S-400: Washington attiva le sanzioni alla Turchia
Il 14 dicembre il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha annunciato sanzioni contro l’agenzia governativa di Ankara che si occupa dell’acquisto di armamenti (Sbb) come ritorsione per l’acquisizione del sistema missilistico da difesa aerea a lungo raggio russo S-400. “Nonostante i nostri avvertimenti, la Turchia è andata avanti con l’acquisto dalla Russia e il collaudo del sistema S-400”, ha affermato il capo della diplomazia Usa. “Le sanzioni contro l’industria di Difesa della Turchia dimostrano che gli Stati Uniti attueranno completamente le leggi federali Usa. Non tollereremo transazioni significative con il settore della difesa russo”, ha assicurato Pompeo.
Le sanzioni comprendono un bando di tutte le licenze americane di esportazione nei confronti dell’agenzia delle industrie di difesa turche (SBB) e il divieto di visto per il suo capo, Ismail Demir (nella foto sotto) e per tre funzionari dell’ente, Faruk Yigit, Serhat Gencoglu e Mustafa Alper Deniz.
Immediata la reazione di Ankara che ha definito le sanzioni “ingiuste”: “Invitiamo gli Usa a rivedere la decisione ingiusta delle sanzioni e riaffermiamo di essere pronti a trattare la questione con il dialogo e la diplomazia, conformemente allo spirito di alleanza”, ha fatto sapere il ministero degli Esteri.
“La decisione sulle sanzioni ha scosso tutti i valori dell’alleanza fra i nostri paesi”,ha detto il ministro della Difesa di Ankara, Hulusi Akar. “Condanniamo questa decisione, che non rispetta l’alleanza e la realtà militare o politica correnti”, ha aggiunto.
“Le sanzioni su un membro della Nato non solo minano lo spirito dell’alleanza, ma minano profondamente la fiducia fra alleati. Ritornare alla cooperazione e solidarietà con gli Usa, alleati fin dai tempi della guerra di Corea, sulla difesa globale e reginale, e su questioni di sicurezza nel quadro della situazione militare e politica corrente contribuirà a pace e sicurezza globali e regionali”.
Dopo aver accusato Washington di sostenere i “terroristi curdi” in Siria dell’YPG, Akar ha inoltre sottolineato che molti altri paesi membri della Nato possiedono equipaggiamenti militari di produzione russa, fra cui gli ex membri del Patto di Varsavia e la Grecia.
A proposito dell’operatività’ dei sistemi S-400, Akar (nella foto sotto col presidente Erdogan) ha smentito alcune voci secondo cui la Turchia sarebbe disposta a non azionarli, precisando: “Li abbiamo comprati per usarli. Esportarli in un altro paese è fuori discussione. I russi non saranno coinvolti quando li utilizzeremo: autorizzazione e comando saranno sotto il nostro controllo”.
L’acquisto del sistema missilistico di difesa russo da parte di Ankara è stato messo all’indice da diversi Paesi occidentali e dalla NATO, che ne hanno evidenziato l’incompatibilità con i sistemi di difesa aerea adottati dall’Alleanza.
In risposta alla consegna della prima batteria lo scorso anno, Washington aveva sospeso la partecipazione della Turchia al Programma F-35 per 100 velivoli (nella foto sotto il primo esemplare turco mai consegnato ad Ankara).
Finora il presidente Donald Trump aveva evitato di decretare sanzioni nei confronti di Ankara ma, in vista dell’addio alla Casa Bianca, si sono moltiplicate le voci di un’imminente adozione di simili misure restrittivi. La settimana scorsa, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan aveva fatto notare che tale iniziativa sarebbe stata “irrispettosa” da parte di Washington nei confronti di “un partner Nato molto importante”. E aveva lasciato intendere un possibile miglioramento delle relazioni bilaterali una volta insediatosi il nuovo presidente Joe Biden.
Per Ismail Demir, presidente delle industrie della Difesa turche (SBB), le sanzioni decise dagli Stati Uniti non danneggeranno l’industria di Difesa turca
“Nessuna decisione presa all’estero nei confronti della mia persona o della nostra istituzione cambierà la posizione mia o del mio team, né potrà recare in nessun modo danno all’industria della Difesa turca”, ha scritto su Twitter. Ankara è determinata a conseguire l’obiettivo di “un’industria bellica completamente indipendente”.
Il presidente Recep Tayyip Erdogan, ha definito le sanzioni un “attacco sfacciato alla sovranità turca”. “Che sorta di alleanza è?” ha detto Erdogan, facendo riferimento alla Nato. “Le sanzioni del Caatsa (varate dagli USA per punire gli Stati che acquistano prodotti militari russi) non sono mai state imposte su alcun Paese da quando sono state approvate, nel 2017. La Turchia e’ il primo paese a far fronte al Caatsa, ed è un alleato degli Usa nella Nato”, ha detto il presidente turco.
“Le sanzioni degli Usa mirano a impedire lo sviluppo della Turchia nel settore della difesa e a rendere il Paese ancora una volta dipendente; la decisione è un attacco ai diritti sovrani della Turchia”, ha proseguito Erdogan aggiungendo che “lavoreremo il doppio per rendere pienamente indipendente la nostra industria di difesa. Gli Usa, che non hanno soddisfatto nessuna delle nostre necessità in termini di sistemi di Difesa, hanno fatto ricorso all’arma delle sanzioni perchè li abbiamo soddisfatti altrove”.
Mosca, per bocca del capo della diplomazia Sergei Lavrov, è intervenuta contro le misure considerate “illegittime”, puntando il dito contro la “dimostrazione di arroganza Usa verso il diritto internazionale”.
L’Iran ha condannato “con forza le sanzioni Usa esprimendo solidarietà al “popolo e al governo” turco ha detto il ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif.
La Grecia ha invece accolto con favore le sanzioni statunitensi alla Turchia. “La Grecia, Stato membro della Nato, sta osservando con soddisfazione l’annuncio del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti relativo alle sanzioni contro la Direzione dell’industria della difesa della Repubblica turca, il presidente della direzione, e altri funzionari”, si legge in una dichiarazione del ministero degli Esteri.
(con fonte Agenzia Nova, AFP e Adnkronos)