Royal Air Force: recente attacco contro l’ISIS dimostra l’efficacia del tandem Eurofighter-Storm Shadow
Di Fabrizio Scarinci
Londra. L’11 marzo scorso gli Eurofighter Typhoon della Royal Air Force hanno impiegato, per la prima volta durante un’azione di combattimento reale, i missili aria-superficie stand off MBDA “Storm Shadow”. L’operazione, che ha coinvolto due velivoli di stanza presso la base di Akrotiri (Cipro), è stata effettuata allo scopo di supportare alcuni elementi del Counter Terrorism Service iracheno impegnati contro le milizie dell’ISIS a sud-ovest della città di Erbil.
In particolare, l’obiettivo dei jet era costituito da alcune grotte utilizzate dai terroristi come rifugio, che gli Storm Shadow (armi particolarmente indicate per questo tipo di bersagli) hanno colpito con assoluta precisione, preparando la strada ad ulteriori incursioni volte a “completare l’opera” mediante l’utilizzo di bombe guidate Paveway IV da 500 libbre.
Il successo del raid è senz’altro frutto del complesso lavoro che, dal 2014 al 2016, le forze aeree di Italia e Regno Unito hanno svolto (in collaborazione con MBDA ed altre aziende coinvolte nella produzione dello Storm Shadow) al fine di integrare sui propri Typhoon questo potente “cruise” aviolanciato, che, con un raggio d’azione di quasi 600 km, un design a bassa osservabilità e la capacità di arrivare sul bersaglio volando a quote molto basse (cosa che rende particolarmente difficile la sua intercettazione), è in grado di neutralizzare una vasta gamma di obiettivi paganti (anche in pieno territorio ostile) mantenendo l’aereo a “distanza di sicurezza” dalla maggior parte delle difese avversarie.
Sviluppato verso la fine degli anni 90 in seguito ad un’intesa tra Londra e Parigi (a cui avrebbe, poi, aderito anche l’Italia), il missile, conosciuto come Storm Shadow nella configurazione progettata per equipaggiare i Tornado IDS (e ora, per l’appunto, anche i Typhoon della RAF e dell’AM) e come Scalp EG in quella pensata per i multiruolo francesi Mirage 2000 e Rafale, sarebbe oggi in servizio con le forze aeree di Gran Bretagna, Francia, Italia, Arabia Saudita, India, Egitto, Grecia e Qatar (a cui, a dire il vero, andrebbe aggiunta anche quella emiratina, che opera, però, con il Black Shaheen, una variante depotenziata dello Scalp EG).
A partire dal 2003, quando, nel corso dell’Operazione “Telic”, i Tornado IDS della RAF (oggi dismessi) utilizzarono (in via semi-sperimentale) una trentina Storm Shadow contro alcune installazioni dell’esercito di Saddam, questi sistemi d’arma sono stati impiegati nell’ambito di diversi conflitti armati, tra cui l’intervento della NATO in Libia del 2011 (dove furono usati sia dai jet dell’Armée de l’Air che dai Tornado britannici e italiani), le numerose operazioni recentemente condotte dai sauditi contro i ribelli Houti dello Yemen e i vari raid che le forze occidentali hanno compiuto in Siria ed Iraq nel corso degli ultimi anni (dove francesi e inglesi li hanno più volte utilizzati sia contro il regime di Bashar Assad che contro le forze del sedicente Califfato).
In tutte queste occasioni, sebbene gli avversari contro cui sono stati impiegati fossero, a dire il vero, tutt’altro che “irresistibili”, tali missili hanno comunque avuto modo di mostrare le loro eccellenti caratteristiche. Tra queste, oltre al fatto di conferire ai velivoli utilizzatori un maggiore raggio d’azione e una più elevata capacità di sopravvivenza, spicca, ovviamente, anche il loro eccezionale livello di accuratezza, che, con percentuali di successo superiori al 96%, rappresenta, per le forze aeree che li hanno nei propri inventari, un vero e proprio moltiplicatore di forze, in grado di incrementare in modo significativo tanto l’efficacia quanto la rapidità delle operazioni militari da esse pianificate.
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