Esercitazione “Alpine Star” per la Brigata Julia e l’US Army
Si è conclusa nei giorni scorsi, nell’area compresa tra la Val Pusteria e il Cadore, l’esercitazione “Alpine Star”, che ha visto gli alpini della Brigata “Julia” in addestramento congiunto con assetti di terra e aria dell’Esercito americano, finalizzata a incrementare l’interoperabilità tra eserciti di differenti nazionalità e instaurare un approccio comune al combattimento in ambiente montano.
All’attività, svoltasi nel pieno rispetto delle norme di contenimento da Covid-19, hanno preso parte diversi reparti, tra cui il 7° Reggimento Alpini, che ha fornito l’aliquota più numerosa di personale, forze del 6° e 8° Alpini, del 4° Reggimento Alpini Paracadutisti “Ranger”, del 3° Artiglieria da montagna, del 2° Genio Guastatori, supportati logisticamente e operativamente dal Reggimento logistico “Julia” e dal 4° Reggimento Aviazione dell’Esercito “Altair”.
Lo US Army ha messo in campo un cospicuo numero di militari, provenienti dalla 173° Brigata aerotrasportata, supportati dalla 12° Brigata aerea e da due squadroni aerei di recupero.
L’esercitazione, pianificata e coordinata dal Comando Truppe Alpine dell’Esercito, ha avuto una durata complessiva di due settimane, nel corso delle quali i reparti si sono addestrati in un ambiente complesso, sia per la presenza di centri abitati sia per la morfologia del terreno, in prevalenza montano.
Nella prima fase “di amalgama” sono state condotte attività di combattimento nei centri abitati, mediante l’utilizzo di compound gonfiabili “WTS – Wall Training System” di ultima generazione, pattugliamenti congiunti tra le due nazioni, superamento di ostacoli verticali, mediante l’allestimento di una parete di arrampicata, ed attività di primo soccorso con relativa esfiltrazione dei feriti, mediante l’impiego di elicotteri “Blackhawk” americani.
Numerose sono anche le attività di supporto alla manovra, fra cui il forzamento di ostacoli mediante l’utilizzo di esplosivi da esercitazione, l’acquisizione di obiettivi statici e dinamici ed il supporto con il fuoco indiretto, mediante l’impiego dei sistemi d’arma d’artiglieria.
Successivamente, dopo questa prima fase di ambientamento, le unità hanno pianificato e condotto un’esercitazione finale continuativa, che ha visto impiegati i vari assetti per un periodo complessivo di 36 ore. Le unità, una volta infiltrate nell’area di operazione, hanno svolto un pattugliamento di diversi chilometri, durante il quale i reparti sono stati messi alla prova nei vari scenari ed attività provate nella fase di amalgama.
L’attività si è conclusa con la conquista di un compound composto da diverse abitazioni, all’interno dei quali era simulato vi fossero diversi elementi ostili. Al termine dell’attività, i comandanti delle diverse unità esercitate, si sono riuniti per condurre un debriefing delle attività svolte, attività fondamentale al fine di delineare eventuali migliorie o accorgimenti per le attività future.
In un contesto operativo sempre più articolato, risulta estremamente premiante, per gli Eserciti dei vari Paesi, svolgere degli addestramenti congiunti, al fine di promuovere l’interoperabilità tra le truppe impiegate.
Per le truppe alpine, questo concetto assume una valenza ancora maggiore poiché, nell’ambito delle attività di combattimento in ambiente montano “MW – Mountain Warfare”, data la sua complessità, risulta fondamentale addestrarsi ed uniformare le varie procedure, al fine di incrementare coesione, comprensione e sinergia tra i vari protagonisti.
Fonte Esercito Italiano