Gli accordi governativi (GOV-GOV) sono spesso una fonte proficua di informazioni sensibili su forniture nell’ambito della difesa, anche quelli di una certa segretezza, come l’esportazione di sottomarini e/o midget. Una immagine computerizzata mostrata all’audizione del Parlamento italiano sulla difesa e la ricerca tecnologica ha concesso ai media un piccolo indizio su di un progetto sottomarino segreto.
Il mondo della costruzione dei sottomarini tascabili italiani è notoriamente segreto e gli accordi commerciali non sono discussi nello stesso modo in cui lo sono inevitabilmente gli acquisti di sottomarini classici (da 800 ton in su). Attualmente un noto cantiere navale italiano sta costruendo due piccoli sottomarini per la Marina degli Emirati del Qatar. Tutto ciò può essere trattato come un dato di fatto, ma pochi altri dettagli sono disponibili attraverso i rapporti tradizionali. In assenza di dettagli, la speculazione può essere indispensabile. Quale azienda li sta costruendo? Quali saranno le loro capacità?
Un attento studio delle fonti aperte, combinato con la tradizionale analisi della difesa, può aiutarci a fare chiarezza.
L’acquisto di sottomarino fa parte di una più ampia modernizzazione ed espansione della Marina degli Emirati del Qatar che, ultimamente, ha fatto acquisti considerevoli in Italia per nuove navi militari: LPD, corvette missilistiche etc. Fincantieri sta ultimando la costruzione di 4 corvette classe Doha, più alcune motovedette, una LPD a ponte continuo, simile alla classe Kalaat Beni Abbes della marina Algerina. Come se tutto ciò non bastasse, piccoli sottomarini MIDGET aggiungeranno un’altra nuova capacità a questa marina mediorientale.
Una presentazione al parlamento italiano in data 17 maggio ha rivelato le prime immagini pubbliche dei nuovi sottomarini della società CABI Cattaneo, come noto, un affermato costruttore di sottomarini per le forze speciali italiane e NATO. E’ stato riferito che si starebbe collaborando con un’altra società per costruire due piccoli sottomarini per un cliente straniero; anche se non esplicitamente, ciò corrisponderebbe all’accordo con il Qatar.
In una schermata della presentazione al Parlamento italiano conferma che la società CABI Cattaneo, sta collaborando con un’altra azienda italiana su due sottomarini per un cliente straniero.
L’aspetto del sottomarino, con uno scafo liscio a goccia, alette sullo scafo e nessuna vela sembra confermare ciò che alcuni osservatori sospettavano: l’altra società italiana coinvolta dovrebbe essere la “M23 SRL”.
In termini commerciali la M23 SRL è un nuovo costruttore di sottomarini che ha per oggetto sociale:
“””La costruzione e la vendita di veicoli subacquei ed in particolare di sottomarini; la progettazione di veicoli subacquei ed in particolare di sottomarini e la vendita dei relativi progetti; la costruzione e la vendita di apparati di propulsione per veicoli subacquei ed in particolare per sottomarini e relativi componenti ed accessori; la progettazione di apparati di propulsione per veicoli subacquei ed in particolare per sottomarini, dei relativi componenti ed accessori e la vendita dei relativi progetti; la costruzione e la vendita di scafi per veicoli subacquei ed in particolare per sottomarini, dei relativi componenti, equipaggiamenti, apparecchiature; la progettazione di cui al punto e la vendita dei relativi progetti; l’attività di studio e ricerca, per conto proprio o di terzi”””.
In realtà, questa società può essere uno spin-off dell’attività militare dell’affermato costruttore di sottomarini GSE di Trieste. Le due società condividono uno stabilimento a Ciserano, Bergamo, Italia, a circa 100 miglia dal polo industriale di Milano, proprio dove ha sede la CABI Cattaneo. Il sottomarino mostrato nella presentazione di CABI Cattaneo ricorda chiaramente i modelli prodotti dalla società GSE di Trieste.
La CABI Cattaneo di Milano – Italia, è uno dei principali produttori mondiali di veicoli subacquei e attrezzature pesanti per forze speciali. Tale società è praticamente sconosciuta ai più, ma non alla comunità di “Submarine & Special Forces”: G.O.I., DELTA FORCE etc.…
Fino a un paio di anni fa, la natura segreta del loro principale cliente ha fatto sì che i loro prodotti siano per la maggior parte completamente sconosciuti agli appassionati del settore: ed è giusto così! Ne va della sicurezza dei nostri operatori sul campo.
La situazione è cambiata alla fiera Seafuture 2016 a La Spezia, quando l’azienda ha iniziato a corteggiare i clienti per l’esportazione con il “Deep Guardian Special Forces Hangar”.
Alla fiera denominata Seafuture 2018 la società CABI CATTANEO ha rivelato una serie di altri prodotti tra cui il Deep Shadow SDV. La tecnologia e il know-how militare, ancor più quello subacqueo, non sono conoscenze tecnologiche in possesso di tutti. La società italiana CABI Cattaneo continua silenziosamente a sviluppare per la MMI tutti o quasi i mezzi insidiosi di cui necessita. Lo scrivente non ha nulla da eccepire sulla dovuta segretezza di tali mezzi o sulle loro specifiche tecniche. E’ doveroso che le Special Forces italiane o occidentali abbiano a disposizione il meglio.
Una ricca storia di sottomarini
La società GSE sta per “Giunio Santi Engineering”, dal nome del suo fondatore e noto architetto navale. La storia dei progetti di Santi è ricca di ingegnosità. Negli anni ’80 costruiva mini-sommergibili AIP (propulsione indipendente dall’aria) con il marchio Maritalia. Alcuni hanno utilizzato una costruzione tubolare unica nota come ossigeno gassoso immagazzinato nello scafo a pressione toroidale (GST). Questo consisteva in tubi d’acciaio formati in un cerchio e poi saldati insieme per formare lo scafo. Questo era sia più economico che più versatile rispetto alla costruzione tradizionale.
Il più noto di questi sottotitoli era il “3GST9”. Questa unità era lunga 9,5 metri (21 piedi), con un aspetto quasi simile ad un pesce; si guadagnò una certa attenzione come potenziale trasporto delle forze speciali. Oggi lo chiameremmo un “Dry Combat Submersible” (DCS). Come tanti progetti promettenti di quell’epoca, la fine della Guerra Fredda parve aver offuscato le prospettive di sviluppo ulteriore.
Il sommergibile “3GST9” aveva un design molto avanzato e la reputazione di essere una unità molto promettente; la tecnologia italiana era ed è dieci anni avanti rispetto a tutti gli altri in questo campo. Il suo Air Independet Power (AIP) lo aveva portato ad una generazione avanti rispetto ai modelli contemporanei.
Era ancora un piccolo sottomarino, con tutti i fattori limitanti operativi e umani che ciò implica, ma le specifiche andavano a colmare in qualche modo il divario con i classici sottomarini. Era leggermente più piccolo del precedente modello IMI-35 con una lunghezza di soli 9,5 m (31 piedi) e 2,2 m (7 f) di larghezza e uno dislocamento di appena 30 tonnellate. Tuttavia poteva trasportare quattro uomini rana e trasportare le stesse scorte esterne dell’IMI-35, che erano montate esternamente sullo scafo inferiore. Il carico bellico includeva piccoli siluri da 122 mm con una portata dichiarata di 25 km (15 miglia) progettati per attaccare le aree portuali o costiere.
Il 3GST9 era nato da un’idea di un prolifico inventore, il dottor Giunio Santi di Trieste. A metà degli anni ’70 aveva ideato un metodo rivoluzionario per costruire sottomarini con tubi anziché con lamiere d’acciaio. Il metodo convenzionale per la costruzione di sottomarini prevedeva la laminazione di pesanti lamiere di acciaio e la loro saldatura in sezioni cilindriche che vengono poi rinforzate con telai interni e attaccate insieme da un’estremità all’altra. Anche per un piccolo sottomarino questo processo richiede macchinari industriali pesanti con attrezzature personalizzate per il lavoro specifico, il che lo rende costoso. Il colpo di genio del dottor Santi fu quello di costruire il sottomarino con normali tubi di acciaio che potevano essere modellati su un piega-tubi economico in grandi anelli e poi saldati insieme per formare il sottomarino. Questo era noto come “Ossigeno gassoso immagazzinato” in uno scafo toroidale (GST), con il gas riferito al contenuto del tubo e toroidale essendo la forma. Un toroide è il termine ingegneristico per un oggetto a forma di ciambella; un tubo piegato in un cerchio in modo che le estremità si incontrino senza soluzione di continuità. Questa forma presentava i suoi problemi: la preoccupazione della corrosione all’interno dei tubi e la ricerca di modi per mantenere le giunture dello scafo abbastanza forti, ma il risultato finale è una costruzione che non solo è più economica, ma anche molto più resistente rispetto al metodo convenzionale.
Un altro vantaggio della costruzione tubolare era che i tubi possono essere utilizzati per lo stoccaggio di combustibili e gas, e quindi per l’Air-Independent Power (AIP). Il dottor Santi aveva già costruito sottomarini con struttura tubolare (ad esempio progetto CEE-22) e con AIP (ad esempio progetto IMI-35). Il 3GST9 fu il primo a combinare le due caratteristiche.
Il trucco con il motore a ciclo chiuso era che la struttura tubolare poteva essere utilizzata per immagazzinare l’ossigeno per il motore diesel. Quando il motore consumava l’ossigeno, i gas di scarico venivano depurati e re-immessi nei tubi vuoti, eliminando così la necessità di aspirare aria dall’atmosfera o gas di scarico in mare. Questo era una modalità molto furtiva e anche la costruzione GST contribuiva ulteriormente alla bassa firma acustica. In primo luogo fungeva da isolante e dissipatore di rumore dall’interno del sottomarino, dove comunque i macchinari erano montati su blocchi di gomma come nei grandi sottomarini, e anche l’involucro esterno in fibra di vetro richiesto poteva essere fatto per fungere da assorbitore delle onde sonar. Nel complesso era un sottomarino molto silenzioso, ideale per operazioni segrete che conducevano missioni di ricognizione, inserimento, estrazione e sabotaggio.