Elena Kostioukovitch: Nella mente di Vladimir Putin
Elena Kostioukovitch
Ed. La nave di Teseo, 2022
pagg. 213
“Voi pensate ingenuamente che i fatti nella storia siano la cosa principale. Aprite gli occhi: nessuno ci presta attenzione ormai! La cosa principale è la loro interpretazione, il modo di propinarli e la propaganda di massa” (Vladimir Medinskij1)
Pur avendo trasformato un attrito di frontiera in un conflitto ad alta intensità, Putin rimane un freddo e razionale statista che persegue con coerenza gli interessi nazionali russi, peraltro sempre gli stessi dai tempi di Pietro il Grande (1672-1725): sbocco sul mare, espansione in Asia, sfruttamento delle risorse, controllo politico degli stati contigui e creazione di una fascia di sicurezza esterna alla federazione russa. Gli ultimi due parametri erano stati indeboliti dall’attrazione degli ex stati satelliti verso l’Occidente e dal loro ingresso nella NATO, processo considerato una minaccia al proprio spazio vitale. Da qui la reazione che sappiamo. Ma ogni ideologia deve avere un testo teorico di riferimento; chi lo diffonde può anche non crederci, l’importante è il consenso popolare. E qui ci viene in aiuto l’italianista russa Elena Kostioukovitch, già collaboratrice di Umberto Eco e profonda conoscitrice del proprio popolo: lei spiega Putin a noi italiani dall’interno della sua cultura e religione.
È proprio la religione ortodossa ad aver divinizzato da Bisanzio in poi il Potere e reso organico il legame tra popolo e imperatore, legando nel profondo la religione alla difesa della tradizione e dell’identità nazionale. Persino il comunismo sovietico – pur laico e ateo – diventa con Stalin una religione secolarizzata, laddove in Occidente potere politico e religioso sono entrati spesso in conflitto. Questo spiega l’impostazione mistica del mito russo del “Russkij Mir”, l’Universo Russo, millenaria entità politica, metafisica e identitaria primordiale che va persino oltre il panslavismo e vede in Putin una sorta di Messia che riunificherà i popoli fratelli – tutti ansiosi di essere liberati – e saprà difendere l’anima russa dalle decadenti idee che provengono dall’Occidente. E qui entra in gioco la paranoia delle grandi formazioni statuali continentali, di una cultura dove tutto quello che proviene da fuori è una minaccia ad opera di “agenti stranieri”. Un sistema politico dove mancano i corpi sociali intermedi non può accettare idee nuove senza far crollare la stretta piramide, come dimostra il fallito esperimento di Gorbaciov, il politico russo più amato in Europa ma odiato al suo paese.
Dopo il trauma del Caos meglio dunque rifugiarsi nel Mito e credere religiosamente nella Missione storica per riprendersi le terre dei padri e pure quelle conquistate dopo.
Inutile negarlo: Putin ha il consenso del grande popolo russo, al quale ha restituito la dignità. Le borghesie urbane contano poco rispetto a una popolazione dispersa per nove meridiani geografici, frustrata dal crollo dell’Unione Sovietica e dallo strapotere degli oligarchi. L’idea di ricompattare il Russkij Mir travalica concetti occidentali e decadenti come l’autodeterminazione dei popoli (valida però nelle lotte anticoloniali), rimettendo in riga le nazioni che sono entrate nella NATO per invadere la Grande Russia e non piuttosto per difendersi da un’altra occupazione.
Mezza Europa è stata liberata dal Nazismo in nome del Socialismo, mentre il Russkij Mir è un concetto che non entusiasma i Baltici né i Polacchi, né gli Ucraini, i quali “non sono convinti” di formare un unico popolo coi fratelli Russi. I vicini sono dunque russofobi, cioè “disturbati mentali” e infatti i dissidenti una volta finivano in manicomio.
Esaminiamo dunque il corpus teorico del Russkij Mir: la Noomachia di Alexander Dughin2 e la Nuova Cronologia di Anatolji Fomenko. Il primo è il classico filosofo mistico visionario slavo, il secondo è un noto matematico privo di cultura umanistica, autore di almeno 80 libri di storiografia (46 sul Russkij Mir) e qualcosa è stato tradotto anche in italiano o divulgato nel sito ufficiale3.
L’impianto filosofico di Dughin è una sorta di fascismo arcaizzante e ricorda molto Julius Evola: la Noomachìa ci mostra l’esistenza di un altro modo di interpretare e di plasmare la realtà, oltre e contro il paradigma modernista dominante e oggi sfociato in quella sua caricatura ipertrofica che prende il nome di Postmodernità. In queste pagine il filosofo russo ripercorre la storia ontologica della civiltà europea, risalendo alle sue scaturigini indoeuropee e seguendone lo sviluppo fino al crepuscolo postmoderno. Lo fa attraverso uno studio ed esegesi delle differenti civiltà a partire dall’intreccio – che supera le interpretazioni dualiste e manichee – di tre Logoi: Apollo, Dioniso e Cibele” (dalla presentazione di Noomachìa). Liberalismo, Comunismo e Fascismo saranno superati sviluppando la Quarta Teoria Politica.
Diverso e più estremo è il discorso di Fomenko, che la storia del mondo se la reinventa proprio, ad uso del Russkij Mir. Essendo un matematico, sviluppa una nuova cronologia basata sul concetto di ripetizione ciclica degli eventi. La nuova cronologia è radicalmente più breve di quella convenzionale, perché tutta la storia dell’Antico Egitto, quella della Grecia antica e la storia romana vengono comprese nel Medioevo, eliminando l’Alto medioevo.
Secondo Fomenko, la storia dell’umanità risale solo fino all’anno 800: non avremmo quasi informazioni sugli eventi fra l’800 ed il 1000, e la maggior parte degli eventi storici che conosciamo sarebbero avvenuti tra il 1000 ed il 1500. Nulla è avvenuto prima e la storiografia precedente è un falso storico. Grazie all’umanista italiano Giulio Scaligero la cronologia “latina” ha falsato tutto e i testi classici sono falsi scritti dagli umanisti cattolici su pergamene antiche. Roma antica non esiste e il latino è stato creato a tavolino come il greco (testuale: Le radici russe dell’«antico» latino). Scartando i doppioni ricorrenti, alla fine luoghi e personaggi storici sono pochi e tutti russi o comunque slavi o paleoslavi.
Per la storiografia scientifica questo è un delirio e l’ossessione del complotto ricorda il russo Protocollo dei sette savi di Sion o Il pendolo di Foucault di Umberto Eco. I testi di Fomenko superano la Patafisica di Alfred Jarry, solo che Ubu Roi è solo un personaggio teatrale, mentre Fomenko e i suoi colleghi matematici pretendono di essere storici credibili. Forse non credono a quanto scrivono, ma queste aberrazioni mentali almeno in Russia sono prese sul serio e i loro libri tirano milioni di copie.
La storia russa è sempre stata riscritta dal Potere e i Sovietici non erano da meno, per cui Putin ha adottato la vulgata Ur-Slava anche nei discorsi ufficiali, ricostruendo l’immagine di una Grande Russia Primordiale che non è mai esistita, ma costituisce un’efficace leva della propaganda ed esalta l’emozione al posto del processo logico. Facile è a quel punto dichiararsi “pacifisti”, presentare una guerra di aggressione come “autodifesa”, mobilitare le armate e persino convincere molti italiani alla propria causa. Ma il russo medio non ha gli strumenti critici che abbiamo noi, ama i miti e mantiene interiormente una cultura retaggio della scuola primaria sovietica. E poi, diciamolo, il mito del Gran Rus è gratificante, unisce politica e religione, è una forma di pensiero magico, una fede.
Ma nel profondo, davvero poi è tanto diverso dal Reich Millenario?
NOTE
- Ministro della cultura dal 2012 al 2020. Nel 2014 dopo l’annessione della Crimea è stato nominato professore ad honorem dell’Università Ca’ Foscari a Venezia su sollecitazione di Silvia Burini, direttrice del Centro studi arti della Russia (CSAR), promosso da Svetlana Medvedeva, moglie dell’ex-presidente russo Dmitrji Medvedev. L’onorificenza è stata revocata nel 2022 dopo l’invasione dell’Ucraina.
- Noomachìa. Rivolta contro il mondo postmoderno / Alexander Dughin. Milano, AGA editrice, 2020. Vedi anche il sito www.geopolitika.ru
- 400 anni d’inganni: E se il nostro passato fosse tutta ‘un’altra storia’? Macro edizioni, 2016, 615 pag. – Più serio è Geometria contemporanea. Metodi e applicazioni. Editori Riuniti, 2011, 416 pag. Sito: https://chronologia.org/it/
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