I misteri della conquista talebana del Panshir
Le forze anti-talebane, forse 9 mila combattenti per lo più di etnia tagika, hanno resistito almeno fino al 4 settembre nella Valle del Panshir all’offensiva talebana abbinata a un’offerta di negoziati che sembra essere divenuta del tutto superflua nelle ultime ore.
Quel giorno il Fronte della Resistenza Nazionale Afghana (in inglese National Resistance Front of Afghanistan – NRF) guidato da Ahmad Massud (nella foto sotto) aveva rivendicato di aver inferto pesanti perdite ai talebani e di aver completamente liberato dalla loro presenza il distretto di Paryan, nel nord est della valle, come aveva dichiarato via Twitter il portavoce dell’NRF Fahim Dashti, scrivendo che quasi un migliaio di Talebani erano stati uccisi, feriti o catturati. Poche ore dopo Dashti è stato ucciso in battaglia, come hanno riferito media internazionali.
Il 4 settembre Massud aveva affermato che “il popolo del Panshir continua a combattere”, smentendo le voci della conquista talebana della provincia settentrionale afghana, l’ultima fuori dal controllo talebano ma era stato lo stesso Massud ad aver aperto la porta ai negoziati con il nemico.
“Il Fronte Nazionale della Resistenza è pronto a interrompere immediatamente i combattimenti per raggiungere una pace duratura ma a condizione che i talebani mettano fine agli attacchi e agli spostamenti militari nel Panshir e Andarab” aveva scritto sul suo profilo Facebook.
La situazione militare doveva però essere ormai compromessa almeno nella regione più bassa della valle al punto che ai talebani conveniva puntare su una spallata decisiva alle difese dei miliziani, tra i quali molti militari dell’esercito afghano dissoltosi a metà agosto con almeno due elicotteri (un UH-60 Blackhawk e un MD-530 F) mostrati in un video caduti nelle mani dei talebani nel Panshir.
L’incerta caduta del Panshir
La mattina del 6 settembre il portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid, ha annunciato che la provincia del Panshir è stata “completamente portata sotto il controllo dell’Emirato islamico” aggiungendo che “il popolo del Panshir non sarà mai discriminato in alcun modo, siamo tutti fratelli e abbiamo un obiettivo comune. “Con queste recenti vittorie, il nostro Paese è completamente uscito dal vortice della guerra”.
Mujahid, secondo quanto si legge sulla BBC, ha precisato che i talebani hanno inviato forze militari nella Valle del Panshir per sbarazzarsi dell’ultima sacca di “terrorismo”.
Lo stesso giorno una fonte locale citata dall’Agenzia di stampa italiana DIRE hanno confermato la caduta del Panshir. “I talebani hanno conquistato la maggior parte della provincia” aveva riferito la fonte afghana che però rilevava “scontri che continuano” e “voci relative a un ritiro strategico nella zona centrale della regione da parte delle forze della resistenza”.
Impossibile avere notizie di prima mano sul terreno ma sembra altamente improbabile che il giovane Massud possa replicare l’epopea della prolungata resistenza al regime talebano che venne guidata da suo padre, Ahmad Shah Massud noto come “Il leone del Panshir”, tra il 1996 ed il 2001.
Del resto sia Massud che il vicepresidente del governo deposto dai talebani, Amrullah Saleh, che aveva riparato nel Panshir dopo la fuga del presidente Ashraf Ghani e la caduta di Kabul, si sarebbero messi in salvo lontano dalla regione. Massud si troverebbe ”in un posto sicuro”, come riferirono fonti dell’NRF mentre Saleh, secondo i media internazionali, aveva raggiunto il Tagikistan.
Un anonimo alto esponente del Fronte di Resistenza Nazionale dell’Afghanistan ha ammesso al Washington Post che “il Panshir è caduto e i talebani hanno preso il controllo degli uffici governativi e sono entrati nella casa del governatore”.
Lo stesso 6 settembre Ahmad Massud, ha lanciato un appello alla rivolta nazionale sui social media con un messaggio audio di 19 minuti.
Massud ha dichiarato che i talebani hanno attaccato le sue forze e che diversai suoi familiari sono stati uccisi. Ha inoltre accusato le potenze internazionali di aver dato legittimità agli estremisti islamici che hanno preso il controllo di Kabul e del Paese, attribuendo loro credibilità militare e politica. Le forze della resistenza continuano a essere presenti nel Panshir e continueranno a combattere i talebani, ha detto, respingendo così l’affermazione dei talebani che hanno dichiarato di controllare la valle.
”Abbiamo bisogno dell’aiuto della comunità internazionale” e che ”tutti gli afghani si facciano avanti e si schierino contro i talebani che non sono cambiati, sono più barbari di prima” e per questo ”tutti, da ogni angolo dell’Afghanistan dovrebbero sollevarsi contro di loro”.
Tutte le fonti che è stato possibile sentire testimoniano che nella valle è cessata ogni forma di contrapposizione militare ai talebani: molti combattenti si sarebbero rifugiati sui monti circostanti per organizzare una resistenza basata su azioni di guerriglia mentre diversi miliziani tagiki si sarebbero ritirati nella parte più alta della valle arroccandosi in posizioni sulle quali sventolerebbe ancora la bandiera verde-bianco-nera dell’NRF.
Il 9 settembre Ahmad Wali Massoud, fratello del “Leone del Panshir” e zio del giovane leader della resistenza, ha annunciato da Ginevra che la diaspora ”si prepara a combattere” anche se il Fronte di Resistenza Nazionale è ”ferito”.
Del resto la Valle del Panshir ben si presta alle operazioni difensive: si estende per circa 120 chilometri, è dominata a nord-est dalla catena montuosa dell’Hindu Kush e circondata da montagne che superano i quattromila metri con 21 valli minori che si aprono sui lati del fiume Panshir.
A fianco del corso d’acqua corre l’unica strada praticabile con mezzi pesanti, la Saricha Road, che parte dalla città di Gulbahar, all’imbocco meridionale della valle, e si arrampica fino alle propaggini dell’Hindu Kush a 4.410 metri di quota. Gli altri principali punti di accesso alla valle sono i valichi di Khawak (3.848 metri) e di Anjuman (4.430 metri), accessibili solo nei mesi estivi.
Il ruolo del Pakistan
Massud ha accusato direttamente il Pakistan di aver fornito appoggio militare ai talebani nell’offensiva in Panshir. ”I bombardamenti del Pakistan e i talebani hanno ucciso il portavoce Fahim e miei familiari”, ha dichiarato riferendosi all’uccisione del portavoce della resistenza.
La BBC , citando fonti vicine all’NRF, ha rivelato che i pakistani avrebbero lanciato raid aerei con i droni Burraq o CH-4 per sostenere l’offensiva talebana nel Panshir ma non è escluso che alcuni attacchi siano stati effettuati con i cacciabombardieri F-16 (nella foto sotto).
L’ipotesi che le forze armate del Pakistan abbiano fornito quanto meno supporto aereo non è solo credibile considerato il supporto che l’intelligence militare pakistano (ISI) ha sempre fornito ai talebani e che si è rivelato la chiave del successo della loro offensiva lampo di agosto, ma viene confermato da fonti dell’NRF citate anche dall’emittente televisiva indiana CNN-News 18 e riprese in Italia dall’Agenzia Nova.
Islamabad avrebbe inoltre trasferito nella provincia ribelle anche molti militari delle forze speciali con circa 20 elicotteri. Notizia rilanciata anche dall’emittente televisiva panaraba al-Arabiya, di proprietà’ saudita ma che trasmette da Dubai, negli Emirati Arabi Uniti mentre il sito d’informazioni Atalayar segnala il lancio di ordigni dal cielo contro le postazioni talebane ipotizzando un intervento dell’Iran a sostegno degli insorti.
Il capo dell’intelligence pakistana, generale Faiz Hameed, si è recato il, 4 settembre a Kabul probabilmente per discutere della riorganizzazione delle forze armate afghane.
Il Pakistan ha respinto però ogni accusa di responsabilità nella crisi in Afghanistan, spiegando di non avere alcun “controllo” sul Paese. A fine agosto, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg aveva affermato che Islamabad “ha una responsabilità speciale” per la situazione nel Paese “in parte a causa della stretta relazione con i talebani”. Islamabad resta in ogni caso arbitro della crisi afghana e l’unica nazione in grado di “dettare la linea” ai talebani.
Bombardamenti “fantasma” fermano i talebani?
Nessun governo ha dichiarato apertamente il proprio sostegno politico e militare all’NRF ma l’Iran, che pure mantiene aperta la sua ambasciata a Kabul e finora si era astenuto dal criticare i talebani, ha “fortemente condannato” l’offensiva militare dei talebani nella Valle del Panshir in Afghanistan. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Saeed Khatibzadeh ha detto ai giornalisti che le notizie sono “veramente preoccupanti”. “C’è solo una soluzione politica e l’assedio del Panshir non è affatto accettabile in termini di diritto internazionale e diritto umanitario”.
Secondo diverse indiscrezioni l’avanzata talebana nella Valle sarebbe stata interrotta da alcuni bombardamenti aerei compiuti da velivoli “misteriosi” giunti in soccorso degli uomini di Massud. Anche alcune indiscrezioni ipotizzavano responsabilità iraniane in questo intervento l’ipotesi più probabile (e fattibile sul piano tecnico e tattico) è che eventuali velivoli con o senza pilota siano giunti nei cieli del Panshir dal Tagikistan, dove sono basati anche cacciabombardieri Mig-29 e droni russi.
“Il Tagikistan sosterrà solo un governo inclusivo in Afghanistan che coinvolga tutti i gruppi etnici, un governo in cui i tagiki afghani avranno il loro giusto posto”, ha detto il 9 settembre il ministro degli Esteri Sirojiddin Muhriddin.
“La comunità internazionale non è stata in grado per ben 20 anni di ristabilire l’ordine in Afghanistan e ha lasciato “un’eredità” di decine di migliaia di terroristi in questo paese, diventato un terreno fertile per il caos. Cosa dovrebbe fare il Tagikistan, che ha un confine lungo e vulnerabile con questo paese, in questa situazione?”, si legge sul sito web del Ministero degli Esteri tagiko.
Nel suo discorso, il ministro ha anche fatto riferimento alla battaglia nel Panshir: “I talebani hanno usato gli aerei nei loro attacchi nel Panshir con l’aiuto di paesi terzi, uccidendo un gran numero di tagiki. In questo contesto, chiedo alla comunità internazionale di influenzare i talebani e di aiutare a trovare una soluzione politica alla crisi in corso”, ha detto il ministro, citato dall’agenzia russa Interfax.
In Tagikistan hanno trovato riparo nelle scorse settimane oltre un migliaio di soldati afghani schierati nel nord con una mezza dozzina di aerei ed elicotteri appartenuti all’Aeronautica di Kabul anche se è difficile siano stati impiegati in azione. Più probabile che i raid “dimostrativi” contro i talebani costituiscano un monito lanciato o comunque voluto da Mosca che nei giorni scorsi aveva esortato i talebani a cercare un accordo con l’NRF e si era offerta come mediatore per un negoziato.
Foto: RNF, Atalayar, Emirato dell’Afghanistan e Ministero della Difesa Pakistano