I caccia israeliani: lo IAI Kfir
Lo IAI Kfir (in ebraico “כפיר”, letteralmente “leoncino”) fu un caccia multiruolo di produzione israeliana, in servizio tra la metà degli anni Settanta e la metà degli anni Novanta. Il velivolo, tuttavia, è ancora operativo in alcune aeronautiche militari straniere.
Fu sviluppato dalla Israel Aerospace Industries (IAI) come evoluzione del precedente IAI Nesher, versione locale del Mirage 5 francese. Complessivamente vennero costruiti più di 220 esemplari in varie versioni.
Il primo prototipo volò nel giugno del 1973 ed entrò in servizio con la Heyl Ha’Avir (Aeronautica Militare Israeliana) nel 1975. Il Kfir combinava una cellula derivata dal Mirage con un motore General Electric J79 (lo stesso dell’F-4 Phantom II), offrendo prestazioni supersoniche e una buona manovrabilità, caratteristiche che lo rendevano efficace nei ruoli di intercettazione tattica e di penetrazione rapida nello spazio aereo nemico.

Le modifiche israeliane introdussero radar moderni, sistemi di navigazione aggiornati, avionica modulare e predisposizione per pod EO/IR e datalink, rendendo la piattaforma adattabile e facilmente aggiornabile. Le versioni successive, come la Kfir C2 e la Kfir C7, introdussero canard anteriori per migliorare l’agilità e la stabilità alle alte velocità.
Grazie al costo di acquisto e aggiornamento relativamente contenuto, il Kfir fu esportato e impiegato da diverse aeronautiche, tra cui Colombia, Ecuador (foto seguente), Sri Lanka e Stati Uniti (con la designazione F-21A Lion per addestramento DACT).

Ciononostante, il velivolo soffriva dei limiti tipici delle piattaforme progettate negli anni Sessanta e Settanta: senza aggiornamenti profondi, radar e sensori risultano inferiori rispetto ai caccia di quarta e quinta generazione, manca qualsiasi caratteristica stealth e la vulnerabilità alle moderne difese aeree è elevata. Anche autonomia e loiter time (tempo di permanenza operativa in un’area d’interesse) erano piuttosto limitati, e il motore J79, pur potente, risultava rumoroso e poco efficiente rispetto a turbofan più recenti.
L’aviazione israeliana impiegò il Kfir principalmente durante le operazioni in Libano tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Ottanta, fino a quando l’introduzione degli F-15 e F-16 ne determinò il progressivo ritiro. Il Kfir venne definitivamente radiato dal servizio attivo israeliano a metà degli anni Novanta.

Il caccia israeliano Kfir, nella versione C7, aveva un’apertura alare di 8,22 metri, una lunghezza di 15,65 e un’altezza di 4,55 metri. Il peso a vuoto era di circa 7.285 chilogrammi, mentre il peso massimo al decollo raggiungeva i 14.600.
Era spinto da un turbogetto General Electric J79-J1E, capace di portarlo a una velocità massima di circa 2.440 km/h sopra gli 11.000 metri, con una quota di tangenza operativa di 17.680 metri. L’autonomia superava i 1.200 chilometri con serbatoi esterni.
L’armamento comprendeva due cannoni DEFA da 30 mm, razzi aria-terra non guidati FFAR e Zuni, fino a quattro missili aria-aria AIM-9 Sidewinder o Python, oltre a un carico bellico massimo di circa 6.000–7.000 chilogrammi tra bombe e missili, a seconda della configurazione.
Foto: web / IDF
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