Indagine conoscitiva dinamiche geopolitiche Artico – Audizione Alberto Pagani
La trascrizione dell’audizione di Alberto Pagani,
Comitato permanente Artico – Indagine conoscitiva dinamiche geopolitiche Artico
Mercoledì 03 Dicembre 2025 ore 15:00 docente di geopolitica e geostrategia all’Università di Bologna.
Mi ha spiegato ora il Presidente Formentini che non è la prima audizione sull’Artico, ma che quindi già c’è stata un’ampia possibilità di approfondire alcuni temi che quindi io tratterò in modo veramente molto veloce perché credo si possano dare per scontati.
Non li salto completamente perché comunque ogni… Funziona, ok. No, funziona troppo, scusate.
Ogni ragionamento che si fa sull’Artico non prescinde da un fatto oggettivo, cioè che la situazione odierna… Il frutto sostanzialmente di una trasformazione ambientale dettata dall’innalzamento delle temperature e dei cambiamenti climatici che nei due poli incidono in maniera diversa rispetto al resto del globo che quindi producendo lo scioglimento di una parte della calotta polare artica produce un contesto diverso rispetto al passato. Grazie.
Il consumo mondiale delle risorse, quindi dei prodotti minerali in particolare, è quadruplicato, quindi vuol dire che il consumo pro capite è quadruplicato. raddoppiato. È inevitabile che l’accesso a giacimenti e opportunità presenti sul pianeta che prima non c’era in un’area che ha una governance ancora confusa produca un contesto di competizione geopolitica per lo sfruttamento delle risorse artiche. Questa è la ragione di fondo per cui è diventato dal punto di vista geopolitico un punto strategico del pianeta. Secondo aspetto di cui avrete sicuramente già discusso conseguenza dei cambiamenti climatici è il fatto che si apre la possibilità di navigare l’artico con rotte diverse rispetto alle rotte con cui vengono trasportate le merci normalmente ora noi sappiamo che il 75% e l’80% delle merci globali viaggiano via nave solamente le merci che hanno alto valore e poco peso utilizzano altri mezzi di trasporto il trasporto marittimo delle merci per la rotta artica consente una serie di vantaggi soprattutto dalla costa est asiatica all’Europa vantaggi di brevità e quindi di minor consumo della rotta e soprattutto vantaggi legati alla tipologia di rotta se una nave Grazie a tutti. passare per Babelmandet quindi dover entrare nel Mar Rosso da uno stretto che può avere problemi di sicurezza.
Non a caso la prima base militare cinese è stata all’estero della Marina Militare Cinese, è stata proprio insediata a Djibouti, quindi nel corno d’Africa. Passare per Suez e poi per Gibraltar, passando per la rotta artica, tutti questi problemi possono essere evitati. Le rotte artiche possibili non sono una ma sono almeno due, si parla da un secolo e mezzo del passaggio a nord-est e del passaggio a nord-ovest. Entrambe le rotte erano ricercate da avventurieri ed esploratori in condizioni ambientali estremamente ostili. La spedizione Grazie a tutti. una condizione di navigazione più semplice i ghiacci sono meno spessi lo scioglimento della calotta artica rende questa rotta la più conveniente e assolutamente la più praticabile ma fu già attraversata per la prima volta alla fine dell’ottocento dalla baleniera a vapore vega che riuscì in un’estate a attraversare tutta la rotta rimase bloccata solamente per a svernare solamente alla fine del percorso di navigazione, quindi è la rotta artica sostanzialmente, la vera rotta artica. ovviamente tutto questo non sarebbe un problema se ci fosse una governance condivisa dell’artico che definisce regole modalità e accesso a tutti la possibilità di navigare di sfruttare le risorse artiche in realtà la governance non è condivisa il consiglio artico che è un forum intergovernativo quindi che ha una funzione consultiva che riunisce i paesi che si affacciano sulla sull’artico ha sospeso i suoi lavori nel 22 cioè in seguito all’invasione dell’Ucraina essendo che la Russia è la metà delle terre che si affacciano sull’artico è Russia è stato ripreso su una commissione con la presidenza norvegese ma di fatto non funziona più come dovrebbe di conseguenza
Quindi quello che regola lo sfruttamento dell’Artico è la capacità di potenza di chi è in grado di andarci. E le potenze che sono in grado di operare nell’Artico, le potenze militari che sono in grado di operare nell’Artico sostanzialmente sono tre, la Russia, gli Stati Uniti e la Cina. Ora siamo nel contesto in cui sempre in seguito all’invasione dell’Ucraina e alle sue conseguenze è cambiato anche dal punto di vista geostrategico lo scenario perché la guerra in Ucraina scoppiata con la motivazione della preoccupazione russa dell’avvicinarsi della Nato ai confini russi in realtà ha prodotto immediatamente la conseguenza opposta, cioè due paesi che erano neutrali, quindi che potevano in qualche modo essere un cuscinetto tra la presenza NATO e la presenza russa, hanno chiesto e sono stati accettati e accolti di entrare nella NATO, per cui oggi sull’Artico si affacciano solamente la Russia e tutti i paesi aderenti alla NATO con l’ingresso di Svezia e di Finlandia. Quindi, dal punto di vista strategico, quello che viene definito fianco nord della Nato, con l’integrazione della Svezia e della Finlandia, produce alcune conseguenze e determinano una strategia, una possibile strategia, un posizionamento strategico.
La prima e più importante conseguenza è che L’ingresso di questi due paesi aumenta la profondità strategica e consente un maggiore monitoraggio e una maggiore capacità di difesa perché interoperabilità e funzionamento coerente dei sistemi di difesa nazionali. La strategia NATO per l’Artico è orientata alla deterrenza.
La Nato tiene regolarmente esercitazioni in Artico perché essendo un ambiente particolarmente difficile e ostile necessita dell’acquisizione di capacità militare e dell’addestramento joint in quel contesto. Ovviamente alle esercitazioni in Artico non partecipano solamente i paesi artici, partecipano tutti gli alleati della Nato, compreso l’Italia che non è un paese artico. ha interessi in Artico ed ha responsabilità per una semplice ragione, perché la deterrenza è prodotta dalla capacità operativa e la capacità operativa si dimostra se la si ha e se la si produce, per cui le esercitazioni in Artico servono per poter essere in grado di intervenire qualora, disgraziatamente, speriamo non accada mai, fosse invocato intervento degli alleati attraverso l’attivazione dell’articolo 5 sull’Artico.
Ovviamente tutto questo produce conseguentemente una oggettiva pressione strategica sulla penisola di Kola dove ha sede la flotta nord russa, cioè la capacità militare navale russa è sostanzialmente in una posizione dal punto di vista geostrategico circondata dalla presenza La strategia NATO è ovviamente legata alla strategia americana che è sempre stata costruita su questi quattro pilastri, il primo ovviamente è quello della sicurezza, questo è un’altra strategia che è stata costruita su questi quattro pilastri, il primo ovviamente è quello della sicurezza, questo è un’altra strategia che è stata costruita su questi quattro pilastri, il primo ovviamente è quello della sicurezza, questo è un’altra strategia che è stata costruita su questi quattro pilastri, il primo ovviamente è quello della sicurezza, questo è un’altra strategia che è stata costruita su questi quattro pilastri, il primo ovviamente è quello della sicurezza, questo è un’altra strategia che è stata costruita su questi quattro pilastri, il primo ovviamente è quello della sicurezza, questo è un’altra strategia che è stata costruita su questi quattro pilastri, il primo ovviamente è quello della sicurezza, questo è un’altra strategia che è stata costruita su questi quattro pilastri, il primo ovviamente è quello della sicurezza, questo è un’altra strategia che è stata costruita su questi quattro pilastri, il primo ovviamente è quello della sicurezza, questo è un’altra strategia che è stata costruita su questi quattro pilastri, il primo ovviamente è quello della sicurezza, questo è un’altra strategia che è stata costruita su questi quattro pilastri, il primo ovviamente è quello della sicurezza, questo è un’altra strategia che è stata costruita su questi quattro pilastri, il primo ovviamente è quello della sicurezza, questo è un’altra strategia che è stata costruita su questi quattro pilastri, il primo ovviamente è quello della sicurezza che è stata costruita su questi Questo lo era anche prima delle vicende che stiamo affrontando, anche e soprattutto negli anni del confronto bipolare e della guerra fredda, l’Artico ha sempre avuto, dal punto di vista della sicurezza, una incertezza. Grazie a tutti. e le installazioni strategiche sono altrettanto importante. Non è un caso che proprio per queste ragioni ci sia un aumento di attenzione americana sulle aree che già sono presenti in Artico per l’Alaska, già c’è un importante alleato che è il Canada, ma su aree come la Groenlandia.
Il Presidente Trump ha posto questo tema in un modo forse un po’ particolare, ma è un tema che è comprensibile che sia posto. Il secondo pilastro è di carattere ambientale, la fragilità ambientale dell’Artico, immagino ne abbiate già parlato, è nota a tutti e dovrebbe essere un problema di tutti, proprio per questo una governance condivisa sarebbe utile, poi c’è il tema ovviamente dello sfruttamento economico, delle potenziali risorse che sono collocati in questa riserva dell’umanità, diciamo così, quarto e ultimo, nonché a mio avviso il più importante, è la necessità di ritrovare un sistema di governance multilaterale pacifico che permetta di affrontare i precedenti tre temi in modo ordinato e meno rischioso possibile. Purtroppo però la mancanza di una governance condivisa porta alla conseguenza più ovvia, cioè che il confronto in Artico è tra potenze militari e questo produce una spinta al ritorno alla presenza militare importante, alla rimilitarizzazione e alla militarizzazione dell’Artico, fenomeno che In realtà è cominciato prima delle vicende che si sono attivate con la guerra in Ucraina, quindi della nuova situazione di equilibrio globale. È cominciato anche prima dell’occupazione della Crimea, perché la Russia ha iniziato un massiccio programma di rimilitarizzazione dell’Artico e di potenziamento della flotta del Nord dal 2010, con rompicchiaccio, sottomarini nucleari. lo scopo principale di questo programma è abbastanza intuibile la volontà di mantenere sotto proprio controllo la rotta nord passaggio nord est di cui parlavo prima che la russia considera essere una via ad acqua nazionale avendo rivendicato la sovranità, una zona economica esclusiva su quell’area ritiene che quelle siano acque russe per cui pretende di averne il controllo e utilizza la deterrenza militare a questo scopo.
Non manca deterrenza e sicurezza nucleare sull’Artico perché sono stati riattivati e modernizzati i vecchi aeroporti e le vecchie basi militari dell’Unione Sovietica in un programma definito Scudo Artico, estremamente rilevante e estremamente importante, con sia sistemi a medio cordonastro che con armi ipersoniche e con missili da crociera di primaria importanza. quali implicazioni ha questa scelta russa di proteggere la rotta che ritiene sua con la forza militare in primo luogo l’implicazione intuibile di carattere geopolitico che privilegia l’interesse nazionale rispetto alle politiche di cooperazione internazionale ha tutte conseguenze geopolitiche che ha una scelta di questo tipo In secondo luogo, essendo che l’Artico è considerato vitale per la sicurezza dell’integrità russa, le installazioni militari sono installazioni che hanno ovviamente uno scopo difensivo, ma che rappresentano anche una potenziale minaccia, quindi rappresentano anche per la Nato un problema da attenzionare. Infine, essendo che è rifiutata sostanzialmente una politica di cooperazione internazionale che coinvolga tutti i paesi che si affacciano sull’Artico, la Russia ha scelto per varie ragioni un porto preferenziale e bilaterale con la Cina. da cui la russia dall’inizio della guerra in ucraina dipende sempre di più anche dal punto di vista economico in quanto è il primo acquirente degli idrocarburi russi che non vengono più venduti nell’unione europea di conseguenza scusate che di conseguenza è rilevante anche la strategia cinese la cina non è un paese artico ovviamente basta guardare la cartina geografica per per saperle.
Tuttavia si considera un paese quasi artico ed ha adottato una sua politica artica messa per iscritta in un libro bianco reso pubblico nel 2018, quindi assolutamente trasparente. La politica, la grande strategia, diremmo così, cinese è una strategia che si basa sulle connessioni. Grazie. La rotta artica, la via della seta polare è stata inserita in questo piano strategico, quindi è uno degli elementi fondamentali della strategia per questo secolo della Repubblica Popolare Cinese, per ragioni di sicurezza oltre che per ragioni economiche. Le spiegavo prima parlando dei rischi e della preoccupazione di dover passare per forte per lo stretto di Malacca. attraverso l’alternativa della rotta artica il rapporto con la Russia garantisce una navigazione sicura fino all’Atlantico. Infine c’è il tema dello sfruttamento economico delle risorse che sono essenziali per la crescita industriale cinese. Cina è la fabbrica del mondo, la fabbrica ha bisogno di risorse e avere l’accesso a queste risorse è meraviglioso. Da un punto di vista strategico una priorità per la Cina. Su cosa si basa quindi l’amicizia senza limiti, cito fra virgolette l’espressione utilizzata dal Presidente Xi Jinping, tra la Cina e la Russia? Su tre elementi di fondo. Il primo e più ovvio è l’asse geopolitico di contrasto all’egemonia occidentale, spiegato in modo assolutamente trasparente e chiaro Entrambe le potenze ambiscono a costruire un altro ordine mondiale, un diverso multipolarismo, ritenendo che l’attuale ordine mondiale basato sulle regole che noi abbiamo tentato di difendere che sia egemonizzato dall’Occidente e dagli Stati Uniti in particolare, che quindi sia necessario costruire una strategia globale che mette in discussione il vecchio ordine e ne produce uno nuovo. In secondo luogo, dal fatto che c’è una complementarietà più che una competizione tra la potenza militare russa, applicata purtroppo come vediamo e la potenza economica e finanziaria e logistica cinese applicata pure quella non che la Cina non abbia potenza militare ma la complementarietà strategica fra i due soggetti permette di avere una massa di manovra si direbbe molto più ampia. Terzo punto insieme Russia e Cina possono unire le forze e le capacità per sfruttare nel migliore dei modi le risorse naturali disponibili in Artico. La Russia ha bisogno della capacità delle tecnologie cinesi, la Cina per accedere all’Artico ha bisogno del permesso russo, diciamo, della collaborazione della Russia. E allora in questo contesto c’è spazio per la diplomazia e per la cooperazione o siamo costretti ad un confronto basato sulla forza? Quindi entriamo nel campo delle opinioni, io mi permetto modestamente di dire quella che è la mia opinione, che è anche un auspicio che ci sia spazio per riprendere… una forma collaborativa di pacifica e di costruzione di una governance dell’Artico. Il primo punto sicuramente può essere quello della cooperazione scientifica che è interesse di tutto il mondo, non solo dei paesi che si affacciano all’Artico e sulle quali anche noi possiamo offrire, noi italiani possiamo offrire un contributo più che qualificato Ovviamente questo passa necessariamente sul ripristino di una condizione di dialogo, di un forum, di una forma, potrebbe essere la ripresa delle attività del Consiglio Artico, di istituzioni e quindi del ruolo del diritto internazionale, perché se si nega la funzione del diritto internazionale come strumento di regolazione dei rapporti tra le Nazioni è difficile anche costruire meccanismi di cooperazione scientifica che funzionano. Infine, nella definizione di standard e di progetti comuni, sia per quello che riguarda la sicurezza della navigazione, non solo delle minacce militari, la navigazione in Artico è una navigazione in un’area ostile in cui i rischi sono superiori rispetto ad altre aree e la cooperazione per garantire la sicurezza della navigazione sarebbe utile che fosse fatta tra diversi Paesi, ecco, non solo.
Poi c’è il tema che viene sempre ricordato poco ma che è altrettanto importante della fragilità dei popoli indigeni che affacciano sull’Artico e che da secoli e da migliaia di anni vivono una vita che è sempre più complessa nelle attuali condizioni ambientali. Infine, quindi, quali possono essere le opportunità per l’Italia? A mio avviso le chiavi su cui l’Italia può cercare di operare per avere un ruolo positivo nel senso della cooperazione e della diplomazia sono fondamentalmente due. Una è quella scientifica, l’altra è quella che riguarda la logistica e i trasporti. Le capacità e le competenze italiane già sono operative in Artico con programmi di ricerca sul clima, sull’attività di ricerca oceaneografica e sullo scioglimento dei ghiacci. Il potenziamento di queste attività può permettere all’Italia, che non è un paese artico, non solo di essere presente ma anche di portare un contributo scientifico altamente qualificato come è stato fatto negli anni scorsi. anche qui non da paese artico ma da paese che ha un’esperienza di navigazione può essere nel settore della logistica e dei trasporti per quel che riguarda la cantieristica navale la nostra fincantiera è una dei più grandi produttori di navi del mondo che non ha una grande esperienza nella dimensione artica nei rompi ghiacci ma ha una grande esperienza cantieristica e di progettazione che potrebbe essere e dovrebbe essere messa in campo nella sfida della navigazione artica e l’altra riguarda invece le tecnologie già operative e in via di sviluppo in particolare quelle spaziali come il sistema Cosmos SkyMet per la sorveglianza marina, per la sicurezza della navigazione marittima, per la mappatura dei ghiacci e per tutte quelle attività che sono tra la dimensione della scienza e quella della sicurezza che sono indispensabili e saranno sempre più indispensabili in un’area del mondo che sembrava cent’anni fa riservata a pochi avventurieri e che invece nel prossimo secolo sarà una delle aree più calde, paradossalmente, del pianeta. Io avrei finito con la relazione, ovviamente se ci sono domande sono… Grazie mille.
Credo che sia stato per tutti di grande interesse, davvero chiaro, schematico, un ottimo contributo, tra l’altro proponendo anche delle soluzioni, una visione, unendo quindi l’attività di studioso a quella di ex componente di questa Camera.
E’ quello che spesso cerchiamo e che non abbiamo nell’audizione.
Ci sono domande? Onorevole Quartapelle. Io ho due domande.
La prima credo che sia la prima volta che qualcuno viene a parlarci in modo esplicito di una collaborazione Cina-Russia sull’Artico e vorrei capire meglio se si tratta della possibilità che lo facciano o se effettivamente lo stanno facendo e se lo stanno facendo come.
Poi, cogliendo l’auspicio dell’audito per una maggiore cooperazione, Con chi c’è la possibilità di rafforzare le iniziative di ricerca congiunta, per esempio, che mi sembra essere il primo passaggio di quei tre elementi dove l’audito auspica una maggiore cooperazione? Grazie.
L’onorevole Di Giuseppe. Sottoscrivo quello che dice il Presidente.
Grazie per questa domanda. molto chiaro e pieno di conoscenza io però vorrei un attimino incentrare su una questione più pragmatica lei ha fatto ricevimento prima ai tre blocchi sostanzialmente i tre blocchi sono gli Stati Uniti, Russia e Cina ora gli Stati Uniti facciamo un attimo perlomeno su Stati Uniti e Russia gli Stati Uniti hanno la US NORCOM lei conosce sicuramente poi c’è il NORAD che gestisce tutta la parte missilistica aerospaziale poi abbiamo la catena decisionale di intelligence che va sotto la National Security Council direttamente gestito dal ministro della guerra questa è la cornice strategica leggevo tra i slide poi c’è tutto il tema delle guardie costiere perché poi sono tutte quante almeno quelle in superficie delle guardie costiere, perché poi se andiamo su quelle sotto superficie, che sono quelle più importanti, ricordiamoci che gli Stati Uniti hanno banalmente due sommersibili classe Virginia, Seawolf, che non ha nessuno.
E questa è la cornice americana. Sulla cornice russa abbiamo la North Free Joint Strategic Command, che si inquadra poi in una cornice strategica politica che è direttamente poi sotto il criminale. L’Europa, secondo me, manca di una architettura unificata, come al solito, insomma, no? Perché se noi mecciamo i tempi della parte dello scioglimento dell’Atlantico, quindi di una restrizione, quindi di un’apertura ancora maggiore con questa differenza di organizzazione di cornice organizzativa e strategica è del tutto ovvio che non arriveremo mai neanche nei nostri più fantastici ci sogni a a competere con io concordo con lei quando lei dice sono due sostanzialmente le aree più di interesse dell’Europa che si può ritagliare, che è il polo scientifico. Noi abbiamo delle eccellenze, delle eccellenze uniche, però dobbiamo metterci in testa che fungeremo da terzisti, perché non avendo la cornice strategica è evidente che dobbiamo, questo non lo sto dicendo come una cosa negativa, dobbiamo essere pragmatici, dobbiamo diventare i migliori terzisti, ovviamente da parte West, no? E poi la logistica.
La logistica è certamente una delle nostre perle. In Europa però ci sono due nazioni, sono l’Italia e la Germania, Fincantieri e Larsen, sostanzialmente, che sono le due che si… Quindi lì si apre veramente un mondo, perché sulla logistica… Aggiungerei come terzista Leonardo, perché poi Leonardo fa parte di quell’ambito scientifico. Quindi io le chiedo, questo ho capito bene, ho cercato di fare un punto con però dei tempi anche, chiamiamoli ecologici, sul fatto che è inutile, secondo me, investire del tempo nel cercare di far competizione a degli attori che sono fuori da ogni scala. Grazie. Grazie, onorevolamente. Sì, sulla linea dell’intervento dell’onorevole Giuseppe, qual è la sua valutazione, professore, sull’apporto di Svezia? Noi abbiamo due nuovi membri della Nato, erano tutti e due membri del Consiglio Artico fino al prima della sospensione Svezia e Finlandia quale può essere un apporto logistico tecnico Perché il confine europeo adesso è nell’Artico dell’Unione Europea. Quale potrebbe essere un apporto se questi Paesi hanno intenzione o ruolo guida? Mi ricordo i finlandesi avevano questa predisposizione, però la Svezia sicuramente è una taglia superiore. Se vogliamo arrivare a discutere di una presenza competitiva o collaborativa, mettiamola così.
Prego, Professore, per le risposte. Grazie, grazie anche delle domande.
È vero che della collaborazione in Artico tra Cina e Russia in realtà non si parla molto, d’altra parte il pensiero strategico cinese da 2500 anni insegna a tenere nascoste le cose importanti che non si devono vedere, quindi Grazie a tutti. Sostanziale, importante, sia nello scambio di capacità tecnologiche, sia nello scambio di materiali, sia nella realizzazione di progetti. Ed è ovviamente del tutto legittimo che i due Paesi decidano di avere una recuperazione bilaterale su un progetto di grande portata come questo, avendo capacità, come posso dire, non solo compatibili, ma che sembrano fatte apposta per integrarsi, e interessi strategici che sembrano fatti apposta per integrarsi. Dopodiché questo pone oggettivamente al resto del mondo una… una questione sul quale è normale ed è opportuno che il resto del mondo si interroghi e ragioni su che cosa fare. Paradossalmente quando parlo di cooperazione tra Cina e Russia sull’Artico ho in mente il Global South che sembra un paradosso perché parliamo del Polo Nord e il Global South sarebbe il Sud, ma Cina e Russia sono i due paesi centrali promotori di una politica che cerca di mettere insieme interessi di paesi diversi, prevalentemente del sud nel mondo, in opposizione agli interessi strategici del cosiddetto occidente.
Quindi questa cooperazione sull’Artico sta dentro un disegno che non riguarda solo l’Artico, riguarda il mondo. Ecco, seguo lo stesso ragionamento che facevo passando subito alla risposta precedente. Grazie a tutti. quasi confinati dall’altra parte c’era un cuscinetto di paesi neutrali questo cuscinetto non c’è più l’alleanza atlantica ha un confine di terra diretto con la russia in secondo luogo l’alleanza atlanta ha una dimensione di operabilità interna di interoperabilità le forze armate finlandese ad esempio forze armate finlandese sono numericamente L’esercito finlandese è composto da 250 mila uomini, cioè 100 mila in più rispetto agli italiani, essendo un decimo della nostra popolazione. Ha un’artiglieria invidiabile come capacità. È evidente che quel sistema è un sistema integrato nel sistema NATO e prima non lo era. dal punto di vista della sicurezza della finlandia della svezia e della profondità strategica della nato è un vantaggio guardando la stessa realtà dalla prospettiva opposta che quella della russia è una minaccia guardiamo la stessa cosa da due punti di vista diverse vediamo due cose diverse abbastanza ovvio ha fatto una fotografia perfetta della situazione aggiungendo il tema che io avevo volutamente tralasciato i tempi non sono indifferenti Perché non decidiamo noi quanto ci mette l’Artico ad aprire le rotte. Ovviamente non posso che essere d’accordo. È evidente che l’Unione Europea non ha il tempo materiale per poter essere, diciamo, dal punto di vista, per quanto ci sia avviato un programma, ci sia una discussione sulle… politica di difesa europea e ci sia anche un investimento di risorse però le cose non si creano perché lo si decidono per legge ma ci vuole tempo per realizzare mezzi per realizzare le capacità per fare gli investimenti quindi è del tutto ovvio che l’Europa arriverà lunga e che non ha la possibilità di sedersi al tavolo alla pari dal punto di vista militare e tuttavia io credo che sia comunque un percorso necessario proprio perchè per poter avere una posizione di influenza occorre avere anche una politica estera, una politica di difesa credibile che la sostiene è un po’ come dice uno scrittore sudamericano dell’utopia che come la linea dell’orizzonte che ti avvicini di un passo e lei si allontana di un passo e quindi più cammini e più si allontana non la raggiungi mai però a qualcosa serve cioè serve a camminare è la stessa cosa l’obiettivo di avere una politica estera e politica di difesa comune per l’Europa serve per fare qualche passo in avanti perché per poter contare qualche cosa anche nella dimensione artica bisogna che ci sia di più di un mercato comune e di una moneta unica, bisogna che ci sia una visione politica e strategica comune, un interesse nazionale, se così si può dire, comune, un minimo comune denominatore tra gli interessi nazionali dei paesi europei, altrimenti fatica a fare anche quello che lei diceva, cioè il terzista. L’alternativa è che lo facciano I singoli paesi rischiano di fare la parte dei capponi di Renzo Tramaglino nei promessi sposi, cioè che sono presi per i piedi e si beccano tra di loro. Poi finiscono nella pentola tutti. Presidente Tremonti. Devo dire che fare un intervento estremamente discontinuo e asimmetrico in un qualche modo, ma grazie per quello che ci ha detto. Ieri, è notizia di ieri, è tolto il limite di accesso dei lavoratori cinesi in Siberia. Prendiamola un po’ alla lontana. Perché si chiama Groenlandia? Perché era verde. Quindi avete voluto la globalizzazione? Ovvero il clima è sempre cambiato per caso naturale. Di questi tempi anche per cause artificiali, traffici e così via. Il vecchio professor, vecchio, è ancora vivo, il professor Prodi, fratello, sostiene esattamente questo. Detto questo, questa idea del rapporto commerciale e poi per il resto anche di civiltà e di vita, era l’ossessione di un politico americano fortemente discusso se lei googla Lyndon LaRouche ebbe un sacco di problemi per politica ma fondamentalmente aveva l’idea della grande ferrovia dall’Asia naturalmente vedeva la ferrovia ma credo parlasse anche delle rotte questo direi nulla di nuovo un punto specifico sull’Europa c’è di mezzo la Danimarca. La Danimarca è in un qualche modo titolare di un qualche tipo di diritto sulla Grandlandia. Quindi c’è il rischio che diventi una nuova Ucraina. Grazie.
Posso aggiungere anch’io una domanda che so essere complessa perché è di prospettiva.
Grazie a tutti. invece si confrontano da decenni due popolazioni che fino ad oggi sono state molto ostili, con anche invece una storica limitazione della possibilità cinese di poter investire, comprare asset in Russia. Quanto può reggere questa cooperazione? Perché bisogna ricordare che se la Cina è una potenza finanziaria, le risorse in quell’area sono assolutamente russe. Ecco, lo sfruttamento di queste risorse in modo tendenzialmente sbilanciato può far sì che imploda questa cooperazione l’ostilità, per non dire l’odio pregresso tra le due popolazioni. Può incrinare l’asse. Grazie. Intanto voglio ringraziare il Presidente Tremonti per le considerazioni che trovo assolutamente utili alla riflessione e anche alla risposta che vorrei dare al Presidente. Io mi ero ripromesso di non esprimere opinioni politiche e la domanda mi costringe un po’ a farlo in realtà perché… la valutazione sul futuro è in parte una valutazione su fatti e in parte un’opinione politica non riesco diciamo a fare una valutazione oggettiva su quello che può capitare nella cooperazione tra la Cina e la Russia però credo questo, l’esempio che faceva il Presidente Tremonti è chiarissimo la Russia, Siberia è grandissima, i russi sono pochi e i cinesi sono tanti Se collaborano si trovano facilmente ad avere vantaggi reciproci. È una collaborazione tra sistemi autocratici che non hanno, fra virgolette, le difficoltà della democrazia, per cui possono fare piani a lungo, lunghissimo termine e anche mantenerli. del 2000 che ha un potere equivalente a quello di uno zar, Xi Jinping ha riunito in sé tutti i poteri e ha rimosso i limiti di durata della sua carica, di fatto sono autocrazie che hanno, mettiamole in questi termini, il vantaggio della grande stabilità politica e della possibilità di guardare in prospettiva nel lungo periodo. Combinano gli interessi La situazione oggettiva della democratura o del sistema autoritario cinese fa combinare anche la stabilità di questi interessi, dall’altra parte è difficile inclinarla con qualsiasi iniziativa. la dico in questi termini se io fosse presidente Putin guarderei sicuramente con molta attenzione il tentativo del presidente Trump di costruire un equilibrio e una pace ma penserei un minuto dopo quanto sta lì questo e quando votano gli americani chi ci mettono come faccio io a fidarmi ad abbandonare un alleato certo mi ha garantito amicizia senza limiti per mettere in discussione questo asset per poi fidarmi di una possibilità di cooperazione con qualcuno che oggi c’è e domani c’è un altro che pensa il contrario. Mi pare difficile, sarebbe piuttosto imprudente e anche abbastanza irrazionale inclinare quel rapporto. E’ un rapporto dato dalla natura delle cose, non solo dalla volontà politica dei leader. La natura delle cose porta quei due paesi ad avere un interesse comune e gli interessi comuni si cercano e spesso si fidanzano, a volte si sposano. Ideare politiche che cercano di inserire un cuneo in mezzo a quell’interesse comune mi sembra estremamente difficile. Si può provare, ma penso che non sortirà grandi risultati. Conviene forse fare realisticamente i conti col fatto che c’è in Artico e fuori dall’Artico un soggetto che costruisce una sua visione condivisa, geostrategica e politica. e cercare di misurarsi con questi interessi, con questa visione se possibile trovando quelle soluzioni che preservano la pace che è il bene più prezioso ma io concordo però faccio notare se c’è una cosa al di là delle due parti estreme negli Stati Uniti su quale diciamo che c’è una linea di continuità è proprio Grazie. che passa trasversalmente diciamo un po’ in tutti quanti i due chiamiamoli blocchi più grandi, ripeto non quelli più estremi ma i due blocchi più grandi quindi sul quanto dura diciamo questa alleanza è una questione come al solito di interessi quindi gli Stati Uniti ovviamente hanno un interesse diciamo strategico a far sì che il partenariato con la Russia diventi un una base solida, questo è evidente.
Ringrazio ancora il nostro collega professor Pagani per il contributo e dichiaro chiusa l’audizione.
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