Falcon Strike 21: l’Aeronautica si addestra con le forze aeree di Stati Uniti, Israele e Regno Unito
Di Fabrizio Scarinci
Roma. Da lunedì scorso, presso le basi aeree di Amendola, Trapani, Decimomannu ed altre installazioni minori, sta avendo luogo l’esercitazione multinazionale “Falcon Strike 21”, organizzata dall’Aeronautica Militare e condotta congiuntamente da circa 600 militari ed oltre 50 velivoli appartenenti alle Forze Armate di Italia, Stati Uniti, Israele e Regno Unito.
Coordinati dal Comando Operazioni Aerospaziali di Poggio Renatico, fino al 15 giugno (giorno finale dell’evento) gli assetti in questione sperimenteranno la simulazione di complessi scenari multi-dominio di tipo altamente mutevole e non permissivo miranti alla riproduzione di missioni quali protezione di obiettivi di alto valore, interdizione aerea con gestione strategica e tattica, “close air support”, supporto alle forze speciali a terra ed operazioni di targeting dinamico.
Come pianificato nelle fasi preparatorie dell’evento, essi sono stati suddivisi in due ipotetici schieramenti contrapposti, uno costituito dalle cosiddette “Blue Forces”, formate da F35A italiani, statunitensi e israeliani, F 35B italiani, britannici e statunitensi, F 16C dell’USAF e G 550 italiani e israeliani, e l’altro costituito dalle “Red Forces”, formate da Eurofighter Typhoon, Tornado, AMX, T 346, MQ1 Predator ed HH 212 dell’AM, che (supportati anche da una consistente flotta di aviocisterne composta da B 707 dell’Israeli Air Force, Airbus A 330 Voyager della RAF, nonché KC 767 e KC 130J dell’AM) sarebbero impegnati ogni giorno nella simulazione di diversi tipi di attività senza seguire uno scenario a rotazione prestabilito.
Le operazioni in corso, che si stanno svolgendo all’interno di spazi aerei dedicati all’addestramento, includono, ovviamente, anche diverse attività di “Electronic Warfare” e “Surface Base Air Defence”, nell’ambito delle quali risulterebbero coinvolti anche il sistema di Comando e Controllo/Radar SIRUS del 2° Stormo di Rivolto (recentemente sviluppato e prodotto da MBDA Italia) e una componente del 4° Reggimento “Peschiera” di Mantova dell’Esercito italiano dotata di missili SAMP/T.
I principali obiettivi dell’esercitazione, la prima in Europa in cui gli F 35A e B di quattro diverse nazioni hanno avuto modo di operare in modo congiunto, consistono nell’integrazione e nel miglioramento della capacità di condurre operazioni aeree in ambienti altamente dinamici e congestionati, nell’ottimizzazione dell’integrazione/interazione tra i velivoli di quarta e quinta generazione in dotazione alle quattro forze aeree coinvolte, nel favorire la standardizzazione tra Paesi alleati in termini di metodologie addestrative e tattiche operative comuni, nella creazione di un ambiente adatto a far sì che gli equipaggi possano pianificare e svolgere missioni (e, successivamente fare anche attività di “de-breefing”) al livello di sicurezza richiesto dal programma JSF e, non da ultimo, nel miglioramento della prontezza operativa e delle capacità “expeditionary” dell’F 35B (obiettivo al quale l’Aeronautica Militare ha dedicato notevoli sforzi nel corso degli ultimi mesi).
L’Aeronautica testa a Pantelleria le capacità logistiche a supporto dei suoi F 35B
Essendo stato concepito per operare a partire da piattaforme quali portaerei V/STOVL e unità d’assalto anfibio tuttoponte di tipo LHD, l’ F35B è dotato della possibilità di effettuare decolli e atterraggi corti o verticali, presentandosi, in tal modo, anche come il mezzo ideale per operare a partire da basi scarsamente attrezzate e dotate di piste non idonee all’utilizzo di velivoli a decollo standard.
Il possesso di questa caratteristica comporta, ovviamente, notevoli vantaggi per gli strumenti militari che lo stanno introducendo, che nel prossimo futuro, in caso di guerra o crisi a “carattere militare”, avranno la possibilità di schierare task force di caccia multiruolo in prossimità delle aree interessate dalle operazioni sin dalle prime fasi del “build-up” delle forze, fornendo così un immediato supporto ai contingenti amici operanti nella zona senza dover attendere la costruzione di migliori infrastrutture o accettare di operare in modo più rischioso e meno efficace da basi più lontane.
Attraverso l’esercitazione “Proof of Concept Expeditionary”, svoltasi nel luglio dello scorso anno sull’isola di Pantelleria (il cui Distaccamento Aeroportuale presenta caratteristiche molto simili a quelle di una base poco attrezzata), l’Aeronautica Militare, che, oltre a 60 F 35A, proprio per le ragioni appena descritte, otterrà (al pari della Marina) anche una componente di 15 F 35B, ha avuto modo effettuare delle utili verifiche riguardo alle possibilità offerte in tal senso da questi velivoli, iniziando anche a sperimentare alcuni meccanismi di supporto logistico che potrebbero essere loro particolarmente utili al fine di operare servendosi di questo tipo di infrastrutture.
Tra questi, uno dei più importanti è certamente dato dalla capacità di rifornire gli aerei in questione nella cosiddetta modalità “hot-pit”, che prevede (proprio in ragione della carenza di strutture complesse adatte al rifornimento) che, una volta atterrati, i caccia si riforniscano mantenendo i motori accesi tramite un sistema di tipo ALARP (Air Landed Aircraft Refuelling Point) installato su un aviocisterna KC 130J al fine di prelevare carburante avio direttamente dall’interno del velivolo stesso (che diviene, in tal modo, una sorta di “serbatoio mobile” rapidamente rischierabile).
Sulla scia di quanto fatto a partire dalla Proof of Concept Expeditionary, anche l’esercitazione Falcon Strike 21 ha previsto la conduzione di un’attività di questo tipo; svoltasi sempre a Pantelleria lo scorso 8 giugno con il nome di “Expeditionary Combat Support Event”.
Organizzata e diretta dalla DIREX dell’esercitazione, essa ha visto atterrare sul piccolo aeroporto dell’isola un F 35B dell’Aeronautica Militare e uno britannico (proveniente dalla portaerei Queen Elizabeth) allo scopo di simulare una realtà operativa in zona di guerra, nella quale entrambi si sono riforniti con successo grazie ad un ALARP istallato su un KC 130J della 46^ Aerobrigata di Pisa e sono tornati rapidamente in volo al fine di compiere le missioni loro assegnate nell’ambito della Falcon Strike, mostrando (anche in presenza della stampa) la notevole funzionalità di questo meccanismo di supporto, che, specie in combinazione con velivoli stealth in grado di compiere operazioni dal forte impatto strategico, può, a tutti gli effetti, essere considerato un valido moltiplicatore di forze capace di conferire considerevoli vantaggi alle forze aeree in grado di implementarlo.
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