Aeronautica Militare: a Ghedi celebrati i 50 del primo volo del Tornado. Sono ancora le due Nazioni che impiegano il caccia multiruolo in prima linea
GHEDI (BRESCIA). Ieri, presso l’Aerobase dell’Aeronautica Militare di Ghedi (Brescia) sede del 6° Stormo, si sono celebrati i 50 anni dal primo volo del Tornado, del prototipo MRCA (Multi Role Combat Aircraft) denominato P-01.
L’evento, aperto al pubblico accreditato e agli appassionati e fotografi, è stata l’occasione per presentare ufficialmente un velivolo Tornado “Special Color” realizzato, per raccontare attraverso una livrea dedicata, un viaggio ideale nella storia operativa compiuta dall’aereo, durante il suo impiego cinquantenne, le operazioni che lo hanno visto protagonista e le diverse fasi di evoluzione capacitiva impiegate nei diversi contesti operativi d’impiego, rappresentati dalle varie livree che hanno caratterizzato il velivolo nella sua vita operativa.
Il pubblico ha potuto ammirare il velivolo sia a terra che in volo.
La mattinata è stata caratterizzata da una cerimonia militare presieduta dal Comandante del 6° Stormo, Colonnello Luca Giuseppe Vitaliti.
Al termine della giornata il pubblico intervenuto ha potuto assistere ad una conferenza che ha ripercorso nel dettaglio la nascita del progetto Tornado ed il suo impiego operativo nel corso degli ultimi 50 anni.
Il Comandante Vitaliti, relatore ufficiale, ha sottolineato l’importanza di questo velivolo nella storia dell’aviazione: primo caccia italiano impiegato in operazioni reali, fondamento di esperienze, conoscenze e concetti che hanno sostenuto lo sviluppo dell’Aeronautica Militare moderna, di oggi e di domani; 100+1 anni di vita dell’Aeronautica Militare, di cui 50 accompagnati dal Tornado.
LA STORIA DEL TORNADO E IL SUO IMPIEGO NELLE VARIE OPERAZIONI NEL MONDO
A 50 anni dal primo volo del velivolo PA-200 Tornado Multi-Role Combat Aircraft (MRCA) sono state organizzate una serie di iniziative per celebrare la storica ricorrenza da parte del Consorzio PANAVIA e di Italia e Germania.
Sono ancora le due Nazioni che impiegano il caccia multiruolo in prima linea.
Il 14 agosto 1974 presso l’aeroporto di Manching in Germania ci fu il primo decollo del prototipo del Tornado dimostrando la validità di un progetto ambizioso che, per la prima volta, vedeva coinvolte in uno sforzo comune per la realizzazione di un caccia di nuova generazione Italia, Regno Unito e Germania.
Il progetto prese il nome di “PA-200 Tornado Multi-Role Combat Aircraft (MRCA)” e prevedeva per l‘Aeronautica Militare italiana, per la Royal Air Force (RAF), la Luftwaffe e la Marineflieger un totale di 644 velivoli in versione IDS (Interdictor-Strike) e, successivamente, di ulteriori 165 esemplari in configurazione ADV (Air Defence Variant).
Questa collaborazione pose le basi per lo sviluppo dell’industria aeronautica europea.
Competenze, professionalità, esperienze a confronto per lo sviluppo di sofisticate capacità che diedero una spinta per compiere un salto tecnologico in avanti.
I collaudi in volo iniziarono nell’agosto 1974.
Il 14 agosto scorso, alla scadenza dei 50 anni da quel fatidico primo volo, si è ricordato come questo aereo sia il simbolo del successo dal programma che ha dato slancio all’industria aerospaziale europea, validando un nuovo modo di collaborare per poter essere competitivi a livello globale.
Il “Tornado” si dimostrò fin da subito un ottimo velivolo da interdizione in grado di operare ad alta velocità ed a bassissima quota in ogni condizione, “ognitempo”, grazie alla capacità del RADAR “Terrain Following”, asservito all’autopilota, di consentire anche in condizioni meteorologiche proibitive di consentire il volo a bassissima quota seguendo l’orografia del terreno eludendo le difese antiaeree nemiche, contando un’avionica di bordo e sensori allo stato dell’arte.
Per l’Italia, il primo esemplare assegnato a un Reparto operativo dell’Aeronautica Militare fu il M.M.7006 (6-01), consegnato al 154° Gruppo del 6° Stormo il 27 agosto 1982.
Negli anni successivi il Tornado equipaggiò il 155°, il 156° e il 102° Gruppo, conseguendo piena operatività e garantendo per la nostra Aeronautica Militare il massimo livello di prontezza per poter affrontare i possibili scenari operativi emergenti.
Il battesimo del fuoco per i Tornado italiani avvenne a partire dal 14 settembre 1990, quando 8 velivoli partirono alla volta degli Emirati Arabi Uniti per l’Operazione “Locusta”.
Fu la prima in contesti di guerra per l’Italia e per l’Aeronautica Militare dalla fine della Seconda Guerra mondiale.
Il Tornado, dunque per Italia è stato il primo assetto dal dopoguerra ad essere impiegato in scenari bellici.
La sua unicità è la connotazione prettamente operativa che ha caratterizzato da sempre la sua esistenza.
Connotazione operativa che continua ad essere espressa ai massimi livelli anche dopo 50 anni dal primo volo e dopo ben oltre i 40 anni di operazioni reali.
Infatti, tenuto costantemente aggiornato negli anni nella sua avionica e per quanto concerne il payload, ovvero il “carico pagante”, costituito da apparati, piattaforme, sensori, designatori ed armamento impiegabile dal velivolo, è tuttora un velivolo della Forza Armata in grado di esprimere peculiari capacità, alcune delle quali ancora rare ed invidiate nel panorama mondiale.
In particolare, la capacità Suppression of Enemy Air Defense (SEAD) e quella di attacco strategico con il missile cruise a lungo raggio Storm Shadow, di difesa aerea della versione ADV.
A queste si aggiungono le caratteristiche date da sensori ed armamenti di precisione che progressivamente, dagli anni novanta, sono stati integrati sul velivolo, primo fra tutti i velivoli in dotazione alla Forza Armata., come ad esempio: il pod da designazione LASER Convertible LASER Designation Pod (CLDP, successivamente Litening), il pod da ricognizione tattica Reccelite, la sensoristica Emitter Locator System(ELS), nonché i più moderni armamenti da lancio e caduta (Paveway III, Small Diameter Bomb – SDB, Joint Direct Attack Ammunitions – JDAM, Lizard).
La ricca dotazione di payload, unita ad un’avionica tenuta costantemente al passo con l’evoluzione della tecnologia aerospaziale, rendono il Tornado un velivolo ancora pienamente operativo e determinante per l’espressione delle capacità di contraviazione ed interdizione aerea, supporto alle Forze di Terra e ricognizione dell’Aeronautica Militare, con altissimo potenziale di concorso interministeriale ed interagenzia.
Il costante adeguamento tecnologico, in particolare gli sviluppi a cavallo del XX e del XXI secolo, ha permesso a questo velivolo di giocare sempre un ruolo da protagonista in prima linea nonostante durante il ciclo di vita operativa si fossero compiuti ben due salti di generazione tecnologica, dalla III alla V.
Dopo la Guerra del Golfo, il Tornado è stato sempre schierato per primo nei principali scenari di crisi internazionale (Balcani, Bosnia e Kosovo, Afghanistan, Libia ed in Iraq, nell’ambito della coalizione per la lotta contro il DAESH per ben tre mandati nel 2014, 2020 e dal 2023 fino ai nostri giorni).
È dunque correntemente schierato in Kuwait per operare nei cieli dell’Iraq nell’ambito dell’Operazione di stabilizzazione “Inherent Resolve”.
Nel corso di oltre 40 anni di vita operativa ha saputo conseguire tutti gli obiettivi assegnati in un ampio ambito multiruolo: dall’interdizione alla ricognizione passando per la soppressione delle difese aeree avversarie e la sorveglianza elettronica, fino agli interventi in occasione di calamità naturali ed operazioni di contrasto alla criminalità.
Le missioni svolte sono state spesso associate ad un impiego a difesa e sostegno delle Forze di terra, quale abilitante irrinunciabile, e per compiti di concorso a favore di Forze dell’Ordine, la Protezione Civile e del Ministero dell’Ambiente, a riprova della sua estrema versatilità.
Queste caratteristiche hanno consentito di maturare esperienze, conoscenze e concetti che hanno sostenuto lo sviluppo dell’Aeronautica Militare moderna, di oggi e di domani, che esprime una leadership a livello europeo e globale. Ciò, dunque, anche grazie alla leva tecnologica resa dal Tornado che ha consentito alle ultime generazioni di equipaggi (piloti e navigatori) di “crescere” da protagonisti nei principali scenari di crisi moderni, sempre più densi, dinamici e complessi.
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