Israele e Siria verso un accordo bilaterare di sicurezza?
Israele e Siria sono al centro di una fase negoziale delicata che potrebbe condurre alla firma di un accordo di sicurezza lungo il confine del Golan. Negli ultimi giorni, infatti, fonti israeliane e internazionali hanno confermato progressi concreti, pur sottolineando che un’intesa definitiva è ancora lontana. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato pubblicamente che “si stanno compiendo progressi”, ma ha puntualizzato che parlare di un accordo imminente sarebbe prematuro. Parallelamente, l’inviato speciale statunitense per la Siria ha riferito che le due parti sono vicine a un patto di de-escalation, secondo il quale Israele sospenderebbe gli attacchi aerei mentre la Siria si impegnerebbe a non schierare macchinari pesanti lungo il confine.
Fonti israeliane hanno rivelato che Tel Aviv ha presentato a Damasco una proposta dettagliata che include precise limitazioni militari nella zona meridionale, mentre diversi media locali parlano di una possibile fine delle incursioni israeliane e di un congelamento delle attività militari siriane nel sud del Paese. Nonostante ciò, la leadership israeliana mantiene una linea di fermezza. Netanyahu ha definito “una battuta” l’idea di un ritiro delle forze israeliane dal buffer siriano e ha ribadito che Israele non permetterà alle truppe di Damasco di operare a sud della capitale. Il ministro della Difesa Israel Katz ha inoltre confermato che i reparti israeliani si stanno preparando a restare a lungo su posizioni strategiche come il monte Hermon.
Dal lato siriano, il presidente Ahmed al-Sharaa ha sottolineato che qualunque intesa dovrà garantire il rispetto dell’integrità territoriale del Paese e includere una supervisione delle Nazioni Unite. Damasco chiede la cessazione degli attacchi israeliani e un ridimensionamento sostanziale della presenza militare nel sud, condizioni che restano un punto di frizione con Tel Aviv. Recentemente Israele ha concesso in via eccezionale un accesso limitato a truppe siriane nella regione di Sweida per 48 ore, a seguito di violenze locali, episodio che testimonia la possibilità di concessioni pragmatiche in contesti specifici.
La prospettiva di un accordo, sebbene limitata, avrebbe comunque un impatto rilevante. Un’intesa di de-escalation, pur non rappresentando un trattato di pace, potrebbe aprire la strada a future misure di fiducia reciproca e segnare il primo passo verso una normalizzazione dei rapporti. Tuttavia, il successo resta incerto. Frange radicali interne alla Siria e ambienti israeliani contrari a concessioni territoriali potrebbero ostacolare il processo, mentre la pressione diplomatica statunitense, che ha contribuito ad accelerare i negoziati, rischia di imporre paletti rigidi che limitano la portata dell’accordo.
In questo scenario complesso, la stabilizzazione del fronte siriano rimane per Israele una priorità di sicurezza, mentre per Damasco rappresenta un’occasione per ottenere legittimità internazionale e attrarre investimenti indispensabili alla ricostruzione. Se i negoziati dovessero concretizzarsi, si tratterebbe di un passaggio storico nelle relazioni israelo-siriane e per l’intera stabilità del Medio Oriente, ma la distanza tra le posizioni delle parti lascia intendere che il percorso verso un’intesa formale sarà ancora lungo e incerto.
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