I missili Patriot in Slovacchia: le forze della NATO ai confini della guerra
Sono arrivate oggi in Slovacchia le prime unità militari della Nato che schierano il sistema di difesa aerea e contro i missili balistici e da crociera Patriot. Lo ha reso noto Jaroslav Nad, il ministro della Difesa slovacco sottolineando che il dispiegamento continuerà’ nei prossimi giorni.
I tre lanciatori di Patriot PAC 3 tedeschi e uno olandese saranno schierate presso l’aeroporto di Sliac nella Slovacchia centrale per rafforzare la difesa del fianco orientale della Nato. Nei giorni scorsi il Parlamento slovacco aveva dato il via libera allo stazionamento di 2.100 militari alleati.
Anche il Regno Unito si è impegnato a schierare in Polonia il nuovo sistema missilistico di difesa aerea Sky Sabre con 100 militari: si tratta del Common Anti-Air Modular Missile – CAMM in dotazione al British Army per la difesa aerea a corto e medio raggio.
Il rafforzamento della presenza di truppe e mezzi europei e americani in alcuni stati membri della NATO confinanti con l’Ucraina, la Bielorussia e la Russia, inaugurato dopo la crisi ucraina del 2014, si è accentuato nelle ultime settimane.
Basti pensare che, con i rinforzi in arrivo da oltre Atlantico in termini di truppe e aerei (tra cui 4 bombardieri B-52 in Gran Bretagna e 6 caccia F-35 in Germania), le truppe statunitensi in Europa stanno superando le 100 mila unità.
Le piccole repubbliche Baltiche hanno potuto contare fin dal loro ingresso nella NATO sull’invio di reparti di caccia da parte di tutti i maggiori alleati (Italia inclusa) che si alternano a rotazione nella protezione dei cieli baltici ma l’accentuarsi della crisi con Mosca ha indotto la NATO a varare nel 2016 un programma di presenza di forze terrestri in tutti i tre stati baltici (enhanced Forward Presence – eFP) che contempla lo schieramento di tre Battlegroup più un quarto schierato in Polonia composti da compagnie di militari provenienti da diversi paesi
Il Battlegroup in Estonia conta 1.200 militari guidati dai britannici con componenti danesi, francesi e norvegesi, quello schierato in Lettonia è a comando canadese (1.500 militari) con reparti italiani, cechi, albanesi, islandesi, polacchi, spagnoli, slovacchi e sloveni mentre quello schierato Lettonia con 850 militari vede alla testa i tedeschi con reparti belgi, cechi, olandesi, Islandesi, lussemburghesi e norvegesi.
Si tratta nel complesso di circa 4mila militari schierati nelle Repubbliche Baltiche inclusi il personale dell’Aeronautica che prendono parte alla Baltic Air Policing che vede schierati una dozzina di caccia F-16 belgi, polacchi e danesi sulle basi di Šiauliai (Lituania) e Ämari (Estonia) a cui si stanno per aggiungere 4 F-16 danesi, coordinati da un centro operativo aereo (Combined Air Operation Centre) situato a Uedem, in Germania.
In Polonia è presente un battlegroup a guida statunitense con mille militari dei quali oltre 600 statunitensi più componenti offerti da Croazia, Romania e Gran Bretagna.
Gli USA schierano oggi in Polonia oltre 9mila militari e 16 aerei da combattimento F-15E anche se Varsavia non può certo essere considerato un partner “debole” dell’Alleanza allineando, tra l’altro, la più consistente forza corazzata europea con ben 750 carri armati: una flotta che verrà presto rinnovata con 250 tank americani M1A2 Abrams recentemente ordinati.
In Romania sono presenti 8 caccia F-16 e un migliaio di militari americani nella base aerea di Mihail Kogalniceanu, secondo alcune fonti quasi raddoppiati nelle ultime settimane, e sono attesi 500 francesi inseriti nella NATO Response Force, istituita con 40 mila militari dotati di mezzi terrestri, navi e aerei per far fronte a emergenze improvvise. La Response Force ha la sua punta di diamante nei 5 mila militari della Very High Readiness Joint Task Force, che può essere operativa entro 72 ore e di cui fanno parte attualmente anche reparti italiani che in caso di escalation della crisi si aggiungerebbero ai 240 alpini schierati in Lettonia.
Attualmente anche 8 caccia Typhoon italiani (con circa 140 militari di diversi stormi dell’Aeronautica) e 6 aerei tedeschi dello stesso tipo affiancano l’aeronautica di Bucarest, dotata di velivoli obsoleti, a sorvegliare il suo spazio aereo.
La Bulgaria ha invece scelto di limitare la presenza di militari degli eserciti alleati sul suo territorio a circa 250, per metà statunitensi, all’interno di un battlegroup composto per lo più da soldati bulgari. Gli Stati Uniti utilizzano in Bulgaria quattro basi e vi mantengono a rotazione circa 2mila militari.
In Bulgaria sono arrivati anche due aerei olandesi F-35 che potrebbero salire a 8 e che affiancano 4 caccia Typhoon spagnoli con 130 militari nel rafforzare le limitate capacità dell’aeronautica bulgara.
Foto Bundeswehr e Difesa.it