SI VIS PACEM, PARA BELLUM – “SVPPBELLUM.BLOGSPOT.COM”
….La guerra all’Ucraina ci deve insegnare che, se vuoi vivere in pace,
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
….Basta con la retorica sulle guerre umanitarie e sulle operazioni di pace.
La guerra è guerra. Cerchiamo sempre di non farla, ma prepariamoci a vincerla…
…Ho ancora nel naso l’odore che faceva il grasso del fucile mitragliatore arroventato. Ho ancora nelle orecchie e sin dentro il cervello, il rumore della neve che crocchiava sotto le scarpe, gli starnuti e i colpi di tosse delle vedette di guardia, il suono delle erbe secche e delle pietre battute dal vento sulle rive del Tagliamento…
Il Caproni Ca.3 fu il terzo aeroplano progettato e costruito dal pioniere dell’aviazione trentino Gianni Caproni. Più grande ma più leggero dei predecessori Ca.1 e Ca.2, era un biplano monomotore a elica traente con configurazione tradizionale; era tuttavia privo della fusoliera, sostituita da una trave formata da due steli di bambù e tre montanti verticali che li collegavano.
Storia del progetto
Il Caproni Ca.3 fu sviluppato da Gianni Caproni subito dopo i parziali successi rappresentati dai suoi primi due aeroplani, il Ca.1 e il Ca.2 appunto, i quali si erano alzati in volo con successo tra il maggio e l’agosto del 1910 ma erano stati incapaci di atterrare con delicatezza ed erano entrambi andati distrutti al termine del volo inaugurale.
Tecnica
Il Ca.3 conservava, rispetto ai predecessori, la configurazione biplana con impennaggi in coda e motore traente in testa all’aereo. Se ne differenziava tuttavia per il fatto di essere un sesquiplano, cioè un biplano con l’ala inferiore nettamente più corta di quella superiore; per il carrello, che abbandonava le due ruote stabilizzatrici collocate sotto le estremità alari che avevano caratterizzato il Ca.1 e il Ca.2; per il profilo alare, che introduceva la doppia curvatura suggerita a Caproni dall’amico e collega Henri Coandă; per la mancanza di una vera e propria fusoliera, in luogo della quale erano presenti due travi in bambù (irrigidite da tre montanti verticali) che sorreggevano i piani di coda.
Impiego operativo
In un articolo pubblicato sulla Lettura Sportiva l’11 gennaio 1911, il giornalista Annibale Arano descrisse così il Ca.3 e alcuni suoi tentativi di prendere il volo presso Malpensa, nell’inverno 1910-1911:
“””…Ed ecco il N. 3, frutto supremo delle ansie ultime, quando sorrise piena vittoria agli sforzi tenaci. Si addossa ai fratelli maggiori, più ampio, tutto giallo in perfetto ordine di marcia. L’ing. Caproni gentilmente ci spiega. La direzione è tutta concentrata nel volante che ingegnosamente provvede a tutte le manovre. Un bilanciere ai piedi le sussidia. Le ali, mi perdonino i tecnici se i termini sono poco appropriati, si curvano in una specie di doppia curvatura e presentano la particolarità di evitare, possibilmente, i risucchi d’aria. La coda è semirigida e tende a evitare possibili capovolgimenti. Il motore è anteriore, ed il posto per l’aviatore è tra la coda e le ali. Le precauzioni e le prudenze dopo queste ultime tragiche morti, risorgono e s’impongono e lottano coraggiose a scacciare nei limiti del possibile, i lutti che il triste destino prepara ad ali men salde e temerarie. Si tenta un volo malgrado la neve alta. L’amico devoto, Zweifel, sale sul seggiolino, e tenta a più riprese… Ma è inutile. La neve ostacola ogni mossa, ed il N. 3 ritorna fra gli altri fratelli a sonnecchiare finché, dileguato il bianco mantello, più tardi, il vortice turbinoso dell’elica piegherà a terra gli sterpi piccini della brughiera”””.
Ulteriori dettagli dell’attività di volo del Ca.3, svolta nella prima metà del 1911, non sono noti.