Centenario dell’Aeronautica Militare: inaugurato il percorso storico-museale della Direzione Superiore Studi ed Esperienze di Guidonia. Ospite d’eccezione la Professoressa Ercoli Finzi, autorità nel campo dello Spazio
Di Fabrizio Scarinci
GUIDONIA MONTECELIO (ROMA). Operativa dal 1° febbraio 1928 e quasi interamente distrutta in seguito agli eventi legati al secondo conflitto mondiale, la Direzione Superiore Studi ed Esperienze (DSSE) della Regia Aeronautica, situata nell’aeroporto militare di Guidonia Montecelio, costituì uno dei siti più avanzati a livello mondiale nell’ambito della sperimentazione di nuovi velivoli, di armamenti, di equipaggiamenti e di tutto ciò che, in generale, era legato al volo.
Tra i diversi impianti all’avanguardia di cui tale struttura si avvaleva figuravano una galleria del vento a doppio ritorno, una galleria stratosferica “ultrasonora” (all’epoca la più avanzata al mondo per potenza e dimensioni), una sezione idrodinamica dotata di una vasca di circa 500 metri di lunghezza (utile soprattutto al fine di testare i nuovi modelli di idrovolanti), un simulatore di vuoto e una centrifuga per lo studio del disorientamento spaziale, che consentirono alla Regia Aeronautica e ad alcune delle maggiori aziende nazionali operanti in quegli anni nel settore aeronautico (come SIAI Marchetti, Caproni, FIAT e CANT) di sviluppare progetti altamente innovativi, grazie ai quali vennero anche poste le basi per il volo a reazione e per il superamento della velocità del suono.
Come anticipato in apertura, la storia del sito venne bruscamente interrotta durante il secondo conflitto mondiale, nel corso del quale subì dapprima alcuni bombardamenti da parte degli alleati e, in seguito all’8 settembre, anche una certosina opera di “saccheggio” da parte dei tedeschi, che, dopo essersi impossessati di alcuni macchinari e degli archivi contenenti i risultati delle varie sperimentazioni, decisero di minare i suoi impianti e di procedere alla loro distruzione.
A causa degli enormi danni subiti, negli anni dell’immediato dopoguerra il loro recupero si sarebbe rivelato impossibile; ragion per cui la rinata Aeronautica Militare avrebbe optato per il loro definitivo abbandono.
Recentemente, però, nell’ambito delle varie iniziative intraprese al fine di celebrare il centenario della sua fondazione, la Forza Armata ha deciso di fare del sito uno spazio museale aperto al pubblico, liberandolo dalla fitta vegetazione che ormai lo ricopriva e creando un suggestivo percorso tra le principali strutture ancora visibili (come, ad esempio, la Sezione Idrodinamica e gli edifici che ospitavano le gallerie del vento), di cui sono anche stati creati dei “gemelli digitali” che il pubblico potrà visualizzare in loco tramite appositi dispositivi.
Oltre a tale percorso è stato, inoltre, deciso di creare uno spazio espositivo permanente nell’edificio che al tempo della DSSE costituiva la divisione radioelettrica della base, dove sarà possibile visionare i modelli in scala di alcuni dei velivoli sviluppati tra la fine degli anni 20 e gli inizi degli anni 40, molte delle strumentazioni utilizzate all’epoca all’interno della struttura (o sviluppate grazie alle sperimentazioni condotte al suo interno), alcune delle tute indossate dai tecnici e dai piloti di quel periodo e un certo numero di volumi redatti in quegli anni sulla base degli studi effettuati.
Tenutasi nella giornata di ieri alla presenza del Comandante delle Scuole e della 3^ Regione Aerea, Generale di Squadra Aerea Silvano Frigerio, la cerimonia di inaugurazione del nuovo spazio museale ha visto la partecipazione del Generale Ispettore Capo Basilio Di Martino, Presidente del “Comitato Centenario dell’Aeronautica Militare”, e di numerose autorità civili, religiose e militari del territorio.
L’ospite d’eccezione dell’evento, nonché incaricata di tagliare il nastro della nuova struttura, è stata la Professoressa Amalia Ercoli Finzi, prima donna a laurearsi in ingegneria aeronautica in Italia presso il Politecnico di Milano e divenuta, nel corso degli anni, una delle personalità di maggior rilievo al mondo nel campo delle scienze e delle tecnologie aerospaziali, con importantissimi ruoli di consulenza ricoperti in seno alla NASA, all’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e all’Agenzia Spaziale Europea (ESA).
Ad aprire la cerimonia il Colonnello Michele Cesario, Comandante del 60° Stormo di Guidonia, che ha iniziato il suo intervento sottolineando quanto la riqualificazione di tale spazio fosse ricca di significato sia per l’Aeronautica, che tra gli anni 20 e 40 aveva a disposizione un vero e proprio fiore all’occhiello nel settore della ricerca e sperimentazione aeronautica, sia per la comunità di Guidonia, che ha vissuto in prima persona la nascita, le glorie e il declino della DSSE.
Continuando, egli ha poi evidenziato come il tipo di riqualificazione posto in essere dall’AM (scelto, a dire il vero, anche in ragione dell’impossibilità di arrivare ad un recupero integrale del sito) rappresenti una perfetta sintesi di alcune delle più avanzate tecnologie che caratterizzano il nostro tempo. “Per i primi 50 anni del secolo scorso – ha, infatti, sottolineato – il processo di ricerca e sperimentazione prevedeva, semplificando, delle fasi di studio a cui sarebbe seguita la sperimentazione empirica. Proprio per questa seconda fase nascono le varie gallerie del vento e la vasca idrodinamica, per poter provare e comparare con modelli di balsa ciò che veniva teorizzato su carta, con risultati eccezionali. Oggi, invece, il tutto si svolge in ambiente digitale, in alcune accezioni definito metaverso, e quindi, mutuando le attuali tecniche di ricerca e sviluppo, si è deciso di non restaurare in senso stretto ma di creare il cosiddetto digital twin, ovvero un gemello digitale della DSSE. In tal modo possiamo vivere l’esperienza, senza modificare ciò che di fatto rappresenta un patrimonio di archeologia industriale.”
Al suo intervento ha quindi fatto seguito quello della Professoressa Ercoli Finzi, che ha voluto rimarcare come la DSSE rappresenti le radici stesse della nostra Storia recente; una Storia, spesso dimenticata, in cui l’Italia è stata più volte leader mondiale in campo aeronautico, sconfinando, peraltro, in numerose altre discipline ed assumendo una posizione di assoluto prestigio a livello mondiale.
Per la Professoressa la creazione del centro è la testimonianza di come, immediatamente dopo i voli dei primi pionieri, si fosse compresa l’importanza di effettuare degli studi approfonditi su discipline quali fisio-dinamica, aerodinamica ed altre ancora, senza i quali conquiste tecnologiche come il volo a reazione o l’aero passeggeri, che avrebbe portato alla conquista dei cieli da parte dell’umanità, non sarebbero mai state ottenute.
A suo parere, questo processo si starebbe, peraltro, ripetendo anche oggi nell’ambito dell’esplorazione spaziale, in cui si starebbe assistendo ad una rinnovata competizione per il ritorno sulla Luna e, in prospettiva, per lo sbarco del primo uomo su Marte; due obiettivi che la NASA, l’ESA, l’agenzia spaziale giapponese e quella canadese avrebbero affidato al programma congiunto “Artemis”.
Un programma che lei stessa segue da vicino e di cui ha descritto, in una breve quanto entusiasmante prolusione, tutte le prossime sfide, tra cui quella di mettere una nuova stazione spaziale in orbita non ellittica attorno alla Luna, quello di creare un avamposto eventualmente in grado di produrre acqua nel polo sud del nostro satellite e quello di progettare un sistema di discesa su Marte che possa consentire di rifornire in sicurezza eventuali avamposti umani.
In conclusione, si può dunque affermare come anche in una giornata rivolta al passato come quella di ieri si sia parlato molto di futuro. Una cosa che, però, non dovrebbe affatto stupire, poiché il ricordo e la valorizzazione del passato dovrebbero servire proprio a preparare il futuro.
Come il Generale Frigerio ha sottolineato a Report Difesa nel corso dell’evento, infatti, guardare al passato per approcciarsi al futuro è importante anche nell’ottica di riscoprire il perseguimento degli interessi nazionali, aggiungendo come “soprattutto in un Paese come il nostro, che spesso e volentieri si autoconvince di non essere in grado di raggiungere taluni obiettivi, guardare a ciò che si è riusciti ad ottenere negli scorsi decenni può aiutare a farci capire come nulla, in realtà, ci sia precluso”.
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