Iraq: le truppe USA si ritirano, all’Italia il comando della missione addestrativa NATO
“Soddisfazione per l’assegnazione ufficiale da parte della Nato del comando della Missione in IRAQ all’Italia a partire dalla primavera 2022. Una scelta che conferma il valore in ambito internazionale delle Forze Armate italiane”. Ilo ha detto il ministro della Difesa Lorenzo Guerini a seguito della notifica, il 28 luglio da parte dell’Alleanza Atlantica, alla Rappresentanza permanente d’Italia dell’assegnazione del Comando della Missione Nato in IRAQ (Nmi) all’Italia.
L’incarico di comando diverrà effettivo al termine del mandato affidato alla Danimarca che ora guida la missione con il tenente generale Michael Lollesgaard.
Ad inizio luglio a Roma il ministro Guerini ha incontrato il ministro della Difesa iracheno Jumaah Enad – nell’ambito della visita della delegazione governativa irachena in Italia durante la quale si è svolto anche l’incontro tra il presidente del Consiglio Mario Draghi e il presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica dell’Iraq, Mustafa Al- Kadhimi.
Il ministro Guerini aveva affermato che ”le istituzioni italiane sono al fianco dell’Iraq e ne sostengono la stabilità”. La testimonianza della vicinanza è rappresentata anche dalle quattro visite ufficiali di Guerini a Baghdad.
La Nato Mission Iraq (NMIi) – che nel febbraio 2021, su richiesta delle autorità irachene, i ministri della Difesa della Nato hanno accettato di ampliare – è una missione di consulenza, addestramento e sviluppo delle capacità non di combattimento, condotta nel pieno rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Iraq.
È stata istituita a Baghdad nell’ottobre 2018, su richiesta del Governo iracheno, e coinvolge diverse centinaia di formatori, consulenti e personale di supporto provenienti da paesi alleati e partner.
La notizia del comando assegnato prossimamente all’Italia giunge in una fase di profonda instabilità dell’Iraq, dove non cessano le tensioni tra le milizie scite filo-iraniane e gli USA e dive sta riprendendo quota l’insurrezione dello Stato Islamico i cui miliziani hanno abbattuto la scorsa settimana un elicottero militare iracheno, colpito da razzi lanciati da terra a sud della provincia di Kirkuk. Nella stessa zona le truppe irachene hanno in passato condotto numerose operazioni contro cellule dell’Isis.
Il ritiro americano
Gli Stati Uniti inoltre hanno annunciato il 26 luglio che lasceranno l’Iraq terminando una presenza militare in atto dal 2003. Lo ha dichiarato il presidente Joe Biden, al termine dell’incontro con il primo ministro iracheno Mustafa al-Kadhimi.
“Entro fine anno – ha detto – non saremo più in missione di combattimento”. Biden ha però precisato che le forze militari americane “saranno disponibili a continuare l’addestramento, a garantire assistenza e aiuto per combattere l’Isis”. L’annuncio del ritiro, secondo i media americani, dovrebbe aiutare il premier iracheno a respingere le critiche arrivate dai politici sciiti, che da tempo chiedono il ritiro dei 2.500 soldati americani.
Dopo l’Afghanistan, Joe Biden sembra voler liquidare la presenza americana anche dall’Iraq chiudendo così una volta per tutte con l’era post 11 settembre.
“Non c’è alcuna ragione o necessità perchè truppe da combattimento straniere, qualunque esse siano, restino sul nostro suolo”, ha affermato Khadimi poche ore prima di essere ricevuto nello Studio Ovale. “C’è stata un’evoluzione nel ruolo militare degli Usa in Iraq – si legge nella dichiarazione congiunta preparata per l’incontro tra i due leader – e per questo, come richiesto dalle autorità irachene, nel Paese non ci saranno più forze americane impegnate in azioni di combattimento.
Mentre proseguirà l’impegno Usa sul fronte dell’addestramento, del supporto logistico, del lavoro di intelligence e delle funzioni consultive”.
Oltre 250 mila gli uomini delle forze di sicurezze irachene e curde sono stati addestrati dal 2014 dagli americani e dagli alleati (italiani inclusi) per contrastare le milizie dell’Isis.
Foto: NATO, Difesa.it ed esercito Iracheno