presenta però un’incognita: mentre nel 2009 esisteva un chiaro candidato alternativo (Rajoelina), ora non è chiaro chi assumerebbe il potere in caso di caduta del presidente.
Il peso della storia: pattern ricorrenti nei colpi di stato malgasci
Il Madagascar ha conosciuto almeno quattro transizioni di potere violente dalla sua indipendenza dalla Francia nel 1960: il colpo militare del 1972 (che rovesciò Philibert Tsiranana), l’assassinio del presidente Richard Ratsimandrava nel 1975 dopo soli sei giorni al potere, la crisi del 2002 (il lungo scontro tra Ravalomanana e Didier Ratsiraka che causò circa 100 morti), e il colpo del 2009²³.
Emergono pattern ricorrenti: proteste guidate da studenti o giovani in risposta a crisi economiche; un presidente democraticamente eletto che diventa sempre più autoritario; l’intervento dell’esercito che si presenta come “arbitro neutrale”; la caduta del leader; e un lungo periodo di isolamento internazionale seguito da sanzioni economiche devastanti.
Il colpo del 2009 è particolarmente rilevante per comprendere quello attuale. Allora, Rajoelina guidava le proteste contro Ravalomanana per la chiusura della sua emittente televisiva Viva TV e per il controverso accordo con la Daewoo sudcoreana che prevedeva l’affitto di 1,3 milioni di ettari (quasi metà della terra arabile del Madagascar) per 99 anni²⁴. Il 7 febbraio 2009, le guardie presidenziali aprirono il fuoco sui manifestanti diretti verso il palazzo, uccidendo almeno 28 persone. Questo massacro invertì il declino del movimento di protesta e condusse, un mese dopo, all’ammutinamento del CAPSAT e alla caduta di Ravalomanana²⁵.
La differenza cruciale del 2025 è che Rajoelina, che nel 2009 prometteva democrazia e sviluppo, è ora accusato delle stesse derive autoritarie che aveva denunciato nel suo predecessore. Il cerchio si chiude in modo tragico quando il CAPSAT, che lo aveva installato al potere, ora lo ripudia con le stesse accuse di allora: esecuzione di ordini illegali, repressione violenta del popolo, distacco dalle necessità quotidiane dei cittadini.
Le reazioni internazionali: prudenza e appelli al dialogo
La comunità internazionale ha reagito con relativa moderazione, evitando condanne nette e privilegiando appelli al dialogo. L’Unione Africana, attraverso il suo presidente Mahmoud Ali Youssouf, ha espresso “profonda preoccupazione” il 12 ottobre, invitando “tutti gli attori malgasci, sia civili che militari, a esercitare calma e moderazione”²⁶. L’UA ha ricordato i principi della Dichiarazione di Lomé del 2000 e della Carta Africana sulla Democrazia, ma non ha minacciato sanzioni o sospensioni come fece nel 2009.
La Francia, ex potenza coloniale che mantiene significativi interessi economici e strategici nel Madagascar (inclusa la contesa sulle Isole Sparse nell’Oceano Indiano), ha mantenuto un profilo basso. Air France ha sospeso i voli Parigi-Antananarivo dall’11 al 13 ottobre per ragioni di sicurezza²⁷, e l’ambasciata francese ha emesso avvisi di viaggio, ma non sono state rilasciate dichiarazioni politiche ufficiali da parte del governo di Parigi. Questo silenzio è notevole considerando che il presidente Emmanuel Macron aveva visitato il Madagascar nell’aprile 2025, chiedendo “perdono” per la colonizzazione francese “sanguinosa e tragica”.
Le Nazioni Unite hanno confermato il bilancio di 22 morti e oltre 100 feriti, con l’Alto Commissario per i diritti umani Volker Türk che ha esortato le autorità a “cessare l’uso di forza non necessaria”²⁸. Gli Stati Uniti si sono limitati a consigliare ai cittadini americani di restare al chiuso data la situazione “altamente volatile e imprevedibile”, senza rilasciare dichiarazioni politiche di alto livello.
Questa reazione misurata riflette diversi fattori geopolitici. Il Madagascar si trova in una posizione strategica nell’Oceano Indiano, controllando il Canale di Mozambico, una rotta marittima critica per il trasporto di petrolio e merci. L’isola è diventata terreno di competizione tra potenze tradizionali (Francia, Stati Uniti, India) e la Cina, che ha fatto investimenti significativi nel porto di Toamasina e fornito vaccini COVID-19 e attrezzature mediche. Inoltre, il Madagascar aveva appena assunto la presidenza della SADC (Comunità per lo Sviluppo dell’Africa Australe) nell’agosto 2025, rendendo la situazione diplomaticamente delicata.
Conclusione: un paese sospeso tra passato e futuro incerto
Il tentato colpo di stato dell’ottobre 2025 rappresenta l’ennesimo capitolo della cronica instabilità politica del Madagascar, ma presenta elementi di novità che lo rendono particolarmente significativo. L’emergere del movimento “Gen Z Madagascar”, digitalmente connesso e ispirato da insurrezioni giovanili regionali, segnala una generazione che non accetta più il ciclo di promesse tradite e repressione. L’ammutinamento del CAPSAT contro il presidente che aveva contribuito a portare al potere nel 2009 evidenzia come il clientelismo militare si sia rivelato un’arma a doppio taglio.
Al 13 ottobre 2025, il Madagascar si trova in una situazione di stallo. Rajoelina mantiene formalmente la presidenza ma ha perso il sostegno dell’unità militare chiave per il controllo della capitale. Il CAPSAT rivendica l’autorità sulle forze armate ma nega di aver compiuto un colpo di stato. I manifestanti rifiutano il dialogo e chiedono dimissioni incondizionate. La comunità internazionale osserva con preoccupazione ma evita interventi diretti.
Qualunque sia l’esito immediato, la crisi mette in evidenza i problemi strutturali irrisolti del Madagascar: una povertà estrema che affligge l’80% della popolazione nonostante le ricchezze naturali, istituzioni democratiche fragili facilmente sovvertite, un esercito che si considera arbitro politico, una corruzione sistemica che erode la fiducia pubblica, e infrastrutture fatiscenti che non garantiscono servizi essenziali come elettricità e acqua.
Il Madagascar ha conosciuto transizioni democratiche dopo precedenti colpi di stato – nel 1992 dopo 17 anni di regime socialista, e nel 2014 dopo 5 anni di governo transitorio post-2009. Ma ogni ciclo sembra riprodurre le stesse dinamiche: un leader che promette riforme diventa autoritario, l’economia ristagna, scoppia una crisi, interviene l’esercito, seguono anni di isolamento e sanzioni internazionali, si tengono eventualmente elezioni, e il ciclo ricomincia. Fino a quando questo pattern non verrà spezzato attraverso riforme strutturali profonde che affrontino povertà, corruzione e debolezza istituzionale, il Madagascar sembra destinato a rimanere intrappolato in questo circolo vizioso di instabilità, con pesanti conseguenze umanitarie per i suoi 32 milioni di abitanti, tre quarti dei quali vivono in condizioni di estrema povertà.
Note
- Al Jazeera, “Madagascar army unit claims control as president alleges power grab”, 12 ottobre 2025
- UN News, “UN chief ‘deeply saddened’ by deadly protests in Madagascar”, 9 ottobre 2025
- Wikipedia, “2025 Malagasy protests”; OHCHR, “Madagascar: UN Human Rights Chief shocked by violent response to electricity and water protests”, settembre 2025
- IMF, “The Electricity Sector and Jirama – Republic of Madagascar”, Selected Issues Papers, 2025
- UN News, op. cit.; CNN, “Madagascar president warns of attempted coup after soldiers join protests”, 12 ottobre 2025
- Al Jazeera, “New prime minister in Madagascar after protests continue for third week”, 6 ottobre 2025
- France 24, “Madagascar leader says power grab under way as army unit claims control of military”, 12 ottobre 2025
- France 24, “Madagascar army installs new chief, president denounces power grab”, 12 ottobre 2025
- Al Jazeera, op. cit., 12 ottobre 2025
- Wikipedia, “2009 Malagasy political crisis”; France 24, “Madagascar’s president, from coup to calls to quit”, 12 ottobre 2025
- CNN, op. cit.
- France 24, “Madagascar army installs new chief”, op. cit.
- Britannica, “Andry Rajoelina – Biography”; CNBC Africa, “Who is Madagascar’s president Andry Rajoelina?”, 2025
- France 24, “Low turnout in boycott-hit Madagascar presidential election”, 16 novembre 2023; International IDEA, “Madagascar – November 2023”, Democracy Tracker
- Washington Times, “How Gen Z protesters brought down Madagascar’s government and now want the president out”, 8 ottobre 2025
- World Bank, “Madagascar Overview: Development news, research, data”, 2025
- IMF, op. cit.
- Al Jazeera, “Madagascar president warns of attempt to ‘seize power’: What to know”, 12 ottobre 2025
- CSMonitor, “Madagascar’s president warns of coup amid protests”, 12 ottobre 2025
- Wikipedia, “Madagascar Armed Forces”; Wikipedia, “2025 Malagasy protests”
- France 24, “Madagascar leader says power grab under way”, op. cit.
- CNN, op. cit.
- Wikipedia, “History of Madagascar”; The New Humanitarian, “Timeline – A turbulent political history”
- Wikipedia, “2009 Malagasy political crisis”
- Ibid.
- African Union Commission, “Statement by the Chairperson on the Situation in the Republic of Madagascar”, 12 ottobre 2025
- NAMPA, “Air France suspends flights to crisis-hit Madagascar”, 12 ottobre 2025
- UN News, op. cit.
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