L’avanzata talebana travolge le difese di 4 capoluoghi di provincia
Prima Zaranj, poi Sar-e-Pul, Sheberghan e Kunduz. Aumentano di giorno in giorno i capoluoghi delle province afghane caduti nelle mani dei talebani mentre altri capoluoghi di provincia sono ormai circondati (Herat, Kandahar, Laskar Gah….) e potrebbero cadere nei prossimi giorni.
“Kunduz è caduta. I talebani hanno preso il controllo di tutti gli edifici chiave della città”, ha detto un corrispondente dell’AFP da Kunduz, che era già stata espugnata dai talebani tre volte tra il 2015 e il 2016.
A Sar-e-Pul, capoluogo dell’omonima provincia nel nord-ovest del paese, “i talebani sono entrati nel centro della città” e “i combattimenti continuano nelle strade”, hanno riferito fonti parlamentari.
Kunduz, capoluogo dell’omonima provincia, 300 chilometri a nord di Kabul e 50 chilometri a sud del confine con il Tagikistan, è quindi il terzo capoluogo di provincia conquistato dai talebani.
“Solo la base dell’esercito fuori città e l’aeroporto sono ancora in mano alle forze di sicurezza afghane, che resistono”, ha dichiarato Amrudddin Wali, deputato dell’assemblea provinciale.
Il 6 agosto i talebani hanno preso il controllo di Zaranj, nella provincia sudoccidentale di Nimroz, al confine con l’Iran verso il quale sono fuggiti oltre 3mila civili.
I talebani avrebbero compiuto saccheggi in varie parti della città e giustiziato e seviziato almeno 30 militari governativi che si erano arresi.
Tre dei 5 distretti della provincia di Nimroz erano completamente sotto il controllo dei talebani al 6 agosto ma nelle ultime ore anche gli ultimi due sarebbero stati evacuati calle forze governative.
L’ultimo successo talebano è costituito dalla conquista della città di Sheberghan, 132.000 abitanti, capoluogo della provincia settentrionale di Jawzjan e roccaforte dell’ex signore della guerra e vice presidente afghano, l’uzbeko Abdul Rashid Dostum, nemico storico dei talebani.
Entrati in città i ribelli hanno liberato tutti i detenuti. Sui social, riporta la Bbc, circolano video che mostrano i prigionieri lasciare le proprie celle. Testimoni hanno affermato che i combattenti talebani hanno preso il controllo dell’ufficio del governatore, del quartier generale della polizia, della prigione principale della città e di altri edifici chiave.
Secondo fonti di Kabul le forze filo-governative non sarebbero sbandate ma controllerebbero ancora alcune aree, incluso l’aeroporto. Da settimane erano in corso pesanti combattimenti nella periferia della città. Venerdì i talebani avevano fatto irruzione nelle aree chiave della città, ma erano stati respinti ma un secondo attacco il giorno successivo ha dato maggiori successi. La città è considerata la principale porta d’accesso alle regioni settentrionali e nordorientali del paese.
I talebani hanno inoltre chiuso il 6 agosto il valico di Spin Boldak-Chaman con il Pakistan, uno dei principali al confine con l’Afghanistan. E non lo riapriranno fino a quando il governo pakistano non consentirà i movimenti transfrontalieri di cittadini afgani in possesso di documenti da rifugiati o carte d’identità afghane.
“L’attraversamento rimarrà chiuso per auto e veicoli commerciali e anche per i pedoni”, ha affermato il capo dei talebani di Kandahar Haji Wafa, aggiungendo che sarà’ riaperto in caso di rassicurazioni da parte del Pakistan sul movimento dei cittadini afghani. In seguito agli scontri tra l’esercito nazionale afghano e i talebani a Spin Boldak a metà luglio, il Pakistan aveva chiuso il valico, salvo poi riaprirlo. Spin Boldak si trova tra le province di Kandahar in Afghanistan e del Beluchistan in Pakistan.
In questa escalation dell’offensiva talebana anche la stessa capitale Kabul non è più sicura come ha dimostrato l’uccisione del capo della comunicazione del governo.
Civili in fuga
L’inviato speciale delle Nazioni Unite per l’Afghanistan, Deborah Lyons, ha affermato oggi che la guerra nel paese è entrata in una “nuova fase, più letale e più distruttiva”, con oltre 1.000 civili uccisi nell’ultimo mese.
L’Organizzazione internazionale per le migrazioni, stima che più di 300.000 afghani siano stati sfollati interni a causa della recente intensificazione del conflitto e che a giugno circa 40.000 persone alla settimana siano fuggite nel vicino Iran. “Negli ultimi mesi, i talebani hanno condotto un’importante offensiva nazionale sulla scia del ritiro delle truppe straniere. L’Onu stima che quasi la metà della popolazione afgana, 18,5 milioni di persone, avrà bisogno di sostegno umanitario nel 2021 per far fronte alla crisi causata dal conflitto, dal Covid-19 e dal diffuso sottosviluppo e povertà.
La fuga degli anglo-americani
L’offensiva dei talebani ha indotto britannici statunitensi a invitare i propri cittadini a lasciare immediatamente l’Afghanistan.
“Si consiglia a tutti i cittadini della Gran Bretagna in Afghanistan di lasciare ora il Paese con mezzi commerciali a causa del peggioramento della situazione della sicurezza”, si legge sul sito del ministero degli esteri di Londra che avverte anche di non fare affidamento su una eventuale evacuazione di emergenza, affermando che l’assistenza che lo Stato potrebbe fornire sarebbe “estremamente limitata”.
“E’ molto probabile che i terroristi tentino di eseguire attentati in Afghanistan. Metodi specifici di attacco si stanno evolvendo e stanno diventando sempre più sofisticati”, mette in guardia Londra.
Analoga scelta da parte statunitense. “L’ambasciata degli Stati Uniti invita i cittadini americani a lasciare l’Afghanistan immediatamente usando i voli commerciali disponibili”, esorta su Twitter l’Ambasciata americana a Kabul. “Considerate la situazione della sicurezza e la riduzione dello staff, la capacità dell’ambasciata di assistere i cittadini americani in Afghanistan è estremamente limitata, persino nella capitale”. La rappresentanza diplomatica americana si impegna anche a fornire un prestito di rimpatrio per i cittadini statunitensi che non possono permettersi in questo momento di acquistare un biglietto commerciale di rientro.
Foto Afghan National Army e US DoD