Ogni anno, il giorno del 4 novembre, in occasione della Giornata della VITTORIA, dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, una corona d’alloro viene deposta davanti alla tomba in cui un secolo fa fa vennero finalmente deposti i miseri resti di un soldato non più identificabile:
appunto il Milite Ignoto!
Alla cerimonia, presso l’Altare della Patria di Roma, partecipano ogni anno che passa le più alte cariche dello Stato, mentre sulle loro teste svettano le Frecce Tricolori e la banda intona l’Inno di Mameli.
Ma a chi appartiene la salma del Milite ignoto sepolta nell’Altare della Patria? Qual è la sua storia? Come è arrivata a Roma?
LA SCELTA
Nell’ottobre del 1921 vennero scelte delle salme di soldati senza nome, provenienti da cimiteri di guerra o dai luoghi di battaglia dove i combattimenti erano stati più cruenti:
Rovereto,
le Dolomiti,
Asiago,
il Monte Grappa,
il Montello,
il Cadore,
il basso Piave,
il basso Isonzo,
Gorizia,
il Monte S. Michele
e il Carso.
Le bare, tutte identiche e perciò volutamente non distinguibili, furono trasferite prima a Udine e poi nella Basilica di Aquileia. Il compito della scelta della bara fu affidato a Maria Bergamas di Gradisca d’Isonzo, madre di Antonio, che morì in combattimento sull’altopiano di Asiago, dove il suo corpo andò disperso.
Questo rito compiuto da Maria, madre di un milite ignoto, l’ha trasformata nella madre simbolica di tutti i militi ignoti ed i soldati d’Italia. Il 28 ottobre Maria Bergamas, durante la cerimonia di selezione del feretro che sarebbe stata traslata fino a Roma, all’altare della Patria, sopraffatta dal dolore e dall’emozione, si posò sulla decima bara, mentre i dieci restanti corpi furono sepolti nel cimitero di Aquileia, dove dal 1953 riposa anche Maria Bergamas.
Il Treno
Intanto il 2 novembre 2021 è arrivato alla stazione Termini di Roma il “Treno dell’eroe”, partito da Aquileia il 28 ottobre.
Un viaggio rievocativo, organizzato dal ministero della Difesa in collaborazione con il Gruppo Ferrovie dello Stato, per ricordare il Treno speciale del Milite Ignoto, che partì quando la traslazione del corpo fu promossa dal Parlamento dopo la conclusione del primo conflitto mondiale. Gli italiani all’epoca accorsero nelle oltre cento città in cui il convoglio si fermò per salutare ed onorare la salma del Milite Ignoto, simbolo di tutti i caduti. Furono esattamente 120 le soste, in 4 giorni: in tutte le tappe intere folle di persone si inchinavano, pregavano e salutavano.
Quest’anno il treno per motivi tecnici e di sicurezza, ha sostato solo in alcune città rispettando però nella sostanza il tragitto originario.
La “madre” del Milite Ignoto: chi era Maria Bergamas?
Qual è la storia del Milite Ignoto? E chi era Maria Bergamas?
Era il 1921 quando un treno condusse il corpo del soldato da Aquileia a Roma. Molti italiani se lo chiedono ora che ricorre il centenario della tumulazione. Maria Maddalena Blasizza in Bergamas era una contadina di Gradisca di Isonzo, il cui unico figlio maschio, Antonio, era morto il guerra. E’ una donna simbolo della Prima Guerra Mondiale perché fu scelta come “madre” del Milite Ignoto in rappresentanza di tutte le mamme italiane a cui non furono purtroppo restituite le spoglie dei figli caduti nel conflitto.
Il 28 ottobre 1921 fu Maria Bergamas a decidere quale tra gli undici corpi senza nome di soldati morti in trincea, riuniti nella Basilica di Aquileia, sarebbe stato portato a Roma per essere tumulato nell’Altare della Patria in piazza Venezia. Una cerimonia che passò alla storia con il nome di “Rito di Aquileia”. La donna venne posta di fronte a undici bare allineate e, dopo essere passata davanti alle prime, non riuscì a proseguire nella ricognizione: gridando il nome del figlio si accasciò al suolo davanti a una bara, che venne scelta. Come racconta il sito della parrocchia di Gradisca, la bara prescelta fu collocata sull’affusto di un cannone e, accompagnata da reduci decorati al valore e più volte feriti, fu deposta su un carro ferroviario appositamente disegnato. Anche Maria Bergamas, insieme al tenente Tognasso, salì sul treno che portava il corpo del Milite Ignoto a Roma facendo tappa nelle varie città d’Italia per ricevere l’abbraccio degli italiani.
Maria Bergamas morì nel 1952.
Nel novembre 1954 fu sepolta nel cimitero di guerra retrostante la Basilica di Aquileia vicino ai corpi degli altri 10 militi ignoti.
Il soldato irredento Antonio Bergamas e la lettera alla mamma
ANTONIO BERGAMAS (Gradisca d’Isonzo 1891 – Tonezza del Cimone 1916) fu un militare volontario irredento durante la Grande Guerra.
Nato a Gradisca d’Isonzo da una famiglia di sentimenti italiani, si trasferì da bambino a Trieste e poi a Capodistria dove frequentò le Scuole Magistrali. Fu un ammiratore di Mazzini, degli ideali repubblicani, del primo futurismo e dell’irredentismo. Il 3 ottobre 1914 varcò la frontiera a Cormons trasferendosi prima a Roma e poi a Venezia. Protagonista in alcune manifestazioni interventiste, Bergamas scelse di arruolarsi come fante nella Brigata Re nel maggio del 1915. Nell’estate dello stesso anno partecipò ad un concorso a Cormons per essere ammesso alla Scuola Militare di Modena ma venne respinto per aver scritto un tema ritenuto dagli esaminatori troppo ironico e sovversivo. Data però la penuria di ufficiali dell’esercito italiano, nei mesi successivi riuscì comunque a partecipare al corso diventando sottotenente della Brigata Barletta con cui combatté sul Monte Sei Busi e nella zona di Castelnuovo. Nel maggio del 1916 l’Austria-Ungheria scatenò la Strafexpedition ed il suo reparto venne inviato sul Monte Cimone, sull’Altopiano di Asiago. Alle 8 del mattino del 18 giugno 1916, assieme al suo plotone di zappatori, Bergamas fu mandato all’assalto delle postazioni austro-ungariche ma una sventagliata partita da una mitragliatrice lo colpì a morte. Sepolto dai suoi commilitoni in zona, il suo corpo non venne mai ritrovato. Si ritiene che le sue spoglia riposino all’interno della fossa comune del Cimitero Militare Monumentale “Medaglia d’Oro Pietro Marocco” di Arsiero. Simbolicamente però, il suo corpo si trova all’Altare della Patria: nel 1921 infatti la madre di Antonio, Maria, fu eletta a rappresentante di tutte le madri dei soldati dispersi nella Grande Guerra per scegliere il feretro del Milite Ignoto che dal Cimitero degli Eroi di Aquileia fu poi deposto all’interno del Vittoriano, a Roma.
Ancora oggi a Gradisca d’Isonzo è possibile vedere la sua casa natale nonché leggere il suo nome sull’Ara che il Comune ha dedicato ai volontari gradiscani della Grande Guerra. Di Antonio rimangono alcune delle parole più toccanti scritte da un giovane soldato alla madre.
Questa la lettera che scrisse alla madre Maria prima di partire per la guerra, pubblicata da Aldo Cazzullo nel libro “La guerra dei nostri nonni” (Ed.Mondadori):
“”“Domani partirò per chissà dove, quasi certo per andare alla morte. Quando tu riceverai questa mia, io non ci sarò più. Forse tu non comprenderai questo, non potrai capire come non essendo io costretto sia andato a morire sui campi di battaglia… Perdonami dell’immenso dolore ch’io ti reco e di quello ch’io reco al padre mio e a mia sorella, ma, credilo, mi riesce le mille volte più dolce il morire in faccia al mio paese natale, al mare nostro, per la Patria mia naturale, che il morire laggiù nei campi ghiacciati della Galizia o in quelli sassosi della Serbia, per una Patria che non era la mia e che io odiavo. Addio mia mamma amata, addio mia sorella cara, addio padre mio. Se muoio, muoio coi vostri nomi amatissimi sulle labbra, davanti al nostro Carso selvaggio“””.
Il viaggio del Milite Ignoto
Al termine della Prima Guerra Mondiale, il generale italiano Giulio Douhet propose che venissero resi i più alti onori alla salma di un combattente caduto in guerra e non identificato. La legge venne approvata, il Ministero della Guerra nominò una commissione incaricata di portarsi su quelle che erano state le zone di operazioni belliche, a raccogliere undici salme di Caduti che non fossero in alcun modo identificabili; fra questi ne sarebbe stata designata una, che avrebbe trovato definitiva tumulazione al Vittoriano in Roma; tale monumento avrebbe quindi avuto una nuova riconsacrazione e sarebbe davvero diventato “l’Altare della Patria”. Alla designazione delle salme venne prescelta una commissione costituita da un generale e un colonnello, da un tenente mutilato e da un sergente decorati di medaglia d’oro, da un caporal maggiore e da un soldato semplice decorati di medaglia d’argento, affinché tutto l’esercito nei suoi vari gradi e nelle sue qualifiche fosse rappresentato. Non doveva essere presente alcunchè potesse significare un seppur minimo segno di riconoscimento: solo i simboli di soldato italiano. Trasferendosi lungo tutto l’arco del fronte, la commissione si portò infine alla zona del Carso e del fiume Timavo ove ultima salma, quella di un soldato che presentava le gambe spezzate ed il capo perforato da proiettili di fucile, costituiva l’estremo simbolo del martirio. Quest’ultima salma venne anch’essa rinchiusa in una cassa di legno identica alle altre dieci che rinserravano le spoglie già raccolte: ormai nessuno, con alcun mezzo, avrebbe più potuto distinguere un caduto dall’altro. Dopo la benedizione del vescovo di Trieste con l’acqua del Timavo venne scelta Maria Bergamas, una popolana triestina che aveva perduto il figlio, per scegliere la bara. Improvvisamente la donna cadde in ginocchio davanti alla seconda: là dentro c’era “un figlio” e lei era la madre delle madri italiane. Quello sarebbe stato il Soldato Ignoto. La salma del Milite Ignoto venne rinchiusa in una seconda cassa di zinco, e in una terza di quercia. I simboli la ricoprono: una bandiera, un elmetto, un fucile. Su un affusto di cannone venne trasportata ad un vagone ferroviario che, ornato di fiori mosse verso Roma. Il 1° novembre, il treno entrò lentamente nella stazione Termini: ad attenderlo c’erano il Re, la Famiglia Reale e le più alte Autorità dello Stato. Dodici decorati di medaglia d’oro trasportarono la salma all’esterno della stazione e la deposero su un affusto di cannone. Il feretro venne collocato all’interno del tempio di Santa Maria degli Angeli ed esposto al pubblico. Il 4 novembre 1921, al Vittoriano, sotto la statua della dea Roma, il loculo attendeva il Milite. Più di trecentomila persone accorsero per quel giorno da ogni parte d’Italia e più di un milione di italiani fecevano massa sulle strade di Roma.
Il corteo avanzò lungo Via Nazionale, lungo la quale erano rappresentati i soldati di tutte le armi e di tutti i servizi dell’Esercito. Dinanzi al gran monumento, in piazza Venezia, uno smisurato picchetto fu schierato in quadrato, mentre 335 bandiere dei reggimenti attendevano il Soldato.
Prima della tumulazione, un soldato semplice pose sulla bara l’elmetto da fante.
I militari presenti e i rappresentanti delle nazioni straniere erano sull’attenti, mentre tutto il popolo in ginocchio.
Inserito il feretro nel loculo, si era compiuto il viaggio di un eroico soldato, idealmente accompagnato da altri seicentocinquantamila invisibili.
Il docu-film RAI “La scelta di Maria”
Protagonista del docu-film “La scelta di Maria” è Sonia Bergamasco, che interpreta Maria Bergamas. Al suo fianco Alessio Vassallo nel ruolo del tenente Augusto Tognasso, e Cesare Bocci in quelli del ministro Luigi Gasparotto. Il docu-film racconta la storia del Milite Ignoto e la difficile e commovente scelta di Maria Bergamas, che scelse tra i corpi di vari soldati morti in guerra quello destinato ad essere tumulato nell’Altare della Patria.
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