Dubbi e perplessità intorno alla stazione satellitare cinese in Argentina
Il presidente argentino Alberto Fernández ha ufficializzato con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale la risoluzione 30917/2 che ha ratificato l’accordo con la Cina per abilitare la stazione spaziale del Paese asiatico a Neuquén, nell’area di Quintuco. Attualmente, la struttura di Neuquén fornisce telemetria, monitoraggio e supporto di controllo per la missione cinese su Marte.
La risoluzione pubblicata il 7 agosto contiene un allegato di 15 pagine che ha promulgato l’accordo approvato dal Congresso nel 2015 in cui i cinesi chiedevano la concessione a costruire una base per esplorare la Luna.
“I dati e le informazioni tecniche e scientifiche ottenute tramite esperimenti congiunti dagli organismi esecutivi durante l’attuazione di programmi di cooperazione specifici devono essere disponibili per entrambe le parti e scambiati il prima possibile. Nessuna delle parti divulgherà o trasferirà tali dati o informazioni a terzi senza il consenso scritto dell’altra parte “, si legge in uno degli articoli.
Il governo argentino ha quindi riconosciuto in modo ufficiale alla Cina la gestione della stazione di controllo satellitare e per l’esplorazione spaziale entrata in funzione due anni fa in Patagonia. La decisione è stata presa in seguito a una richiesta esplicita del presidente cinese Xi Jinping al suo omologo argentino Alberto Fernandez ed è arrivata nella stessa settimana in cui la Banca centrale argentina ha rinnovato lo swap (scambio) di valuta con la Banca centrale cinese per 18,5 miliardi di dollari. Per diversi osservatori, il doppio accordo suggella l’alleanza politico-economica tra i due Paesi.
Fernandez ha promulgato la legge – approvata ancora nel 2015 – che assicura alla Cina una concessione di 200 ettari nella provincia di Neuquén per la gestione di una base satellitare. Il provvedimento prevede un’esenzione fiscale della durata di 50 anni. La struttura è operata dall’agenzia Satellite Launch and Tracking Control General, controllata dall’Esercito popolare cinese (PLA), in cui lavora solo personale proveniente dalla Cina.
Finora Pechino avrebbe speso 50 milioni di dollari per costruire la stazione, sulla quale è stata installata un’antenna alta 35 metri. Il governo argentino può utilizzare le apparecchiature di osservazione spaziale solo per il 10% del tempo.
La Stazione CLTC-Conae-Neuquén, installata a Bajada del Agrio (area Quintuco), nasce dalla firma di accordi interistituzionali tra China Satellite Launch and Tracking Control General (CLTC), CONAE, la provincia di Neuquén e i governi dell’Argentina e della Repubblica Popolare.
Fin dalla sua creazione il luogo ha suscitato polemiche. Gli Stati Uniti e la Russia, infatti, hanno espresso i loro sospetti su un uso militare e non solo di esplorazione lunare, come indicato nell’accordo.
A differenza dell’Agenzia spaziale europea ESA e statunitense NASA sono civili (anche se a volte cooperano con le istituzioni militari), il programma spaziale cinese è gestito dalle forze armate e non sorprende che gli Stati Uniti abbiano espresso le proprie preoccupazioni per il potenziale di spionaggio e militarizzazione dello spazio.
Il trattato cino-argentina sembra del resto rafforzare dubbi e perplessità, come riferisce un documentato articolo di Erin Watson-Lynn su The Interpreter.
“L’articolo 1 stabilisce che la Cina può costruire, stabilire e gestire strutture di localizzazione a terra, comando e acquisizione dati, inclusa un’antenna per lo spazio profondo nella provincia occidentale di Neuquén. Non stabilisce alcuno scopo specifico di utilizzo di questa tecnologia e di questi dati.
L’articolo 2 prevede esenzioni fiscali esaustive. In altre parole, la Cina non pagherà mai le tasse sull’istituzione, la costruzione e il funzionamento della stazione spaziale. Ciò include l’acquisizione e l’appalto di beni, lavori, servizi realizzati in Argentina, dazi doganali, tasse nazionali, tasse nazionali sul consumo e IVA.
L’articolo 3 conferisce alla Cina il controllo delle attività nella stazione spaziale. Ciò significa che l’Argentina non ha effettivamente alcun controllo su queste attività sul suo territorio sovrano.
L’articolo 4 prevede l’ingresso semplificato per i cittadini cinesi, consentendo la libera circolazione della manodopera per lavori che gli argentini, una popolazione istruita, potrebbero essere in grado di svolgere. Ciò significa che gli argentini non beneficeranno delle opportunità di lavoro create dalla stazione spaziale.
L’articolo 5 afferma che i salari e il reddito dei dipendenti cinesi sono regolati dal loro “paese di origine”. In altre parole, il governo non beneficerà di alcuna imposta sul reddito dei dipendenti e ai lavoratori cinesi non viene data la stessa protezione dal diritto del lavoro argentino dove esistono liberi sindacati.
Collettivamente, queste clausole limitano in modo significativo i diritti sovrani dell’Argentina e i potenziali benefici economici associati a una stazione spaziale gestita da un esercito straniero che utilizza una tecnologia con applicazioni sconosciute” commenta la Watson -Lynn.
Funzionari argentini hanno difeso la stazione cinese, dicendo che l’accordo con la Cina è simile a quello firmato con l’Agenzia Spaziale Europea (ESA, agenzia civile), che ha costruito una stazione in una provincia vicina. Entrambi hanno contratti di locazione esentasse per 50 anni con l’accesso per gli scienziati argentini limitato al 10 percento del tempo d’impiego dell’antenna.