Perché i carri occidentali costano di più?
Negli ultimi tre anni i prezzi dei carri armati sono sicuramente aumentati: è la legge della domanda e dell’offerta. Spesso, con tono polemico, si confrontano i costosi MBT occidentali con i più economici T-90M russi o addirittura con i modelli cinesi. Ma dietro a quei prezzi, seppur gonfiati, c’è una verità semplice: i carri occidentali proteggono nettamente meglio gli equipaggi.
Oggi un Leopard 2A8 tedesco, completo di equipaggiamento, può arrivare a 29 milioni di euro; un Abrams di ultima generazione varia tra i 10 e i 15 milioni di dollari; il Merkava intorno ai 10 milioni; il T-90M costa poco più di 4 milioni; un Type 99A cinese si acquista per appena 2,5 milioni. Numeri che fanno sicuramente alzare un sopracciglio, ma che non raccontano cosa si paga davvero, quanto incidano le economie di scala e – soprattutto – cosa si porta a casa.

In Occidente l’acquisto di un MBT come il Leopard 2 o l’Abrams include quasi sempre un pacchetto completo di supporto: addestramento, manutenzione programmata, pezzi di ricambio e assistenza tecnica per anni. In Russia e in Cina il modello è molto più essenziale: il carro viene fornito, ma pacchetti di supporto di lungo termine non sono comparabili agli standard occidentali.
Economie di scala
Sono un fattore determinante. Il record di prezzo del Leopard 2A8 deriva da un ordine di soli 18 esemplari, aggiunti a oltre 300 già in servizio nell’esercito tedesco.
L’IfW Kiel (Kieler Institut für Weltwirtschaft) ha evidenziato come ordini ridotti mantengano alti i costi unitari, mentre commesse coordinate su larga scala li riducono sensibilmente. Lo stesso CEO di Rheinmetall ha recentemente dichiarato che, con ordini massicci attesi entro il 2026, la produzione industriale abbatterà prezzi e tempi.
Confrontare valori da ordini “artigianali” con scenari produttivi “industriali” rischia quindi di essere fuorviante.
Non confondiamo la lana con la seta
Il vero valore principale da considerare dovrebbe essere cosa si compra, non quanto diversi costano “carri armati”. In quelli occidentali la priorità è la sopravvivenza: del mezzo e, alle brutte, dell’equipaggio. Le munizioni sono ospitate in compartimenti separati, sono presenti pannelli di sfogo, corazze composite, sistemi antidrone (funzionanti…), APS (Active Protection System), per citarne alcuni.
In quelli russi le munizioni sono stipate in torretta o nella giostra sotto di essa, esponendo carrista e cannoniere al rischio “jack in the box”: l’esplosione catastrofica che proietta la torre in aria come il tappo di una bottiglia di spumante.
In Ucraina, i T-72 e T-90 esplosi con torrette lanciate a decine di metri sono diventati un simbolo, mentre i Leopard colpiti hanno di regola permesso la fuga dell’equipaggio e, in molti casi, il recupero del mezzo.

Il surplus di prezzo – milioni in più rispetto a un omologo russo o cinese – non è quindi solo corazza: è un investimento nella vita di chi opera nel carro. Per eserciti professionali e democrazie sensibili all’opinione pubblica, ogni vita salvata è un bonus politico, morale e strategico. Israele, dopo la guerra del Kippur, progettò il Merkava proprio per proteggere il carrista prima di tutto. E un militare che sa di essere ben protetto… combatte meglio!
Il futuro
Oggi un drone FPV da poche centinaia di dollari o una granata guidata possono distruggere un carro da milioni, ma i sistemi di autoprotezione contro droni e artiglieria hanno fatto passi da gigante: sensori avanzati, disturbi elettronici, protezioni attive hard-kill e soft-kill. E non parliamo qui di Intelligenza Artificiale, diamo per scontato che siano ancora gli uomini ad agire e reagire…
Un MBT sarà dunque ancora protagonista del campo di battaglia? Sicuramente, se opererà in “bolle” di protezione integrate (garantite dall’affiancamento – per quanto riguarda l’Italia – di veicoli da combattimento come i Lynx Skyranger) e con aggiornamenti rivoluzionari come le munizioni guidate Vulcano di Leonardo, in via di sviluppo, che – come già scritto – promettono di ridefinire la letalità dei carri occidentali.
Certo l’Italia non ha sempre rappresentato un modello virtuoso… L’aggiornamento dell’Ariete C2 costa circa 10 milioni di euro a unità ma conserva un deposito munizioni non separato e non corazzato (d’altronde lo stesso mezzo è stato realizzato da chi ha abusato tale termine per evitare un più corretto “blindato”). Significa che, se colpito, rischia l’effetto jack in the box. Per troppi aspetti abbiamo speso quanto per un MBT di fascia alta per mantenere la vulnerabilità di un T-72 anni ’70.

Entro pochi anni (3 dichiarano gli ottimisti), anche l’Italia avrà comunque il suo IMBT (Italian Main Battle Tank), un carro finalmente allo stato dell’arte. La joint venture Leonardo-Rheinmetall (sicuramente e virtuosamente anche oggi, 14 agosto, al lavoro) sta perfezionando il nuovo mezzo basato sul Panther.
Se la dirigenza di aziende recentemente acquisite verrà lasciata a casa, i carristi italiani – e di chissà quanti altri paesi, visto l’immenso potenziale export – potranno finalmente sentirsi meno “sacrificabili”.
T-14 Armata
Nonostante le criticità mostrate nella guerra ucraina Mosca, almeno sulla carta, un carro eccellente lo avrebbe tuttavia potuto adottare da anni: il T-14 Armata. Presentato 10 anni fa come rivoluzionario – torretta automatizzata, vano equipaggio isolato, sensori allo stato dell’arte – è rimasto confinato a poche unità dimostrative.
Costi alti, problemi di affidabilità e incompatibilità con la logistica russa (mantiene ancora molte caratteristiche dell’epoca sovietica), ne hanno limitato l’adozione.

La Russia continua così a mandare in battaglia T-72, T-80 e T-90, accettando perdite che il T-14 avrebbe sicuramente evitato o ampiamente ridotto. Avrà scelto “saggiamente” di risparmiare? Possiamo noi in Occidente permetterci il medesimo “lusso”?
Immagini: YouTube / KNDS / Esercito Italiano / РИА Новости
L’articolo Perché i carri occidentali costano di più? proviene da Difesa Online.
Negli ultimi tre anni i prezzi dei carri armati sono sicuramente aumentati: è la legge della domanda e dell’offerta. Spesso, con tono polemico, si confrontano i costosi MBT occidentali con i più economici T-90M russi o addirittura con i modelli…
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