21 novembre 1962: fine della (prima) guerra sino–indiana
Il 21 novembre 1962 segnò la conclusione formale della guerra sino–indiana, un conflitto breve ma durissimo combattuto lungo l’Himalaya tra il 20 ottobre e il 21 novembre. La Repubblica Popolare Cinese dichiarò un cessate il fuoco unilaterale, interrompendo le operazioni offensive dopo aver ottenuto vantaggi territoriali nei settori contesi dell’Aksai Chin e della North–East Frontier Agency.
La migliore preparazione delle truppe cinesi alla guerra d’alta quota, unita a un’organizzazione logistica efficace in ambiente estremo, consentì a Pechino di avanzare rapidamente e di imporre condizioni favorevoli. Il cessate il fuoco del 21 novembre prevedeva la sospensione delle ostilità e un ripiegamento delle unità cinesi verso posizioni considerate difendibili, arretrate rispetto alla linea raggiunta durante l’offensiva.
Per l’India il conflitto rappresentò uno shock strategico. La campagna del 1962 mise in luce gravi lacune nella pianificazione, negli equipaggiamenti e nel supporto logistico d’alta quota. La fine della guerra avviò infatti un processo di profonda riforma delle forze armate indiane, con particolare attenzione ai reparti destinati al teatro himalayano.
Il 21 novembre rimane una data simbolica negli equilibri asiatici. Il cessate il fuoco del 1962 non risolse le dispute territoriali, che continuano a manifestarsi lungo l’attuale Line of Actual Control, dimostrando quanto quel breve conflitto abbia inciso in modo duraturo sulla stabilità della regione.

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Il 21 novembre 1962 segnò la conclusione formale della guerra sino–indiana, un conflitto breve ma durissimo combattuto lungo l’Himalaya tra il 20 ottobre e il 21 novembre. La Repubblica Popolare Cinese dichiarò un cessate il fuoco unilaterale, interrompendo le operazioni…
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