Gaza: il bilancio delle operazioni
Egitto e Qatar vigilano sulla fragile tregua e Hamas rivendica la vittoria, ma sul piano militare Israele stravince: un successo che Israele se,bta voler sfruttare per porre come condizione di pace il disarmo di tutte le organizzazioni paramilitari che operano all’interno della Striscia di Gaza.
Secondo le informazioni raccolte al 20 maggio 2021, dall’inizio dell’operazione “Guardian of the Walls” (D+10) le Brigate Ezzedin al-Qassam e il Movimento della Jihad Islamica, i due maggiori gruppi che rappresentano l’esercito di Hamas, hanno sparato contro Israele 4340 razzi, 640 dei quali abortiti al momento del lancio o caduti all’interno della Striscia.
Il sistema di difesa anti missile Iron Dome ha abbattuto circa 3600 razzi, pari al 90% di quelli sparati contro Israele; i missili non intercettati hanno invece colpito le città di Nevit Haasara, Sderot, Ashkelot, Ashdod e Lod, le periferie di Gerusalemme, Nazareth, Beersheba, Holon e la stessa Tel Aviv.
Dodici le vittime in territorio israeliano, nove civili, un militare e due thailandesi; 117 i feriti gravi, 114 civili e tre militari; ingenti i danni a case private, aziende e strutture pubbliche. In territorio palestinese, la risposta israeliana ha causato la morte di 248 persone, più della metà delle quali appartenenti alle organizzazioni paramilitari combattenti, e oltre 1900 feriti.
Le Forze Aeree Israeliane (IAF) hanno distrutto più di 500 rampe di lancio palestinesi interrate o camuffate tra la vegetazione o all’interno di edifici, molte delle quali armate e puntate contro obiettivi civili israeliani.
Colpite anche diverse unità equipaggiate con missili anticarro Fagot AT-4 Spigot, ATGM Bulsae-2 e RPG-29 Vampire a Rafah e Shejaiya; uccisi numerosi uomini di Hamas e della Jihad Islamica mentre si preparavano ad effettuare il lancio di razzi o erano impegnati ad armare le rampe.
Eliminata la cellula responsabile dell’attacco all’autobus militare colpito da un missile Kornet la mattina del 20 maggio mentre si trovava all’esterno della base militare di Zikim, a sud di Ashkelon. Sventati numerosi tentativi di oltrepassare la linea di confine ed effettuare operazioni all’interno del territorio israeliano.
Causati ingenti danni agli oltre 100 chilometri di tunnel – sganciate 450 bombe in 40 minuti – che collegano la Striscia con l’esterno e alla “metro”, la rete di cunicoli sotterranei utilizzati da Hamas a Gaza City; distrutto un bunker nell’area di Beit Hanoun e diverse postazioni interrate e accessi ai tunnel scavati nei pressi di Beit Lahia, Maghazi, Rimal, Khan Yunis e Jabalia.
Distrutti numerosi siti e infrastrutture terroristiche a Gaza City, Sabra Tel al-Hawa e Beit Lahiya, le residenze dei leader di Hamas utilizzate come deposito di armi o per la produzione di razzi, appartamenti adibiti a uffici destinati ad agenzie operazioni, di intelligence o di comando e controllo.
Abbattuto un UAV in avvicinamento al confine israeliano mentre sorvolava l’area di Emek HaMaayanot; intercettati movimenti sospetti lungo le rive settentrionali della Striscia, imbarcazioni d’assalto e combattenti pronti a lanciare un attacco via mare.
Bombardati numerosi tunnel che collegano la città di Rafah e il confine orientale della Striscia al Sinai; colpiti gli appartamenti sede di cellule informatiche di Hamas, spesso situate nelle vicinanze di infrastrutture come scuole o asili, prova del tentativo di utilizzare i civili come scudo umano per svolgere attività legate al terrorismo.
Centrate le strutture militari gestite dalla Jihad Islamina, sale situazione e sale comando attrezzate per il lancio di razzi da remoto. Distrutta la Hanadi Tower, sede degli uffici politici di Hamas utilizzati dall’intelligence palestinese; bombardate decine di palazzi destinati ad uso militare nei quartieri di Beit Hanoun, Beit Lahia, Jabalia e Gaza City.
In questo conflitto i palestinesi hanno impiegato diversi sistemi d’arma, nessuno dei quali particolarmente nuovo, ma la tendenza generale è sembrata quella di utilizzare razzi e missili con gittata e carico esplosivo maggiori.
Nel corto raggio (0-20 km), a ridosso del confine, sono stati utilizzati i mortai realizzati nelle officine di Gaza da 50 e 60 mm e di mortai arrivati dall’Iran, Kaun da 81 e 120 mm (60-7000 m). Per colpire i kibbutz e le città più vicine alla Striscia, Hamas è invece ricorso al massiccio utilizzo di razzi d’artiglieria Qassam-1 60 mm (4 km), Qassam-2 150 mm (8 km), Qassam-3 170 mm (10 km), Qassam-4 126.5 mm (17 km), Al-Quds 101 (13 km) e Al-Quds 102 (16 km), con testate convenzionali che vanno da 0,5 kg a 15 kg.
Per il medio raggio (20-55 km) le milizie paramilitari palestinesi hanno messo in campo i vecchi razzi russi M-21 Grad 122mm (40 km), i cinesi WS-1E 122 mm (40 km), gli S-40 (40 km), tutti con testata convenzionale da 15-25 kg, e i Badr R3 (40 km) equipaggiati con testate da 200-250 kg; i razzi iraniani Fajr-3 (45 km) con testata HE da 45 kg e i nuovi Sajil 55 (55 km), sistemi d’arma “Made in Gaza” che grazie alla maggiore potenza di spinta riescono a disegnare una traiettoria più bassa, quindi meno visibile al sistema antimissile Iron Dome.
Nel lungo raggio Hamas ha colpito Israele con i razzi Al-Burak-70 (70 km) e Al-Burak-100 220 mm (100 km), i Fajr-5 333 mm rinominati M-75 (75 km) con testata da 90 kg, i J-80 220 mm (80 km), i missili siriani Khaibar M-302 ed M-302D 302 mm (160km) ribattezzati Rantissi R-160 e i missili Ayyash 250 R (250 km). (IT Log Defence)