La crisi ucraina provoca nuove tensioni tra Russia e NATO
Gli Stati Uniti invieranno in questi giorni attraverso il Bosforo due navi militari nel mar Nero, dove resteranno fino al 4 maggio. Lo hanno riferito il 9 aprile fonti del ministero degli Esteri turco, spiegando di aver ricevuto da Washington una notifica diplomatica al riguardo, come previsto dalla Convenzione di Montreux per il passaggio di navi militari attraverso lo stretto del Bosforo.
Una decisione che innalzerà la tensione con la Russia dopo i timori espressi da Mosca per l’aumento delle attività militari navali nel Mar Nero delle forze di alcuni stati della NATO non rivieraschi.
“Siamo preoccupati di aver osservato un aumento delle attività degli stati non costieri nel Mar Nero; il numero d’ingressi dei Paesi della Nato e la durata della presenza delle navi da guerra è aumentata”, ha detto il vice ministro degli Esteri russo Alexander Grushko.
Le tensioni navali nel Mar Nero si inseriscono nella nuova progressiva escalation della crisi tra l’Ucraina e le provina di Donbass e Lugansk controllate dalle milizie filo russe. Ieri l’esercito ucraino ha riferito che un soldato è stato ucciso e un altro è rimasto gravemente ferito dal fuoco di artiglieria dei ribelli separatisti sostenuti dalla Russia nell’est del Paese..
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha visitato nei giorni scorsi il fronte del Donbass ipotizzando in un discorso alle truppe che l’adesione dell’Ucraina alla NATO potrebbe aiutare a porre fine al conflitto nella regione. “Contrariamente alle aspettative di Kiev, la potenziale adesione alla Nato non solo non porterà la pace in Ucraina ma, al contrario, porterà a un aumento su larga scala delle tensioni nel sud-est, causando forse conseguenze irreversibili per la tenuta dello Stato ucraino” ha replicato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.
Nel 2008 al vertice della Nato a Bucarest venne annunciato che Ucraina e Georgia diventeranno membri dell’Alleanza senza però fissare una data. L’adesione dovrà però avvenire col consenso di tutti i membri della NATO anche se la cooperazione militare tra le due repubbliche ex sovietiche l’’Alleanza Atlantica è in atto da tempo.
Anche una delegazione americana guidata dall’addetto militare all’ambasciata Usa a Kiev, colonnello Brittany Stewart, ha visitato nei giorni scorsi le postazioni ucraine nel Donbass. Il 25 marzo scorso la nave statunitense Ocean Glory aveva consegnato 350 tonnellate di attrezzature militari e 35 veicoli 4×4 Humvee alle forze armate ucraine nel porto di Odessa.
Il Cremlino non esclude il rischio di una ripresa delle ostilità. “Siamo davanti ad atti provocatori lungo la linea di contatto. Sono le forze armate dell’Ucraina che hanno intrapreso un percorso verso l’escalation di questi atti provocatori, e stanno continuando questa politica. Queste provocazioni tendono a intensificarsi. Tutto questo sta creando una potenziale minaccia per la ripresa di una guerra civile in Ucraina” ha detto il 9 aprile portavoce presidenziale Dmitry Peskov, citato dall’agenzia di stampa Interfax.
Nonostante gli scontri registratisi lungo la linea di contatto delle opposte forze nel Donbass, il governo di Kiev ha però escluso qualunque ipotesi di offensiva militare contro i separatisti filorussi.
“La liberazione dei territori occupati con la forza porterebbe inevitabilmente alla morte di un gran numero di civili e di perdite fra i militari, cosa che è inaccettabile per l’Ucraina”, ha dichiarato il comandante delle forze armate ucraine, generale Ruslan Khomtchak.
Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha negato ieri l’eventualità di una guerra con l’Ucraina ma ha dichiarato che la Russia non resterà passiva rispetto alla sorte dei cittadini di etnia russa che vivono nel sudest del paaese. “Certamente nessuno ha intenzione di muovere guerra e nessuno accetta questa eventualità”, ha detto Psekov a Rossiya 1. “E nessuno accetterà la possibilità di una guerra civile in Ucraina”, ha aggiunto sottolineando che la Russia non ha mai preso parte negli eventi nel Donbass ma “non resterà indifferente sul destino dei russofoni che vivono nella regione”.
Circa i timori suscitati dalle grandi manovre in atto in Russia ai confini con l’Ucraina il portavoce Peskov ha ribadito che “siamo liberi di spostare le nostre forze armate, qualsiasi unità sul territorio della Russia a nostra discrezione”. La cancelliera tedesca Angela Merkel aveva chiesto a Putin “la riduzione” delle truppe russe nei pressi dei confini con l’Ucraina.
Spostamenti di truppe e movimenti militari russi sono stati rilevati anche in Crimea e in Transnistria, regione separatista della Moldova orientale ai confini occidentali dell’Ucraina e controllata militarmente dai russi che vi mantengono ufficialmente poco meno di 2mila militari.
Gli Stati Uniti hanno ”reali preoccupazioni” per il grande dispiegamento di forze russe al confine con l’Ucraina, ha dichiarato il segretario di Stato americano Anthony Blinken, intervistato dalla Nbc, avvertendo che ”ci sono più forze russe ammassate sui quei confini rispetto a qualunque altro momento nel 2014, quando la Russia ha invaso per la prima volta. Blinkenh ha aggiunto che il presidente Joe Biden ”è stato molto chiaro su questo punto: se la Russia dovesse agire in modo sconsiderato o aggressivo, ci saranno dei costi e delle conseguenze”.
Nella crisi si inserisce anche l’accordo di cooperazione militare siglato il 10 aprile a Istanbul da Zelensky e dal presidente turco Recep Tayyp Erdogan che potrebbe fornire armamenti all’esercito di Kiev inclusi droni armati. “La nostra cooperazione nel settore della Difesa in nessun modo può essere vista come un’iniziativa mirata contro Stati terzi” ha detto Erdogan all’agenzia di stampa russa TASS.
Foto Ministero della Difesa Ucraino