Almeno 20 i militari indiani uccisi nello scontro con i cinesi in Kashmir
Sarebbero 20 i soldati indiani uccisi il 15 giugno durante un “violento scontro” con truppe cinesi in Kashmir, lungo il confine “de facto” che separa le due potenze asiatiche in Himalaya.
L’esercito indiano aveva inizialmente ammesso la perdita di 3 militari, un ufficiale e due soldati, ma in seguito ha annunciato in un comunicato che 17 altri “gravemente feriti sono morti per le loro ferite, portando il numero dei morti in combattimento a 20”.
Nuova Delhi ha sostenuto che lo scontro è avvenuto malgrado il “processo di deescalation” in corso nella valle di Galwan, nella controversa area di Aksai Chin-Ladakh, dove da settimane si concentrano ingenti forze su entrambi i lati del confine,
Gli scontri sono avvenuti nella notte e, secondo le due parti, non sono stati scontri a fuoco. Sia i cinesi che gli indiani hanno sostenuto che non sono stati sparati colpi d’arma da fuoco. Non è chiaro quante vittime abbiano subito i cinesi che non hanno fornito né conferme né informazioni in proposito. L’esercito indiano ha riferito che ci sono state perdite di vite “da entrambe le parti” mentre il direttore del cinese Global Times, Hu Xijin, ha detto che anche da parte cinese ci sono state perdite.
Lo stato maggiore dell’esercito indiano ha aggiunto che “alti ufficiali delle due parti si stanno attualmente incontrando per disinnescare la situazione”.
In una conferenza stampa il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian ha dichiarato ieri che “le truppe indiane hanno violato gravemente il nostro territorio e hanno attraversato due volte il confine per attività illegali, hanno provocato e attaccato personale cinese, il che ha causato gravi scontri fisici tra le due parti”.Dichiarazioni che fanno supporre che morti e feriti siano stato determinati da uno scontro all’arma bianca tra decine di militari dei due eserciti.
“La Cina – ha aggiunto Zhao – ha presentato forti proteste alla parte indiana, e ancora una volta le chiediamo solennemente alla parte indiana di rispettarci, regolare rigorosamente le sue truppe di prima linea, non oltrepassare il confine e non suscitare problemi né fare mosse unilaterali che potrebbero complicare le cose. Entrambi i Paesi hanno concordato di risolvere la questione attraverso il dialogo e la partecipazione e di compiere sforzi per allentare la situazione e sostenere la pace e la tranquillità nell’area di confine”.
Il colonnello Zhang Shuili, portavoce del Comando occidentale dell’Esercito di liberazione del popolo cinese (PLA), ha accusato – secondo quanto riferisce il Global Times – i soldati indiani di aver “ancora una volta superato la linea di attuale controllo nella Valle di Galwan lunedì sera e lanciato attacchi provocatori, che hanno portato a gravi scontri e vittime”.
Le tensioni sono aumentate dallo scorso mese, con Nuova Delhi e Pechino che accusano entrambe di aver oltrepassato la Line of Actual Control (LAC), la linea di demarcazione non perfettamente definita sulla quale i due eserciti si sono fronteggiati in armi in molte occasioni dopo il conflitto del 1962 vinto dai cinesi.
L’India rivendica la sovranità su circa 40mila kmq di territorio occupato dalla Cina, ha accusato Pechino di aver inviato migliaia di soldati in questo territorio conteso e ha avviato la costruzione di una nuova strada nella regione del Ladakh che Pechino considera utile a rafforzare in tempi rapidi i presidi militari lungo la LAC.