Forze Armate: quando l’organizzazione si integra con le Amministrazioni locali per contrastare la lotta alla pandemia
Di Giusy Criscuolo
Catanzaro. Mi trovo in Calabria per capire come in questa emergenza dettata dal Coronavirus, il comparto delle Forze Armate sia entrato in stretta sinergia con alcune Amministrazioni Provinciali e come la sua struttura organizzativa si stia integrando perfettamente con le ASP che hanno deciso di coinvolgerlo, per affrontare al meglio il problema della pandemia in atto.
A premessa è necessario chiarire che non tutti i capoluoghi di provincia hanno chiesto l’ausilio dell’Esercito e che, la presenza dello stesso è stata fortemente voluta da chi ha compreso che da soli non sarebbe stato semplice affrontare “la lotta”.
Decidendo di delegare tale supporto a chi per professione, senza nulla togliere all’organizzazione civile, sa muoversi in periodi di crisi, all’estero e in Patria.
Di conseguenza ciò che verrà analizzato si riferisce all’operato del lavoro svolto in sinergia con le ASP e con i militari coinvolti, che stanno facendo la differenza sul territorio calabrese.
Da Cosenza, a Catanzaro a Lamezia fino ad arrivare in provincia di Reggio Calabria.
Dopo il primo approfondimento sull’Ospedale da Campo di Cosenza, attualmente riconvertito in centro vaccinale e nel quale ritorneremo, andiamo a Catanzaro, dove è di stanza il Drive Throug Difesa. Ad aspettarmi trovo il Colonnello Alfonso Zizza, attualmente UCR Calabria.
Quella del capoluogo di provincia è una struttura concepita per effettuare tamponi veloci.
Studiata e allestita in modo impeccabile dall’AVES (2° Reggimento Aviazione Esercito “Sirio”) di Lamezia. Si mostra subito ben organizzata e capace di accogliere centinaia di richieste giornaliere inviate all’Azienda Sanitaria di Catanzaro e dalla stessa smistata agli operatori del Drive Throug Difesa.
La stretta sinergia tra le due realtà sta dando ottimi risultati, alleggerendo il carico di lavoro sulle strutture sanitarie esistenti e permettendo anche a coloro che vengono da fuori provincia di poter effettuare tamponi senza problematiche di alcun genere.
Davanti a me una quindicina di macchine in fila, una zona per l’ingresso ed una per l’uscita. I militari dell’AVES gestiscono il traffico e il medico e gli infermieri delle Forze Armate effettuano i tamponi.
La fila scorre veloce, un auto entra, si abbassa il finestrino, si effettua il tampone, si prendono i dati e via un’altra. Tempo massimo di attesa per veicolo, dai due ai tre minuti.
I tamponi rientrano all’interno dell’Operazione “Igea”, voluta dal Ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Operazione che ha riscontrato un grosso plauso dalla popolazione calabrese. Il Colonnello Zizza è attualmente l’Ufficiale Coordinatore della Regione Calabria (UCR) e gestisce l’organizzazione della Difesa a Cosenza e Catanzaro.
Mi spiega che al Drive Throug della Difesa si lavora in stretta sinergia con l’Amministrazione Sanitaria locale e che all’interno del Hub allestito a Catanzaro scalo, i tamponi vengono solo effettuati, per poi essere successivamente processati nei laboratori dell’ASP di riferimento “La dove non riescono le ASP, per carico di lavoro, interveniamo noi”.
L’ASP tiene il polso della situazione, gestisce le prenotazioni e le smista al punto tamponi della Difesa, dove si lavora unicamente su liste già elaborate e su prenotazioni effettuate presso gli uffici dell’Azienda Sanitaria.
Questa simbiosi tra le forze sanitarie militari e civili sembra dunque risultare vincente, lì dove la lungimiranza dei dirigenti locali ha richiesto la presenza delle Forze Armate.
Evinco dalle parole del Colonnello che le Amministrazioni si fidano dell’organizzazione militare e a darne riscontro anche il consenso che arriva dai cittadini.
I civili vedendo le divise, si sento più sicuri e tutelati, dice Zizza: “Il Meridione d’Italia ha sempre avuto un particolare apprezzamento per le Forze Armate e in questa occasione si è stretta ancora di più l’unione tra la popolazione civile e le Forze della Difesa del Paese”.
Ad essere importato, dunque, non è solo il personale o le strutture, ma soprattutto la forma mentis che permette a chi ne usufruisce di sentirsi più sollevato e meno abbandonato.
Tra gli operatori troviamo medici ed infermieri delle 4 Forze Armate, che lavorano dalle 8 di mattina alle 14 del pomeriggio tutti i giorni della settimana ad eccezione della domenica.
Al momento nel Drive Throug Difesa è coinvolto un medico, Tenente Colonnello dell’Esercito e due Sottufficiali infermieri dell’Aeronautica Militare.
Tutti facenti parte dell’Operazione EOS, seguita all’Operazione Igea che ha avuto inizio il 23 ottobre scorso per sostenere le attività di screening e analisi della prima ondata.
Con l’arrivo delle prime dosi di vaccino, su richiesta della Struttura Commissariale è stato chiesto al COI (Comando Operativo di vertice Interforze) di implementare il piano di distribuzione delle dosi vaccinali con l’Operazione “EOS”.
Il tutto grazie all’esperienza e alle capacità in essere al nostro comparto Interforze, insito per forma mentis ed acquisito durante la propria esperienza in Teatri operativi esteri.
Non conta la fatica, la lontananza da casa o la pausa saltata: “L’importante è portare a casa il risultato e cioè aiutare la popolazione. Tutto quello che ci allontana dall’obiettivo conta poco. Stare vicino ai nostri connazionali alla fine è una forma di bene che va oltre ciò che molti definirebbero lavoro. Per noi è un piacere poter alleviare le sofferenze dei nostri concittadini. Se potessimo fare anche di più lo faremmo. Questo è il nostro Paese, noi siamo cittadini italiani” dice il Colonnello Zizza.
E’ arrivato il momento di lasciare il Drive Throug per dirigermi verso Lamezia. Ma l’intervallo che mi separa dall’altro punto tamponi, è coperto da un incontro altrettanto interessante, che conferma quanto appena raccontato.
Uno dei funzionari dell’Azienda Sanitaria provinciale di Catanzaro, al momento Referente per la Commissione Straordinaria delle attività di collaborazione con la Difesa, il Dottor Francesco Lucia, mi racconta come la loro richiesta di supporto fatta alle Forze Armate sia stata tempestivamente esaudita. Rendendo la provincia coperta da tale presenza, un’isola felice.
Il Dottor Lucia mi fa comprendere che una delle attività importanti, prima dell’apertura del Hub vaccinale, ha riguardato i Drive Throug Difesa dove Sanità civile e militare hanno collaborato in stretta sinergia. Il tutto con il comparto Interforze in primis, rappresentato dal Colonnello Zizza, unitamente al Reggimento AVES di Lamezia.
Sull’ausilio delle Forze Armate mi dice: “Lavorando soprattutto su tamponi molecolari, ci forniscono un grande supporto sanitario. Su Catanzaro arriviamo a toccare punte giornaliere di 300 tamponi. Il tutto in base al periodo”. In poco più di 5 mesi di attività il presidio è arrivato ad effettuare oltre 15032 tamponi molecolari e 858 tamponi antigenici.
“Si è creata una sinergia positiva ed importante con l’Esercito e la Difesa. Non perché non si sia in grado di fare il proprio lavoro, ma per forma mentis ed organizzazione, le strutture sono differenti. C’è una preparazione alla base che va oltre l’organizzazione civile. Quando scende in campo l’Esercito la gente è un po’ più tranquilla. – continua – Questa sinergia che abbiamo messo in campo tra Esercito, Difesa e Azienda Sanitaria ha rassicurato maggiormente i cittadini sotto l’aspetto emotivo”.
Mi viene spiegato che la popolazione, nel vedere l’Azienda Sanitaria, lavorare accanto alla Difesa sta apprezzando l’impegno in prima linea nella lotta alla pandemia.
Questo connubio è stato ulteriormente rinsaldato con il Reggimento AVES dell’Esercito in pianta stabile a Lamezia, dove l’incidenza di positivi era maggiore e la situazione era più difficile da gestire.
“Su Lamezia vi erano grosse carenze di strutture per i tamponi ed era difficile tenere sotto controllo l’andamento del virus – dice il Dottor Lucia – è qui che ci è venuto incontro il Comando Generale Esercito, che ha notato il nervo scoperto e ci ha sostenuto installando, con il supporto dell’AVES, un grande punto tamponi all’interno del presidio Ospedaliero Giovanni Paolo II di Lamezia”.
Presidiato H24, il punto dove vengono effettuati i tamponi, sembra anche aver dato una certa serenità sia agli operatori sanitari che agli abitanti del quartiere, non solo dal punto di vista sanitario, ma anche dal punto di vista della sicurezza: “Il messaggio vuole essere lo Stato c’è e l’Azienda Sanitaria non si tira in dietro, ma si impegna ad affrontare, questo momento difficile, nel migliore dei modi”.
Evinco che le province organizzate in sinergia con l’Esercito e la Difesa, sono delle isole felici, ma sul territorio si lavora ancora a macchia di leopardo.
L’impegno profuso nel catanzarese dall’ASP è notevole.
Il Dottor Lucia mi dice che dopo aver contattato tutti i sindaci, in una conference-call, per creare una rete univoca di collaborazione, sono stati individuati ed istituiti numerosi punti utili alle vaccinazioni. Inoltre si è messo in sicurezza il comparto scuola.
“L’attività con l’Esercito e la Difesa è ottimale, continua e sinergica” e mi racconta un aneddoto per farmi comprendere come la collaborazione sia stretta. Portando alla luce uno dei “progetti” che fortunatamente funzionano e di cui poco si parla.
“Abbiamo predisposto presso ogni istituto scolastico, la presenza di un infermiere. Trait d’union tra scuola e Azienda Sanitaria. Ci supportano nel fare tamponi e nell’effettuare controlli utili all’individuazione del virus (il progetto che copre tutti i 64 istituti scolastici della Provincia). Era sorto il problema di come rifornire in tempi brevi tutti gli istituti coinvolti con test rapidi e dispositivi di protezione utili ai dipendenti”.
Continua: “Noi come ASP, per concretizzare il progetto, abbiamo fatto richiesta alla Protezione Civile che ci ha dato l’assenso. Alle 8 di mattina abbiamo consegnato un modulo ai militari dell’AVES, che avevano un quadro completo della rete e degli istituti da rifornire. Con loro abbiamo fatto il carico del materiale sanitario e alle 12 abbiamo effettuato una donazione simbolo in una scuola. Da quel momento è partita la distribuzione nei vari istituti – continua -. Abituati a tempistiche differenti, nel pomeriggio del giorno successivo abbiamo chiamato per sapere a che punto fossero e ci è stato confermato che a mezzogiorno il Reggimento Sirio aveva già completato il giro di tutti i 64 istituti”.
“Non ci è sembrato vero che in 24h, tutto era già stato consegnato”.
Non sono le uniche cose che sono state profuse in favore della Difesa e dell’Esercito e l’entusiasmo, la competenza e la padronanza di linguaggio del Dottor Lucia mi lascia con un cenno di speranza.
Li dove nulla è abbandonato al caso e dove dalle competenze altrui è possibile imparare, il cambiamento può esserci. Non è difficile avvertire la pressione e il carico professionale ed emotivo che militari e civili hanno su una terra attenzionata.
Il lavoro per le ASP locali è doppio. Visto il Commissariamento della Sanità, si cerca di far emergere che c’è anche un lato che combatte e si migliora, per ridare a questa terra e agli itali onesti, che la abitano, il giusto riscatto.
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