Al vertice del G5 Sahel Macron rimanda la riduzione delle truppe francesi
L’Operation Barkhane contro i jihadisti del Sahel non subirà per ora riduzioni di truppe e mezzi che verranno però attuati in futuro. Il presidente Emmanuel Macron, ha annunciato il 16 febbraio al vertice del G5 Sahel a N’Djamena, che la presenza militare francese nel Sahel verrà rivista ma non immediatamente.
“Evoluzioni senz’altro significative saranno apportate al nostro dispositivo militare nel Sahel a tempo debito ma non nell’immediato”, ha dichiarato Macron incoraggiando gli alleati a “decapitare” i gruppi jihadisti che seminano terrore nel Sahel, perchè “sarebbe paradossale indebolire il nostro dispositivo nel momento in cui disponiamo di una convergenza politica e militare favorevole alla realizzazione dei nostri obiettivi”.
Barkhane impegna attualmente 5.100 militari francesi con 500 blindati, oltre 400 veicoli logistici, una ventina di aerei e una quarantina di elicotteri che affiancano le forze di Mali, Niger, Burkina Faso, Ciad e Mauritania (G5 Sahel), le truppe dell’ONU in Mali (MINUSMA) e la presenza militare statunitense, peraltro in fase di riduzione in Africa.
Un impegno logorante pagato con 55 caduti e centinaia di feriti ma anche con costi che hanno superato nel 2020 il miliardo annuo senza che le tante battaglie vinte abbiano portato alla sconfitta decisiva del nemico e senza che i partner europei siano scesi in campo con truppe e mezzi consistenti.
Certo piccoli contingenti cechi, estoni (nella foto sopra e sotto), svedesi e italiani contribuiscono o contribuiranno presto alla task Force Takuba di forze speciali ma non sarà questo assetto a garantire la rapida vittoria nel Sahel né a sancire che la guerra ai jihadisti nel Sahel è diventata una campagna militare dell’Europa.
Nel gennaio 2020 al vertice di Pau la Francia aveva annunciato l’invio di 600 militari in rinforzo nel Sahel ed aveva indicato nello “Stato Islamico nel Grande Sahara” il nemico principale da sconfiggere.
Un anno dopo Parigi non ritira, come invece era previsto, i rinforzi inviati e pone l’accento sulla necessità di combattere le milizie di al-Qaeda (Gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani e la Katiba Macina), rafforzatesi al punto che i governi di Mali, Niger e Burkina Faso prevedono ormai di aprire negoziati con gli insorti.
Nel novembre 2020 il direttore della Direzione generale della sicurezza esterna (DGSE), Bernard Emié, affermò che al-Qaeda sta sviluppando un “progetto di espansione” verso il Golfo di Guinea, in particolare in Costa d’Avorio e in Benin.
Foto: Eliseo, AFP, Twitter/Ministero Difesa Francese