Fondazione Fincantieri: quando la memoria serve anche a non ripetere gli errori
A un anno dall’avvio del nuovo corso, Fondazione Fincantieri ha presentato a Roma, presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, un bilancio articolato delle attività svolte e delle linee di sviluppo avviate. L’incontro ha rappresentato non soltanto un momento di rendicontazione pubblica, ma anche l’occasione per chiarire la funzione attribuita alla Fondazione nel contesto industriale e strategico del Gruppo: non una struttura celebrativa, bensì uno strumento operativo di comprensione, correzione e orientamento delle scelte future.
L’evento si è aperto con un intervento introduttivo che ha collocato simbolicamente l’iniziativa a ridosso della fine dell’anno, richiamando il valore del bilancio come pratica non rituale ma sostanziale. È stato sottolineato come il rilancio della Fondazione, pur formalmente inserito in una continuità avviata nel 2008, abbia conosciuto a partire dal 2024 una discontinuità concreta, traducendosi in una revisione degli obiettivi e degli strumenti.

Il presidente di Fincantieri, Biagio Mazzotta, ha evidenziato il ruolo della Fondazione come custode della memoria industriale e, al tempo stesso, come promotrice di cambiamento. Nel suo intervento ha sottolineato come la conservazione del patrimonio storico non rappresenti un fine in sé, ma una condizione per rafforzare la capacità dell’azienda di interpretare il presente e affrontare il futuro. La Fondazione è stata descritta come un ponte tra documenti, persone e territori, chiamato a rendere accessibile un patrimonio che appartiene non solo all’azienda, ma al Paese.

A seguire, il capo di stato maggiore della Marina Militare, ammiraglio di squadra Giuseppe Berutti Bergotto, ha collocato il tema dell’innovazione industriale nel contesto di uno scenario strategico caratterizzato da instabilità e accelerazione delle minacce. L’ammiraglio ha sottolineato come la sicurezza non possa più essere considerata un dato acquisito e come la rapidità di evoluzione degli scenari operativi renda sempre più complessa la pianificazione di lungo periodo. In questo quadro, ha richiamato la necessità di ridurre i tempi di acquisizione delle capacità, rafforzando il rapporto tra Forze armate e industria, e di intervenire non solo sui nuovi programmi, ma anche sull’adeguamento dei sistemi esistenti. La collaborazione strutturata tra utilizzatore e industria è stata indicata come condizione indispensabile per evitare ritardi, rigidità e soluzioni non aderenti alle esigenze operative.

Il presidente della Fondazione Fincantieri, Fausto Recchia, ha quindi illustrato nel dettaglio il percorso avviato nel corso dell’ultimo anno, chiarendo l’impianto concettuale che guida l’azione della Fondazione. Tre i pilastri individuati: storia, innovazione e inclusione, sintetizzati nei programmi “Navigare la Storia”, “Navigare il Futuro” e “Navigare Insieme”.
Per quanto riguarda “Navigare la Storia”, Recchia ha descritto il lavoro sistematico di mappatura e recupero del patrimonio storico della cantieristica italiana, composto da archivi, fotografie, modelli, documentazione tecnica e materiali di archeologia industriale accumulati in oltre due secoli di attività. Un patrimonio che, come evidenziato, non è stato semplicemente conservato, ma analizzato, selezionato e organizzato attraverso un approccio professionale, con l’obiettivo di renderlo fruibile alla ricerca e al pubblico. La memoria è stata così presentata non come narrazione lineare di successi, ma come ricostruzione completa di percorsi, scelte e discontinuità.

Il programma “Navigare il Futuro” è stato illustrato come l’ambito in cui la memoria si traduce in capacità di anticipazione e correzione. Recchia ha richiamato le collaborazioni avviate con università e centri di ricerca su temi di rilevanza strategica, tra cui la protezione delle infrastrutture sottomarine, la sicurezza marittima, la medicina del lavoro e l’ingegneria dei materiali. Particolare attenzione è stata dedicata al progetto SUBCAP, sviluppato con la Luiss, volto ad analizzare le lacune normative e operative nella tutela dei cavi sottomarini, infrastrutture sempre più esposte e decisive per la sicurezza economica e strategica.
Il terzo pilastro, “Navigare Insieme”, ha riguardato l’impatto sociale e l’inclusione. Recchia ha illustrato i corsi di lingua italiana avviati nei cantieri in collaborazione con la Società Dante Alighieri, presentandoli come strumenti di integrazione concreta e di rafforzamento del capitale umano.

In questo contesto si inserisce l’iniziativa editoriale dedicata alla storia della navalmeccanica italiana, inaugurata dal volume curato dal professor Roberto Giulianelli. L’opera, che copre il periodo dall’Unità d’Italia alla prima guerra mondiale, apre una collana di cinque volumi pensata per ricostruire l’evoluzione del settore senza omissioni, includendo fasi di sviluppo, crisi e riorganizzazione. Nel suo intervento, Giulianelli ha sottolineato come la funzione della storia non sia quella di fornire ricette, ma di chiarire come si sia arrivati a determinate scelte, evidenziando anche il ruolo dei fallimenti come elemento strutturale dei processi industriali.

Su questo tema è intervenuta Paola Severino, che ha richiamato episodi recenti di danneggiamento dei cavi e le difficoltà di attribuzione di responsabilità nel quadro giuridico internazionale. La necessità di nuove regole, capaci di integrare tecnologia, diritto ed economia, è stata indicata come prioritaria, così come l’esigenza di una formazione multidisciplinare in grado di colmare il divario tra innovazione tecnologica e governance.

Antonella Polimeni ha invece approfondito il tema della collaborazione tra università e industria, illustrando i progetti avviati con Sapienza Università di Roma sui temi della salute e sicurezza dei lavoratori e dei nuovi materiali. L’accento è stato posto sull’approccio preventivo e sulla necessità di non ripetere errori del passato, richiamando implicitamente come la memoria industriale possa tradursi in scelte più consapevoli nella gestione del lavoro e dei processi produttivi.

Lorenza Pigozzi ha poi approfondito la dimensione culturale e sociale dell’impegno del Gruppo, illustrando il progetto “Respect for Future” e le iniziative territoriali orientate alla prevenzione del disagio, alla coesione sociale e all’uso dello sport come leva di inclusione, anche attraverso la partnership con i Giochi Olimpici e Paralimpici di Milano–Cortina 2026.

In chiusura, l’amministratore delegato e direttore generale di Fincantieri, Pierroberto Folgiero, ha ribadito come la Fondazione non sia stata concepita come strumento di autocelebrazione, ma come spazio di interrogazione critica e di lavoro utile all’azienda e ai territori.

In questo quadro è stato richiamato anche lo Young Advisory Board, organo consultivo under 40 presentato durante l’evento, pensato per valorizzare il contributo delle giovani generazioni nella definizione delle linee culturali, scientifiche e sociali della Fondazione. La memoria, in questa impostazione, non serve a consolidare narrazioni rassicuranti, ma a individuare margini di miglioramento e a evitare la ripetizione di impostazioni inefficaci.

È intervenuto anche il sottosegretario di Stato per la Difesa Matteo Perego di Cremnago, che ha inquadrato il rilancio della Fondazione nel più ampio rapporto tra sistema Paese, industria e dimensione marittima. Nel suo intervento ha richiamato il valore della memoria industriale come patrimonio nazionale e, al contempo, l’importanza di iniziative capaci di connettere cultura, formazione e coesione sociale con le esigenze di competitività e resilienza. Il sottosegretario ha inoltre evidenziato il ruolo delle sinergie tra istituzioni, università e imprese nel rafforzamento del capitale umano e delle competenze, indicando nella continuità tra tradizione e innovazione un elemento utile a sostenere la proiezione futura del comparto.

Alla luce delle criticità emerse nel programma delle fregate classe Constellation, già analizzate, il quadro emerso durante l’evento assume un significato ulteriore. La riduzione di circa un anno dei tempi di realizzazione delle fregate, ottenuta attraverso una revisione dei processi industriali, una maggiore integrazione tra progettazione e produzione e un dialogo più stretto con l’utilizzatore finale, rappresenta un segnale incoraggiante. In un contesto internazionale segnato da urgenze operative e competizione industriale crescente, la capacità di fare tesoro dell’esperienza – anche quando questa evidenzia errori – e di tradurla in correzioni concrete costituisce un valore decisivo. È su questo terreno, più che sulle dichiarazioni di principio, che si misurerà la credibilità futura di Fincantieri.
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