Difesa: il Generale Portolano illustra il DPP 2025-2027
Di Fabrizio Scarinci
ROMA. Nella giornata di ieri il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Luciano Portolano, è stato audito presso la 3^ Commissione Affari Esteri e Difesa del Senato e la IV Commissione Difesa della Camera dei Deputati riguardo al Documento Programmatico Pluriennale (DPP) della Difesa 2025-2027.

Nel corso dell’audizione, il Generale ha dapprima chiarito i principali obiettivi alla base del documento, tra cui spiccano quello definire e condividere con il Parlamento e il resto del Sistema-Paese le scelte strategiche e finanziarie della Difesa, quello di programmare lo sviluppo delle capacità delle Forze Armate in modo bilanciato, coerente e organico allo scopo di renderle capaci di operare efficacemente nel multidomìnio e quello di salvaguardare la sovranità nazionale e gli impegni internazionali assunti dal Paese dotando lo strumento militare interforze della necessaria interoperabilità con gli strumenti militari dei Paesi alleati, per poi focalizzarsi sulle peculiarità dell’ approccio strategico nazionale, sullo sviluppo dello strumento militare e sui principali aspetti di bilancio.
L’APPROCCIO STRATEGICO NAZIONALE
Per quanto riguarda, in particolare, l’approccio strategico nazionale, il Capo di Stato Maggiore ha voluto sottolineare come il dpp 2025-2027 dia piena attuazione alle tre priorità politiche fissate dal ministro della Difesa Guido Crosetto su operatività e impiego delle Forze Armate, sull’ammodernamento dello strumento militare e, non da ultimo, sulla revisione della governance e dei processi.

L’obiettivo è quello di delineare la traiettoria di uno strumento mission-driven (ovvero strutturato sulla base della missione assegnata) pronto, resiliente, scalabile e proiettabile, garantendo, con credibilità, la sicurezza nazionale e contribuendo a quella collettiva.
“Uno strumento, ha quindi specificato Portolano, adatto ad affrontare un contesto internazionale sempre più caratterizzato dall’incertezza, ma capace, al tempo stesso, di cogliere le opportunità offerte da una più efficiente integrazione interforze, dall’innovazione tecnologica e dalla cooperazione internazionale”.
Per il Generale, tale processo di adattamento si renderebbe quanto mai necessario in un’epoca, come la nostra, nella quale la competizione geopolitica non investe soltanto la dimensione fisica, ma anche quella virtuale e cognitiva, coinvolgendo più che mai aspetti quali la narrazione degli eventi, la formazione delle opinioni e la percezione dell’identità collettiva).
“Quando parliamo di Difesa nella sua accezione più ampia, ha quindi sottolineato il Capo di Stato Maggiore, dobbiamo riferirci non più esclusivamente alla protezione fisica degli spazi, delle strutture e dei cittadini, ma anche alla salvaguardia dei processi decisionali e dei meccanismi democratici sui quali si fonda la vita di un Paese. Viviamo, infatti, una fase storica nella quale confini e tempi dei conflitti sono sfumati: infrastrutture critiche, reti di comunicazione, sistemi cibernetici e catene logistiche diventano obiettivi sensibili già dal tempo di pace, mentre la competizione informativa e cognitiva assume un valore strategico, in quanto in grado di incidere direttamente sulla stabilità degli stati e sulla tenuta delle democrazie”.
“Non si tratta – ha quindi proseguito – di evocare scenari inverosimili, ma di riconoscere, con responsabilità e obiettività, che la cosiddetta funzione difesa non è più confinata ai teatri di operazioni, come tradizionalmente avveniva, ma investe uno spazio di contesa molto più ampio. uno spazio che, oggi, coinvolge anche le nostre case e nel quale anche il cittadino deve tornare a sentirsi parte attiva nella costruzione della sicurezza”.
In un simile contesto, per il Generale la “Difesa” ha la responsabilità di contribuire ad evitare che la competizione strategica si trasformi in condizione permanente e di preservare, al tempo stesso, il ruolo dell’Italia come soggetto attivo della sicurezza collettiva, con particolare riguardo all’area del Mediterraneo allargato e a quella cui è riferito il piano regionale sud-est della NATO, nel quale il nostro Paese è chiamato a contribuire.

In questa prospettiva, l’obiettivo è quindi quello di orientare l’adattamento dello strumento militare per trasformare un contesto di rischio sistemico in un quadro governato da resilienza, deterrenza e adeguatezza della Difesa in termini di interoperabilità, intercambiabilità e interconnetività delle capacità e dei suoi sistemi, materiali ed equipaggiamenti.
Come ricordato da Portolano, tali necessità hanno dato luogo ad una pianificazione generale interforze volta a stabilire gli obiettivi capacitivi della Difesa dal breve al lungo termine (in particolare, fino al 2044).
Il DPP 2025-2027 rappresenta, pertanto, la programmazione di breve e medio termine della Difesa, strettamente connessa e concettualmente innestata nei documenti di rango superiore aventi l’obiettivo di far sì che il nostro strumento militare possa avere, da un lato, la capacità di agire autonomamente in difesa del territorio del Paese e degli interessi vitali della Nazione, e, dall’altro, di contribuire in maniera efficace alla deterrenza della NATO.
A livello più ampio, la strategia militare nazionale individua quattro macro-tendenze, che orienteranno il prossimo decennio e, conseguentemente, richiederanno un impegno sempre più integrato di tutte le istituzioni statuali, secondo il cosiddetto approccio whole of government e whole of society (interdicasteriale e di Sistema Paese).
La prima di esse rileva, in particolare, il possibile acuirsi del trend di ibridazione della minaccia, in cui, ai conflitti convenzionali, si affiancano, in maniera sincronizzata e complementare, attività asimmetriche sotto la soglia del conflitto.
La seconda riguarda il perdurare della centralità del Mediterraneo allargato, con la conseguenza che, per via della sua posizione geografica, l’Italia sarà senz’altro chiamata a svolgere un ruolo di primo piano, promuovendo stabilità e cooperazione attraverso una presenza militare credibile e pienamente integrata con gli altri strumenti del potere nazionale, fattore essenziale per essere efficaci nel multidomìnio.
La terza traiettoria è, invece, legata all’innovazione tecnologica, fattore che ridefinisce la natura stessa della competizione strategica (a tal proposito, Portolano ricorda come l’innovazione non sia un settore a sé stante ma un driver trasversale della trasformazione del sistema Difesa, che deve necessariamente coinvolgere il mondo dell’università, della ricerca e dell’industria, per mantenere, tra le altre cose, l’autonomia tecnologica nazionale e, in definitiva, il vantaggio competitivo sui potenziali avversari).
L’ultima macro-tendenza afferisce, infine, alla possibilità che il ruolo dell’Unione Europea nell’architettura di sicurezza continentale vada progressivamente rafforzandosi.
Queste quattro direttrici delineano, quindi, un futuro in cui la Difesa dovrà essere sempre più interforze, integrata e digitalizzata, capace di contribuire con crescente efficacia alla resilienza del Paese e di proteggerne gli interessi vitali e strategici nello spazio, nel cyberspazio, sul territorio, sul mare e nei cieli.
Per il Generale, il multidomìnio non sostituirà l’interforze, anzi, l’interforze costituisce l’ossatura senza la quale non saremmo in grado di sviluppare tutte le azioni che producono gli effetti necessari ad assicurare l’efficacia delle operazioni multidomìnio.
LO SVILUPPO DELLO STRUMENTO MILITARE – GLI OBIETTIVI
Sullo sfondo di tali macro tendenze, la programmazione “tracciata” nel DPP individua con chiarezza le capacità prioritarie da sviluppare e da tradurre in risultati concreti.
Come sottolineato dal Capo di Stato Maggiore – “non si tratta di un mero elenco di programmi, ma di una ricognizione ordinata degli elementi di un processo di adattamento e di trasformazione guidato da esigenze reali, che orientano investimenti, tecnologie e modelli organizzativi”.

In questo quadro, si è quindi cercato di definire con precisione la cornice entro la quale si sviluppa la programmazione nei prossimi 15 anni per l’evoluzione di uno strumento militare che dovrà vedere risolta l’asimmetria tecnologica esistente tra le sue componenti (cosa quanto mai necessaria al fine di massimizzare gli effetti politico-strategici, politico-militari, strategico-militari e operativi e affrontare, con efficacia, scenari complessi e mutevoli), assicurare un adeguato livello di deterrenza, incrementare le sue capacità di proiezione e di condotta di operazioni prolungate, ad alta intensità e lontano dalla madre patria e, non da ultimo, raggiungere elevati livelli di prontezza operativa, mantenendo aggiornati e in efficienza gli assetti legacy di cui dispone e procedendo, nel frattempo, con l’acquisizione di nuove capacità.
I PRINCIPALI PROGRAMMI
Sulla base dei concetti appena menzionati, il Generale ha quindi illustrato l’impianto programmatico del DPP 2025–2027, analizzando, riguardo a dieci particolari settori di primaria importanza, la ripartizione del rifinanziamento del fondo investimenti per la Difesa autorizzato dalla legge di bilancio 2025-2027 per un ammontare annuale di 1,5 miliardi di euro, parte di un totale di 22,5 miliardi di euro spalmati su un orizzonte temporale di 15 anni.
Riguardo a ciascuno di questi punti, il Capo di Stato Maggiore ha ricordato i programmi di maggiore peso finanziario e richiamando, in modo sintetico, quelli complementari (e, quindi, meno onerosi), rimandando a una loro esplicitazione puntuale nell’ambito dello stesso documento programmatico.
1. Sistemi spaziali
Riguardo al settore dei sistemi spaziali, il Generale ha spiegato come si tratti di un asse di investimento che riguarda un domìnio, quello spaziale, sempre più centrale per garantire superiorità informativa e resilienza delle comunicazioni.
“Ad esso – ha quindi specificato – sono state destinate complessivamente risorse integrative per 426 milioni di euro, con uno sforzo capacitivo teso a rafforzare la postura nazionale nello spazio. Il programma Sicral 3 e il potenziamento della sorveglianza dallo spazio costituiscono, senz’altro, i pilastri della strategia nazionale riguardo allo spazio, assicurando continuità nelle comunicazioni satellitari militari e migliorando la capacità di osservazione, tracciamento ed early warning”.
A ciò si aggiunge – ha inoltre ricordato Portolano – l’avvio del piano spaziale della difesa ed ELINT space-based, che rafforza il presidio del dominio extra-atmosferico e ne fa un abilitante essenziale per tutti gli altri domìni.
2. Mezzi terrestri
Il Capo di Stato Maggiore ha poi sottolineato l’impegno particolarmente significativo interessa il settore dei mezzi terrestri, le cui disponibilità sono state integrate di 3,53 miliardi di euro.
Come noto, questo ambito capacitivo viene da un lungo periodo di dis-investimento, che oggi determina la necessità di recuperare parte del tempo perduto.
Anche al fine di rispondere alla già citata necessità di ripianare le asimmetrie tecnologiche tra le varie “specialità” dell’apparato militare, la Difesa si è data l’obiettivo di ricostruire una capacità di manovra terrestre moderna, protetta e interoperabile.
Come ricordato dal Capo di Stato Maggiore, il fulcro di questo sforzo è, senza dubbio, costituito dalla nuova famiglia di sistemi d’arma della componente pesante, che rappresenta la maggiore iniziativa di rinnovamento delle capacità corazzate degli ultimi decenni.

Oltre ad essa i mezzi logistici, il veicolo blindato anfibio e il VTLM 2 rafforzano mobilità, protezione e resilienza delle unità, assicurando continuità tattica in ogni condizione.
Ulteriori programmi, che vanno dall’All Terrain Vehicle, alla mobilità tattica terrestre, passando per il rinnovamento delle capacità di combattimento delle unità del genio, completano lo sforzo capacitivo volto a consolidare la transizione in atto, ossia rendere la mobilità sul campo più agile, sicura e sostenibile.
3. Mezzi marittimi
Ampio spazio è stato poi dedicato all’evoluzione dei mezzi marittimi, cruciali per rafforzare la postura del Paese nel contesto del Mediterraneo allargato.
Anche in ragione di ciò, tale settore ha beneficiato di ulteriori 2,33 miliardi di euro, con programmi che mirano a rafforzare il controllo dei mari, la libertà di navigazione e la protezione delle infrastrutture critiche.
Come ricordato da Portolano, il cuore di questa linea di sforzo è attualmente rappresentata dal progetto dei cacciamine di nuova generazione, essenziale per garantire la sicurezza delle linee di comunicazione marittime (sea lines of communication – sloc) e l’accesso ai porti.
Ad esso si affiancano, poi, altri programmi di particolare rilievo come quelli che attengono al Joint Maritime Multimission System – Clara, alle nuove unità anfibie e di superficie (che verranno nel prossimo futuro), agli Offshore Patrol Vessels, ai sistemi unmanned e alla capacità di protezione delle infrastrutture subacquee critiche (parte di una strategia volta ad assicurare capacità di intervento in un ambiente sempre più conteso anche sotto la superficie del mare).
4. Mezzi aerei
Per quanto riguarda i mezzi aerei, si conferma la necessità di mantenere una capacità completa e integrata, e sono state destinate risorse aggiuntive per complessivi 4,55 miliardi di euro.
Come sottolineato dal Generale, il programma JSF per i velivoli F-35A/B e la partecipazione al GCAP segnano la volontà di garantire continuità generazionale e di inserirsi pienamente nelle architetture di difesa aerea del futuro.

In parallelo, il velivolo multimissione da pattugliamento – M3A – rafforza la capacità I-STAR di controllo degli spazi marittimi, oltre che nella condotta di operazioni sopra e sotto la superficie del mare.
Di particolare importanza anche il light utility helicopter, che contribuirà ad una rinnovata e trasversale mobilità tattica.
Non meno rilevante risulta, poi, essere il segmento capacitivo afferente agli unmanned, al combat dome e gli aeromobili a pilotaggio remoto, che svolgeranno un ruolo cruciale nel consolidare il sistema integrato di sorveglianza, proiezione e protezione delle forze.
5. Armamento e munizionamento
Quanto ad armamento e munizionamento, settore tra i più critici e rilevanti, senza il quale tutti i sistemi d’arma perdono di efficacia, il Capo di Stato Maggiore è invece tornato a sottolineare come la resilienza della filiera nazionale sia un prerequisito essenziale per sostenere operazioni prolungate e per garantire una deterrenza credibile.
Per tale ragione l’intenzione della Difesa è quella di supportare investimenti nel potenziamento delle scorte, nella produzione autonoma di battle decisive munitions (bdm), nell’ammodernamento dei sistemi missilistici e delle armi subacquee e, non da ultimo, nella riduzione delle dipendenze dall’estero e nel rafforzamento delle capacità industriali strategiche.
“Per questo settore – ha ricordato Portolano – nell’ambito del rifinanziamento del fondo investimenti sono stati allocati 3,53 miliardi di euro, con iniziative ad alta valenza tecnologica e industriale”.
“Tra i programmi più rilevanti – ha quindi evidenziato – segnalo l’armamento da lancio e caduta, le Battle Decisive Munitions – BDM, l’obice semovente ruotato e il munizionamento terrestre, oltre alla famiglia dei sistemi di difesa aerea SAMP/T (sol air moyenne portée terrestre), fondamentali per restituire alle forze armate capacità di ingaggio credibili in scenari convenzionali”.
“Ad essi – ha proseguito -si aggiungono le capacità espresse dal sistema di difesa aerea a cortissimo raggio per i teatri operativi, dagli aerei, dai missili da crociera, dai missili air-to-ground, dalle bombe da mortaio, dai razzi da artiglieria, dai piccoli e grandi droni tattici”.
“Non meno importanti – ha poi ricordato – risultano essere le linee di sviluppo capacitivo afferenti al contrasto agli aeromobili a pilotaggio remoto (c/uas) e all’ammodernamento dei sistemi d’arma (mlrs, pzh-2000), che completano questo settore”.
6. C2, Digitalizzazione e Infostruttura
Un altro macro-settore di cruciale importanza è quello riguardante Comando e Controllo (C2), digitalizzazione e infostruttura, che rappresenta la vera piattaforma abilitante della trasformazione dello strumento.
Come spiegato dal Capo di Stato Maggiore, si tratta, in modo particolare, della dimensione virtuale, nonché di quella all’utilizzo dello spettro elettromagnetico e, nella fattispecie, al dominio operativo cibernetico, nel quale la valorizzazione del dato (che, per essere abilitante, va acquisito, mantenuto integro, reso disponibile e accessibile, oltre che protetto), la connettività avanzata, la sicurezza e la resilienza delle info-strutture cyber, rappresentano i requisiti necessari per un coerente adeguamento dello strumento militare alle esigenze emergenti dagli scenari moderni.
“In tale prospettiva – ha sottolineato il Generale – abbiamo avviato la transizione dal paradigma net-centrico a quello data-centrico, con l’obiettivo di garantire superiorità informativa, interoperabilità e interconnettività nell’ambiente multidominio. In questo senso, la Difesa, con ulteriori 1,14 miliardi di euro, intende esprimere uno sforzo organico che combina la piena transizione alla tecnologia cloud, l’impiego di strumenti di data-analytics allo stato dell’arte e l’evoluzione di reti e sistemi tattici”.
Tra i tanti programmi, il Generale ha ricordato, in modo partcolare quelli afferenti alla digitalizzazione e alle capacità cyber, all’adeguamento della infostruttura nazionale e al potenziamento della connettività multidominio, funzionali all’integrazione di sensori, piattaforme e centri decisionali, in tempo reale.
In tal senso, il progetto è quello di far sì che la Difesa si muova verso un modello integralmente digitalizzato, in cui l’Intelligenza Artificiale sarà valorizzata in accordo al suo riconosciuto potenziale strategico.
7. Ricerca e Sviluppo
Quanto al settore di ricerca e sviluppo, linfa vitale dello sviluppo tecnologico che, nel caso del nostro Paese, si basa soprattutto sulla cooperazione tra la Direzione nazionale degli armamenti, i centri tecnici, le università, le industrie e i Paesi partner europei e NATO, il Capo di Stato Maggiore ha ricordato come il piano nazionale di ricerca militare (pnrm), i programmi di ricerca e sviluppo (r&d) e le iniziative europee garantiscano continua innovazione negli ambiti tecnologici di maggiore interesse (intelligenza artificiale, materiali avanzati, sistemi autonomi, energia e sensoristica) per un impegno aggiuntivo di 304 milioni di euro.
8. Patrimonio infrastrutturale
Per ciò che attiene, invece, al settore denominato “patrimonio infrastrutturale”, il Generale ha ricordato come, con l’aumento di investimenti pari a 1,32 miliardi di euro, è oggetto di un profondo ripensamento in chiave di sostenibilità, efficienza energetica e piena funzionalità operativa.
Per Portolano “programmi come “Caserme verdi” per l’Esercito, “Basi blu” per la Marina e “Aeroporti azzurri” per l’Aeronautica, unitamente alla modernizzazione degli alloggi e agli interventi di adeguamento sismico, rappresentano un impegno strutturale mirato a garantire basi moderne, sicure e digitalizzate, capaci di porre il personale nelle migliori condizioni operative e di sicurezza”.
Come sottolineato dal Capo di Stato Maggiore, le infrastrutture costituiscono una componente essenziale per l’espressione di qualsiasi capacità dello strumento militare e la loro realizzazione deve avvenire con tempi compatibili con l’evoluzione del contesto operativo e con l’entrata in servizio delle nuove piattaforme e sistemi d’arma, che richiedono, per essere impiegati, anche la disponibilità di ulteriore personale, oltre che di edifici in grado di ospitarli. Anche per tale ragione sarebbero in corso, da parte della Difesa, approfondimenti volti a disporre di procedure più lineari, coerenti e tempestive.
9. Sostegno e Mantenimento
Il Generale si è poi soffermato sul segmento “sostegno e mantenimento”, specificando come ad esso sia destinato il più consistente intervento integrativo, per un totale di 5,44 miliardi di euro.
Del resto si tratta di un elemento cruciale della conservazione delle capacità operative dello strumento militare, che, di certo non può operare senza carburante o pezzi di ricambio.
10. Cooperazione e potenziamento delle capacità produttive
Per ciò che riguarda, infine, il settore dedicato alla cooperazione internazionale e al potenziamento della capacità produttiva nazionale, il Capo di Stato Maggiore ha sottolineato come esso sia costituito da due direttrici distinte ma assolutamente complementari.
Stando alle sue parole, la cooperazione rimane, infatti, un “elemento essenziale di politica estera e di sicurezza attraverso iniziative di formazione, addestramento, supporto e capacity building nei confronti dei paesi partner, in particolare nel Mediterraneo allargato, nel Sahel e nel Corno d’Africa, dove l’Italia contribuisce a rafforzare la stabilità regionale e consolida la propria credibilità quale attore affidabile e presente”.

“Di pari importanza – ha quindi sottolineato – è la necessità di rafforzare la base industriale della Difesa, aumentando la capacità produttiva nazionale, ricostituendo linee di produzione essenziali, come quelle relative alla nitrocellulosa e nitroglicerina, e modernizzando gli stabilimenti dell’Agenzia Industrie Difesa. E’ uno sforzo diretto a garantire autonomia strategica, resilienza logistica e continuità delle forniture, condizioni indispensabili per sostenere operazioni prolungate e per ridurre la dipendenza da filiere estere in settori sensibili. Insieme, queste due direttrici assicurano al Paese sia la capacità di proiettare sicurezza sia la solidità industriale necessaria a sostenere, nel tempo, la credibilità dello strumento militare”.
IL BILANCIO DELLA DIFESA
Per Portolano, quanto finora illustrato trova la sua concreta attuazione nel bilancio della Difesa, “leva abilitante di ogni pianificazione e misura concreta dell’attenzione che il Paese riserva alla propria difesa e sicurezza”.
Oltre che essere un semplice prospetto contabile, per il Capo di Stato Maggiore il bilancio della Difesa è infatti il riflesso di scelte strategiche di lungo periodo, che consente di mantenere le Forze Armate pronte, credibili e capaci di operare in modo integrato con gli alleati
Come da egli ricordato, il bilancio complessivo della Difesa per il 2025 ammonta a 31,3 miliardi di euro, con una proiezione sostanzialmente stabile nel biennio successivo.
Certamente, si tratta di una dotazione che conferma la traiettoria di crescita intrapresa negli ultimi anni, ma che va comunque letta con molta attenzione.
Per ora, infatti, non solo la voce “personale” continua a costituire il capitolo di spesa più ampio, ma anche la crescita registratasi si è concentrata soprattutto nel settore dell’investimento, mentre quello dell’esercizio rimane ancora sottofinanziato, con il rischio che quanto speso per l’acquisizione di nuovi sistemi e piattaforme potrebbe non produrre gli effetti sperati in termini di capacità reali.
Si pensi, tanto per fare un esempio, alle risorse da destinare alla formazione del sempre più numeroso personale richiesto al fine di operare in ambito cyber o nella gestione dei sistemi unmanned.
CONSIDERAZIONI DI CARATTERE GENERALE
Riallacciandosi a questi ultimi concetti, il Capo di Stato Maggiore ha quindi sottolineato l’importanza di far sì che il mondo politico e il Sistema Paese tutto sostengano lo sforzo di potenziamento attualmente in atto da parte della Difesa.
Uno sforzo che, come si è visto, mira non solo ad aumentare le risorse disponibili, ma anche a far progredire l’elaborazione dei concetti tattico-strategici e ad ottenere un bilanciamento più armonico sia tra le varie Forze Armate, sia tra i settori Esercizio, Investimento e Personale, con l’obiettivo di far sì che lo strumento militare resti efficace, sostenibile e in grado di rispondere alle sempre più complesse esigenze di sicurezza del Paese.
Esigenze che implicano una sorveglianza costante e il mantenimento di un elevato livello di prontezza operativa sia nell’ambito dei domini di tipo fisico-geografico, sia nell’ambito di quelli virtuali e cognitivi, il tutto, ovviamente, valorizzando ed incrementando la cooperazione con i Paesi alleati sia in ambito industriale, sia per ciò che concerne gli aspetti di carattere operativo; cosa, quest’ultima, su cui sia lo Stato Maggiore della Difesa, sia lo stesso Generale Portolano sono da sempre molto impegnati.
Del resto, anche oggi, a Venezia, in occasione del decennale del NATO Stability Policing Centre of Excellence, il Capo di Stato Maggiore ha ribadito la necessità di condividere le migliori pratiche, gli sviluppi dottrinali, la formazione specialistica e la sperimentazione operativa, rafforzando così la capacità dell’Alleanza di affrontare scenari complessi con soluzioni condivise e innovative.

Nel sempre più imprevedibile scenario internazionale che circonda il nostro Paese, nonché le aree ad esso adiacenti, il fattore cruciale sembrerebbe, però, essere il tempo.
Come ribadito da Portolano durante la propria audizione di ieri, infatti, “viviamo in tempi che non ammettono ritardi”. Una frase che sembrerebbe un monito piuttosto chiaro rispetto alle “difficoltà” in cui potremmo venire a trovarci in assenza di una strategia chiara e/o del suo costante ed efficace perseguimento.
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Di Fabrizio Scarinci ROMA. Nella giornata di ieri il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Luciano Portolano, è stato […]
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