A Mariupol i russi annunciano la resa dei “marines” ucraini
Le forze ucraine che difendono le ultime postazioni a Mariupol sarebbero ormai prossime al collasso dopo la resa di 1.026 fanti di Marina della 36a brigata delle ore scorse. Tra i prigionieri “che hanno deposto volontariamente le armi” vi sarebbero anche 162 ufficiali e 47 donne soldato secondo quanto annunciato dal portavoce del ministero della Difesa russo, il maggiore generale Igor Konashenkov (nella foto sotto) che ha aggiunto che 151 militari ucraini feriti, 12 dei quali gravi, sono stati soccorsi dal personale sanitario russo.
Le prime informazioni circa la resa degli ucraini le aveva comunicate via Telegram il leader ceceno Ramzan Kadyrov che l’ha definita “una scelta giusta”. Altre fonti russe sul posto hanno riferito che tra i prigionieri e i feriti vi sarebbero anche consiglieri militari britannici.
Lo Stato maggiore delle forze armate ucraine aveva confermato che nelle ultime ore erano continuati gli “attacchi aerei su Mariupol” ma aveva inizialmente smentito la resa dei “marines” annunciando che membri della 36a brigata “a seguito di una rischiosa operazione si sono uniti al Battaglione Azov, che ha contribuito a questa manovra”, come ha scritto su Twitter Oleksiy Arestovich, consigliere della presidenza ucraina.
E’ possibile che le residue forze della 36a brigata abbiano tentato una sortita per raggiungere le postazioni del reggimento Azov presso l’acciaieria di Mariupol dove sarebbero però giunti solo alcune piccole unità mentre il grosso dell’unità si sarebbe arresa dopo aver esaurito munizioni e rifornimenti.
Questa mattina il ministero della Difesa di Kiev aveva reso noto di non avere informazioni su alcuna resa da parte di soldati ucraini a Mariupol ma la resa dei marines fa seguito alla conquista russa del porto della città sul Mare d’Azov che lascerebbe di fatto in mano agli ucraini solo la vasta area dell’acciaieria.
Vittorio Rangeloni, il reporter italiano che da sette anni vive a Donetsk nella zona in mano alle milizie filorusse ed è appena rientrato da Mariupol, ha riferito ieri all’agenzia di stampa Adnkronos che «le ultime sacche della resistenza ucraina si concentrano nell’Azovstal, l’acciaieria più grande d’Europa a ridosso del porto, e nella zona vicina allo stadio. L’acciaieria presenta una fitta rete di tunnel sotterranei di epoca sovietica costruiti per far fronte a eventuali attacchi con bombe atomiche che rendono difficile l’operazione di bonifica da parte dell’esercito russo. L’area della fabbrica è molto grande, c’è anche una stazione ferroviaria.
Alcuni militari russi sono riusciti a entrare, ma si parla di ostaggi tra i civili e tra i marinai di diverse imbarcazioni che si trovavano nel porto di Mariupol, ora in mano ai russi. Si dice che la resistenza più forte si concentri proprio a ridosso di questo impianto perché potrebbero esserci istruttori della NATO tra i militari ucraini” Rangeloni ha aggiunto che gli ucraini hanno tentato di evacuare i consiglieri militari stranieri “tramite elicotteri che però sono stati abbattuti.
Nell’acciaieria ci sono «scorte di generi alimentari e altro» e «viene regolarmente fatta una ricognizione aerea. Sono anche stati trovati i due camion della Croce Rossa internazionale che si diceva che fossero stati catturati da russi e invece si trovano nella struttura controllata dal reggimento Azov». Intanto, sostiene Rangeloni, i militari ucraini cercano di fuggire, «si stanno sparpagliando per la città e questo peggiora la situazione della sicurezza», con le autorità russe che hanno «blindato la città.
Alcuni militari ucraini cercano di forzare il fronte a bordo di carri armati e veicoli militari, sui quali viene disegnata la ‘Z’ per confonderli con quelli russi. Altri con abiti civili, molti quelli vengono scoperti ai posti di blocco», afferma.
Secondo Rangeloni, intervistato prima della resa degli oltre mille marines della 36a brigata, “negli ultimi tre giorni, ogni giorno un centinaio di militari ucraini hanno deposto le armi” e quattro giorni fa 273 fanti della 36a brigata si sono consegnati tutti insieme.
Testimonianza e notizie difficili da verificare in assenza di fonti neutrali.
Ieri il presidente russo Vladimir Putin aveva dichiarato che “l’operazione militare speciale in Ucraina procede secondo i piani. Quel che sta accadendo in Ucraina è una tragedia, ma la Russia non aveva altra scelta”, ha detto dopo aver incontrato il presidente bielorusso Alexander Lukashenko.
L’Amministrazione statunitense si appresta ad annunciare oggi altri 750 milioni di dollari in assistenza militare per l’Ucraina, come hanno riferito alla Reuters due funzionari statunitensi. L’equipaggiamento militare sarebbe finanziato utilizzando la Presidential Drawdown Authority (PDA) che consente al presidente di autorizzare il trasferimento di articoli e servizi statunitensi senza l’approvazione del Congresso in risposta a un’emergenza.
Un alto collaboratore del Congresso ha affermato che l’equipaggiamento includerà probabilmente anche obici d’artiglieria oltre a munizioni, ulteriori missili antiaerei Stinger e anticarro Javelin, veicoli Humvee corazzati e forse elicotteri.
Sempre l’agenzia di stampa Reuters ha rivelato che il Pentagono ha convocato un incontro presieduto dal vicesegretario alla Difesa Kathleen Hicks con i vertici delle otto principali aziende del settore Difesa per discutere della capacità di fornire armi in modo continuativo all’Ucraina qualora il conflitto dovesse durare anni, scenario già considerato probabile da fonti NATO e statunitensi.
Oggi i Consiglio ha dato il via libera agli ulteriori aiuti militari all’Ucraina per 500 milioni euro. “Con questi nuovi 500 milioni di euro aggiuntivi, l’Ue ha stanziato un totale di 1,5 miliardi di euro per sostenere le forniture di equipaggiamento militare degli Stati membri dell’Ue alle forze armate ucraine. Le prossime settimane saranno decisive.
Mentre la Russia si prepara a un’offensiva contro l’est dell’Ucraina, è fondamentale continuare e rafforzare il nostro sostegno militare all’Ucraina per difendere il suo territorio e la sua popolazione e prevenire ulteriori sofferenze”, ha dichiarato l’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrell.
Il ministro delle Difesa spagnolo, Margarita Robles, ha precisato oggi che la Spagna al momento non prevede di inviare armi pesanti all’Ucraina, “più difficili da usare” in quanto prevedono anni di formazione e preparazione.
L’incremento delle forniture militari occidentali accentua in ogni caso il rischio di escalation.
La Russia considererà i veicoli statunitensi e NATO che trasportano armi sul territorio ucraino come “bersagli militari legittimi”, ha affermato oggi il viceministro degli esteri russo, Sergei Ryabkov, all’agenzia Tass. “Avvertiamo che i trasporti di armi USA-NATO attraverso il territorio ucraino saranno da noi considerati obiettivi militari legali, ha detto Ryabkov, “stiamo facendo capire agli americani e agli altri occidentali che i tentativi di rallentare la nostra operazione speciale, per infliggere il massimo danno ai contingenti russi e alle formazioni delle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk saranno duramente repressi”.
Nel suo ultimo briefing d’aggiornamento lo stato maggiore Difesa ucraino ha annunciato che le perdite russe dall’inizio della guerra ammontano a 19.800 militari 158 aerei da combattimento abbattuti, oltre a 143 elicotteri e 132 droni.
Distrutti anche 739 carri armati, 358 pezzi di artiglieria, 1.964 veicoli blindati per il trasporto del personale, 4 lanciatori per missili balistici a corto raggio, 116 lanciamissili, 7 navi, 1.429 veicoli, 76 autocisterne, 64 mezzi di difesa antiaerea e 25 mezzi speciali.
Numeri che è impossibile verificare come del resto quelli resi noti da Mosca che nell’ultimo briefing ha annunciato di aver distrutto in 49 giorni di guerra 130 aerei, 103 elicotteri, 244 sistemi missilistici da difesa aerea S-300, Buk-M1 e Osa AKM, 447 droni, 2.169 carri armati e mezzi corazzati, 243 lanciarazzi campali multipli, 931 cannoni e mortai, e 2.076 veicoli delle forze armate ucraine.
Immagini: Ministero Difesa Russo, Ministero Difesa Ucraino e ISW