Torna a salire la tensione al confine tra Serbia e Kosovo
Torna a salire la tensione tra Serbia e Kosovo alla vigilia della missione nei Balcani Occidentali della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, chiamata a porre le basi del summit Ue-Balcani del prossimo 6 ottobre. Belgrado ha dispiegato quattro mezzi blindati al confine con la sua ex provincia dopo giorni di tensioni culminati il 25 e 26 settembre con il sorvolo della frontiera da parte di aerei da combattimento Mig 29 e Orao ed elicotteri Airbus H145 e da attacco Mi-35 di Belgrado.
La televisione statale serba RTS ha diffuso immagini che mostrano i mezzi blindati e soldati equipaggiati con armi automatiche precisando che il piccolo reparto si trova a due chilometri dalla frontiera.
Nel nord del Kosovo la popolazione serba protesta contro l’obbligo del cambio di targa per i veicoli in entrata dalla Serbia, imposto dalle autorità di Pristina il 20 settembre sulla base del ‘principio di reciprocità’, in risposta all’analogo obbligo che da tempo hanno i veicoli che dal Kosovo entrano in Serbia. I dimostranti hanno posto blocchi stradali intorno ai due valichi di frontiera di Jarinje e Brnjak, che sono per questo chiusi al traffico e dove si può’ passare solo a piedi. L’unico valico aperto è quello di Merdare.
L’unità speciale della polizia kosovara (Unità Regionale di Supporto alle Operazioni – ROSU) controllano la situazione a distanza appoggiati da decine di mezzi blindati mentre, come riferiscono i media a Belgrado, il passaggio dei velivoli militari serbi è stato salutato da applausi dei manifestanti.
Il 26 settembre Belgrado ha aumentato il livello di allerta alla frontiera, come ha annunciato il ministero della Difesa accusando Pristina di “provocazione” dopo il dispiegamento nella zona della ROSU (nella foto sotto).
Il giorno prima il ministero della Difesa serbo aveva reso noto che i sorvoli degli aerei caccia e degli elicotteri lungo la frontiera così come lo stato di allerta delle truppe serbe nel sud del Paese, non vogliono essere in alcun modo una minaccia ma un avvertimento e un messaggio preventivo al premier kosovaro Albin Kurti affinchè prenda la strada della de-escalation della tensione, rinunci a fomentare incidenti e scontri con la popolazione serba e torni al tavolo negoziale. Milovan Drecun, capo della commissione per il Kosovo al parlamento serbo ha detto che “questo è il nostro messaggio di pace. Se l’altra parte non vorrà risolvere pacificamente i problemi noi metteremo in opera tutte le capacità difensive di cui disponiamo”.
Il 25 settembre la dirigenza serba ha nuovamente denunciato i piani di fusione tra Kosovo e Albania, progetto che Belgrado ritiene pericoloso e fortemente destabilizzante dell’intera regione balcanica. Il ministro dell’interno Aleksandar Vulin, ha duramente criticato le recenti affermazioni del premier kosovaro Albin Kurti, che in una intervista all’emittente al Jazeera, ripresa dai media serbi, ha affermato che Kosovo e Albania sono economicamente e geograficamente complementari, cosa questa che consentirebbe alle popolazioni su entrambi i versanti della frontiera di arrivare a una fusione.
Per Vulin, l’Occidente fa finta di nulla e tace di fronte ai piani di creazione della Grande Albania. “Quando Kurti annuncia un referendum sull’unione tra Kosovo e Albania l’Unione europea tace e la Nato non si fa sentire…. “, ha detto Vulin, come riferito in un comunicato dal ministero dell’Interno serbo.
Ma non appena a Belgrado si accenna alla solidarietà e all’unione politica e culturale di tutti i serbi, allora tutti reagiscono chiedendo di proibire ogni idea di unione del popolo serbo” – ha detto Vulin, secondo il quale quello che si consente agli albanesi non si può vietare ai serbi. Nella sua intervista ad al Jazeera, Kurti fra l’altro ribadisce che il Kpsovo “è un Paese indipendente” e che il tema del dialogo con Belgrado non è tra le prime priorità’ del suo governo.
La Forza della Nato in Kosovo (KFOR) non è per ora coinvolta anche se ha concluso in questi giorni l’esercitazione annuale di cooperazione con le forze kosovare “Silver Sabre” nell’area di addestramento dell’aerodromo di Gjakova e nella fabbrica di Ereniku.
L’esercitazione, ha riferito Kfor in un comunicato, prevedeva un’operazione di risposta a emergenze su larga scala dovute a un disastro naturale con la Croce Rossa, le forze di sicurezza del Kosovo, dell’agenzia di gestione delle emergenze e del comune di Gjakova.
La KFOR è impegnata nella serie di esercitazioni “Silver Sabre” con l’obiettivo di addestrare le strutture di sicurezza del Kosovo e aiutarle a sviluppare le capacità necessarie per affrontare le emergenze naturali.
“E’ vitale che sia Belgrado che Pristina mostrino moderazione e tornino al dialogo. Il mandato della missione Nato in Kosovo rimane quello di garantire un ambiente sicuro e la libertà di movimento per tutti” ha scritto su Twitter il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, dopo aver parlato con i primi ministri di Serbia e Kosovo, Aleksandar Vucic e Albin Kurti.
Un appello a Belgrado e a Pristina a non alimentare una escalation delle tensioni nel nord del Kosovo e a lavorare per una soluzione negoziale della disputa sulle targhe automobilistiche è giunto anche da Gabriel Escobar, nuovo inviato speciale Usa per i Balcani occidentali. “Noi crediamo che le due parti debbano astenersi da una retorica dannosa, concentrando le loro energie sul dialogo facilitato dalla Ue, un dialogo che noi appoggiamo al cento per cento”, ha detto Escobar all’emittente Voice of America.
Le due parti, ha aggiunto, non devono militarizzare la questione delle targhe ne’ inviare alla frontiera unità speciali, laddove sono presenti le truppe della KFOR. La disputa, per il diplomatico, americano, va risolta al tavolo negoziale a Bruxelles. Escobar ha aggiunto di essere in contatto quotidiano con Miroslav Lajcak, l’inviato speciale Ue per il dialogo fra Belgrado e Pristina, che ha a suo avviso ottime proposte e si sforza di portare le due parti a Bruxelles per risolvere la disputa sulle targhe. L’inviato Usa si è detto al tempo stesso preoccupato per la crescente presenza di Russia e Cina nei Balcani con un chiaro riferimento agli stretti rapporti tra Belgrado, Mosca e Pechino.
Per l’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrell, “Serbia e il Kosovo devono ridurre incondizionatamente la tensione sul campo, ritirando immediatamente le unità speciali di polizia e smantellando i posti di blocco. Eventuali ulteriori provocazioni o azioni unilaterali e scoordinate sono inaccettabili”.
(con fonti Ansa, ADNkronos, Nova e AGI)
Foto: Aeronautica Serba, Telereporter, Polizia Kosovara e Telegram