Il test dell’arma antisatellite russa porta la nuova guerra fredda nello spazio
Dai confini ucraini e bielorussi la guerra fredda tra USA/NATO e Russia si trasferisce nello spazio dopo che Mosca ha ammesso di aver testato il 15 novembre un’arma antisatellite distruggendo il vecchio satellite da spionaggio elettronico Tselina-D, del tipo Cosmos-1408 in disuso e in orbita dal 1982, la cui deflagrazione ha disseminato oltre 1.500 frammenti metallici.
Il test, che ha riguardato probabilmente il nuovo missile anti-satellite S-550 (sviluppo del sistema di difesa aerea a lungo raggio S-500 Prometei cui si riferiscono le foto che illustrano questo articolo) lanciato da terra e la cui acquisizione era stata annunciata dal ministro della Difesa, Sergey Shoigu, ha determinato una dura reazione negli Stati Uniti e in Europa dove è stato evidenziato che la pioggia di frammenti ha messo a repentaglio l’esplorazione dello spazio a uso civile costringendo l’equipaggio della stazione spaziale ISS a trovare rifugio per alcune ore nella capsula di salvataggio Crew Dragon Endurance (nell’immagine qui sotto).
Il test dimostra chiaramente che la Russia, “nonostante le sue dichiarazioni di opposizione a una militarizzazione dello Spazio, è disposta a mettere in pericolo l’esplorazione e l’uso dello Spazio da parte di tutte le nazioni con il suo comportamento sconsiderato e irresponsabile” ha dichiarato il segretario di Stato Usa, Antony Blinken.
Il direttore della Nasa, Bill Nelson, sostiene che ha detto ad Associated Press che gli astronauti adesso affrontano un rischio quattro volte superiore rispetto al normale.
Secondo l’agenzia spaziale americana il rischio rappresentato dai frammenti potrebbe costr8inmgere gli astronauti della ISS a interrompere le attività come accadde nel 2007 in seguito al test di un’arma antisatellite cinese che determinò l’avvicinamento di almeno un frammento alla stazione spaziale internazionale che per sicurezza venne spostata.
Il rischio rappresentato dai frammenti dei satelliti distrutti è legato anche alla quota in cui vengono colpiti: test analoghi condotti da Stati uniti e India nel 2008 e nel 2019 hanno colpito satelliti in orbita a quote molto più basse dell’ISS (420 chilometri) e dello Tselina-D (circa 460 chilometri dalla Terra), facilitando la distruzione dei frammenti a contatto con l’atmosfera terrestre.
Lo US Space Command valuta che i detriti messi in orbita dal test missilistico russo “rimarranno in orbita per anni e potenzialmente per decenni”, mettendo a “rischio significativo” l’equipaggio della Stazione Spaziale Internazionale (Iss) e le altre attività’ di volo spaziale dell’uomo, ma anche i satelliti di “più Paesi”. Il comando Usa fa sapere che “continua a monitorare la traiettoria” dei detriti e che “lavorerà per garantire” che tutti i Paesi che hanno interessi nello Spazio “dispongano delle informazioni necessarie per salvaguardare le loro attività in orbita se colpite dalla nuvola di detriti”.
Il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg ha parlato di “atto sconsiderato” mentre il ministro francese delle forze armate, Florence Parly, ha definito i russi “vandali dello spazio che inquinano e mettono i nostri astronauti e satelliti in pericolo”.
Il ministero degli Esteri tedesco ha denunciato come “irresponsabile” il test poiché i frammenti “per anni influiranno sull’uso libero e senza ostacoli dello spazio da parte di tutti i Paesi”. Berlino valuta che simili fatti evidenzino i crescenti rischi e minacce alla sicurezza e alla stabilità nello spazio e sottolineino “l’urgenza di un accordo da parte della comunità’ internazionale sulle regole per l’uso pacifico e sostenibile dello spazio”.
La replica di Mosca non si è fatta attendere. “Gli Stati Uniti sanno con certezza che i frammenti che ne risultano, in termini di tempistica del test e parametri orbitali, non hanno costituito e non costituiranno una minaccia per stazioni orbitali, veicoli spaziali e attività spaziali”, ha risposto una nota del ministero della Difesa russo.”
I frammenti del satellite Tselina-D, di epoca sovietica, sono stati inseriti nell’archivio principale del sistema di controllo spaziale russo e immediatamente messi sotto sorveglianza fino alla loro distruzione”,
Per l’agenzia spaziale russa Roscosmo “garantire la sicurezza dell’equipaggio è sempre stata e rimane la nostra massima priorità. L’impegno per questo principio è una condizione fondamentale sia nella produzione di attrezzature spaziali russe che nel programma del suo funzionamento”.
Del resto a bordo della stazione spaziale si trovano quattro astronauti statunitensi, uno tedesco ma anche due russi. Le critiche degli Stati Uniti sono state definite “ipocrite” dal ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, che ha ricordato la militarizzazione dello spazio attuata da Washington con il nuovo Space Command.
Derivato dal sistema S-500 di difesa aerea e contro i missili balistici a lungo raggio, il vettore anti-satellite S-550 è in grado di distruggere il bersaglio grazie all’impatto cinetico e dovrebbe entrare in servizio operativo nel 2025 secondo quanto emerso da fonti di Mosca.
Il test ha dimostrato che l’arma può colpire obiettivi anche a distanze ben maggiori degli “oltre 200 chilometri” stimati finora: la dura reazione occidentale potrebbe essere determinata proprio dalle preoccupazioni per l’ampio raggio d’azione del missile antisatellite (ASAT) russo.
I test delle armi anti satellite furono già al centro del duello tra URSS e USA durante la “prima” guerra fredda: un duello a cui oggi si sono unite altre potenze.
Foto ESA e ministero della Difesa russo