La multinazionale Leonardo dovrà al più presto scegliere se cedere l’ex Oto Melara e la Wass ad una società estera o italiana: per il mondo politico, per i sindacati e soprattutto per gli italiani veri devono restare per motivi strategici sotto il nostro controllo.
Tra gli acquirenti più noti vi è Fincantieri (con l’aiuto di Cdp: aumento di capitale in vista?), che ha da tempo l’obiettivo di creare un polo per navi militari; vi è anche il forte interessamento del colosso franco-tedesco Knds (che avrebbe messo sul piatto l’offerta più alta). Il consorzio è responsabile della messa a punto e della produzione del futuro carro armato europeo (l’Italia potrebbe entrare nel consorzio pur essendo stata più volte respinta per volere degli “amici” francesi).
Più defilate sono la tedesca Rheinmetall e la britannica Bae Systems. Sulla base dei multipli di quest’ultima, banca Akros valuta i due asset 520/560 mln di euro: da qui qualsiasi acquirente straniero dovrà eventualmente pagare a Leonardo un premio “significativo”.
Leonardo dovrà scegliere se cedere l’ex Oto Melara e la Wass a Fincantieri oppure a uno dei player esteri sopra riferiti. Per il mondo politico le due aziende devono restare in mani italiane. Si ritiene infatti, che il governo si debba impegnare ad assicurare che aziende strategiche del settore difesa come ex Oto Melara ed ex Wass, poste in vendita da Leonardo, restino italiane e sotto controllo pubblico, attraverso l’acquisizione da parte di Fincantieri. La tutela degli interessi nazionali, specie in un settore delicato come la difesa, impone di escludere la cessione a gruppi industriali stranieri anche per tutelare innovazione, capacità produttive e posti di lavoro estremamente qualificati. Fincantieri, sotto l’abile guida di Giuseppe Bono, ha conseguito grandi successi sui mercati internazionali, e queste acquisizioni ne rafforzerebbero ulteriormente le capacità anche nei programmi di difesa europea, dove l’Italia può avere un ruolo da protagonista solo mantenendo e potenziando l’apparato industriale, non certo cedendolo a rivali e competitor.
La cessione dell’ex Oto Melara alla Spezia da parte di Leonardo non può essere l’ennesima dismissione di un’industria strategica nazionale. Tanta tecnologia, tanto delicata, nel settore della difesa deve restare saldamente in mani italiane; in Liguria, grazie alla presenza di tre cantieri navali di Fincantieri, c’è la possibilità di creare uno straordinario polo della difesa legato alle competenze del territorio e indispensabile al paese. Tanto più oggi che si torna a parlare di Difesa comune europea e non di “difesa in mano franco-tedesca”.
Anche i sindacati hanno già espresso il loro malcontento perché ritengono che un’eventuale cessione a soggetti europei significherebbe perdere un settore altamente strategico tra i principali fornitori delle forze armate che impiega tra diretti e indiretti 1500 lavoratori.
Sono notizie di oggi che l’Italia sta mettendo in campo risorse importanti per l’ammodernamento dell’Esercito Italiano e si ritiene pertanto doveroso aprire subito un confronto politico-istituzionale che con i lavoratori affinché gli asset restino di proprietà italiana e pubblica attraverso l’acquisizione da parte di Fincantieri.
In particolare, l’ex Oto Melara produce il cannone famosissimo e avveniristico 76/62 Sovraponte, da sempre il più diffuso sulle navi da guerra. Il 76/62 Compact con munizionamento Vulcano è stato acquistato da 53 paesi, (includendo Francia e Germania); Leonardo ha sviluppato e messo a punto la tecnologia Vulcano che rende i proiettili di artiglieria simili a missili, con guida autonoma e raggio d’azione aumentato.
Invece, la Wass produce siluri, contromisure per la guerra sottomarina e droni subacquei. Tra gli acquirenti interessati ci sarebbero Fincantieri con l’obiettivo di creare un polo per navi militari e il colosso franco-tedesco, Knds (unione tra la francese Nexter e la tedesca Krauss-Maffei Wegmann), responsabile della produzione del nuovo carro armato europeo. Quindi, tramite questo l’Italia potrebbe entrare nel consorzio. Più defilati i tedeschi della Rheinmetall e gli inglesi della Bae Systems alla quale Leonardo e l’italiana Iveco sono associate in numerosi progetti della difesa navale e terrestre.
La partita sembrerebbe già a due con Knds che avrebbe offerto per entrambi gli asset 650/700 milioni di euro (sulla base di un fatturato stimato per i due asset superiore a 550 milioni con una marginalità intorno al 10%, il prezzo offerto implica un multiplo oltre 10 volte, superiore a quello a cui tratta Leonardo) e Fincantieri 200 milioni in meno (450 milioni), ma come ha sottolineato il sottosegretario alla Difesa, Fincantieri è certamente in grado di rilevare l’ex Oto Melara e la Wass ipotizzando anche l’intervento di CDP, primo azionista di Fincantieri con il 71,3%. Le offerte definitive sono attese entro fine novembre 2021.
OTO MELARA
L’OTO Melara era una controllata della società italiana Finmeccanica, oggi Leonardo, attiva nel settore della difesa, con stabilimenti a Brescia e La Spezia. L’obice Mod.56, in servizio in tutto il mondo, e il cannone navale da 76 mm, adottato da innumerevoli marine e installato su oltre 1.000 navi da guerra, sono tra le armi più note dell’OTO Melara dopo la seconda guerra mondiale. Dal 1° gennaio 2016 le attività della OTO Melara sono confluite nella Divisione Sistemi di Difesa di Leonardo, all’interno del Settore Elettronica, Difesa e Sistemi di Sicurezza.
Storia
Prima della prima guerra mondiale
Nasce nel 1905 come joint venture tra Vickers e Terni Steelworks, Cantiere navale fratelli Orlando e Cantieri navali Odero. L’investimento venne fornito anche da Giuseppe Orlando e Attilio Odero. Durante la prima guerra mondiale, la Vickers Terni produsse molte armi con calibro dal 40 mm in su. Nel 1929 l’azienda viene ribattezzata Odero Terni Orlando con la sigla OTO. Durante la seconda guerra mondiale furono prodotti principalmente cannoni pesanti per navi da guerra.
Dopo la seconda guerra mondiale
Nel 1953 l’azienda prende il nome di OTO Melara. Prima che l’Italia entrasse nella NATO, l’OTO Melara produceva prodotti civili, come trattori e telai, ma tornò presto alla produzione di armi. Il 1° dicembre 2001 la divisione artiglieria navale dell’OTO Melara si è fusa con quella della Breda Meccanica Bresciana per formare la Otobreda. L’entità combinata produce i cannoni navali DARDO CIWS, Otobreda da 76 mm e Otobreda da 127/54 Compact. Le operazioni di difesa del territorio della OTO Melara fanno parte del conglomerato Leonardo.
Prodotti principali
I veicoli prodotti includono:
Carro armato principale Ariete
OF-40 carro armato principale
Centauro ruote Tank Destroyer
Veicolo da combattimento della fanteria Dardo
Veicolo da combattimento di fanteria a ruote VBM Freccia 8×8
Puma 6×6 e Puma 4×4 Portapersone blindato su ruote
Artiglieria semovente Palmaria
Carro antiaereo Otomatic ( SPAAG ).
Le armi prodotte includono:
OTO Melara Mod 56 105/L14 Pack Obice;
Torretta a tre uomini HITFACT armata con un cannone calibro 120mm/45 o calibro 105mm/52;
Torretta Hitfist da due uomini armata con un cannone automatico da 25 o 30 mm e una mitragliatrice coassiale da 7,62 mm (più due lanciatori TOW come opzione);
Hitfist OWS Torretta telecomandata armata con un cannone automatico da 25 o 30 mm e una mitragliatrice coassiale da 7,62 mm (più due lanciatori TOW come opzione);
Hitrole Remote Weapon Station per mitragliatrice da 7,62 mm o 12,7 mm o lanciagranate automatico da 40;
Torrette navali di piccolo calibro 12,7;
Otobreda 127/54 Cannone navale compatto;
Otobreda 127/64 Cannone navale leggero;
76/62mm Allargato, Compatto, Strales, Sovraponte;
Cannone navale Otobreda da 76 mm;
Missile antinave Otomat;
Sistema missilistico antiaereo Skyguard “Aspide”;
Cannone antiaereo quadrinato SIDAM 25;
DARDO CIWS un doppio attacco per cannone navale da 40 mm;
Missile guidato anticarro M SS 1.2.
Le munizioni prodotte includono:
Vulcano 76/127/155mm.
Nell’ultimo decennio l’azienda ha prodotto tra 900 e 1000 GBU-31 e GBU-32 JDAM su licenza. Attualmente sta lavorando alla produzione di 500 GBU-39 per l’ Aeronautica Militare Italiana.
Le operazioni di difesa navale producono una vasta gamma di artiglieria navale automatica, lanciarazzi e missili e cannoni da difesa di piccolo calibro telecomandati.
WASS (Siluri leggeri e pesanti e sistemi di contromisure anti-siluro)
La Whitehead Alenia Sistemi Subacquei (WASS), dal nome dell’inventore del ‘Siluro’, Robert Whitehead, fa parte di Finmeccanica dal 1995. L’azienda, che impiega per lo più ingegneri altamente qualificati, con uffici e sedi a Livorno, Genova, Napoli e La Spezia, è pienamente responsabile della progettazione, sviluppo, produzione, integrazione e consegna al cliente della sua impressionante gamma di prodotti, che implementa il meglio delle tecnologie future.
Siluro leggero per l’industria navale
Il siluro leggero A244/S Mod 3 (commercializzato da EuroTorp) rappresenta l’ultimo aggiornamento del collaudato A244/S, un LWT in servizio presso più di 15 marine, progettato per contrastare la minaccia rappresentata dai moderni sottomarini convenzionali. Una nuova e più potente e avanzatissima batteria di propulsione (Argento-ossido di alluminio), con un numero maggiore di celle, assicura un aumento del 50% della resistenza dell’arma. L’introduzione di un controller elettronico permette una propulsione a velocità variabile con ulteriori vantaggi in termini di resistenza e probabilità di colpire. Le prestazioni acustiche dell’A244/S in acque molto basse sono ora supportate da un avanzato modulo processore di segnale digitale, per contrastare le più recenti e sofisticate contromisure dei siluri. Il siluro A244/S Mod 3 può essere lanciato da qualsiasi piattaforma di superficie o aereo.
WASS – Siluro ad alte prestazioni per acque poco profonde
L’Acoustic Seeker, con fasci di trasmissione e ricezione multipli preformati e capacità operativa multifrequenza, assicura alte prestazioni in acque molto basse e distanze di ingaggio molto lunghe. La testata di tipo omni-direzionale è progettata per massimizzare l’effetto letale del siluro. Il sistema di guida e controllo è basato sulla moderna tecnologia dei microprocessori. L’Advanced Digital Signal Processor, introdotto nell’ultimo aggiornamento Mod 3, è in grado di classificare e seguire più bersagli contemporaneamente, permettendo una chiara discriminazione tra il bersaglio e le contromisure. Il sistema di propulsione è basato su una batteria ad acqua di mare non tossica ed estremamente sicura con un motore controrotante D-C, che aziona direttamente gli alberi delle eliche.
Siluro pesante filo-guidato a doppio uso
Il siluro pesante avanzato BLACK-SHARK è un’arma multiuso progettata per essere lanciata da sottomarini o navi di superficie. È destinato a contrastare la minaccia rappresentata da qualsiasi tipo di bersaglio di superficie o subacqueo per i prossimi 20 anni. Il BLACK-SHARK è un siluro di nuova generazione, potente, a lungo raggio, completamente stealth, filoguidato e autoguidato, di peso elevato (21 pollici di diametro).
Testa acustica avanzata per i siluri moderni
La testa acustica del BLACK-SHARK, denominata ASTRA (Advanced Sonar Transmitting and Receiving Architecture), è una testa acustica attiva e passiva all’avanguardia per i siluri moderni, che rappresenta l’ultimo sforzo fatto dalla WASS. È possibile utilizzare ASTRA come un sensore remoto aggiuntivo alla suite di combattimento del sottomarino.
Il modulo Advanced Signal and Data Processing fornisce le seguenti caratteristiche:
Funzionamento a media e alta frequenza in modalità passiva;
Filtraggio spaziale;
Capacità multi-frequenza
Filtraggio di frequenza;
Elaborazione del tasso di falso allarme costante;
Analisi DEMON;
Analisi dell’allungamento dell’eco;
Analisi della coerenza spaziale dell’eco;
Analisi della coerenza angolare dell’eco.
Sistema di contromisura anti siluro per sottomarini
Il mini-siluro C303/S è un sistema di contromisura anti-torpedo per sottomarini, progettato per contrastare gli attacchi di siluri a guida acustica, attivi/passivi, leggeri e pesanti, filo-guidati e non, attraverso l’uso di disturbatori stazionari spendibili a basso costo, leggeri e ad alte prestazioni e di emulatori di bersagli mobili. Il sottomarino dispiega tali dispositivi nel corso di contro-manovre evasive predeterminate, per massimizzare la sopravvivenza del sottomarino contro gli attacchi dei siluri moderni. Il C303/S consiste in:
Gli effettori: emulatori di bersagli mobili e disturbatori stazionari;
Sistema di lancio: montato esternamente sullo scafo a pressione del sottomarino e sotto la sovrastruttura del sottomarino;
Computer di controllo: dotato di un’interfaccia uomo-macchina e collegato con il sistema di rilevamento dei siluri o con il sistema di gestione del combattimento, che controlla il lancio delle contromisure.
Sistema di contromisure anti-siluro per navi di superficie
Il C310 è un sistema di contromisura antisiluro per navi di superficie, progettato per far fronte alle generazioni attuali e future di siluri attivi e/o passivi, filoguidati o meno, lanciati da soli o in modalità salvo. Gli effettori spendibili sono basati su dispositivi a basso costo, leggeri e ad alte prestazioni. Le navi di superficie schierano tali dispositivi nel corso di contromanovre evasive predeterminate, per massimizzare la sopravvivenza della nave contro i moderni attacchi di siluri. Il sistema C310 comprende due tipi di effettori – disturbatori stazionari ed emulatori di bersagli mobili – e un sistema di lancio. Quest’ultimo è composto da un computer di controllo, scatole di giunzione e due lanciatori addestrabili, che portano un certo numero di barili di aria compressa. Il numero di barili per lanciatore è di 12 o 8, secondo il requisito operativo del cliente e il tipo di nave. Ogni barile è caricato con il relativo effettore (jammer o l/ITE) e consiste in un tubo di lancio, una bombola d’aria e un’elettrovalvola. Il lanciatore è in grado di lanciare gli effettori a diverse centinaia di metri dalla nave. Gli effettori C310 sono fondamentalmente gli stessi del sistema C303/S per la protezione dei sottomarini. Su richiesta, gli effettori possono essere consegnati come dispositivi a galleggiamento positivo ed essere alla fine della corsa, e hanno anche la possibilità di essere riutilizzati più volte per scopi di addestramento.
CONSIDERAZIONI FINALI
E’ notorio a coloro che hanno a cuore le problematiche della difesa che, sul fronte dei mezzi corazzati, la Oto Melara non è più da tempo competitiva; necessita pertanto di essere rivitalizzata, come intende fare Fincantieri, per inserirla all’interno di progetti di cooperazione europea come il carro armato franco-tedesco MGCS o il nuovo cingolato italiano da combattimento AICS: è cosa ben diversa dal cederla alla concorrenza cosiddetta “amica”. Rimanendo autonoma tecnologicamente, l’Italia, potrebbe accedere ai grandi programmi europei da protagonista. E’ certamente più ad alto il profilo nel settore navale, con meno pretese in quello terrestre, ma è indispensabile mantenere in Italia la sovranità, gli impianti produttivi e le maestranze qualificate che non ci mancano certamente. In alternativa, l’Italia può entrare nel campo della “cosiddetta difesa europea” cedendo interi rami industriali, determinando in tal modo la nascita dell’Europa della Difesa non su una base di cooperazione ma rafforzando l’egemonia franco-tedesca e favorendo l’assimilazione della nostra industria a quelle delle due maggiori potenze continentali. E’ certo che dell’affare Oto Melara/WASS abbiano parlato di recente Draghi e Macron e non c’è dubbio che l’esecutivo italiano sia oggi chiamato a mostrare un preciso indirizzo in termini di tutela degli interessi strategici nazionali in un contesto in cui ben poca chiarezza è stata fatta finora circa l’accordo strategico bilaterale in fase di definizione con la Francia il cui dossier è gestito segretamente dal Quirinale. Il ritornello della cessione di sovranità necessaria nel nome dell’Europa risulta a chi ha a cuore l’Italia certamente fuori luogo: non dimentichiamo certamente che, dopo anni di trattative, Macron si è rifiutato di cedere il controllo dei Chantiers de l’Atlantique (STX) all’italiana Fincantieri non avevendo avuto alcuna difficoltà a cederne per anni il controllo ad un partner sudcoreano che aveva portato nuovamente a fallimento la cantieristica francese. E’ noto poi con quale spirito di amicizia, cooperazione e “fratellanza europea” i francesi considerino le aziende italiane e il loro peso sul mercato: recentemente il quotidiano economico La Tribune, vicino all’industria della difesa francese, ha lamentato in numerosi articoli l’aggressività e i successi commerciali di Fincantieri nel settore delle navi militari: per loro Fincantieri è certamente un grosso ostacolo e un temibile rivale. Nell’intera operazione Oto/WASS inoltre, non sarebbe logico giustificare come conveniente per gli interessi italiani la cessione di nostri stabilimenti ad un consorzio estero per consentire in cambio a Leonardo, che li pone in vendita, di acquisire il 25% delle azioni della ENDSOLD tedesca.