Alla fine degli anni ottanta venne avviato lo studio per un nuovo sottomarino nazionale, denominato, “Progetto S 90” con un dislocamento ben maggiore dei Sauro, propulsione tradizionale diesel-elettrica, ma dotati di una maggiore autonomia con l’adozione della tecnologia AIP, un sistema di propulsione che in quel periodo Svezia e Germania stavano mettendo a punto per i loro sommergibili ed in grado di assicurare elevata autonomia.
La Marina Militare sviluppò in collaborazione con la ditta Maritalia un sistema AIP diesel a ciclo chiuso la cui sperimentazione era prevista sul Bagnolini, ma il fallimento della ditta mise fine al progetto di dotare i nuovi sottomarini di tale tipo di propulsione e anche il Progetto S 90 non portò a nessun risultato se non ad un dislocamento stimato di oltre 3.000 tonnellate per ottenere tutte le caratteristiche desiderate; pertanto, la Marina Militare italiana ritornò sui propri passi commissionando a Fincantieri la 4ª Serie della Classe Sauro, con battelli ancora più perfezionati e performanti rispetto ai precedenti e più lunghi di due metri rispetto alla serie precedente.
La IV Serie concluse l’evoluzione tecnologica dei Sauro con migliorie nella componente sensori passivi e nel sistema di comando e controllo, con una più razionale distribuzione degli spazi, con apparecchiature e sistemi meccanici all’avanguardia e curando, con particolare attenzione, il silenziamento del mezzo ottenuto con efficaci soluzioni sui singoli apparati e rivestendo lo scafo resistente con mattonelle fonoassorbenti.
Le unità della quarta serie, denominate Gazzana Priaroggia e Longobardo entrarono in servizio nel corso degli anni novanta, quando il progetto Sauro era purtroppo già obsoleto, per compensare parzialmente la progressiva dismissione delle unità della classe Toti.
Il “Tipo S90” era stato concepito alla fine degli anni ’80, e fu presentato come un seguito sostanzialmente più grande della classe Sauro. Stranamente, questo grande progetto convenzionale non fu offerto nella competizione sottomarina australiana, sebbene la perdita del derivato della classe Sauro allungato avrebbe potuto avere un’influenza.
Le specifiche nel 1989 erano per un sottomarino da:
- 2.230/2.475 tonnellate (dislocamento in superficie / sommerso);
- un equipaggio di 50 persone;
- una lunghezza di 74,6 metri;
- un raggio di 7,4 metri;
- 6 tubi lanciasiluri e 24 ricariche.
- Nella sua iterazione finale del 1995, il dislocamento era aumentato a 2.500 / 2.780 tonnellate (in superficie / sommerse) e la lunghezza e la larghezza erano rispettivamente di 69,7 e 8,2 metri.
In ogni caso, dopo che le unità in programma erano state ridotte da 4 a 2, il programma venne annullato a favore del progetto tedesco Type 212.
L’S 90 non avrebbe mai apparentemente incluso la tecnologia AIP, nonostante la joint venture tra Fincantieri e Maritalia per una propulsione diesel a ciclo chiuso con accumulo di gas toroidale.
Per i sommergibili S90 era previsto l’utilizzo e l’installazione di una nuova versione del sistema elettronico integrato Sactis, del Sonar integrato di combattimento STN Atlas ISUS 9020 e del sistema radio IRSC della tedesca Hagenuk Marinekommunikation, un sistema di telecomunicazione integrato in grado di gestire comunicazioni satellitari.
Il sistema integrato di Comando, Controllo e Lancio Armi ISUS 9020 della tedesca STN ATLAS Elektronik doveva essere dotato di cartografia elettronica e capace di gestire i siluri italiani A-184 A3 della WASS.
Il sonar integrato ISUS 9020 era sistema di rilevamento del rumore in media frequenza, un sonar attivo e intercettatore in alta frequenza.
Il sistema periscopico MOD.324 dell’americana Kollmorgen era dotato di intensificatore di luce e apparati di videoregistrazione. Il sistema di guerra elettronica avrebbe dovuto essere costituito da una suite ESM BLD 727 della Elettronica SpA, società del gruppo Finmeccanica, mentre era previsto l’imbarco del Radar MM/BPS 704-V2 con una completa dotazione elettronica.
Questi nuovi battelli dovevano secondo i progetti rispondere pienamente alle esigenze operative dell’epoca e avrebbero svolto:
- operazioni di sorveglianza occulta;
- controllo e difesa di particolari zone di mare;
- localizzazione,
- ombreggiamento ed attacco a sottomarini ed unità di superficie;
- appoggio ad operazioni speciali;
- raccolta informazioni.
Per la successiva generazione di sottomarini l’Italia si rivolse però all’industria tedesca, collaborando agli U-212, chiudendo la tradizione della cantieristica navale subacquea italiana, ad eccezione dei minisommergibili o MIDGET.
Per i nuovi U212 NFS, piano piano, gradatamente, Fincantieri sta velocemente recuperando il tempo perduto…
(Web, Google, Wikipedia, Secretproject, You Tube)