Forze Armate e di Polizia: a Roma un convegno dedicato alle donne con le “stellette” e alla loro capacità di intermediazione e soluzione diplomatica nelle situazioni di conflitto
Di Flavia De Michetti
ROMA. Nella giornata di ieri, a Roma, presso il centro “Esperienza Europa David Sassoli” a Piazza Venezia, si è svolta la conferenza internazionale multilaterale “Le donne nelle Forze Armate e di Polizia: capacità di intermediazione e soluzione diplomatica nelle situazioni di conflitto”, organizzato dall’Istituto diplomatico internazionale (IDI) con il patrocinio del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione Internazionale.
Dopo i saluti del presidente dell’Istituto, avvocato Paolo Giordani, è intervenuta Valeria Fiore, Responsabile della Comunicazione per il Parlamento Europeo in Italia che, sottolineando l’importanza dell’argomento protagonista dell’evento ha spiegato che, “Mai come in questo momento, alla luce dei recenti accadimenti, c’è il bisogno che il contributo delle donne si faccia sentire. In particolare in quanto professioniste a pari merito degli uomini. Per noi è fondamentale il ruolo di tramite delle donne che possono portare un messaggio più vicino alla vita sociale”.
“Vorrei ricordare che il ruolo delle donne nella pace e nella sicurezza è riconosciuto da Strategic Compass dell’Unione Europea. – ha aggiunto la Dottoressa Fiore – Viene esplicitamente affermato che è importante questo ruolo per combattere sia la disuguaglianza di genere che tutti i tipi di violenza durante i conflitti e nella situazione post-conflitto. Il Parlamento Europeo si è schierato varie volte su questo punto e l’augurio è che venga dato risalto a questo tipo di lavoro e all’importanza che metterete nel vostro quotidiano, nell’abolizione di tutte le barriere non solo legate ai pregiudizi, ma anche nella vita quotidiana per contribuire a un’effettiva parità di opportunità e di carriera anche nelle Forze Armate e di Polizia”.
Successivamente, è intervenuta Nunzia Brancati, Dirigente della Divisione Anticrimine della Polizia di Stato (Questura di Napoli) che, portando i saluti del capo della Polizia di Stato, ha condiviso le riflessioni maturate nel corso della sua esperienza a proposito della specificità di alcuni compiti riconosciuti alla Questura legate all’argomento della parità di genere e della violenza domestica e di genere.
“La creazione di articolazioni specializzate – ha spiegato la Dottoressa Brancati – determina una maturazione del personale che ne fa parte, nel senso di un’evidente adeguatezza rispetto alle argomentazioni che portano nei nostri uffici queste tematiche. Mi occupo nel particolare di un’area legata ad argomenti di donne e più vulnerabili. Questi soggetti sono particolarmente protetti anche da articolazioni che si occupano di fare prevenzione. In particolare, mi riferisco agli ammonimenti, misure di prevenzione dedicate nell’ambito della violenza di genere, domestica, stalking”.
“Oltre ad aver iniziato un’importante misura di contenimento della recidiva, ovvero la cifra di questi reati in ambito domestico, – ha spiegato Brancati – esiste anche una modalità attuativa particolare, cioè ingiunzione trattamentale connessa di ammonimento che noi avviamo mediante dei protocolli che consentono, attraverso la fase della notifica, di prendere in carico il maltrattante presso centri che se ne occupino nel prosieguo, monitorandone il comportamento e studiando cosa avrebbe generato tale ciclo di violenza. Dunque, bisogna stigmatizzare la violenza per quello che essa è e procedere all’ammonimento. Esiste anche uno spazio per la mediazione, che non è solo quella familiare. La mediazione sociale è possibile nella misura in cui il maltrattante facendosi carico del proprio percorso di recupero e la presa di coscienza della propria indole violenta, consente di restituire alla società qualche cosa, recuperando un problema che è anche di carattere sociale e non solo legato all’ambito familiare”.
Nel corso dell’evento, Report Difesa ha avuto la possibilità di intervistare Sorella Emilia Bruna Scarcella, Ispettrice nazionale del Corpo delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana.
Alla domanda “Come opera la Croce Rossa nei teatri operativi e dove è presente in questo momento?”, Sorella Scarcella ha risposto: “Parlando per il Corpo delle Infermiere Volontarie, la Croce Rossa italiana è presente da anni nei Teatri Operativi nelle missioni di pace, ma sempre a fianco alle Forze Armate. Se allarghiamo il discorso alla Croce Rossa, che consta di diciannove milioni di volontari nel mondo e la maggior parte sono donne, nei conflitti più cruenti non ci è permesso di entrare, come i sette principi di Croce Rossa ci permetterebbero [Umanità, Imparzialità, Neutralità, Indipendenza, Volontariato, Unità e Universalità], tant’è vero che nel conflitto dell’Ucraina alle infermiere volontarie è stato permesso di entrare a Leopoli, ma di uscirne in giornata, perché la sera si andava in Polonia a dormire. La nostra è una presenza puramente umanitaria. In particolare, con i due principi, quelli di umanità e neutralità, ci è permesso, dove possibile, entrare da un punto di vista sanitario, logistico, socio-assistenziale, in quello che viene richiesto in quel momento”.
Report Difesa ha, inoltre, intervistato la Dottoressa Ilhamallah Chiara Ferrero, Membro Comunità Religiosa Islamica d’Italia.
Qual è la posizione della Comunità Islamica riguardo l’attuale conflitto Hamas – Israele?, domandiamo.
“Siamo molto preoccupati – ha spiegato la Dottoressa Ferrero – Ovviamente, subito dopo gli attentati di Hamas, abbiamo trasmesso alla presidente della Comunità ebraica le nostre condoglianze. È stato il minimo che si potesse fare, non solo di denuncia, ma anche di vicinanza con i fratelli con cui collaboriamo da tanti anni in Italia. Questa è stata sempre la nostra posizione, pronunciandoci in modo molto chiaro sugli attentati terroristici in generale”.
Proseguendo l’incontro, sono intervenuti tra gli altri la Professoressa Silvia Scarpa, Direttrice del Dipartimento di Scienze Politiche e Relazioni Internazionali presso la John Cabot University e il Capitano Serena Cesi, dello Stato Maggiore dell’Esercito, una donna direttamente impegnata all’interno delle Forze Armate, Ufficiale Psicologo dell’Esercito Italiano che, dal 2017, lavora presso l’Ufficio di Psicologia e Psichiatria militare dello Stato Maggiore.
Da quel momento, quest’ultimo, come ha spiegato il Capitano Cesi, ha deciso di “Accorpare tutte le competenze degli Psicologi che lavoravano già nello Stato Maggiore, occupandosi già di selezione, formazione, supporto alle famiglie dei militari feriti e così via, per poter affrontare al meglio la questione del benessere psicologico del personale, sotto tutti i punti di vista”.
Dopo aver esposto tutte le fasi di accesso alla Forza Armata alla quale appartiene, il Capitano Cesi ha spiegato che il suo è un compito prettamente tecnico e che nei suoi dieci anni di carriera è capitato spesso di parlare con i giovani che si presentano nei centri di selezione per entrare nei ranghi.
“Il 2000 è la data che discrimina l’inizio della presenza femminile nell’Esercito. A seguito della legge 380 del 1999 viene aperto il reclutamento del personale femminile e le donne poi si inseriscono gradualmente in tutte le categorie, i ruoli e le specialità. I primi bandi del concorso sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale del 4 gennaio 2000 e prevedevano l’ammissione di non più di venti donne su cento. Oggi, posso dire che alcune mie colleghe, che sono entrate nell’Esercito in quegli anni, sono le prime donne in servizio permanente della Forza Armata e questo mi riempie di orgoglio. Ci auspichiamo che la presenza della componente femminile sia sempre più presente”.
Successivamente, è intervenuto il Capitano di Corvetta Letizia Pantaleo, addetto alla Direzione per l’Impiego del Personale della Marina Militare, che ha presentato il ruolo della donna nella Forza Armata della quale fa parte, a partire dal reclutamento fino alla formazione, con uno sguardo a quella che è la policy d’impiego di una donna al vertice, condividendo con i presenti uno scenario molto diverso della Marina Militare che non è solo un ente terrestre, ma anche e soprattutto unità navale.
Dopo un breve excursus sui processi selettivi e sulla legge 380/99, il Comandante Pantaleo ha spiegato: “Vorrei soffermarmi sull’ingresso del personale giovanissimo. Nella Scuola militare di Venezia sono ben sessantacinque le donne allieve di circa sedici anni a fronte di novantuno uomini. Ciò significa che è già ben radicata, fin da molto giovani, la cultura di entrare nella Forza Armata e poter raggiungere poi i vertici. La Marina è inclusione e opportunità, sia nella formazione che nei successivi corsi di addestramento. Da una prima analisi si potrebbe pensare che solo uno scarso 3% le donne ricoprono il ruolo di Marescialli, al contrario bisogna ricordare che solo negli ultimi 23 anni è stato permesso al personale di poter accedere alla selezione, quindi questo dato potrà solo aumentare in maniera esponenziale. La percentuale, invece, è alta nella Truppa e negli allievi, che un domani arriveranno a livello apicale. Parliamo del 25%”.
“Nel 2002 abbiamo avuto la prima donna brevettata pilota come Ufficiale – ha aggiunto il Comandante Pantaleo -. Nel 2013, la prima donna brevettata presso la Brigata Marina San Marco, che oggi comanda un plotone di uomini. Nel 2014, la prima donna Sommergibilista e dopo di lei tantissime altre. Parliamo di Unità militari”.
“È estremamente importante vedere una donna al comando di una nave e, a questo punto, si può riflettere su quanto la Marina abbia raggiunto la vera inclusione delle donne all’interno degli equipaggi e soprattutto nei ruoli di vertice. La donna rappresenta una complementarietà dell’uomo”, ha concluso.
Infine, ha fatto il suo intervento il Tenente Colonnello Maria Federica Maddalena, capo della 2° Sezione Politica di Impiego delle Forze Aerospaziali del 3° Reparto dello Stato Maggiore Aeronautica, che ha condiviso il racconto la sua personale esperienza legata al percorso svolto all’interno della Forza Armata, in particolare di due aspetti che concorrono alla diplomazia dell’Aeronautica Militare nell’ambito della formazione, parlando della propria esperienza di quindici anni come pilota militare operativo sulla linea Eurofighter, nella difesa dello spazio aereo internazionale della NATO, e della propria esperienza come istruttore di volo di una scuola internazionale.
“L’Aeronautica Militare quest’anno festeggia i suoi primi 100 anni – ha ricordato – e nonostante la sua giovane età è una Forza Armata dinamica, improntata sull’innovazione tecnologica, caratterizzata da un’inclusività non retorica ma fattuale”.
In conclusione, in occasione della conferenza internazionale multilaterale “Le donne nelle Forze Armate e di Polizia: capacità di intermediazione e soluzione diplomatica nelle situazioni di conflitto”, il ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani ha inviato un messaggio con il quale ha sottolineato il ruolo dell’Italia “In prima fila nell’impegno internazionale a favore della stabilizzazione, dove il ruolo della donna è centrale. Penso alle operatrici di pace, alle missionarie, alle mediatrici, alle nostre diplomatiche e a tutte coloro che prestano servizio nella rete diplomatico-consolare, alle nostre donne con le stellette”.
“L’Esperienza ci insegna – ha scritto il ministro nel suo messaggio – che gli accordi di pace hanno maggiori probabilità di successo quando le donne assumono un ruolo centrale nel loro raggiungimento, riuscendo nel difficile compito di creare rapporti di fiducia solidi nelle comunità delle aree di crisi, specialmente con i più vulnerabili ed esposti a rischi di violenza”.
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