Dambruoso: “il terrorismo islamista non è sconfitto“
Stefano Dambruoso, magistrato, attualmente sostituto procuratore a Bologna ed ex Questore della Camera dei Deputati dal 2013 al 2018, ha tenuto ieri una lezione dal titolo: “La Deradicalizzazione: il qudro giuridico” nel corso del Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.
Dambruoso ha ripercorso inizialmente le tappe della nascita del radicalismo islamico in Europa. “Il radicalismo di matrice islamica- ha detto – è emerso in maniera molto potente intorno al 2012. Allora abbiamo cominciato a comprendere che la strategia dei terroristi islamici stava cambiando, poiché sempre più singole persone interpretavano il Corano nel modo più estremo possibile”.
Il 2015 è stato un anno cruciale, aperto con l’assalto alla redazione di “Charlie Hebdo” e concluso con l’assalto al Bataclan di Parigi. Nella medesima strategia del terrore si è proseguito nel 2016 e nel 2017 con attentati di particolare gravità in molti Paesi Europei.
In questo quadro un ruolo fondamentale è stato svolto dall’Isis, che attraverso la propaganda svolta sul web è stato in grado di radicalizzare moltissime persone, i cosiddetti “ foreing fighters”, che dall’Europa si sono spostati verso il Medioriente”.
“L’Unione Europea – sostiene Dambruoso (nella foto a lato) – ha cercato di contrastare la strategia del terrore promuovendo una serie di iniziative per creare le basi di un avvicinamento culturale e religioso tra due mondi apparentemente molto lontani. E’ maturata l’idea che occorre intervenire prima che si verifichi la radicalizzazione delle persone”.
“L’Italia – ha proseguito – oltre a porre le basi per un avvicinamento culturale e religioso con il mondo islamico, si è dotata anche di una serie di strumenti giuridici per contrastare il fenomeno del terrorismo. Il legislatore italiano – ha affermato Dambruoso- nel 2015 ha introdotto nell’ordinamento giuridico alcune norme che restringono gli spazi di libertà per cercare di anticipare e punire comportamenti che possono rappresentare il preludio per futuri attentati. Sono state introdotte, nel nostro codice penale, fattispecie di reato specifiche che puniscono chi, ad esempio, sui siti internet insegna a costruire ordigno, organizza viaggi oppure promuove il reclutamento o l’auto-reclutamento in gruppi terroristici”.
“In Italia – ha ricordato Dambruoso – in vent’anni di terrorismo non c’è stato nessun attentato. Il merito è delle competenze maturate dalla magistratura e dalle forze di polizia che hanno contrastato il fenomeno del terrorismo politico interno negli anni più bui della storia repubblicana.
Ma anche da una serie di provvedimenti amministrativi posti in essere, tra il 2016 ed il 2018, dal Ministero dell’Interno che hanno consentito l’espulsione preventiva di circa 200 persone sospettate di essere vicine agli ambienti del terrorismo di matrice islamica”.
In conclusione ha affermato Dambruoso che “per contrastare il terrorismo – che non è ancora sconfitto – insieme alle norme è necessario predisporre anticorpi culturali. E’ necessario intervenire sulla formazione dei docenti nelle scuole e nelle università perché tra pochi anni la presenza degli immigrati di fede islamica sarà crescente nel nostro Paese. Così come è necessario intervenire all’interno delle carceri che spesso diventano luoghi di radicalizzazione per eccellenza”.