Clandestini e trafficanti in festa: lo Stato italiano non c’è più
Sbarchi in massa di immigrati illegali che sbarcano direttamente sulle spiagge di Lampedusa e della Sardegna o vengono trasportati in porto dalle motovedette della Guardia Costiera. Fughe continue di centinaia di clandestini dai centri di accoglienza dove dovrebbero trascorrere il periodo di quarantena, aggressioni alle forze dell’ordine e persino tentativi di far deragliare un treno, come è accaduto nei pressi di Parma con un’azione sventata dai carabinieri che lascia il dubbio dell’intento terroristico.
Infine, la chiara percezione che la Tunisia utilizzi per l’ennesima volta la minaccia degli sbarchi in massa dei propri connazionali per incassare altri aiuti economici da un’Italia da molti anni prona ai trafficanti e ai ricatti dei paesi vicini.
Sono tutti elementi che confermano come ormai in Italia lo Stato abbia rinunciato a far valere le sue prerogative, almeno nei confronti di clandestini, trafficanti e paesi che speculano su questi traffici per passare all’incasso a spese nostre.
Se i flussi migratori illegali non hanno raggiunto i numeri astronomici di sbarchi degli anni compresi tra il 2013 e il 2017, non c’è dubbio che oggi oltre ai numeri vadano valutati anche lo status dei clandestini e le condizioni dell’Italia e degli italiani dopo l’epidemia di Covid-19.
Dall’inizio dell’anno sono sbarcati illegalmente quasi 15 mila clandestini (di cui 6mila tunisini), bengalesi (quasi 2mila), ivoriani e algerini (poco meno di un migliaio per ogni nazionalità), poi sudanesi e marocchini: persone che non fuggono da guerre, persecuzioni o carestie, che non hanno alcun diritto a chiedere asilo ma che hanno ben compreso che ln Italia possono entrare quando vogliono pagando i trafficanti e facendo ciò che vogliono.
Si tratta di quasi il quadruplo del circa 4mila sbarcati nello stesso periodo del 2019 ma a quelli sbarcati dal mare si aggiungono ogni giorno decine di pakistani, iracheni e afghani che entrano altrettanto clandestinamente dai confini sloveni, solo in parte intercettati dalle forze di polizia e in misura limitatissima riportati in Slovenia da dove ritenteranno presto l’attraversamento del nostro confine.
A gonfiare i numeri e gli incassi dei trafficanti ha provveduto il governo italiano che ha dato al mondo la chiara definizione di una volontà politica arrendevole, tesa ad accogliere chiunque e a rinunciare a ogni parvenza di controllo sui propri confini nonostante il rischio di diffusione del Coronavirus.
Il governo e la maggioranza parlamentare che lo sorregge stanno offrendo uno spettacolo indecoroso per il prestigio della Nazione regalando a criminali, trafficanti e clandestini successi e motivi per esultare.
Attivano navi da crociera (al costo di oltre 1,5 milioni al mese per ogni traghetto noleggiato) e centri d’accoglienza spendendo milioni che sarebbero preziosi per aiutare gli italiani in difficoltà, invece di presidiare acque e coste meridionali annunciano da mesi di voler abrogare i decreti sicurezza emanati da Matteo Salvini e condannano l’ex ministro a rispondere in tribunale del successo conseguito riducendo al minimo storico gli sbarchi.
Incredibili poi le recenti dichiarazioni del premier Giuseppe Conte: “Non possiamo tollerare che si entri in Italia in modo irregolare e che i risultati dei sacrifici compiuti per contenere la diffusione del Covid siano vanificati da migranti che tentano di sfuggire alla sorveglianza sanitaria. Dobbiamo essere duri e inflessibili”.
Parole che lasciano stupefatti perché cozzano con quanto ha fatto finora il premier adoperatosi in ogni modo con governo e maggioranza per incentivare e incoraggiare l’immigrazione illegale: dalle reiterate dichiarazioni per la revoca dei decreti sicurezza di Matteo Salvini, dai voti della maggioranza per processare l’ex ministro alla legge sulle regolarizzazioni dei clandestini del ministro Bellanova fino a via libera agli sbarchi dalle navi delle Ong e alla messa in opera di navi-quarantena in barba al decreto che lo stesso governo aveva emanato il 7 aprile chiudendo i porti a causa dell’emergenza sanitaria. Uno Stato così, che spalanca i confini a chiunque e manda a processo chi ha cercato di chiuderli a trafficanti e clandestini offre al mondo una sola, devastante, immagine: quella di un “bengodi” per delinquenti stranieri!
Nicola Zingaretti chiede che vengano stracciati gli accordi con la Libia il cui azzeramento riaprirebbe la rotta libica a nuovi massicci flussi, confermando che il PD continua coerentemente (se si esclude la “parentesi Minniti”, ministro non a caso attaccato da più parti dal suo stesso partito e maggioranza di governo per aver frenato l’immigrazione illegale) sulla stessa strada che portò i suoi governi a far sbarcare sulle nostre coste oltre 700 mila clandestini dal 2013.
Quanto al rischio che gli immigrati illegali diffondano il Covid il ministro Boccia ha fatto sapere che il 75% dei positivi sono italiani: notizia rilevante perchè ci dice che un quarto sono stranieri entrati illegalmente con in più la differenza che gli italiani in genere rispettano la quarantena, moltissimi clandestini invece no.
Le dichiarazioni del M5S e del ministro degli Esteri, Luigi di Maio, danno l’impressione che i grillini vogliano ripresentarsi come fieri nemici dell’immigrazione illegale ma dopo aver votato a favore del rinvio a giudizio di Matteo Salvini ogni esternazione su questo tema scivola nel ridicolo, confermando la profonda confusione che domina quel movimento.
Ribadire, come ha fatto oggi Di Maio a Tunisi, che i clandestini tunisini verranno rimpatriati, ha poco senso dal momento che i rimpatri di 6mila (finora) tunisini sbarcati quest’anno richiedono molti mesi al ritmo previsto dall’accordo italo-tunisino (quasi mai attuato) di 80 rimpatri a settimana mentre molti tunisini fuggono e fanno perdere le proprie tracce. L’unica risposta credibile è quindi l’immediato respingimento.
Sovranità zero
Lo Stato italiano sembra dunque aver perso credibilità e sovranità, dando l’impressione di aver cessato di esistere: trafficanti e clandestini infatti si prendono palesemente gioco di noi sbarcando come fossero turisti con valige, occhiali da sole e cagnolini al seguito, dichiarando senza timore di pretendere di venire in Italia e andare dove preferiscono, impiegando impunemente finti pescherecci (in realtà navi-madre) che mettono in mare gommoni ai limiti delle nostre acque, postando video in cui si fano beffe delle nostre leggi e fuggendo da luoghi di quarantena certi di non doverne subire le conseguenze.
Persino i pescherecci tunisini entrano impunemente nelle acque italiane, più per sbarcare clandestini che per pescare mentre i pescherecci italiani vengono fermati dalle motovedette di Tunisi mentre pescano in acque internazionali che i tunisini considerano unilateralmente di loro esclusivo sfruttamento.
Abbiamo le forze navali più potenti del Mediterraneo ma abbiamo rinunciato persino a controllare i nostri confini marittimi. Eppure non mancavano droni e motovedette per multare durante il confinamento runner che correvano sulle spiagge o canoisti che pagaiavano da soli in mezzo al mare mentre oggi si multano italiani che non indossano le mascherine e mancano le risorse per aiutare ceti produttivi e categorie più fragili.
Mentre Giuseppe Conte ottiene dal Parlamento il prolungamento dello stato d’emergenza sanitaria il suo governo favorisce gli sbarchi incontrollati che potrebbero favorire una nuova esplosione virale, accogliendo chiunque giunga senza documenti violando le leggi e in molti casi con alle spalle un curriculum criminale di tutto rispetto.
Poiché l’immigrazione clandestina resta un reato, chiunque arrivi illegalmente è un delinquente e lo è doppiamente quando fugge dai centri d’accoglienza, viola la quarantena o aggredisce e ferisce membri delle forze dell’ordine.
Difficile nascondere la volontà politica di riattivare il business dell’accoglienza che negli anni scorsi ha dispensato oltre 20 miliardi ad enti e coop di area cattolica e di sinistra vicine all’attuale maggioranza, ma il prezzo da pagare questa volta è però potenzialmente ancora più alto che in passato, perché si fanno affari ignobili sulle spalle di un’Italia impoverita e impaurita che attende con ansia di sapere quanto salato sarà il conto da pagare per le conseguenze del coronavirus.
Opzioni per una risposta credibile
Eppure gli strumenti per ridare dignità alla Nazione, riassumendo quanto meno il controllo dei confini non mancherebbero. Invece di subire l’ormai consueto e ciclico ricatto nordafricano (basato su aiuti economici in cambio di un generico impegno a controllare meglio i flussi) si potrebbe rafforzare la presenza navale al limite delle acque costiere, intercettare i barchini e riportare in acque tunisine e algerine i clandestini senza neppure far toccare loro il suolo nazionale o reimbarcandoli nel caso avessero raggiunto le nostre coste.
Su Tunisi si potrebbero inoltre esercitare forti pressioni tenuto conto dei tantissimi tunisini che vivono e lavorano regolarmente in Italia mandando consistenti rimesse finanziarie in patria.
Il ministro Di Maio sostiene che vadano fermate le partenze dalla Tunisia ma appare chiaro che solo i respingimenti immediati di chi arriva a Lampedusa o in Sicilia scoraggeranno nuove partenze.
La Guardia costiera libica sta intercettando più gommoni e barconi dei colleghi tunisini (a entrambe l’Italia dona mezzi e denaro): ne ha fermati e riportati in Libia circa 7mila dall’inizio dell’anno.
Sarebbe sufficiente impedire l’ingresso nelle acque italiane alle navi delle Ong (sequestro definitivo della nave per chi viola le nostre acque territoriali e carcere per gli equipaggi) che raccolgono clandestini davanti alle coste libiche per chiudere i flussi dalla nostra ex colonia del tutto, o quasi.
Se poi ci si preoccupa della sorte dei migranti illegali respinti in Libia dalla locale Guardia costiera, non dovrebbe risultare troppo oneroso per le agenzie delle Nazioni Unite, finanziate generosamente anche dall’Italia, rimpatriarli rapidamente dalla Libia (in Tripolitania la guerra è finita) nei paesi di origine.
Del resto l’emergenza Covid-19 giustifica oggi più che mai quella chiusura dei confini all’immigrazione illegale che dovrebbe essere un principio prioritario in ogni momento ma soprattutto ora che appare chiaro a tutti che dall’Europa non avremo nessun aiuto e tenuto conto che, anche se i partner accettassero di farsi carico di un po’ di clandestini sbarcati in Italia, questo non farebbe che incoraggiare nuovi flussi.
Difficile dire se sia più avvilente o patetico sentire ministri invocare l’aiuto dell’Europa per ridistribuire i clandestini e definire “inaccettabili” gli sbarchi dei tunisini.
Chi governa ha il dovere e il potere (specie in “stato d’emergenza”) di agire per il bene della Nazione e la salvaguardia di confini, sicurezza e sovranità. Quanto all’Europa, ha già dimostrato la sua incapacità di affrontare il problema dei flussi migratori e del resto ogni ridistribuzione in uno Stato europeo incentiverebbe solo ulteriori partenze di clandestini.
Per quanto riguarda gli afghani o iracheni giunti in Italia dai confini orientali o sbarcati sulle coste ioniche della Calabria è paradossale che dopo 18 anni di presenza militare italiana a Kabul e dintorni (costataci 53 morti e più di 10 miliardi di euro) e molti anni di altrettanto costose missioni in Iraq, Roma non sia in grado di pretendere da quei governi l’immediato rimpatrio dei loro connazionali giunti da noi illegalmente.
Superfluo poi sottolineare che i confini sloveni andrebbero sorvegliati anche con l’impiego dei militari, facendo pressioni sulla Slovenia (che ha moltissimi lavoratori frontalieri con impiego in Friuli) affinchè aumenti la soglia d’attenzione alle frontiere.
Certo quelli citati sono solo alcuni esempi di come sarebbe possibile reagire, invece di subirla, a questa minaccia. Esempi sufficienti però a evidenziare che il vero problema non è la mancanza di alternative ma l’assenza di volontà e capacità politica di ripristinare l’autorità e la credibilità dello Stato, agli occhi del mondo e degli italiani.