Relazioni Arabia saudita-Italia: forte cooperazione in materia di Difesa aerea
Di Giuseppe Gagliano
RIYADH (Arabia Saudita). La cooperazione militare tra Arabia Saudita e Italia nel settore della Difesa aerea ha recentemente segnato un importante passo avanti con un incontro la scorsa settimana, a Riyadh, tra il vice ministro saudita della Difesa, Talal Al-Otaibi, e il Tenente Generale Giuseppe Lupoli, Direttore della Direzione Armamenti Aeronautici e Aero-navali italiana.
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Il Tenente Generale Giuseppe Lupoli, Direttore della Direzione Armamenti Aeronautici e Aero-navali italiana
Durante questo colloquio, Al-Otaibi e Lupoli hanno approfondito la collaborazione militare bilaterale e il trasferimento di tecnologie per la Difesa aerea, evidenziando l’interesse condiviso ad accrescere le capacità difensive aeree del Regno saudita.
L’incontro si colloca in un contesto di rafforzamento delle relazioni difensive tra i due Paesi, che negli ultimi mesi hanno visto un susseguirsi di visite ufficiali e accordi strategici.
Accordi chiave e progetti in corso
L’incontro di Riyadh fa seguito a una serie di accordi e iniziative bilaterali intraprese di recente.
Già nel gennaio scorso, in occasione di incontri bilaterali ad Al Ula, il Ministero degli Investimenti saudita (MISA), l’Autorità Generale per le Industrie Militari (GAMI) e l’azienda italiana Leonardo hanno firmato un Memorandum d’Intesa (MoU) mirato a espandere la collaborazione nei settori aerospaziale e della difesa.
Questo accordo, che segue un precedente MoU siglato all’inizio del 2024, delinea una cooperazione ampia includendo addestramento, manutenzione e sviluppo congiunto in ambiti quali velivoli da combattimento, assemblaggio di elicotteri, manutenzione di cellule aeronautiche, sistemi di guerra elettronica e radar avanzati.
L’obiettivo è potenziare la filiera industriale saudita e creare opportunità di integrazione tecnologica, in linea con il programma Vision 2030 di Riyad.
Parallelamente agli accordi industriali, vi sono state visite istituzionali di rilievo.
Il 6 febbraio scorso il capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare italiana, Generale Luca Goretti, ha visitato la base aerea King Abdulaziz in Arabia Saudita, incontrando il Comandante della Royal Saudi Air Force, il Generale (Principe) Turki bin Bandar bin Abdulaziz.
In tale occasione è stata sottolineata la volontà di approfondire la cooperazione aerospaziale e si è istituito un gruppo consultivo congiunto italo-sauditaincaricato di coordinare le iniziative comuni.
Questo team misto avrà il compito di seguire da vicino i progetti collaborativi, facilitando lo scambio di informazioni e competenze tra le forze aeree dei due Paesi.
Un ulteriore tassello della cooperazione è stata la visita ufficiale del ministro della Difesa saudita, il Principe Khalid bin Salman, in Italia nell’ottobre 2024.
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Il titolare della Difesa saudita, Khalid bin Salman bin Abdulaziz passa in rassegna un picchetto d’onore con il ministro della Difesa, Guido Crosetto
Durante quell’incontro a Roma con il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto, sono state discusse le prospettive della partnership difensiva e i modi per svilupparla secondo le aspirazioni comuni.
Successivamente, il Principe Khalid ha incontrato i vertici delle maggiori industrie italiane del settore (come Leonardo, Fincantieri, MBDA Italia e altre), esplorando opportunità di collaborazione nelle industrie della difesa, nella ricerca e sviluppo e nel trasferimento tecnologico, in linea con Saudi Vision 2030.Questo dialogo con l’industria ha posto le basi per programmi congiunti e investimenti sauditi in Italia, nonché per una maggiore presenza delle aziende italiane nel mercato saudita.
Obiettivi futuri della collaborazione
In prospettiva, la cooperazione italo-saudita in materia di Difesa aerea mira a consolidare un partenariato di lungo termine.
Gli accordi finora siglati – del valore di circa 10 miliardi di dollari complessivi di intese commerciali e industriali firmate nel gennaio scorso – testimoniano l’impegno di entrambi i Paesi a investire in questo rapporto strategico.
Sul piano militare, un obiettivo di rilievo è l’eventuale coinvolgimento dell’Arabia Saudita nello sviluppo del caccia di sesta generazione nell’ambito del Global Combat Air Programme (GCAP), il consorzio internazionale guidato da Italia, Regno Unito e Giappone.
L’Italia ha esplicitamente dichiarato il proprio sostegno alla partecipazione saudita al programma GCAP, pur riconoscendo che l’ingresso di Riyad richiederà tempo e un approccio graduale.
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L’Italia ha esplicitamente dichiarato il proprio sostegno alla partecipazione saudita al programma GCAP
Ciò si tradurrà, in pratica, in una serie di passi preparatori: ad esempio, dirigenti di Leonardo (uno dei tre contrattisti principali del GCAP) hanno suggerito che l’Arabia Saudita sviluppi know-how industriale avviando linee di assemblaggio locali per elicotteri NH90 e caccia Eurofighter Typhoon, come tappa intermedia per maturare le competenze necessarie a contribuire al caccia di nuova generazione.
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Eurofighter saudita in fase di atterraggio
Oltre ai sistemi d’arma di punta, gli obiettivi futuri includono il proseguimento del trasferimento di know-how nel campo della manutenzione avanzata, della formazione del personale e della produzione locale di componenti chiave. L’Arabia Saudita mira a far crescere una propria industria della difesa sofisticata: in questo senso, l’Italia si è posta come partner privilegiato per condividere tecnologie e formazione.
Progetti nel settore dell’addestramento dei piloti, della localizzazione di linee produttive di aeromobili e sistemi d’arma in territorio saudita, nonché collaborazioni in campo spaziale (grazie al MoU tra le agenzie spaziali dei due Paesi) rientrano nelle aspirazioni comuni di medio-lungo termine.
Entrambi i governi vedono in questa cooperazione non solo vantaggi commerciali immediati, ma anche l’opportunità di rafforzare la sicurezza nazionale e l’autonomia strategica attraverso uno sviluppo congiunto delle capacità difensive aeree.
Le tecnologie avanzate che l’Arabia Saudita intende acquisire
Transfert tecnologico e ambizioni saudite
L’Arabia Saudita sta perseguendo un ambizioso piano di ammodernamento militare che include l’acquisizione di tecnologie aeree e di Difesa di ultima generazione tramite programmi di transfer of technology (TOT).
Ciò significa che Riyadh non punta solo ad acquistare sistemi pronti all’uso, ma anche a importare know-how e capacità produttive per sviluppare in patria una forte industria della Difesa, in linea con gli obiettivi di Vision 2030.
La cooperazione con l’Italia – paese con una solida tradizione aerospaziale – si inserisce in questo quadro: durante gli incontri bilaterali è emerso chiaramente l’interesse saudita per una vasta gamma di tecnologie avanzate in ambito aereo. Di seguito approfondiamo le principali categorie di tecnologie che il Regno intende acquisire e sviluppare con supporto italiano.
Radar avanzati e sensori d’avanguardia
Uno dei pilastri per una difesa aerea efficace è rappresentato dai sistemi radar di nuova generazione.
L’Arabia Saudita è interessata ad equipaggiarsi con radar avanzati sia per la sorveglianza a lungo raggio sia per il controllo del tiro dei sistemi d’arma.
In ambito cooperativo, l’Italia può offrire competenze eccellenti attraverso aziende come Leonardo, specializzate in radar AESA (Active Electronically Scanned Array) e sensori all’avanguardia. Già il Memorandum del 2024 tra GAMI e Leonardo includeva espressamente i radar e i sistemi di guerra elettronica tra le aree di cooperazione prioritarie.
Questo potrebbe tradursi, ad esempio, nel trasferimento verso l’Arabia Saudita di tecnologie come radar tridimensionali multifunzione per la difesa aerea (simili ai sistemi Kronos di Leonardo) o radar AESA da integrare su caccia e droni.
L’obiettivo saudita è duplice: migliorare la capacità di rilevare e tracciare potenziali minacce aeree (dai velivoli ostili ai missili balistici o droni in arrivo) e sviluppare localmente la produzione di componenti radarici, così da ridurre la dipendenza estera. Attraverso programmi di addestramento e co-produzione, i tecnici sauditi potrebbero acquisire competenze nella progettazione di antenne phased-array, software di elaborazione del segnale e integrazione di sensori nei sistemi d’arma.
Velivoli da combattimento di ultima generazione
Il settore dei caccia e velivoli da combattimento è al centro delle mire tecnologiche saudite.
Attualmente, la Royal Saudi Air Force opera già aerei avanzati come l’Eurofighter Typhoon – caccia multiruolo di quarta-generazione avanzata co-sviluppato anche dall’Italia – e F-15 di fabbricazione statunitense.
Tuttavia, il Regno guarda al futuro e vuole assicurarsi un posto nei programmi di prossima generazione. In particolare, l’Arabia Saudita ha espresso interesse a partecipare allo sviluppo del caccia di sesta generazione GCAP (Global Combat Air Programme), che Italia, Regno Unito e Giappone stanno portando avanti.
Coinvolgersi in GCAP garantirebbe a Riad accesso a tecnologie d’avanguardia (come stealth avanzato, intelligenza artificiale a bordo, sistemi di arma di nuova concezione) e un trasferimento di conoscenze senza precedenti, pur richiedendo cospicui investimenti finanziari. I benefici attesi includono non solo avere in futuro un caccia di punta per l’aeronautica saudita, ma anche lo sviluppo interno di competenze ingegneristiche e di design aeronautico di alto livello.
Nel breve termine, per prepararsi a tali traguardi, l’Arabia Saudita sta valutando acquisizioni e collaborazioni su velivoli già esistenti ma tecnologicamente avanzati.
Un’idea emersa è quella di creare linee di assemblaggio in loco per piattaforme come l’Eurofighter Typhoon (producendo localmente parti o esemplari aggiuntivi) e per alcuni elicotteri multiruolo moderni. Questa strategia, sostenuta da dirigenti dell’industria italiana, permetterebbe ai sauditi di “sporcarsi le mani” con progetti complessi di produzione aeronautica – ad esempio costruendo sotto licenza componenti di fusoliera, sistemi avionici o motori – così da accumulare know-how pratico.
Oltre ai caccia pesanti, Riyadh sta esaminando anche velivoli da addestramento avanzato e leggero/combat, categoria in cui l’italiana Leonardo offre il jet M-346 Master e il nuovo M-345: tali aerei, se acquisiti, potrebbero essere assemblati in Arabia Saudita con trasferimento di competenze nei campi avionico e motoristico. In sostanza, nel comparto dei velivoli da combattimento il Regno punta non solo ad avere i migliori aerei, ma a diventare parte attiva della loro produzione e sviluppo, assicurandosi tecnologie come motori turbofan di ultima generazione, sistemi avionici integrati, suite di sensori e armamenti intelligenti.
Sistemi missilistici e difese antiaeree
Di pari passo con aerei e radar, l’Arabia Saudita mira a dotarsi di sistemi missilistici avanzati, sia offensivi che difensivi, e a padroneggiarne la tecnologia. Una priorità per Riad, dati i precedenti attacchi con droni e missili contro il suo territorio, è il potenziamento della difesa aerea e missilistica multilivello.
In quest’ottica, il Regno sta valutando soluzioni europee da affiancare ai sistemi americani Patriot già in servizio.
La cooperazione con l’Italia (e il consorzio italo-franco-britannico MBDA) potrebbe facilitare l’accesso a tecnologie come i missili terra-aria ASTER 30 e relative batterie SAMP/T, che offrono capacità di difesa contraerea e antimissile balistico di teatro. Questi sistemi, co-sviluppati dall’Italia, rappresentano un’alternativa avanzata e potenzialmente più economica rispetto ad alcune piattaforme statunitensi.
L’interesse saudita verso i missili europei si estende anche agli armamenti aria-aria e aria-terra: ad esempio, il missile da crociera Storm Shadow e il missile aria-aria a lungo raggio Meteor – entrambi in dotazione ai Typhoon e frutto di collaborazioni europee – sono asset di grande valore strategico.
Attraverso accordi di cooperazione, l’Arabia Saudita potrebbe aspirare a localizzare l’assemblaggio o la manutenzione di tali armamenti sul proprio suolo.
Ciò implicherebbe trasferimenti tecnologici riguardanti le tecniche di propulsione avanzata, sensori di guida (radar attivi, infrarosso imaging) e sistemi di controllo del volo dei missili.
Un altro campo d’interesse è la missilistica di produzione locale: il Regno già sviluppa e co-produce alcuni missili a corto raggio e UAV armati, ma guarda a capacità più sofisticate. La partnership con l’Italia potrebbe aprire la porta alla co-progettazione di nuovi sistemi – ad esempio missili antinave di nuova generazione o munizioni “loitering” (droni kamikaze) con guidance avanzata.
In ogni caso, il fil rouge è la volontà saudita di acquisire l’indipendenza operativa nel dominio missilistico: avere arsenali moderni e la conoscenza per aggiornarli autonomamente.
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Un’immagine del lancio del Teseo
L’Italia, dal canto suo, vanta lunga esperienza in missili superficie-aria (Aspide, CAMM-ER) e anti-nave (Otomat/Teseo) e potrebbe trasferire parte di questo bagaglio tecnico attraverso joint-venture industriali con partner sauditi.
Droni e sistemi senza pilota
L’era dei conflitti moderni ha dimostrato l’importanza cruciale dei droni (UAV) e dei sistemi autonomi sia in ruoli di sorveglianza sia offensivi.
Non sorprende che l’Arabia Saudita stia investendo massicciamente in questo campo: il Paese ha già acquisito droni armati di provenienza cinese e sta collaborando con la Turchia per co-produrre sistemi avanzati (ad esempio il drone Akinci).
La cooperazione con l’Italia aggiunge un ulteriore tassello, poiché l’industria italiana dispone di piattaforme UAV di successo e tecnologie correlate.
Leonardo, ad esempio, produce la famiglia di droni tattici Falco: già nel 2017 si è appreso che la variante Falco EVO era stata selezionata da due clienti in Medio Oriente, identificati come la Giordania e l’Arabia Saudita.
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Un Falco Evo in volo
Questo indica che Riyadh ha familiarità con i droni italiani e potrebbe puntare ora a modelli più avanzati come il Falco Xplorer, un UAV MALE (Medium Altitude, Long Endurance) di ultima generazione, magari equipaggiato con sensori e munizioni avanzate.
L’Arabia Saudita intende non solo acquistare droni completi, ma anche ottenere il know-how per produrli o integrarli localmente: ciò comporta il trasferimento di tecnologie nei settori della robotica, dell’intelligenza artificiale applicata ai veicoli autonomi, dei sistemi di comunicazione sicuri e della sensoristica elettro-ottica.
Un ambito specifico di collaborazione potrebbe essere lo sviluppo congiunto di droni bersaglio e droni da sorveglianza armata.
L’Italia, che sta integrando sui propri UAV armamenti europei (come missili leggeri di MBDA), può condividere le competenze di integrazione sistema-piattaforma.
Inoltre, il trasferimento tecnologico potrebbe riguardare i sistemi di controllo a terra e le reti di comunicazione satellitare necessarie a operare flotte di UAV su larga scala – capacità che il Regno sta cercando di costruire internamente.
Da non trascurare è anche la cooperazione nei sistemi anti-drone: vista la minaccia che i droni ostili rappresentano (come sperimentato nei recenti attacchi a infrastrutture petrolifere saudite), Riyadh è interessata a tecnologie di counter-UAS (come jammer, laser o droni “cacciatori”). L’Italia, impegnata anch’essa in questo settore emergente, può offrire soluzioni anti-drone e trasferire competenze per sviluppare contromisure localmente.
Innovazioni aerospaziali e altri settori emergenti
Oltre ai mezzi aerei e ai sistemi d’arma convenzionali, l’Arabia Saudita aspira a progredire in una serie di innovazioni aerospaziali più ampie, dove la cooperazione con l’Italia può apportare valore aggiunto.
Un settore chiave è lo spazio: nel giugno 2022 le agenzie spaziali dei due Paesi (SSC saudita e ASI italiana) hanno firmato un accordo di cooperazione per l’uso pacifico dello spazio, aprendo la strada a collaborazioni su satelliti, tecnologie di esplorazione e applicazioni spaziali.
Ciò significa che il trasferimento tecnologico potrebbe riguardare la costruzione di satelliti per comunicazioni e osservazione terrestre, l’accesso ai servizi di lancio e lo sviluppo di centri di controllo missione.
Avere propri satelliti avanzati è strategico per l’Arabia Saudita sia in ambito civile che militare (intelligence, navigazione, comunicazioni riservate) e l’Italia, con la sua industria spaziale matura, può facilitare questo percorso condividendo competenze in ingegneria spaziale e gestione dei dati satellitari.
Un altro ambito di innovazione è quello dei materiali avanzati e dell’aerostruttura.
L’industria italiana ha esperienza nell’uso di compositi in fibra di carbonio, leghe leggere e tecniche di produzione additive (stampa 3D) per l’aerospazio.
Il trasferimento di queste tecnologie di processo aiuterebbe Riyadh a costruire componenti aeronautici all’avanguardia (ad esempio sezioni di fusoliera di aerei o pale di turbine) in stabilimenti sul proprio territorio.
Questo va di pari passo con l’attenzione alla manutenzione, riparazione e revisione (MRO): l’accordo del 2024 citava espressamente la cooperazione nel MRO di aerostrutture, segno che l’Arabia Saudita vuole capacità autonome per manutenere e aggiornare aerei e elicotteri localmente.
L’Italia sta contribuendo formando tecnici e trasferendo metodologie per l’assistenza avanzata di velivoli, motori e avionica.
Infine, vanno menzionate le tecnologie digitali e di simulazione.
Una Difesa aerea moderna richiede software sofisticati per il comando e controllo, la cyber-sicurezza per proteggere le reti militari, nonché simulatori di volo e di missione per addestrare gli equipaggi.
Anche in questi campi l’Italia può supportare con soluzioni già sviluppate (sistemi C4I, simulatori VR/AR per piloti, ecc.) e fornire il know-how perché il Regno sviluppi software in proprio.
L’Arabia Saudita ha annunciato iniziative per la formazione di ingegneri e sviluppatori nel settore difesa: ad esempio, come parte della collaborazione italo-saudita, progetti di sviluppo del capitale umano sono stati messi in agenda.
Ciò comporta programmi di scambio di personale, borse di studio per studiosi sauditi nelle università e industrie italiane, e la creazione in Arabia Saudita di centri di ricerca congiunti.
Tali investimenti nelle “menti” oltre che nelle “macchine” garantiranno nel lungo termine che le innovazioni aerospaziali attecchiscano nel tessuto industriale saudita, permettendo al paese di evolvere da semplice acquirente di armamenti a protagonista tecnologico regionale.
Fonti:
- Tactical Report – *”Saudi Arabia eyes advanced aerial technologies in talks with Italy”*
- Tactical Report – *”Saudi Arabia and Italy to deepen aerospace cooperation”*
- Al Defaiya/SPA – *”Saudi Defense Minister Meets Italian Counterpart & Industrial Companies in Rome”*
- Leonardo (comunicato stampa) – “MoU con l’Arabia Saudita per espandere la collaborazione nell’aerospazio e difesa”, 26/01/2025
- Defensemirror – *”Leonardo Signs MoU… in Combat Air and Helicopter Fields”*
- Shephard Media – *”Italy ‘in favour’ of Saudi Arabia joining GCAP, says PM”*
- Defense News – *”Leonardo exec floats Eurofighter as stepstone for Saudi GCAP entrance”*
- International Defence Analysis – *”Italy Confirms Saudi Arabia’s Potential Role in GCAP”*
- Defense News – *”Leonardo delivers updated Falco drone to Mideast customer”*
- Intelligence Online – *”Riyadh considers buying European air defence systems”*
- SIPRI – *”Trends in International Arms Transfers, 2023″*
- L’Indipendente – *”L’Italia ha rimosso le limitazioni all’export di armi verso l’Arabia Saudita”
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Di Giuseppe Gagliano RIYADH (Arabia Saudita). La cooperazione militare tra Arabia Saudita e Italia nel settore della Difesa aerea ha recentemente segnato un importante passo avanti con un incontro la scorsa settimana, a Riyadh, tra il vice ministro saudita della Difesa, Talal Al-Otaibi, e il Tenente Generale Giuseppe Lupoli, Direttore della Direzione Armamenti Aeronautici e Aero-navali italiana. Durante questo colloquio, Al-Otaibi e Lupoli hanno approfondito la collaborazione militare bilaterale e il trasferimento di tecnologie per la Difesa aerea, evidenziando l’interesse condiviso ad accrescere le capacità difensive aeree del Regno saudita. L’incontro si colloca in un contesto di rafforzamento delle
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