Elezioni in Moldova: ultima trincea dell’Europa orientale?
La Moldova fa parte di quell’immaginario che relega l’Europa orientale tra improbabili principati o tra nobili e dimenticati piccolissimi potentati; l’unica cosa reale che rimane è l’Europa d’oriente, quella alla Guccini, il resto appartiene alle coreografie della Vedova Allegra.
La Moldova, malgrado la contenuta estensione territoriale, riveste un’importanza strategico-politica particolare dovuta al fatto di essere un antemurale che separa terre infuocate dalla guerra dai portali d’ingresso di un Occidente quanto meno distratto da altre vicende, ed incapace di differenziare le proprie attenzioni.
Non è escluso che un regime filorusso consentirebbe alla Russia di aggirare le sanzioni indebolendo il sostegno a Kiev, sfruttando la posizione geografica atta ad assicurare infiltrazioni per operazioni belliche avanzate, agitando lo spettro di una violenta ucrainizzazione in chiave moldava. Del resto, neanche i moldavi hanno ben chiara la loro dimensione etno-sociale, visto che moltissimi continuano a citare quale lingua madre l’inesistente moldavo in luogo del romeno; un retaggio sovietico, di quando cioè si privilegiavano inconsistenti memorie storiche per scoraggiare il nazionalismo di vicini poco graditi, qui i romeni, sopravanzati dal 2022 anche da Berlino che, nell’ottica dell’integrazione europea, ha sottratto Chisinau ad un’area politica pendente verso Bucarest o, peggio, Mosca. Non è quindi una casualità che il programma europeista di Maia Sandu sia sempre stato molto affine a quelli proposti nel tempo dalla Germania.
Al di là di qualsiasi vacua accezione etnica, la Moldova, in quanto nazione, esiste in funzione della presenza di uno Stato inteso in senso geografico-politico, la cui essenza è vincolata ai successi dell’attuale partito di maggioranza, il Pas, ed al raggiungimento di un’integrazione continentale. Beninteso, vista la carenza generalizzata di personalità carismatiche, sono tutti percorsi difficili specialmente in relazione all’imminenza delle consultazioni elettorali, per cui la presidente Sandu non ha remore nel rammentare ai Paesi occidentali la necessità di un supporto che suona come un monito per tutta l’Europa, visto l’esito al fotofinish delle presidenziali del 2024, non disgiunto dalle tecniche di guerra cognitiva messe in campo da Mosca.
Per la presidente, un successo del suo Partito sancirebbe legittimità e percorribilità dell’iter europeista, altrimenti oggetto di ritardi più o meno prolungati. Il problema sta nell’auspicato successo del Pas1, alle prese con contingenze economico-sociali poco favorevoli, incentivate da una grave crisi energetica determinata da un’interruzione delle forniture di gas russo che hanno colpito trasversalmente anche la filomoscovita Transnistria, ed amplificata dall’aumento del costo delle bollette2.
Due le minacce per la Sandu: il Blocco Patriottico, nostalgicamente russo, ed Alternativa, dell’ex candidato alle presidenziali Stoianoglo. In questo instabile brodo di coltura, bot, fake news, uso delle criptovalute, religione e promesse energetiche abilmente manipolate da Mosca puntano ad influenzare il voto per poi destabilizzare l’Europa ponendo la disinformazione cognitiva al centro, ricorrendo a influencer locali prestati da Fb o da TikTok, abilitati a raggiungere fasce sociali mediamente ignare della politica, o dando eco a ordini governativi fasulli, come quello che avrebbe imposto l’esposizione di bandiere arcobaleno sui palazzi istituzionali.
Anche la chiesa ortodossa di fede moscovita è funzionale alla propaganda fide politica, con diversi sacerdoti coinvolti attivamente. Secondo fonti securitarie moldave, una delle tattiche adottate in ambito guerra ibrida russa, risiede proprio nell’utilizzo dell’ascendente della Chiesa ortodossa visto che quella moldava è un organismo episcopale autonomo sotto l’autorità ecclesiastica del Patriarcato di Mosca.
Sagaci e trasversali sia l’appoggio russo ad Alternativa, blocco ufficialmente pro Europa, ma che annovera tra le sue fila personalità leali alla Russia, sia la creazione di infoleader a libro paga per gestire più account. L’attività è capillare: Rest è un canale di recente lancio rivolto al pubblico moldavo, collegato a Rybar, blogger militare filo russo, sanzionato da UE e USA, basato originariamente su diffusione via Telegram, particolarmente seguito in Est Europa, e che ora vanta circa 1 milione di follower. L’attività del Rest testimonia come il Cremlino sia in grado di rigenerare gli asset per eludere le sanzioni. Di fatto, si stanno ripetendo le interferenze già evidenziate non più tardi di un anno fa durante la campagna per le presidenziali, grazie alla disinformazione online e, secondo Bloomberg, grazie alla corruzione di moldavi residenti all’estero, la diaspora, pagati3 per votare contro il Pas. BBC news, non a caso, ha portato alla luce un gruppo che, grazie a manipolazioni, proponeva sondaggi illegali destinati ad accrescere il sostegno polarizzato filorusso favorevole a Igor Dodon, sotto accusa per corruzione, e Renato Usatii, terzo alle presidenziali 2024.
Stando alle proiezioni, malgrado al Pas venga attribuita la prima posizione elettorale, si evidenzia il rischio della necessità di formare un governo di coalizione con uno o più cavalli di Troia filo russi, attivi nelle zone rurali dove le tensioni sociali sono più palpabili, puntati a congelare l’adesione all’UE, come accaduto con la Georgia.
Malgrado il sostegno per l’adesione all’UE, per il Pas si prevede un calo percentuale dal 52,8% del luglio 2021 al 25,8% dell’agosto 2025, un decremento attribuibile a malcontento. In Moldova la povertà è aumentata dall’inizio della guerra di aggressione russa contro l’Ucraina, mentre i prezzi di energia e generi alimentari sono lievitati deprimendo un Paese già di suo privo di risorse e comunque pure colpito dai dazi americani al 25%.
Le sorti della Moldova sono legate all’estero, prossimo e distante, a cominciare dalla separatista Transnistria, sostenuta dal Cremlino e che ospita non meno di 1.500 soldati russi a cui potrebbero aggiungersene altri in caso di sconfitta del Pas, cosa che renderebbe indispensabile per Kiev trasferire risorse per contrastare la minaccia proveniente dal confine moldavo; per Mosca le elezioni di Chisinau diventerebbero di fatto l’occasione di dimostrare capacità di proiezione non ancora fiaccate dal conflitto ucraino e comunque agevolate dalla riduzione degli uffici americani a cui era demandato il compito di contrastare le attività di disinformazione.
La Federazione russa, a sua volta, ha di fronte un panorama parcellizzato, che contempla, in quanto ad adesione all’UE, i tentativi di accesso moldavi ed armeni, e lo stop georgiano. Per quanto la Moldova non rivesta fisiologica e tradizionale rilevanza, le sue elezioni, cui Chisinau ha invitato l’Ufficio per le Istituzioni Democratiche e i Diritti Umani (ODIHR) dell’OSCE, diventano spartiacque del confronto Occidente – Russia, che punta ad un successo trasversale in un paese importante per tutta la regione e che ospita non meno di 100.000 rifugiati ed è punto di snodo alternativo per il trasporto del grano.
Un’apertura moldava alla Russia, inoltre, aumenterebbe le possibilità di attacchi lungo i confini UE, con Romania, Polonia e Stati baltici in crescente sofferenza.
Da notare come, non a caso, Chisinau stia valutando la possibilità di non aprire 12 seggi elettorali in Transnistria, ufficialmente per motivi securitari, ma senza dimenticare che, nelle ultime consultazioni, la Transnistria ha espresso l’80% dei suffragi a favore di Alexandr Stoianoglo, candidato pro Russia. Posto che le elezioni sono state indette dopo la sfiducia votata al governo filo-occidentale di Dorin Recean, i sondaggi indicano un’importanza, in stile 1948, di ogni singolo voto.
Il confronto, dunque, si svolgerà contemporaneamente sia a livello geopolitico, sia a livello interno, visto che il Paese rimane sulla sottile linea rossa che delimita UE e Russia che, a sua volta, intende rendere la Moldova un modello replicabile per perpetuare un prezioso vantaggio asimmetrico che non richieda un successo schiacciante ma il minimo risultato consistente in un Parlamento frammentato e controllabile.
La sensazione è che la spinta europeista moldava persista al momento solo in funzione del prolungamento della temibile guerra ucraina. Il paradosso consisterebbe in uno stato apparentemente democratico e sostenuto anche finanziariamente dall’Europa, ma privato di ogni sua sostanza significativa; il problema peraltro sono anche gli stessi moldavi, laddove l’altissima percentuale di indecisi (40%), potrebbe contribuire alla debacle del Pas, che non può avere certezze circa il fatto che, pur non potendo contare su una maggioranza schiacciante, la redistribuzione dei voti assicurerà una governabilità controllabile.
Il Pas di Maia Sandu dovrà dunque affrontare le opposizioni ed il risultato delle consultazioni permetterà di tarare la capacità moldava di resistere ad ingerenze esterne ed attacchi ibridi; la scelta, estremizzando, sarà tra Europa ed Eurasia. Tenuto conto che i sondaggi d’agosto davano in Parlamento Pas, Blocco Patriottico filo russo, Nostro Partito e Blocco Alternativa, non è facile procedere a previsioni viste la scarsa trasparenza e l’effimera sopravvivenza delle alleanze4; Ilan Șhor, oligarca moldavo attualmente residente a Mosca, potrebbe essere il passepartout per un ribaltamento elettorale, visto che sembra abbia pagato i manifestanti e che ha lanciato A7A5, una stablecoin di criptovaluta basata sul rublo e finalizzata al riciclaggio dei fondi russi per incassarli attraverso scambi in Turchia, EAU, Libano. Tutte tattiche che, seguite in Ucraina e Balcani infrangono la fiducia, esaltano la polarizzazione, destabilizzano secondo le linee della strategia del caos5 per proiettarsi fin verso le più estreme propaggini della diaspora moldava ma che delineano anche un’incapacità di generare una destabilizzazione sistemica.
L’invasione ucraina ha rafforzato la convinzione che l’integrazione europea non sia più solo una scelta, ma un percorso obbligato privo di vie di fuga centriste.
1 Partito Azione e Solidarietà
2 Il governo ha cercato di differenziare gli approvvigionamenti di combustibili fossili, agganciarsi nel 2025 al corridoio che pone in comunicazione Moldova ed Alessandropoli in Grecia.
3 Reti di compravendita di voti sostenute dalla criptovaluta; proteste a pagamento e agitazioni di piazza; attacchi informatici.
4 Vista la fragilità del sistema partitico e la sfiducia nei confronti della politica, in agosto il Pas sarebbe arrivato primo, seguito dal Blocco Elettorale Patriottico, dal Blocco Alternativo e il Nostro Partito. Secondo successivi sondaggi sarebbe tuttavia in atto un’inversione di tendenza, con il sorpasso del Blocco Patriottico.
5 Professoressa Christine Dugoin-Clément
Foto: X (president of the Republic of Moldova)
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