Capodanno 2025: la sicurezza degli eventi tra carenze strutturali e abusivismo dilagante
L’allarme dell’AISS sulla mancanza di personale qualificato mentre cresce l’utilizzo improprio di figure non abilitate
Con l’avvicinarsi del Capodanno 2025 e la previsione di oltre 7 milioni di persone pronte ad affollare locali notturni e piazze italiane, il settore della sicurezza sussidiaria torna a denunciare una situazione che definire critica sarebbe riduttivo. L’Associazione Italiana Sicurezza Sussidiaria (AISS) lancia nuovamente l’allarme su un sistema che presenta falle strutturali, aggravate da pratiche illegali tollerate e da un vuoto normativo che favorisce la concorrenza sleale.
Il quadro che emerge dall’analisi del comparto è preoccupante: mancano addetti ai servizi di controllo regolarmente formati e iscritti negli elenchi prefettizi, mentre proliferano soluzioni al ribasso che mettono a rischio la sicurezza di migliaia di cittadini.
Il nodo degli Addetti ai Servizi di Controllo
La figura dell’Addetto ai Servizi di Controllo (ASC), disciplinata dal Decreto del Ministero dell’Interno del 6 ottobre 2009 (il cosiddetto “Decreto Maroni”), rappresenta l’unica figura legalmente abilitata ad operare nei luoghi di intrattenimento e spettacolo. Per ottenere l’iscrizione nell’elenco prefettizio, l’operatore deve completare un corso di formazione di 90 ore articolato in tre aree (giuridica, tecnica e psicologico-sociale), possedere requisiti morali stringenti e superare verifiche biennali.
Questi professionisti operano nell’ambito di agenzie autorizzate ai sensi dell’articolo 134 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (TULPS), soggette a rigorosi controlli amministrativi. Il loro impiego deve essere preventivamente comunicato alle Autorità competenti, permettendo verifiche puntuali su nominativi e autorizzazioni.
Ma è proprio qui che il sistema mostra le sue contraddizioni più evidenti.
La fuga dal settore e le sue conseguenze
La pandemia ha rappresentato uno spartiacque per il comparto, come ci spiega il presidente di AISS Franco Cecconi “Il settore della sicurezza eventi è stato il primo a fermarsi nel marzo 2020 e l’ultimo a ripartire”. Durante quel periodo, migliaia di operatori qualificati, rimasti senza impiego e senza adeguati ammortizzatori sociali, hanno cercato alternative lavorative. Molti non hanno rinnovato le proprie autorizzazioni prefettizie, altri hanno definitivamente abbandonato la professione.
Oggi, con la ripresa degli eventi, il mercato si trova a fronteggiare una drammatica carenza di personale qualificato.
Il “latinorum” della sicurezza: come le circolari ministeriali hanno aperto le porte all’abusivismo
Quando il Capo della Polizia Franco Gabrielli firmò la circolare n. 555 del 7 giugno 2017, l’intento era chiaro: definire regole rigorose per la gestione della sicurezza nelle manifestazioni pubbliche dopo la tragedia di Piazza San Carlo a Torino. Safety e security dovevano essere garantite da personale qualificato, formato, autorizzato. Quello che accadde nei mesi successivi fu esattamente l’opposto: una serie di provvedimenti che, con il pretesto della semplificazione, aprirono la strada a quella che l’AISS definisce “de-professionalizzazione del settore”.
La cronologia dello smantellamento
La Circolare Gabrielli introduceva un principio inequivocabile: senza il rispetto delle misure di safety e security, le manifestazioni non potevano aver luogo. Il documento attribuiva agli Addetti ai Servizi di Controllo, personale formato e dipendente da agenzie autorizzate ex articolo 134 TULPS, il compito di accoglienza, instradamento, regolamentazione dei flussi e osservazione del pubblico.
Iniziò un breve periodo di speranza per il settore, che vedeva finalmente riconosciuta la propria professionalità. Ma durò poco. Nel giro di poche settimane, una raffica di circolari modificò sostanzialmente il quadro:
La Circolare Frattasi del 19 giugno 2017, emanata dal Capo Dipartimento dei Vigili del Fuoco, iniziò a introdurre figure alternative per la gestione della safety. La Circolare Morcone del 28 luglio 2017, firmata dal Capo di Gabinetto del Ministero dell’Interno, tentò di dare sistematicità alle precedenti disposizioni ma distinse tra manifestazioni in luogo pubblico e manifestazioni di pubblico spettacolo, creando le prime zone grigie. La Circolare Giomi del 20 luglio 2017, del Capo del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, aggiunse ulteriori indicazioni operative.
Infine, la Circolare Piantedosi del 28 luglio 2017 e la successiva del 18 luglio 2018 ridefinirono completamente i modelli procedurali, introducendo la categoria degli “operatori di sicurezza” con requisiti notevolmente meno stringenti rispetto agli ASC. Tra questi requisiti: l’appartenenza ad “Associazioni di protezione civile riconosciute”, personale in quiescenza delle forze dell’ordine, o genericamente “altri operatori in possesso di adeguata formazione in materia”.
La scappatoia del volontariato
Questa formulazione apriva una breccia enorme. Chi sono questi “altri operatori”? Quale “adeguata formazione” è richiesta? La vaghezza normativa permise l’ingresso nel mercato di soggetti che nulla avevano a che vedere con la sicurezza professionale.
L’AISS ha denunciato ripetutamente il meccanismo: associazioni spuntate come funghi in tutta Italia, spesso con denominazioni e divise che richiamano le forze dell’ordine (Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza), che si propongono agli organizzatori di eventi offrendo personale a costi impossibili per qualsiasi agenzia che rispetti il CCNL.
Il trucco è semplice quanto devastante per la concorrenza leale: il “volontario” non viene retribuito ma riceve un “rimborso spese”. Sul piano formale, nessun rapporto di lavoro. Sul piano sostanziale, personale che svolge le stesse funzioni degli Addetti ai Servizi di Controllo senza:
- Corso di formazione di 90 ore
- Iscrizione nell’elenco prefettizio
- Verifica dei requisiti morali
- Comunicazione preventiva alle Autorità
- Coperture assicurative adeguate
- Applicazione del CCNL
- Versamento di contributi previdenziali
L’impossibile concorrenza
I numeri rendono evidente l’asimmetria. Il costo orario di un Addetto ai Servizi di Controllo regolarmente inquadrato secondo il CCNL Vigilanza Privata e Servizi di Sicurezza, come aggiornato dal Decreto Direttoriale n. 50 dell’8 agosto 2024, comprende retribuzione base, contributi INPS e INAIL, TFR, ferie, permessi, tredicesima, quattordicesima, assicurazioni obbligatorie. Un costo che può superare i 20 euro l’ora per l’agenzia.
Il “rimborso spese” del volontario? Spesso non supera i 30-50 euro a serata. Nessun contributo, nessun onere, nessuna copertura. Per un organizzatore che guarda solo al bilancio immediato, la scelta è obbligata.
Come ha dichiarato l’AISS: “Per un’agenzia autorizzata è impossibile competere con i prezzi delle associazioni: il costo orario da CCNL prevede contributi e oneri che da soli rappresentano più del doppio di quanto percepisce il volontario pagato con rimborso spese”.
La Protezione Civile prende le distanze
L’aspetto più paradossale è che la stessa Protezione Civile ha cercato di dissociarsi da queste pratiche. La Circolare Borrelli del 6 agosto 2018 ha stabilito con chiarezza che il Volontariato Organizzato di Protezione Civile (VOPC) può essere impiegato nelle manifestazioni pubbliche “esclusivamente per svolgere attività di natura organizzativa e di assistenza alla popolazione” e “non deve interferire con i servizi di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica”.
La circolare elenca esplicitamente le attività precluse al volontariato di protezione civile:
- Servizi di controllo ingressi e accessi
- Servizi di vigilanza e osservazione
- Protezione delle aree interessate dall’evento
- Controlli nelle aree di rispetto e prefiltraggio
- Adozione di impedimenti fisici al transito
- Servizi di polizia stradale e regolazione del traffico
Ma c’è un passaggio che è stato interpretato come un’apertura: quando le organizzazioni operano “in ambiti non riconducibili a scenari di protezione civile”, possono svolgere attività richieste dagli organizzatori “nel quadro di una relazione diretta” con questi ultimi. In tal caso, però, la circolare precisa che non si tratta di attività di protezione civile e quindi non possono essere utilizzati loghi, stemmi ed emblemi riconducibili a tale ambito.
La proliferazione delle pseudo-associazioni
L’interpretazione estensiva di questo passaggio ha generato un fenomeno incontrollato. Associazioni che statutariamente prevedono “anche” attività diverse dalla protezione civile si sono trasformate in veri e propri fornitori di manodopera per la sicurezza degli eventi.
Il Consiglio di Stato, con sentenza 3832/2016, ha confermato che l’Amministrazione della Pubblica Sicurezza dispone di ampia discrezionalità nell’approvazione delle divise delle associazioni di volontariato, proprio “al fine di evitare pericolose confusioni con i simboli propri delle Forze di polizia”. La stessa sentenza ha ribadito che l’uso del termine “Polizia” in qualsiasi denominazione richiede “particolare cautela”.
Nonostante ciò, proliferano associazioni con nomi evocativi e uniformi che, per un cittadino non esperto, risultano indistinguibili da quelle delle forze dell’ordine. Il risultato è duplice: da un lato, un’usurpazione di immagine che conferisce autorevolezza immeritata; dall’altro, una confusione che impedisce al pubblico di comprendere chi realmente stia garantendo la sicurezza dell’evento.
Il dumping come sistema
Il fenomeno ha assunto proporzioni tali da configurarsi come un vero e proprio sistema di dumping. Le agenzie autorizzate, gravate da tutti gli oneri previsti dalla legge, si trovano a competere con soggetti che operano in una zona grigia dove il confine tra volontariato e lavoro irregolare diventa sfumato.
Il Codice del Terzo Settore (D.Lgs. 117/2017) prevede che ai volontari possano essere rimborsate “soltanto le spese effettivamente sostenute e documentate” e vieta esplicitamente “rimborsi spese di tipo forfetario”. Ma chi controlla? Le verifiche ispettive sono rare e le sanzioni insufficienti a scoraggiare pratiche ormai consolidate.
Steward calcistici fuori contesto
Un’altra distorsione riguarda l’utilizzo improprio degli steward calcistici. Il Decreto del 13 agosto 2019 disciplina questa figura esclusivamente per le manifestazioni sportive negli impianti con capienza superiore a 7.500 posti. Questi operatori, che rispondono a un diverso regime formativo e autorizzativo, vengono spesso impiegati in eventi non sportivi, creando una pericolosa sovrapposizione di competenze.
La circolare del Dipartimento della Pubblica Sicurezza del 23 maggio 2017 ha tentato di estendere il modello dello stewarding anche ad altri contesti, ma senza le necessarie garanzie formative. Il risultato è l’impiego di personale non adeguatamente preparato per gestire le specificità degli eventi di intrattenimento.
Addetti antincendio al posto degli ASC: il risparmio che costa caro
Un fenomeno particolarmente insidioso è la sostituzione degli Addetti ai Servizi di Controllo con personale addetto ai servizi antincendio e primo soccorso. Sebbene il rinnovo del CCNL del 26 novembre 2024 abbia esteso la sfera di applicazione contrattuale anche alle attività di safety (servizi antincendio, primo soccorso e gestione emergenze), queste figure hanno competenze e abilitazioni completamente diverse.
Il costo inferiore di questi operatori rispetto agli ASC qualificati spinge alcuni organizzatori a preferirli, creando situazioni in cui personale formato per la gestione delle emergenze si trova a dover svolgere compiti di controllo accessi e gestione dei flussi per i quali non è preparato né autorizzato.
I numeri dell’illegalità e i casi documentati
Le stime parlano di una percentuale di “buttafuori” abusivi che oscilla intorno al 30% a livello nazionale, con punte che possono raggiungere l’80% in alcune aree del Mezzogiorno. Il fenomeno non riguarda solo le discoteche tradizionali, ma coinvolge ristoranti, cocktail bar e stabilimenti balneari che si improvvisano locali da ballo in determinati periodi dell’anno.
I controlli delle Forze dell’Ordine continuano a portare alla luce situazioni allarmanti:
Fabriano (gennaio 2024): La Questura di Ancona ha smantellato un’agenzia priva di licenza gestita da un cittadino bulgaro che forniva addetti con tesserini falsi in diverse regioni (Marche, Umbria, Emilia Romagna). L’uomo è stato denunciato per esercizio abusivo di attività soggetta ad autorizzazione di polizia.
Pozzuoli (2024): Un’operazione interforze in una discoteca ha identificato quattro addetti ai servizi di controllo privi di autorizzazioni prefettizie e nove lavoratori completamente in nero.
Cortina (maggio 2025): Sanzioni sono state comminate per omessa comunicazione dei nominativi degli operatori ASC alla Questura, violazione degli obblighi previsti dal Decreto Maroni.
Latina e Cisterna (dicembre 2024): Controlli dei Carabinieri hanno portato alla scoperta di locali autorizzati come semplici esercizi di somministrazione trasformati in discoteche abusive, con “sedicenti addetti alla sicurezza” privi di qualsiasi qualifica.
Il sistema autorizzativo: tra burocrazia e zone grigie
Il regime semplificato della SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività), prorogato fino al 31 dicembre 2024 per gli spettacoli dal vivo, ha creato ulteriori zone d’ombra. Come chiarito dalla circolare del Ministero dell’Interno n. 15015 del 7 maggio 2024, tale regime non si applica alle discoteche e ai locali da ballo, riguardando esclusivamente eventi che si svolgono tra le 8.00 e l’1.00 del giorno seguente.
Tuttavia, i Vigili del Fuoco hanno segnalato la pratica di alcuni operatori di presentare SCIA multiple per aggirare i controlli, segnalando ogni volta un nuovo evento quando in realtà si tratta della prosecuzione dello stesso.
Il nuovo CCNL: un passo avanti insufficiente
Il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per le Agenzie di Sicurezza Sussidiaria Non Armata, siglato il 26 novembre 2024 tra AISS, Federterziario, UGL Sicurezza Civile e altre sigle, rappresenta un tentativo di riordino del settore. Il contratto, valido per il triennio 2025-2027, prevede aumenti salariali in due tranches e l’istituzione di un fondo di assistenza sanitaria integrativa.
La suddivisione in quattro aree professionali (servizi ausiliari alla sicurezza, servizi investigativi e di controllo, steward congressuali e fieristici, servizi safety) cerca di mappare con maggiore precisione le competenze. Tuttavia, senza un’effettiva azione di contrasto all’abusivismo, il CCNL rischia di rimanere un riferimento solo per chi già opera nella legalità.
La politica assente
L’aspetto più sconcertante dell’intera vicenda è il silenzio delle istituzioni. Le denunce dell’AISS si ripetono da anni, le segnalazioni alle Prefetture si accumulano, le proposte di riforma normativa restano inascoltate. La circolare Gabrielli del 2017, che aveva tentato di definire chiaramente i ruoli nella gestione della sicurezza degli eventi, è stata progressivamente depotenziata da successivi interventi che hanno riaperto le porte all’abusivismo.
Nel luglio 2018, l’AISS chiese un incontro urgente con l’allora Ministro dell’Interno Salvini, denunciando che le modifiche alla Circolare Gabrielli costituivano “un preoccupante passo indietro nella gestione della sicurezza”. Il presidente Cecconi fu esplicito: “Rischiamo di dover chiudere le nostre aziende a causa della concorrenza sleale praticata dalle associazioni di volontariato, cui la nuova normativa affida la sicurezza delle manifestazioni, sebbene totalmente sprovviste di autorizzazioni ed escluse da qualsiasi forma di controllo amministrativo”.
La risposta non arrivò, o non fu sufficiente. E il problema permane.
Le conseguenze per la sicurezza pubblica
Al di là degli aspetti economici e concorrenziali, il problema centrale resta la sicurezza dei cittadini. Un operatore ASC ha completato 90 ore di formazione specifica, ha superato esami, è stato verificato sotto il profilo dei requisiti morali, è iscritto in un elenco consultabile, risponde a un’agenzia autorizzata che a sua volta è soggetta a controlli amministrativi.
Il “volontario” di un’associazione di pseudo-protezione civile non ha nessuno di questi requisiti. Non sa gestire situazioni di panico, non conosce le tecniche di deflusso controllato, non è formato sul pat-down, non sa come interagire con le forze dell’ordine in caso di emergenza.
La Circolare del Capo della Polizia del 23 aprile 2019 ha evidenziato che “lo svolgimento di servizi da parte di soggetti di cui non siano stati preventivamente verificati i requisiti, non solo morali, ma anche tecnico-organizzativi, implica un abbassamento dei livelli di salvaguardia dei beni vigilati”. E ha aggiunto che “l’abusiva erogazione dei servizi riservati agli istituti di vigilanza realizza una grave distorsione del mercato”.
Capodanno 2025: scenario di rischio
Secondo le previsioni del SILB-FIPE (Associazione Italiana Imprese di Intrattenimento da Ballo e di Spettacolo), oltre 7 milioni di persone festeggeranno il nuovo anno nei locali notturni italiani. L’85% delle discoteche sarà operativo, con un incremento del 10% rispetto all’anno precedente. Il 41,7% delle imprese ha programmato nuove assunzioni per gestire l’affluenza delle festività.
Ma chi garantirà la sicurezza di questi eventi? Con un mercato del lavoro qualificato in affanno, con agenzie abusive che offrono personale a prezzi impossibili per chi rispetta le regole, con controlli insufficienti e sanzioni non deterrenti, il rischio è che milioni di italiani si affidino inconsapevolmente a un sistema di sicurezza inefficace.
Le richieste del settore
L’AISS chiede da anni interventi strutturali:
- Controlli sistematici sui soggetti che operano nella sicurezza degli eventi
- Verifica digitale in tempo reale dei PIN prefettizi
- Sanzioni adeguate per chi utilizza personale non autorizzato
- Riconoscimento degli ASC come incaricati di pubblico servizio
- Abolizione delle zone grigie normative che consentono il pseudo-volontariato
- Incentivi fiscali per chi opera nella legalità
- Formazione obbligatoria certificata per qualsiasi figura impiegata nella sicurezza
Nulla di tutto ciò è stato realizzato. Il settore continua a operare in un contesto dove chi rispetta le regole è penalizzato e chi le aggira prospera.
Il problema della sicurezza negli eventi non è solo una questione di legalità, ma di tutela dell’incolumità pubblica. Dietro ogni addetto abusivo c’è una persona non formata a gestire emergenze, non sottoposta a verifiche sui requisiti morali, non coperta da adeguate polizze assicurative. Dietro ogni “volontario” pagato con rimborso spese c’è un lavoratore irregolare che toglie mercato a chi opera nella legalità.
Il caso del pseudo-volontariato nella sicurezza degli eventi è emblematico di un approccio istituzionale che privilegia la semplificazione formale rispetto alla sostanza delle garanzie. Le circolari successive alla Gabrielli, pur animate forse da intenti di riduzione della burocrazia, hanno creato un ecosistema dove la concorrenza non si gioca sulla qualità del servizio ma sulla capacità di eludere i costi della legalità.
Il Capodanno 2025 si avvicina con un settore che continua a chiedere regole certe e controlli efficaci. La risposta delle istituzioni, fino ad ora, è stata il silenzio. Un silenzio che potrebbe avere conseguenze drammatiche la notte in cui milioni di italiani si affideranno a chi dovrebbe garantire la loro sicurezza.
La riforma del comparto non è più rinviabile. Servono controlli sistematici, sanzioni adeguate, riconoscimento professionale degli operatori, abolizione delle zone grigie normative che alimentano la concorrenza sleale. In gioco non c’è solo la sopravvivenza economica di un settore, ma la sicurezza di chi frequenta eventi e locali di intrattenimento.
Fino a quando le istituzioni continueranno a tollerare la concorrenza sleale del pseudo-volontariato, il rischio resterà in capo a chi frequenta eventi e locali, ignaro che dietro la divisa non c’è la professionalità che crede di trovare.
L’Associazione Italiana Sicurezza Sussidiaria (AISS) è un’organizzazione datoriale che rappresenta le agenzie di sicurezza non armata e investigative, impegnata dal 2011 nella tutela della professionalità del settore e nel contrasto all’abusivismo. Ha realizzato il primo CCNL specifico della categoria e ha promosso la Prassi di Riferimento UNI 54:2019 per la mappatura delle attività e dei profili professionali del comparto.
Questo articolo si basa su documentazione normativa ufficiale (Circolari Gabrielli, Morcone, Piantedosi, Borrelli, Decreto Maroni, decreti ministeriali), pronunciamenti giurisprudenziali (Consiglio di Stato), comunicati e denunce dell’AISS, operazioni delle Forze dell’Ordine documentate, e disposizioni del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza.
L’articolo Capodanno 2025: la sicurezza degli eventi tra carenze strutturali e abusivismo dilagante proviene da Difesa Online.
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