Col “decreto insicurezza” l’Italia torna ad essere la gallina dalle uova d’oro per i trafficanti
Il governo Conte 2 ci ha messo 13 mesi per smentire sé stesso e cancellare i Decreti Sicurezza voluti da Matteo Salvini quando era ministro dell’Interno e per riuscirci ha dovuto attendere l’esito delle ultime elezioni regionali in cui il moderato successo del centrodestra ha coinciso col tracollo di M5S.
La debacle grillina sembra aver infatti tolto al primo partito italiano per rappresentanza parlamentare ogni capacità di difendere persino il proprio operato. Difficile dimenticare i manifesti di M5S che invocavano “immigrazione zero”, il fatto che M5S abbia votato convinto i Decreti Sicurezza di Salvini, o le dichiarazioni di Conte che vantava i vantaggi degli stessi decreti.
M5S, travolto dalla sconfitta e dal feroce scontro interno, sembra aver firmato una resa senza condizioni al PD, che si dimostra coerente con la linea adottata da tempo (parentesi Minniti a parte) e che dal 2013 ha permesso che in Italia approdassero oltre 750 mila immigrati clandestini che avevano pagato i trafficanti.
Il nuovo Decreto Immigrazione non modifica solo le parti più rilevanti dei Decreti Sicurezza in tema migratorio ma disegna una politica “immigrazionista” migratoria simile a quella che fino al 2017 ci ha regalato ondate di clandestini comprese tra i 120 mila e i 181 mila all’anno.
Via le maxi multe alle Ong che entrino senza permesso in acque italiane (peraltro mai applicate dall’attuale governo e oggi ridotte a cifre comprese tra 10 mila e 50 mila euro) che ora potranno tornare a lavorare impunemente come “taxi del mare”, inoltre la competenza in proposito viene sottratta al ministero dell’Interno per attribuirlo a quello dei Trasporti, da cui dipende la Guardia Costiera.
Di fatto non potrà più essere espulso nessuno: all’esclusione di questa ipotesi per chi in patria rischi trattamenti inumani o degradanti, tortura e violenze si aggiunge il no al rimpatrio se determina il rischio di una violazione del diritto alla vita privata e familiare.
Inoltre i tempi massimi di trattenimento degli stranieri nei Centri per il rimpatrio (CPR) scendono da 180 a 90 giorni, prorogabili di ulteriori 30 giorni qualora lo straniero sia cittadino di un Paese con cui l’Italia ha sottoscritto accordi in materia di rimpatri.
Una norma che ridurrà ulteriormente i rimpatri che già quest’anno sono fermi a circa 2mila (complice anche la chiusura dei confini nel periodo del Covid) contro i circa 7mila annuali degli ultimi anni.
Chi sbarca illegalmente otterrà una vasta gamma di permessi biennali creati ad hoc per coloro che non hanno diritto all’asilo e concessi per calamità, per residenza elettiva, per acquisto della cittadinanza o dello stato di apolide, per attività sportiva, per motivi religiosi e per assistenza minori e persino per lavoro di tipo artistico.
E meno male che il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, aveva detto il 5 agosto che contro tali flussi illegali “saremo duri e inflessibili” e che il ministro dell’Interno, Lamorgese, aveva definito il 29 luglio scorso ”inaccettabili” gli sbarchi.
In pratica chiunque paghi criminali per sbarcare in Italia potrà restare nella Penisola a spese dei contribuenti italiani e tutte queste forme di accoglienza potranno essere convertiti in permesso di lavoro.
Se teniamo conto che solo il 20 per cento circa dei clandestini giunti in Italia in questi ultimi anni avevano diritto all’asilo (molti meno se prendiamo in esame i 26 mila sbarcati di quest’anno (in gran parte tunisini, algerini, bengalesi, ivoriani, pakistani, afghani, sudanesi, somali, egiziani e marocchini), appare evidente che il governo italiano intenda regolarizzare tutti clandestini con un’accoglienza di tipo squisitamente ideologico.
Persino l’agenzia europea delle frontiere (Frontex) ha più volte sottolineato che l’80 per cento dei clandestini sbarcati in Europa dovrebbe essere rimpatriato e il 12 agosto scorso il capo della polizia, Franco Gabrielli, aveva detto pubblicamente che “le persone che non sono legittimamente in Italia, e a maggior ragione quelle che delinquono, devono tornare nel loro Paese”.
Invece di condizionare gli aiuti economici elargiti dall’Italia e dalla Ue ai Paesi afro-asiatici al rimpatrio dei loro connazionali immigrati illegalmente spalanchiamo le porte a chiunque nonostante il paradossale aspetto sanitario: se davvero esiste un’emergenza Covid è quanto meno demenziale accogliere immigrati illegali tra i quali vi sono molti positivi al “virus cinese”.
La questione si pone anche in termini di ordine pubblico dal momento che, accogliendo un bel po’ di farabutti, ci troviamo di fronte a continue rivolte e fughe dai centri d’accoglienza al punto che occorre chiedersi che tipo di permesso verrà concesso a questi “gentiluomini”.
Se oggi Roma punta a garantire a tutti gli sbarcati una sorta di regolarizzazione non potrà certo pretendere che vengano poi ridistribuiti tra i partner Ue che prendono in esame solo coloro che hanno diritto all’asilo. Dopo la “parentesi Salvini” (e in parte, precedentemente, la “parentesi Minniti”) l’Italia torna a essere quindi il bengodi per ogni clandestino e la gallina dalle uova d’oro per i trafficanti.
Le nuove norme del governo si presentano come un vero e proprio “decreto Insicurezza” per almeno 4 ragioni:
1 – aumenteranno ulteriormente i flussi illegali con gravi problemi di accoglienza e ordine pubblico dovuti anche al fatto che tra i clandestini in arrivo ci sono molti balordi e criminali come dimostrano gli attacchi alla polizia (migliaia di agenti impegnati, decine i feriti nel silenzio dei grandi media), gli incendi dei centri d’accoglienza o le fughe di massa dalla quarantena.
2 – aumenteranno i clandestini con vari status di protezione che bivaccano nelle nostre città incrementando l’insofferenza degli italiani e garantendo nuova manodopera a spaccio e criminalità
2 – le spese per l’accoglienza, ridotte al minimo storico dal governo precedente (che aveva eliminato quasi del tutto la protezione umanitaria e ridotto le diarie alla lobby dell’accoglienza), torneranno a gonfiarsi proprio nel momento di maggiore difficoltà economica per gli italiani in cui ogni risorsa dovrebbe essere assicurata al welfare per i connazionali
4 – l’attribuzione a cascata di permessi di lavoro incrementerà la concorrenza al ribasso sul mercato de lavoro, specie quello meno qualificato, penalizzando italiani e immigrati regolari i quali, a differenza dei clandestini appena sbarcati, non possono accontentarsi di retribuzioni da fame perché hanno garantiti vitto e alloggio nei centri d’accoglienza.
L’accoglienza per tutti verrà assicurata nei centri e nel Sistema di accoglienza e integrazione gestito in modo diffuso nei comuni mentre ogni richiedente protezione internazionale avrà diritto all’iscrizione all’anagrafe e avrà accesso ai lavori di utilità sociale.
All’ombra delle parole d’ordine ”accoglienza e integrazione” viene rilanciato il business che ha arricchito con oltre 20 miliardi di euro tra il 2013 e il 2017 cooperative ed enti per lo più legati alla Sinistra e al mondo cattolico ripristinando un giro d’affari che incoraggerà nuovi enormi flussi illegali verso l’Italia, ornai l’unico paese europeo del Mediterraneo a spalancare porte e porti.
La Spagna infatti attua respingimenti ed espulsioni basandosi sul corretto principio (diffuso ovunque prima che prendessero invia i flussi illegalità su vasta scala gestiti dalla criminalità organizzata) che chi ha diritto all’asilo può presentare domanda negli uffici degli organismi internazionali o presso le sedi diplomatiche di Madrid nei propri Stati di residenza.
La Grecia ha dichiarato guerra alle Ong dopo “l’Operazione Alcmene” effettuata dai servizi segreti e dalla polizia che ha portato alla luce nell’agosto scorso una vasta gamma di attività illecite volte a favorire i flussi illegali verso l’isola di Lesbo attuate da 35 membri tedeschi, francesi, svizzeri, norvegesi e bulgari di 4 Ong (due tedesche), accusate di aver usato “metodi e procedure illegali”.
Gli indagati avrebbero fornito informazioni sulle coordinate geografiche per favorire gli sbarchi sull’isola greca da parte della Turchia. Il ministro dell’Immigrazione, Notis Mitarakis, ha dichiarato che “non saranno tollerate le attività illegali da parte delle Ong aggiungendo che “la Grecia non può essere la porta per l’Europa”.
Inoltre Atene ha ridotto al minimo le concessioni d’asilo ottenendo con le sue politiche di difesa dei confini ottimi risultati. Tra giugno e agosto sono arrivati dalle coste turche solo 2.076 clandestini contro i 18.519 dello stesso periodo del 2019 (meno 89%) mentre nello stesso periodo 2.736 richiedenti asilo sono stati espulsi o ricollocati.
A conferma di come i flussi illegali siano legati strettamente alle politiche dei singoli governi giova sottolineare che la Grecia è stata il punto di ingresso per oltre il 60% degli arrivi di rifugiati nell’Europa mediterranea nel 2019 (quando in Italia le politiche di Salvini ridussero al minimo storico gli sbarchi) contro appena il 23% di arrivi nel 2020, anno in cui il governo Conte 2 ha varato nuove iniziative immigrazioniste.
Mentre Spagna e Grecia chiudono i confini e rendono la vita dura a clandestini e Ong, il governo di sinistra italiano sta trasformando la Penisola nell’unico approdo sicuro per i flussi illegali nel Mediterraneo con sbarchi da tempo fuori controllo in Sicilia e a Lampedusa (dalla Tunisia e dalla Libia) più flussi minori dall’Algeria alla Sardegna e dalla Turchia alle coste joniche della Calabria. .
Facile quindi comprendere come con la recessione post Covid che si stima faccia perdere uno o due milioni di posti di lavoro agli italiani sia un pericoloso azzardo spendere denaro per accogliere, assistere e cercare di dare lavoro a immigrati illegali.
Foto: Marina Militare, Frontex, Ministero dell’Interno e Twitter