Sempre più veloce il ritiro dall’Afghanistan
Il ritiro delle forze militari statunitensi dall’Afghanistan procede “con leggero anticipo” sui tempi inizialmente previsti come ha reso noto il 28 maggio il segretario alla Difesa statunitense, Lloyd Austin, in audizione al Congresso.
“Posso riferirvi che il ritiro sta procedendo a ritmo sostenuto, anzi leggermente in anticipo”, ha detto Austin mentre il Central Command (Centcom) ha comunicato che il ritiro degli ultimi 2.500 militari americani ha già riguardato il 16/25 per cento dei soldati e dei mezzi schierati in Afghanistan grazie a ben 160 voli dei cargo dell’USAF C-17 Globemaster con la cessione di 5 basi alle forze afghane.
Secondo quanto riferito dal Wall Street Journal il ritiro dall’Afghanistan verrà protetto dal cielo dai cacciabombardieri della portaerei USS Ronald Reagan, distaccata dal Pacifico per rischierarsi nell’Oceano Indiano per questa missione.
Continua anche il ritiro dei contingenti europei. Il 26 maggio sono è stato annunciato da Helsinki che gli ultimi soldati finlandesi torneranno dall’Afghanistan il 13 giugno mentre la Slovenia ha ritirato il 20 maggio i suoi ultimi 6 militari ma Lubiana continuerà a contribuire al sostegno finanziario delle forze afghane con 750 mila dollari annui fino al 2024.
L’impressione è quindi che il ritiro degli alleati della NATO si completerà forse prima della data simbolica del 4 luglio, già anticipata rispetto alla data altrettanto simbolica dell’11 settembre precedentemente indicata dalla Casa Bianca per il completamento del ritiro.
Con il rapido rimpatrio delle truppe accelerano anche le evacuazioni degli afghani che hanno collaborato con le forze USA e NATO e Washington sta lavorando a un piano per trasferire “rapidamente” il personale locale che negli ultimi 20 anni ha lavorato per la missione militare statunitense e che rischiano di subire le rappresaglie talebane.
Come riferisce la BBC, circa 18.000 afghani hanno presentato richiesta di visto per gli Stati Uniti nell’ambito del programma speciale predisposto dalla Casa Bianca.
Anche Londra ha annunciato piani per permettere a centinaia di afgani, per la maggior parte interpreti che hanno operato con il contingente britannico, di stabilirsi nel Regno Unito con i loro familiari per un totale di oltre 3 mila persone di cui 1.300 hanno già ottenuto il visto.
Il progressivo rapido ritiro degli alleati sembra aver determinato la fine degli attacchi talebani contro le truppe USA e NATO ma non contro i civili e i militari afghani.
Ieri un colpo di mortaio caduto su un edificio in cui si stava festeggiando un matrimonio nella provincia settentrionale di Kapisa, ha provocato 10 morti, tra cui donne e bambini e 8 feriti mentre un’altra esplosione nei pressi di una ferrovia è avvenuta a Herat, nell’Ovest del paese (settore dove sono ancora presenti circa 700 militari italiani) e ha ucciso sei membri delle forze di sicurezza. Nelle ultime settimane sono aumentate le violenze con scontri cruenti fra forze governative e i talebani anche non lontano da Kabul.
I timori di una recrudescenza degli attacchi talebani contro le forze governative dopo il completamento del ritiro delle truppe alleate o addirittura di un rapido ritorno al potere dei talebani ha indotto l’Australia a chiudere la sua ambasciata a Kabul il 28 maggio.
Secondo fonti diplomatiche sentite dall’Agenzia France Presse altre ambasciate verranno chiuse ed evacuate nel prossimo periodo per evitare di mettere a rischio chi ci lavora.
I talebani dell’Emirato islamico dell’Afghanistan hanno però assicurato che “non porranno alcuna minaccia ai diplomatici stranieri e allo staff delle organizzazioni umanitarie”, ha detto il portavoce dei talebani Mohammad Naeem.
(con fonte Agenzia Nova, Ansa e Adnkronos
Foto Coalizione, Afghan National Security Forces ed Emirato dell’Afghanistan