Comincia l’era dell’energia nucleare tattica
L’Esercito degli Stati Uniti ha lanciato ufficialmente il Janus Program, un progetto che segna un punto di svolta nella gestione energetica delle installazioni militari. L’obiettivo è ambizioso: introdurre microreattori nucleari modulari all’interno delle basi statunitensi per garantire autonomia, resilienza e continuità operativa anche in assenza di reti civili o linee di rifornimento tradizionali.
L’annuncio, diffuso durante il meeting annuale della Association of the U.S. Army (AUSA) di Washington, riflette una consapevolezza maturata negli ultimi anni: le guerre del futuro non si vinceranno solo con i missili o i droni, ma anche con l’energia.
Come ha spiegato il segretario dell’Esercito Dan Driscoll, la dipendenza dalle reti elettriche civili rappresenta una vulnerabilità strategica. Basi e comandi avanzati – soprattutto nel teatro indo-pacifico – devono poter contare su una fonte autonoma e continua di alimentazione. «Dobbiamo avere energia ovunque operiamo – ha dichiarato – perché senza energia non esiste superiorità operativa».
Il Janus Program nasce dunque per disaccoppiare la capacità militare dal sistema energetico civile, sviluppando una rete di piccoli reattori nucleari commerciali installabili direttamente nelle basi e gestiti da operatori privati sotto controllo governativo.
Il progetto rappresenta l’evoluzione del Project Pele, lanciato nel 2020 dal Dipartimento della Difesa per sperimentare un reattore trasportabile da 1-5 MW, racchiuso in container standard e impiegabile in teatri operativi remoti. Con Janus si passa alla fase di applicazione strutturale: non più prototipi, ma reattori commerciali pronti per l’uso militare.
La gestione seguirà un modello contrattuale simile a quello adottato dalla NASA per i servizi spaziali COTS: partnership pubblico-privata, obiettivi intermedi, controllo tecnico del Dipartimento dell’Energia e integrazione con la Defense Innovation Unit. Il primo microreattore dovrebbe raggiungere la “criticità” entro la metà del 2026, con una piena operatività prevista per il 2028.
L’impatto operativo è evidente. I nuovi sistemi d’arma – radar, sensori, difese antimissile e reti C4 – assorbono quantità crescenti di energia elettrica. In prospettiva, il microreattore diventa una risorsa strategica, capace di sostenere missioni prolungate e di ridurre la vulnerabilità logistica.
Restano tuttavia numerose criticità. La regolamentazione nucleare americana non è ancora pienamente adeguata a impieghi militari decentralizzati; i costi di sviluppo restano elevati; l’accettazione pubblica richiederà trasparenza e comunicazione. Anche la sicurezza fisica e cibernetica dei reattori dovrà essere garantita con standard più alti di quelli civili.
Inoltre, la logistica del combustibile – l’HALEU, uranio arricchito al 19,75% – richiede una filiera industriale ancora in fase di consolidamento.
Per l’Europa, e per l’Italia in particolare, il programma statunitense offre spunti significativi. Le forze armate europee si trovano sempre più spesso a operare in scenari isolati, dove l’autonomia energetica è sinonimo di sicurezza. I microreattori potrebbero costituire una soluzione strategica per basi insulari, avamposti logistici o missioni in aree a rischio.
Allo stesso tempo, il know-how industriale europeo nel campo dei sistemi di controllo, delle turbine e della sensoristica potrebbe inserirsi nella filiera dei microreattori modulari, oggi dominata dagli Stati Uniti.
Janus rappresenta un ritorno, non al nucleare militare d’attacco, ma a quello strategico-logistico, capace di alimentare la guerra moderna con energia costante e sicura. È il segnale che l’energia – come la rete o il dominio informativo – è ormai parte integrante della supremazia militare.
In futuro, chi controllerà il flusso energetico controllerà anche il campo di battaglia.
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L’Esercito degli Stati Uniti ha lanciato ufficialmente il Janus Program, un progetto che segna un punto di svolta nella gestione energetica delle installazioni militari. L’obiettivo è ambizioso: introdurre microreattori nucleari modulari all’interno delle basi statunitensi per garantire autonomia, resilienza e…
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