SI VIS PACEM, PARA BELLUM – “SVPPBELLUM.BLOGSPOT.COM”
….La guerra all’Ucraina ci deve insegnare che, se vuoi vivere in pace,
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
Basta con la retorica sulle guerre umanitarie e sulle operazioni di pace.
La guerra è guerra. Cerchiamo sempre di non farla, ma prepariamoci a vincerla.
La Marina Militare costituisce una delle quattro forze armate della Repubblica Italiana, insieme a Esercito Italiano, Aeronautica Militare e Arma dei Carabinieri; ad essa sono affidati il controllo e la condotta delle operazioni navali nelle acque territoriali e internazionali.
La sua storia inizia nel 1946 dopo la seconda guerra mondiale, con la nascita della Repubblica, ereditando la struttura della Regia Marina e quelle unità navali che le condizioni armistiziali e del trattato di pace lasciavano all’Italia.
Dopo un’espansione dovuta anche alla cessione da parte degli Stati Uniti d’America di alcune unità navali e ad un programma di costruzioni noto come “legge navale”, necessario per far fronte alla minaccia proveniente dal Patto di Varsavia, a partire dalla fine del XX secolo è stato attuato un programma di ridimensionamento dovuto alla rivalutazione dei compiti della forza armata.
La sua missione, inizialmente all’interno della NATO e successivamente anche dell’Unione europea, consiste nel mantenimento di una continua e credibile presenza nell’area mediterranea, nel controllo dei mari italiani con dispositivi aeronavali e relativo supporto terrestre, nella cooperazione con le forze navali alleate, nel mantenimento di una forza di superficie e di una forza subacquea in grado di operare autonomamente, garantendosi una protezione da offese aeree, di superficie e subacquee, cui affiancare una componente anfibia in grado di svolgere limitate operazioni.
La nascita della marina militare del futuro Regno di Sardegna, successivamente divenuto Regno d’Italia, si può far risalire all’epoca del Ducato di Savoia, che ebbe accesso al mare sin dal 1388 dopo l’acquisizione di Nizza. L’atto fondante, considerato dagli storici, della marineria sabauda è l’intervento militare nella Battaglia di Lepanto del 1571.
La Marina del Regno di Sardegna o Marina Sarda fu costituta con il neonato Regno di Sardegna nel 1713, dopo l’acquisizione del Regno di Sicilia da parte dei duchi di Savoia nello stesso anno, con lo scopo di collegamento con la terraferma e la protezione delle nuove coste. Furono acquisite le quattro galee siciliane e nel 1716 furono pronte tre navi a vela, il Vittorio, costruita in Inghilterra, la Santa Rosalia e il Beato Amedeo, costruite all’Arsenale di Palermo e armate da quaranta a sessanta cannoni.
La marina militare italiana nacque il 17 novembre 1860 con l’unificazione della Marina del Regno di Sardegna con le marine del Regno Delle due Sicilie, toscana e pontificia e successivamente assunse la denominazione di “Regia Marina” il 17 marzo 1861, a seguito della proclamazione del Regno d’Italia da parte del parlamento di Torino.
Dopo la battaglia di Lissa, essa fu impegnata prima nella guerra italo-turca e poi nella prima guerra mondiale; in quest’ultima, essa non partecipò mai ad alcuna vera e propria “battaglia navale” con la flotta austro-ungarica, ma famose sono rimaste le azioni di quella che diventò in seguito la Xª Flottiglia MAS.
La Marina dispone di una flotta d’alto mare. Ha partecipato ampiamente alla lotta al terrorismo prendendo parte, oltre che con il battaglione San Marco, con le sue unità navali alle operazioni Active Endeavour nel Mediterraneo, Antica Babilonia nel Golfo Persico, Enduring Freedom nel Golfo Persico e nell’oceano Indiano e partecipando alla lotta alla pirateria e in difesa dei traffici marittimi e della libertà di navigazione nella zona del corno d’Africa e del Golfo di Aden contro le incursioni dei pirati somali, fornendo anche i nuclei militari di protezione da imbarcare nelle navi civili italiane per garantirne la sicurezza. Tutte le principali unità della Marina Militare hanno preso parte a queste missioni, svolte sotto l’egida della UE come l’operazione Atalanta o come l’operazione Ocean Shield della NATO, e tuttora vengono dispiegate unità navali a questo scopo.
Nell’estate 2006 la Marina Militare è stata una delle prime marine militari a intervenire nella crisi del Libano. Il cacciatorpediniere Luigi Durand de la Penne,[48] in esercitazione in Grecia, è stata tra le prime unità neutrali a entrare nel porto di Beirut per l’evacuazione dei connazionali e altri europei verso l’isola di Cipro con due viaggi. A settembre, sotto l’egida dell’ONU all’interno della missione UNIFIL 2, le navi Garibaldi, San Giusto, San Marco e San Giorgio, in pratica l’intera flotta tuttoponte, scortate dalla corvetta Fenice, hanno sbarcato sulla spiaggia di Tiro la forza d’ingresso, cioè le truppe anfibie della nuova “Forza di Proiezione dal Mare” (FPM) composte dal Battaglione San Marco e dai Lagunari dell’Esercito.
Nuove sono le navi della classe Orizzonte denominate Andrea Doria e Caio Duilio, varate a Riva Trigoso rispettivamente il 14 ottobre 2005 e 23 ottobre 2007. La prima unità è stata consegnata il 22 dicembre 2007 e dopo le prove in mare è pienamente operativa da giugno 2008, mentre la seconda unità è stata consegnata il 3 aprile 2009 diventando pienamente operativa nel 2010. Con l’ingresso nella flotta di queste due unità è andato in disarmo Il Vittorio Veneto nel 2006.
Il 10 giugno 2009 è entrata in servizio la nuova portaerei Cavour, che si affianca alla portaeromobili Garibaldi ed alla LHD Trieste, in fase di avanzato allestimento. L’Aviazione navale ha ordinato 15 caccia F-35B in versione STOVL (Short Take Off and Vertical Landing) da impiegare su queste unità, unitamente ai 15 medesimi esemplari in dotazione all’A.M.I..
Per quanto riguarda l’ammodernamento della flotta il progetto più importante è quello sviluppato in cooperazione con la Francia con il programma per le fregate multiruolo “FREMM”; nel 2012 è stata consegnata la prima fregata in versione “General Purpose” Carlo Bergamini, alla quale sono seguite quattro in versione antisommergibile nel 2013-14-15 e 16 e una ancora in versione “General Purpose” nel 2017. Altre quattro FREMM sono in costruzione presso i cantieri navali di Riva Trigoso.
Per quel che concerne l’arma subacquea, due nuovi sommergibili della classe U-212 sono stati consegnati nel 2016 e 2017. I sottomarini Enrico Toti e Dandolo usciti dalla flotta sono invece diventati due sommergibili-museo.
Nel 2016 sono iniziati i lavori di costruzione della LSS nave da supporto logistico Vulcano mentre nel 2017 quelli della LHD Trieste nave tutto ponte da sbarco anfibio che andrà a sostituire il Garibaldi.
Il 15 febbraio 2017 è avvenuto presso il cantiere navale di Muggiano il taglio della prima lamiera della prima di 7 (+3 in opzione) nuove unità denominate “Pattugliatori Polivalenti d’Altura” (PPA), navi di 143 metri di lunghezza, 16,5 di larghezza e 6.200 t di dislocamento.
Tutte le unità navali e le forze operative tranne le forze speciali dipendono dal Comando in capo della squadra navale (CINCNAV), a sua volta sottoposto al capo di stato maggiore della Marina Militare.
L’aviazione navale
L’aviazione navale italiana nasce ufficialmente il 1º agosto 1956 con la costituzione del 1º Gruppo elicotteri dotato di AB-47G, affiancati nel tempo dagli AB-47J-3. La nave Luigi Rizzo della classe Carlo Bergamini servì da test operativi e divenne così la prima nave al mondo a poter imbarcare e ricoverare un elicottero. Nel marzo 1959 arrivarono dei SH-34 tramite il Mutual Defense Assistance Program (MDAP) stipulato con gli Stati Uniti.
Lo stesso programma fece arrivare in Italia ventiquattro bombardieri Curtiss S2C-5 Helldiver equipaggiati con apparecchiature per la lotta antisommergibile; gli Stati Uniti si offrirono di addestrare i piloti della Marina, ma l’Aeronautica Militare si oppose. I primi Helldiver italiani tuttavia vennero lanciati dalla portaerei Midway; questi velivoli giunti in Italia nel settembre del 1950 vennero presi in carico dall’Aeronautica Militare e inquadrati nell’86º Gruppo Antisom presso l’aeroporto di Grottaglie. Da allora i piloti della Marina Militare hanno utilizzato vari mezzi ad ala rotante dapprima, per una legge del periodo fascista che impediva alla Marina di possedere aerei, e poi ad ala fissa con l’acquisizione degli AV-8 B Harrier Plus in forza al GRUPAER (Gruppo aerei imbarcati) di MARISTAER-Grottaglie e imbarcati inizialmente sulla portaerei Garibaldi e in seguito anche sulla Cavour. Altri aeromobili in uso, basati oltre che a Grottaglie anche a Luni e a Catania, sono il Piaggio P180 Avanti, il Agusta-Bell AB 212 ASW, il Sikorsky SH-3D Sea King e l’AgustaWestland AW101 e SH-90. L’ultima acquisizione della Marina Militare vede l’ingresso dell’Lockheed Martin F-35 Lightning II in graduale sostituzione agli ormai datati Harrier. La gestione delle basi aeree e dei gruppi di volo dipendenti, l’addestramento degli equipaggi e del personale specialistico e il supporto tecnico-logistico sono di competenza del COMFORAER di Roma-Santa Rosa.
Le forze da sbarco
Il Reggimento “San Marco” con il Reggimento “Carlotto” e il Gruppo mezzi da sbarco, hanno costituito fino al 1º marzo 2013 la forza da sbarco della Marina, che, insieme al Reggimento lagunari “Serenissima” in forza all’Esercito Italiano, formano la componente anfibia delle forze armate italiane. Da quella data è stata costituita la Brigata marina “San Marco”, basata su tre reggimenti di fanteria di marina e dal Gruppo mezzi da sbarco, integrata nella Forza di proiezione dal mare.
Le origini risalgono al Reggimento Real Navi del Regno di Sardegna. Una brigata di fanteria di marina venne schierata durante la prima guerra mondiale nei ranghi della 3ª Armata del duca d’Aosta e varie batterie costiere appoggiarono la fanteria dell’esercito; la brigata non era costituita come reparto ufficiale, tanto che la fanteria di marina verrà riformata solo a guerra finita, ma compagnie di “marinai fucilieri” (che era il nome della specializzazione dopo la riforma attuata da Benedetto Brin) combatterono a Grado e a Cortellazzo. Quest’ultimo è appunto il nome del battaglione logistico dell’attuale reggimento “Carlotto”, intitolato a Ermanno Carlotto caduto durante la rivolta dei Boxer, che svolge funzioni di scuola e logistica, ed è abbinato al “Reggimento San Marco” nella “Forza da sbarco della Marina Militare”. Nel corso dei decenni gli uomini del San Marco sono stati di volta in volta organizzati come battaglione, reggimento o brigata.
La “Brigata Marina San Marco” è forte di tre reggimenti: uno destinato a operare in contesti operativi anfibi e terrestri, un altro specializzato nell’abbordaggio delle navi e del controllo del traffico mercantile, e un terzo con compiti di formazione, di difesa delle installazioni e di rappresentanza.
Le forze speciali
Per quello che riguarda le forze speciali, la Marina si avvale del Raggruppamento subacquei e incursori “Teseo Tesei” diviso in Gruppo operativo incursori (GOI) e Gruppo operativo subacquei (GOS).
Le loro origini risalgono alla Xª Flottiglia MAS della seconda guerra mondiale che venne riorganizzata a partire dal 1952 con vari nomi, fino ad adottare quello attuale di “COMSUBIN” assunto nel 1961 e da cui dipendono i due gruppi operativi.
Musei
La Marina possiede due musei navali, oltre ad altre due strutture museali:
Museo tecnico navale di La Spezia
Museo storico navale di Venezia
Castello Aragonese di Taranto
Sala museale Guglielmo Marconi di Ancona.
Preghiera del marinaio
«A Te, o grande eterno Iddio,
Signore del cielo e dell’abisso,
cui obbediscono i venti e le onde, noi,
uomini di mare e di guerra, Ufficiali e Marinai d’Italia,
da questa sacra nave armata della Patria leviamo i cuori.
Salva ed esalta, nella Tua fede, o gran Dio, la nostra Nazione.
Da’ giusta gloria e potenza alla nostra bandiera,
comanda che la tempesta ed i flutti servano a lei;
poni sul nemico il terrore di lei;
fa’ che per sempre la cingano in difesa petti di ferro,
più forti del ferro che cinge questa nave,
a lei per sempre dona vittoria.
Benedici, o Signore, le nostre case lontane, le care genti.
Benedici nella cadente notte il riposo del popolo,
benedici noi che, per esso, vegliamo in armi sul mare.
Benedici!» (Antonio Fogazzaro)
IL RINNOVAMENTO DELLA FLOTTA
L.H.D. “TRIESTE” – L 9890
Secondo i dati dichiarati, la nave è dotata di un bacino di sbarco allagabile al di sotto dell’aviorimessa, che consente di utilizzare mezzi anfibi tipo LCM (Landing Craft Mechanized), gommoni a scafo rigido (RHIB), aeroscafi LCAC (noti comunemente come hovercraft), L-CAC e i più innovativi mezzi da sbarco anfibio rapido (L-CAT) in dotazione alle marine NATO ed europee.
A differenza della portaeromobili Cavour, che ha un’unica aviorimessa riconfigurabile in ponte veicoli non allagabile, questa unità dispone, al di sotto del ponte di volo, di due ulteriori ponti, di cui uno è un’aviorimessa di 2300 m² (e 530 metri lineari di corsia per parcheggio mezzi) con paratie rimovibili come nel Cavour (in modo da raggiungere i 2600 m²), collegata ad un ponte inferiore di 2200 m², diviso in un’autorimessa da 700 m² con 253 metri lineari per parcheggio mezzi e in un bacino allagabile (55 m x 15 m), dimensionato per l’ingresso di 4 LCM-1E o 1 LCAC. Come il Cavour e il Giuseppe Garibaldi, anche il Trieste, sul ponte di volo, è dotato di trampolino di lancio (ski-jump) per facilitare il decollo degli aerei STOVL F-35B, come riportato anche nella scheda tecnica, mantenendo una capacità aerea secondaria da utilizzare in caso di necessità qualora il Cavour non fosse disponibile. Il gruppo motore ha due assi con eliche pentapala a passo variabile e due timoni compensati a spada, due pinne stabilizzatrici retrattili, due eliche di manovra prodiere ed un’elica di manovra poppiera intubate, che garantiscono una maggiore manovrabilità in spazi ristretti rispetto alla sola accoppiata timoni/eliche.
Il taglio della prima lamiera è avvenuto il 12 luglio 2017 nello stabilimento Fincantieri di Castellammare di Stabia, mentre, poco più di 7 mesi dopo, il 20 febbraio 2018, ha avuto luogo l’impostazione della chiglia sullo scalo del cantiere navale stabiese, dando il via alla costruzione della nave. Essa è stata varata, e contestualmente battezzata il 25 maggio 2019, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, cerimonia cui ha fatto da madrina la figlia. Si prevede che nave Trieste entri in servizio nel 2022, andando a sostituire il Giuseppe Garibaldi e il San Giusto, che saranno dismessi di conseguenza. L’unità presenta sistemi d’arma di ultima generazione.
Per quanto riguarda il comparto d’artiglieria, sono presenti:
3 cannoni multiruolo Otobreda 76/62 (due a prua e uno a poppa) del tipo Super Rapido MF Davide, con munizionamento guidato e predisposizione per il nuovo munizionamento Vulcano;
3 torrette mitragliere a controllo remoto OTO Melara 25/80 equipaggiate con un cannone Oerlikon KBA da 25 mm (25x137mm);
2 lanciarazzi OTO Melara ODLS-20 per il lancio di ingannatori (esche elettroniche) subacquei ed aerei.
Il comparto missilistico comprende invece:
predisposizione per 2 lanciatori verticali (VLS Sylver) da 8 celle (uno a prua e uno a poppa) per una capacità totale di 16 missili Aster 15/30.
Anche la sezione sensoristica potrà vantare tecnologie avanzatissime:
PAR SPN-720, radar di approccio di precisione, sistema volumetrico 3D capace di inseguire 300 tracce e 12 bersagli contemporaneamente, portata superiore ai 200 km;
Radar Kronos Power Shield (AESA in banda L), un sistema di sorveglianza multifunzione, con una portata di 1 500-2 000 km;
IFF SIR-M-PA, radar secondario per l’identificazione di navi ed aeromobili;
Radar Kronos bibanda (DBR AESA 4FF): banda C (Kronos Quad – Fitted For) e banda X (Kronos StarFire);
TACAN AN-553/N, per avvicinamenti di precisione ed invio di informazioni agli aerei in volo;
Sistema EWS “Zeus”, dotato di un sottosistema di attacco elettronico estremamente potente basato su moduli GaN TRX a stato solido. La componente elettronica di scoperta (EW) è integrata con un RESM (Intercettatore di emissioni Radar), RECM (Ingannatori radar) e CESM (Intercettatore di comunicazioni radio) efficaci sia in alto mare che in acque costiere, con una sorveglianza marittima e valutazione della situazione avanzate tramite ELINT e COMINT avanzati caratteristiche, fino ad un innovativo algoritmo SEI;
Sistema automatico per la direzione delle operazioni di combattimento – SADOC 4.
L’unità presenta un ponte di volo di 230 × 36 m, coprendo così un’area di circa 7400 m², con 9 punti di decollo per elicotteri pesanti o per 4 caccia F-35B. Inoltre, il ponte può ospitare, in condizioni di piena operatività, circa 14-20 aeromobili in diverse configurazioni (presumibilmente anche 4-6 F-35B a poppa e 8-10 elicotteri a prua). L’aviorimessa di 2600 m² è dimensionata per l’ingresso di massimo 14 aeromobili, anch’essi in diverse configurazioni. Sono infine presenti a poppa due elevatori 15 × 15m per un carico massimo di 42 tonnellate. Tutte le operazioni di volo sul ponte sono controllate dall’isola di poppa. Le capacità anfibie della nave sono molto avanzate, essendo queste la principale arma dell’unità. Il secondo ponte, sotto l’hangar, con un’area di 2300 m², presenta infatti un bacino allagabile 55m x 15m dimensionato per l’ingresso di 4 LCM, denominati LC23, o 1 LCAC / LCAT. Gli LCM, saranno in grado di trasportare: 1 Ariete, 5 Iveco LMV Lince, oppure 1 Centauro, 1 Freccia o 300 soldati.
CAVOUR (C 550, e anche CVH 550)
E’ una portaerei (“incrociatore portaeromobili” secondo la classificazione ufficiale) STOVL (a decollo corto ed atterraggio verticale) della Marina Militare italiana.
Entrato in servizio nel 2009, dal 2011 è la nave ammiraglia della flotta. Commissionato a Fincantieri il 22 novembre 2000, lo scafo è stato impostato il 17 luglio 2001 nel cantiere navale di Riva Trigoso e completato a Genova dove il troncone poppiero è stato varato il 20 luglio 2004 (il varo è stato l’ultimo eseguito al cantiere di Riva Trigoso con il tradizionale scivolo diretto in acqua) e trasferito al cantiere navale del Muggiano della Spezia per il collegamento al troncone prodiero e per i lavori di completamento dell’allestimento. Il 22 dicembre 2006 ha effettuato la prima prova di navigazione ed il 27 marzo 2008 è stato consegnato alla Marina Militare per i collaudi finali, al termine dei quali il 10 giugno 2009 è entrata in servizio con la consegna della bandiera di combattimento avvenuta nel porto di Civitavecchia alla presenza del Capo dello Stato Giorgio Napolitano del ministro della difesa Ignazio La Russa, del capo di Stato maggiore della Marina ammiraglio di squadra Paolo La Rosa, e delle più alte cariche istituzionali.
La bandiera è stata consegnata al Comandante della nave, capitano di vascello Gianluigi Reversi dal sindaco di Torino Sergio Chiamparino a nome della città piemontese, suggellando il rapporto ideale del Cavour con la città di Torino. La bandiera è custodita a bordo, in un cofano donato dai gruppi dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia di Piemonte e Valle d’Aosta.
Il Cavour è stato costruito per combinare varie funzionalità fra cui, oltre alla predominante azione aerea tramite modelli V/STOL ed elicotteri, anche scenari di operazioni anfibie, comando complesso e di trasporto di personale civile e militare e di veicoli pesanti. Il Cavour è posto alle dirette dipendenze del Comando in Capo della Squadra Navale.
Pur essendo il massimo strumento offensivo il vettore aereo, il Cavour è dotato di una serie di sistemi d’arma atti ad aumentare le capacità della portaerei. Il sistema di combattimento è rappresentato da una fitta rete di sensori ed armamenti che garantiscono una difesa costante da qualsiasi tipo di minaccia la nave dovesse incontrare.
La rete sensoristica è composta da:
SPY-790 EMPAR: radar volumetrico 3d capace di tracciare 300 tracce e 12 bersagli contemporaneamente, portata superiore ai 100 km;
SPS-798 EW: radar 3d “early warning” in grado di rilevare minacce ad elevatissima distanza dalla nave (500 tracce simultanee a 300 km di distanza);
SPS-791 RASS: radar di sorveglianza e di superficie in grado di scoprire unità navali, velivoli a bassissima quota e missili in avvicinamento essendo molto efficace contro i missili sea skimmer;
SPN-753: radar nautico di ricerca;
SPN-720: in grado di guidare gli aerei e gli elicotteri in appontaggio;
SPN-41 A e TACAN SRN-15 A: in grado di far eseguire avvicinamenti di precisione e di fornire informazioni agli aerei in navigazione;
SNA-2000: sonar di scoperta;
IR ST SASS: rilevatore infrarosso;
EWSS: scanner radio in grado di analizzare lo spettro e rilevare eventuali emissioni radio (e quindi anche eventuali radar attivi);
SLAT: rilevatore di siluri in arrivo;
IFF SIR R/S: identificazione certa di bersagli.
Armamenti imbarcati:
32 celle di lancio verticale per missili ASTER15 antiaerei ed antimissile;
mitragliere 25/80 KBA;
CIWS DAVIDE 76/62 per la difesa di punto antimissile ed antiaerea;
SCLAR-H sistema compatto lanciarazzi;
SLAT per la difesa anti-siluro: è composto dai sottosistemi RATO, CMAT e ALERTO.
Il Cavour imbarca un totale di 20-36 aeromobili, del GRUPAER, il Gruppo aeromobili imbarcati dell’Aviazione Navale.
Il gruppo di volo è composto da velivoli V/STOL AV-8B Harrier Pluse, quando disponibili, i nuovi F-35 Lightning II (sviluppati da Lockheed Martin per il programma Joint Strike Fighter commissionato dagli Stati Uniti in collaborazione con Regno Unito, Italia, Paesi Bassi e altre nazioni). Inoltre sono imbarcati elicotteri di vario tipo, dagli SH-3D agli NH-90 ai pesanti EH-101, sia come piattaforme radar (versione AEW su elicotteri) che con compiti di ricerca e soccorso (SAR), di attacco antisommergibile (ASW) o anti-superficie (ASuW).
GIUSEPPE GARIBALDI (C-551)
Il programma della sua realizzazione nato dall’esigenza di sostituire i due Doria, uno dei quali, il Duilio, destinato a nave scuola per gli allievi dell’Accademia di Livorno in sostituzione del San Giorgio.
La scelta ricadde su un incrociatore tuttoponte per la lotta antisommergibile, con un ponte continuo per un consistente gruppo di elicotteri antisommergibile. L’unità doveva unire oltre alle capacità tipiche di una unità maggiore quali un incrociatore, anche capacità di comando e controllo per un gruppo operativo d’altura per coordinare l’attività di una formazione navale, mettendo a sua disposizione le proprie risorse da integrare con quelle delle altre unità impiegate nella missione.
L’incrociatore portaeromobili lanciamissili Giuseppe Garibaldi, matricola C 551, è un’unità della Marina Militare che prende il nome dal generale del Risorgimento Giuseppe Garibaldi. L’unità è stata la prima portaerei nella storia della Marina Militare ad entrare in servizio attivo dato che due unità portaerei, l’Aquila e lo Sparviero, furono approntate nel corso della seconda guerra mondiale ma non entrarono mai in servizio. La nave ha ricoperto il ruolo prestigioso di nave ammiraglia della Marina Militare dal 1987 al 2011, quando è passato alla nuova portaerei Cavour. Il ruolo di portabandiera della flotta era stato ricoperto dal 1961 al 1971 con lo stesso nome e la stessa matricola, dall’incrociatore Giuseppe Garibaldi. La nave ha subito un ammodernamento nel 2003 e una profonda ristrutturazione nel 2013 che lo hanno portato ad essere sostanzialmente una nave portaelicotteri d’assalto anfibio. La sua costruzione venne programmata in base alla Legge Navale del 1975, dopo che nel 1974 la Marina Militare aveva sottoposto all’industria italiana un progetto di massima per la realizzazione di un’unità navale tutto ponte. Il progetto iniziale prevedeva un ponte di volo piatto tipico delle unità portaelicotteri. Ad un progetto della Breda s’impone il progetto presentato dalla Italcantieri. L’unità venne ordinata dalla Marina Militare il 21 novembre 1977 e il contratto con l’Italcantieri venne stipulato il 20 febbraio 1978. La costruzione dell’unità è avvenuta negli stabilimenti di Monfalcone. Il taglio della prima lamiera è avvenuto il 28 aprile 1980 e il 9 settembre dello stesso anno ebbe inizio la costruzione del primo blocco in officina. Il 26 marzo 1981 il primo blocco venne impostato sullo scalo del cantiere navale di Monfalcone. Nel corso della costruzione dell’unità sullo scalo venne decisa l’adozione del trampolino (ski-jump) non prevista nella fase progettuale. Il 31 gennaio 1983 viene ultimato il montaggio dell’ultimo blocco sullo scalo e il 19 aprile venne completata la costruzione della sovrastruttura. La nave venne varata il 4 giugno 1983 alla presenza del presidente del Consiglio dei ministri Amintore Fanfani e del Ministro della difesa Lelio Lagorio che tenne il discorso inaugurale; madrina del varo fu la signora Flavia Donata Solvetti in Garibaldi, moglie dell’ultimo discendente dell’Eroe dei due mondi. Dopo le prove in mare iniziate il 3 dicembre 1984 la nave è stata consegnata alla Marina Militare il 30 settembre 1985 ed al momento della sua entrata in servizio era la portaerei più piccola al mondo. La nave ha ricevuto la bandiera di combattimento a Napoli il 3 ottobre 1987, consegnata dalla presidenza dell’Associazione nazionale marinai d’Italia e dalla presidenza della Lega Navale Italiana. L’unità, progettata per operazioni antinave, antiaeree e antisommergibile e per assolvere funzioni di comando e di controllo di operazioni da parte di forze complesse, dispone di una componente aerea che può, alternativamente, essere composta fino ad un massimo di 12 aerei STOVL AV-8B Harrier II più 6 elicotteri per un totale di 18 velivoli (12 in Hangar e 6 sul ponte di volo). Oppure solo 18 elicotteri Agusta SH-3D. Lo scafo è suddiviso in 13 compartimenti stagni da paratie verticali, mentre è suddiviso in sei ponti in senso longitudinale. Particolare cura è stata posta, in fase progettuale, allo studio della carena, sottoposta a numerose prove presso l’INSEAN di Roma che, su richiesta dell’Italcantieri, ha predisposto un bacino per le prove in condizioni di mare agitato e per lo studio dei fenomeni di cavitazione, mentre nel lago di Nemi sono state effettuate le prove di manovrabilità su un modello della nave di 8,57 metri. Lo scafo è dotato di normali alette antirollio, mentre con una velocità di navigazione superiore ai 18 nodi, due coppie di pinne retrattili, a comando elettro-idraulico, consentono una riduzione del rollio da 30° a 3°; e in funzione di riequilibrio dei carichi, in seguito a spostamenti di elicotteri o aerei, il servizio di bilanciamento trasversale viene assicurato da 2 casse di compensazione attive, poste in zona maestra, che sono riempite e svuotate mediante immissione od espulsione di acqua travasata da due elettropompe.
Il ponte di volo, dalla caratteristica struttura disassata rispetto all’asse longitudinale della nave, è dotato di un trampolino di lancio (ski-jump) inclinato di 6° 5′, è lungo 174 e largo 30 metri ed è provvisto di una passerella laterale per il movimento del personale e per la sistemazione di attrezzature accessorie quali punti rifornimento carburanti, prese di energia e servizi antincendi. Tale passerella è posizionata circa un metro al di sotto del ponte di volo e l’aumento di quota della prora, in seguito alla decisione di adottare lo ski-jump, ha consentito il miglioramento della stabilità della nave in condizioni di mare agitato.
All’equipaggio che con il personale del comando complesso sfiora i 600 componenti, vanno aggiunti 230 del personale del gruppo aereo. L’hangar per ospitare la componente imbarcata è situato al di sotto del ponte di volo; esso misura 108×15×6 metri, è diviso in tre sezioni da due pareti tagliafiamma ed è dotato di due elevatori da 18×10 m della portata di 18 tonnellate della Navalimpianti, posti rispettivamente a prua ed a poppa della sovrastruttura (detta isola) e praticamente in asse con la sovrastruttura, che a sua volta è raggruppata intorno all’unico fumaiolo, in cui vengono convogliati i gas di scarico dei due gruppi propulsori, dei generatori diesel e delle calderine ausiliarie. L’isola, posizionata sul lato di dritta è lunga circa 60 metri ed ospita la plancia di comando, i locali operativi, e i gli alberi che sostengono gran parte delle numerose apparecchiature elettroniche. Inizialmente era previsto un secondo ponte continuo al di sotto del ponte di volo, ma considerazioni riguardanti la stabilità della nave hanno indotto a preferire la soluzione alla fine adottata, con l’inconveniente che l’hangar, con i due elevatori collocati a proravia e poppavia dell’isola, blocca le comunicazioni tra i due lati dell’unità, possibili solo al di fuori della zona occupata dall’aviorimessa; sotto il ponte di volo si contano altri sei ponti.
La nave è dotata di impianto di condizionamento, usabile in assetto NBC, dotato di 6 elettro-compressori centrifughi posti a coppia su tre stazioni di condizionamento della ditta Termomeccanica con potenza complessiva di 3.000.000 fr/h, per il periodo estivo, e di due scambiatori di calore da 700.000 Cal/h, per il riscaldamento invernale.
DDG ANDREA DORIA (D-553) E CAIO DUILIO (D-554)
Il Cacciatorpediniere DDG Andrea DORIA (D553) appartiene alla classe di Unità Navali denominata Orizzonte di cui fanno parte l’unità gemella, il Cacciatorpediniere DDG Caio DUILIO (D 554), e due Unità della Marina Militare Francese (FORBIN e CHEVALIER PAUL).
La cerimonia del taglio della prima lamiera ha avuto luogo presso i cantieri di Riva Trigoso (GE) il 19 luglio 2002 mentre il varo tecnico, primo al mondo effettuato su carrelli per una Nave di queste dimensioni, è avvenuto il 14 ottobre 2005.
Concepita per essere impiegata principalmente nell’ambito della difesa aerea, l’Unità, grazie alle capacità dei propri sensori, ai sistemi di telecomunicazione e di supporto al comando, è definita multiruolo in quanto è idonea a fronteggiare molteplici minacce e di assolvere numerose tipologie di missione fra le quali spiccano la protezione di formazioni navali e di convogli, il contrasto a unità subacquee e di superficie, il concorso ad operazioni anfibie, il controllo del traffico mercantile e l’impiego in missioni a carattere umanitario/sanitario.
CACCIATORPEDINIERE “D.D.X.”
Il programma ha un costo di 2,7 miliardi di €, di cui quasi 2,4 già allocati nel bilancio ordinario della Difesa.
Si accavallano notizie che potrebbe presto aprirsi una cooperazione internazionale, con la Spagna (Navantia), con la Francia (Naval Group, NAVIRIS) e forse anche altre marine europee. E’ da tempo in corso uno studio di de-risking finanziato dalla Difesa.
Le nuove unità dovrebbero imbarcare:
radar a facce fisse KRONOS DUAL BAND 3000 (banda C e banda X) per la scoperta, il tracking e la guida missili,
radar a lungo raggio in banda L KRONOS POWER SHIELD con capacità anti-balistiche,
missili antiaerei/antimissile ASTER 15/30 e ASTER 30 Block 1 NT,
missili antinave pesanti, con capacità secondaria di attacco a bersagli terrestri, TESEO EVO,
missili da crociera per l’attacco a bersagli terrestri in profondità SCALP NAVAL e/o FC/ASW,
armi ad energia diretta,
sistemi LASER anti-drone.
Sono apparsi sull’autorevole sito “DIFESA.Forumfree” diverse realistiche rappresentazioni dei futuri cacciatorpediniere lanciamissili “DDX” della Marina Militare italiana: tra non molto sarà indispensabile alienare i due cacciatorpediniere Durand de la Penne e Mimbelli, in onorato servizio nella M.M. da oltre 25 anni. La Marina Militare Italiana ha espresso l’esigenza per due DDX con funzioni antiaeree / anti-balistiche con un dislocamento molto vicino alle 11.000 tonn standard.
DATI TECNICI DEI NUOVI “DDX”:
Lunghezza circa 180 m;
Larghezza 23 metri;
pescaggio 8 m.
DBR sdoppiato su due tughe.
Questa bella unità segue lo schema generale di un vero e proprio incrociatore lanciamissili da 11.000 t, lungo quasi 180m.
Armamento:
64 VLS: 48 antiaerei e ABM a centro nave; 16 adibiti al lancio di missili da crociera e anti-nave nella tuga di prua dietro all’impianto da 127/64;
8 missili Teseo Mk.2-Evolved posizionati fra la sovrastruttura della plancia e il fumaiolo anteriore;
3 impianti da 76 “Sovraponte”: 2 posizionati a centro nave ed uno posizionato sopra l’hangar elicotteristico.
Rispetto alla copertura dei 76 Sovraponte, si notano i due fumaioli non centrati: quello più a poppa è a filo del lato di dritta, quello di prua potrebbe essere a filo con il lato di sinistra.
Anche i 76/62 non sembrano ubicati sulla linea d’asse della nave ma sui lati opposti dei fumaioli, anche per questione di bilanciamento.
Ci sarà una certa continuità della sovrastruttura di prua con il ponte di comando che sembra arretrato quasi fino al 76, ma con l’estremità in alto del fumaiolo che sembra spostato a sinistra; il bordo visibile davanti al 76 rispetto al ponte in cui si vedono le mitragliere, fa pensare ad una sovrastruttura che arriva al bordo di dritta. Se la sovrastruttura di prua è abbastanza stretta, si può arrivare a sparare quasi a 0° rispetto all’asse dell’unità, cosa che non dovrebbe essere possibile con il 76/62 di poppa, che però non avrebbe questa necessità.
Il fumaiolo anteriore sembrerebbe in asse con la chiglia; quello poppiero sembra spostato a dritta (in linea col pezzo da 76) cosi da poter avere la tuga radar di poppa a sinistra sull’hangar con parte delle facce del DBR e in cima il radar AESA Kronos Power Shield.
Dai lati della plancia e della tuga missili anti-nave al bordo della delle alette di plancia ci sono diversi metri e vi sarebbe campo libero per i 2 76/62. Il cannone di babordo potrà coprire non solo l’area di prua, ma anche tutto l’arco laterale: se fossero stati posizionati a prua, dove è posizionato il 127/64, avrebbero meno arco libero e quindi un grosso buco nella copertura di babordo. Con i 76 “Sovraponte” posti a centro nave, la copertura è migliore complessivamente e la prua viene coperta lo stesso dando un po’ d’alzo e piazzando una direzione di tiro a prua con capacità di guida del DART: la NA-30 Mk2.
La cosa più rilevante è lo spostamento a centro-nave del grosso dei lanciatori verticali e la migliore suddivisione delle antenne in due blocchi di sovrastrutture più snelli e più distanziati: questo stato di cose comporta la evidente riduzione delle zone d’ombra per il radar AESA Leonardo Power Shield e l’eliminazione delle stesse per il dual band radar.
Le due alberature distanziate verso prua e verso poppa partecipano anche alla stabilizzazione della nave in senso longitudinale e migliorano la sopravvivenza di una parte di sensori elettronici in caso di colpi ostili a segno.
L’incremento del dislocamento consentirebbe di assorbire ampiamente un certo innalzamento di alcuni pesi ubicati in alto.
La prua è chiaramente elegantissima e ricorda le navi italiane del passato e alcuni incrociatori dell’Us Navy degli anni Quaranta.
Le caratteristiche di sopravvivenza (chiaramente) sono state ulteriormente incrementate rispetto agli standard delle unità maggiori precedenti: la distanza tra i due gruppi propulsivi è cresciuta e si aggiunge un ulteriore propulsore anteriore retrattile di emergenza, molto utile per le manovre in porto.
I lanciatori missilistici verticali sono stati giustamente suddivisi e ben distanziati; i lanciatori verticali sono posti tutti molto in alto riducendo in tal modo al minimo la necessità di “attraversare” il ponte resistente, che rimane quindi estremamente solido.
Per quanto riguarda la copertura in autodifesa del settore di prua, è evidente che la nostra Marina Militare ripone piena fiducia nelle capacità antimissili del 127/64 di Leonardo che utilizza munizionamento allo stato dell’arte a livello mondiale. Il cannone è stato sopraelevato e la nuova posizione consente il pieno impiego del 127 contro bersagli a bassissima quota senza rischio di “incocciare” la prua, anche in condizioni di mare estreme.
Le nuove unità potranno imbarcare due AH-101 con funzioni anti-nave, trasporto incursori e A.S.W., gli NH-90 e gli elicotteri a pilotaggio remoto AW-HERO di Leonardo.
Dato il potenziale di crescita degli attuali sistemi ASTER (SAMP/T per applicazioni terrestri e PAAMS per applicazioni navali), la società europea MBDA (partecipata al 25% da Leonardo), ha studiato l’evoluzione dei propri sistemi introducendo un nuovo intercettore: l’ASTER Block II, necessario per coprire tutte le minacce balistiche a corto e medio raggio (SRBM e MRBM).
Il concetto del sistema ASTER Block 2 è stato definito per coprire lo spettro delle minacce balistiche SRBM e MRBM, con o senza capacità di penetrazione potenziate, ovvero SRBM e MRBM attuali e quelli di nuova generazione. È stato quindi ottimizzato per intercettare nella fascia di altitudine da 20 a 70 km al fine di garantire, tra l’altro, la distruzione dei missili balistici che presentano manovre come l’SS 26, l’M9 e il Fateh 110 nonché i missili di questa classe lanciati in traiettorie strette, che rendono inutili i sistemi eso-atmosferici (in quanto le traiettorie dei missili balistici non lasciano sufficientemente l’atmosfera) e / o sistemi endo-atmosferici bassi (a causa delle manovre evasive).
Il nuovo sistema “ASTER Block II”, pur mantenendo le capacità del sistema ASTER Block 1 (SAMP / T per la versione terrestre o eventualmente il PAAMS Block 1 per la versione navale), consente di affrontare le più probabili minacce balistiche “senza lasciare un buco” dai vettori SRBM o MRBM.
Con la loro proliferazione, questo tipo di minaccia balistica si trova quindi nei teatri operativi esterni, o anche sul fianco sud-orientale dell’Europa, ed è per questo che il concetto del sistema “ASTER Bl2” è stato definito come sistema di difesa contro i missili balistici di teatro, ma che può essere utilizzato anche nell’ambito della Difesa del Territorio, per proteggere centri abitati e/o siti sensibili.
Il suo posizionamento permette di rispondere a:
Una capacità di difesa autonoma, a livello nazionale / europeo, al fine di proteggere il comando e le forze dispiegate in un teatro di operazioni, nonché le popolazioni del Paese ospitante;
Un contributo in natura per l’alto livello del programma ALTBMD della NATO per la protezione delle forze dispiegate, inter-operabile con i sistemi ad alto livello americani (SM-3 / Aegis, THAAD), rafforzando così il principio di un comando delle operazioni dispiegabili della NATO ( BMC3 / ACCS);
Un possibile complemento ai sistemi mobili Aegis / SM-3 degli Stati Uniti per la difesa del territorio della NATO derivante da un’estensione di quello degli Stati Uniti. Infatti, la catena di comando e controllo può essere giustificata a livello NATO solo se consente di gestire le intercettazioni con sistemi provenienti da più alleati; se solo gli Stati Uniti fornissero sistemi di intercettazione, allora il principio di una catena sotto la responsabilità operativa della NATO sarebbe indebolito, a vantaggio di un comando prettamente statunitense.
Per le nuove navi Leonardo, responsabile del Sistema di Combattimento completo della nave, fornisce il Combat Management System di nuova generazione ad architettura aperta, modulare e riconfigurabile, progettato per essere un sistema C4I completo con accesso ai servizi di rete della coalizione così come a quelli strategici nazionali. Nella plancia è previsto il cockpit integrato, un innovativo sistema realizzato insieme a Fincantieri, che consentirà per la prima volta la gestione integrata delle operazioni relative sia alla conduzione della nave sia al sistema di combattimento, impiegando un numero ridotto di addetti, grazie anche all’utilizzo di tecnologie di realtà aumentata.
I nuovi sistemi forniti da Leonardo includono:
il radar di controllo del tiro multisensore bi banda (X e Ka) NA30S MK2, che consente la guida della munizione DART,
il KRONOS dual band radar multifunzionale Active Electronically Scanned Array a quattro facce fisse nelle bande C e X,
il radar di sorveglianza aerea e di superficie LPI SPS732,
sensori IFF (Identification Friend or Foe) di nuova generazione con antenna circolare,
e l’innovativo IRST (InfraRed Search and Track) statico, un sensore all’infrarosso per la ricerca e il tracciamento di bersagli, basato su molteplici teste ottiche non rotanti, distribuite sui quattro lati della nave per garantire una visione a 360 gradi, senza soluzione di continuità.
I nuovi incrociatori da oltre 11.000 ton verranno anche dotati di un sistema di comunicazioni integrato che include, insieme ai sistemi satellitari multibanda, anche le nuove Software Defined Radio.
FREGATE “FREMM”
Le fregate sono realizzate in tre versioni: lotta antisommergibile (ASW – Anti Submarine Warfare), multiruolo (General Purpose) per l’attacco al suolo in profondità e il bombardamento controcosta in appoggio alle forze da sbarco, ed infine antiaerea (FREDA) solo per la Marine nationale.
Tutte le versioni dispongono di un sistema di autodifesa antiaerea (AAW – Anti Air Warfare) basato sul missile Aster 15; tutte le unità italiane e le FREDA francesi avranno anche missili superficie/aria MBDA Aster 30 per la difesa antiaerea d’area. Tutte avranno un sistema di difesa antinave (ASuW – Anti Surface Warfare), basato sul missile Teseo/OTOMAT per le navi italiane e sul missile Exocet per quelle francesi.
Tutte le unità sono dotate di eliche di manovra prodiere della potenza di 1 MW, che velocizza di molto le accostate e ne agevola le manovre in spazi ristretti, ed utilizzabile anche come propulsore ausiliario in grado di generare 7 nodi di velocità massima; le navi sono inoltre progettate in classe RINA con specifiche militari (RINAMIL for FREMM ed. 2006) e rispettano le norme antinquinamento marino MARPOL. I due timoni, fuori asse rispetto alle eliche, non sono verticali ma inclinati di 9° in modo da fungere anche da alette stabilizzatrici.
Le navi erano originariamente programmate per ospitare fino a 165 membri dell’equipaggio, ma l’eliminazione di uno spazio a prora destinato ad ospitare missili a lunga gittata ha permesso di ampliare i posti fino a 200, dei quali 23 destinati alla gestione degli elicotteri, 131 (GP) o 133 (ASW) al governo della nave in tabella base ed altri 34 in tabella allargata per periodi di operatività prolungata.
Entrambe le versioni possono lanciare dei gommoni da 7 e 11 m con una gru, mentre a poppa sotto il ponte elicotteri è stato ricavato uno spazio sfruttato in modo diverso a seconda delle versioni: la ASW ospita il sonar filabile rimorchiato, mentre la GP alloca una slitta dalla quale lanciare imbarcazioni RHIB (semirigidi gonfiabili) utilizzate dal Comsubin per le operazioni speciali.
Elettronica delle FREMM italiane:
Il Sistema di Combattimento delle FREMM Italiane è gestito dal sistema CMS (Combat Management System) ATHENA-I, sviluppato da Selex ES (Leonardo dal 2017). Il sistema missilistico antiaereo è basato sul SAAM-ESD (Extended Self Defence, in luogo dell’inizialmente previsto SAAM-IT, che avrebbe dovuto disporre solo degli Aster 15) per la gestione dei missili, cui è associato il radar multifunzionale attivo 3D EMPAR (SPY-790), sensore principale del sistema. Il sistema dispone di una centrale secondaria in grado di subentrare in caso di distruzione o avaria del sistema principale. A differenza del sistema imbarcato sulle FREMM francesi (SAAM-FR), avente solo capacità di autodifesa grazie ai missili Aster 15, tutte le FREMM italiane dispongono di una capacità di difesa d’area, grazie alla possibilità di utilizzare anche gli Aster 30. Altri sensori sono il radar di scoperta di superficie RASS (RAN30 X/I) in banda E/F della Selex, radar di navigazione a bassa probabilità di intercettazione LPI SPN-730 / Selex SPN 753(V) 4 in banda I, il sistema di scoperta IR SASS Galileo, due sistemi di puntamento multisensore (radar ed elettro-ottico) MSTIS NA 25X (RTN-30X), radar per appontaggio elicotteri, sistema IFF SIR-M5 Pa. Le unità dispongono di sistema comunicazione Datalink Link 11,16 e 22 M-DLP e di sistema comunicazioni satellitare SATCOM. Sonar attivo montato sul bulbo Thales 4110CL dotato di sistema di scoperta mine e telefono subacqueo, con trasduttore WASS del peso di 9 tonnellate metriche ed è composto da 500 idrofoni. Tutte dispongono di sonar anti-mine WASS SNA-2000-I. Le quattro FREMM ASW dispongono anche di echo sounder SeaBeam 3050 multibeam, della L-3 ELAC Nautik e saranno dotate anche di un sonar attivo rimorchiato a profondità variabile (VDS) Thales 4249 a bassa frequenza.
Armamento versione antisom italiana:
2 lanciatori verticali (VLS) in moduli da 8 celle ciascuno del tipo Sylver A-50 per i missili superficie/aria MBDA Aster 15 per la difesa antiaerea a corto raggio (AAW) e per missili superficie/aria MBDA Aster 30 per la difesa antiaerea d’area, nonché compatibili con i futuri ATBM Block 1 NT e Block 2
predisposizione per l’installazione di ulteriori 2 lanciatori verticali (VLS) in moduli da 8 celle ciascuno del tipo Sylver A-70 per il missile da crociera superficie/superficie a lungo raggio MBDA Scalp Naval (comunque compatibili anche con missili Aster 15 e 30)
8 lanciatori per missili antinave a lungo raggio del tipo MBDA Teseo Mk2 Block IV e del sistema sistema combinato missile/siluro a medio raggio tipo MBDA Milas per la lotta antisommergibile per la versione Italiana o del solo missile a lungo raggio per la lotta antinave MBDA Exocet MM40 Block 3 per la versione Francese.
2 sistemi lanciasiluri da 324 mm per siluri, con sistema di caricamento semi-automatico, interno MU 90
2 cannoni del tipo Oto Melara 76/62 mm super rapido double feeding Davide/Strales con capacità di utilizzo della munizione guidata DART in funzione antimissile (la versione francese imbarcherà un solo pezzo, priva del sistema Davide).
2 lanciarazzi Oto Melara SCLAR-H DLS
2 sistemi anti-siluro SLAT
2 pezzi Oto Melara / Oerlikon KBA da 25/80 mm
2 elicotteri NH90 o EH101.
Armamento versione multiruolo italiana:
2 lanciatori verticali (VLS) in moduli da 8 celle ciascuno del tipo Sylver A-50 (compatibili anche con missili Aster 15 e 30) per missili superficie/aria MBDA Aster 15 per la difesa antiaerea a corto raggio (AAW) o per missili superficie/aria MBDA Aster 30 per la difesa antiaerea d’area.
predisposizione per l’installazione di ulteriori 2 lanciatori verticali (VLS) in moduli da 8 celle ciascuno del tipo Sylver A-70 per il missile da crociera superficie/superficie a lungo raggio MBDA Scalp Naval (comunque compatibili anche con missili Aster 15 e 30)
8 lanciatori per missili antinave impiegabili anche per obiettivi terrestri MBDA Teseo Mk2A per la versione Italiana o del missile a lungo raggio per la lotta antinave MBDA Exocet MM40 Block 3 per la versione Francese
2 sistemi lanciasiluri B515 trinati da 324 mm per siluri MU 90 con sistema di caricamento semi-automatico, interno
1 cannone del tipo Oto Melara 76/62 mm super rapido double feeding Davide/Strales con capacità di utilizzo della munizione guidata DART in funzione antimissile. La versione italiana lo monterà a poppa sopra l’hangar mentre quella francese (comunque priva del sistema Davide) a prua.
1 cannone del tipo Oto Melara 127/64 mm LW con capacità di utilizzo della munizione guidata tiro di precisione contro bersagli terrestri e navali. Il cannone, avente capacità AAW, ASuW ed NSFS, è equipaggiato con un magazzino automatico di rifornimento contenente 350 proiettili, oltre ai 56 in torre. Cannone presente solo nella versione italiana.
2 lanciarazzi Oto Melara SCLAR-H DLS (sulle ultime tre unità sarà installato il nuovo sistema integrato di contromisure AAW e ASW OTO Melara ODLS-20)
2 pezzi Oto Melara / Oerlikon KBA da 25/80 mm
2 elicotteri tipo NH90 o EH101 o una combinazione di entrambi gli elicotteri.
Le FREMM italiane avranno tutte una capacità di difesa aerea di area, grazie all’EMPAR attivo e allo specifico sistema di combattimento SAAM-ESD.
PATTUGLIATORI POLIVALENTI D’ALTURA
I Pattugliatori Polivalenti d’Altura (PPA) rientrano nel “Programma Navale” per la tutela della capacità marittima della Difesa”.
Il PPA rappresenta una tipologia di nave altamente flessibile con capacità di assolvere molteplici compiti che vanno dal pattugliamento con capacità di soccorso in mare, alle operazioni di Protezione Civile, nonché, nella sua versione più equipaggiata, da nave combattente di prima linea. Sono infatti previste differenti configurazioni di sistema di combattimento: a partire da una versione “leggera”, relativa al compito di pattugliamento, integrata di capacità di autodifesa, fino a una “completa”, equipaggiata con il massimo della capacità di difesa. Inoltre l’unità è in grado di impiegare imbarcazioni veloci tipo RHIB (Rigid Hull Inflatable Boat) sino a una lunghezza di oltre 11 metri tramite gru laterali o una rampa di alaggio situata all’estrema poppa.
Sono navi di concezione innovativa, per sorvegliare e controllare gli spazi marittimi d’interesse nazionale, vigilare sulle attività marittime ed economiche, concorrere alla salvaguardia dell’ambiente marino, supportare operazioni di soccorso alla popolazione colpita da calamità naturali e per concorrere alla scorta di gruppi navali, navi maggiori e mercantili.
Il progetto di questi nuovi pattugliatori è stato sviluppato per enfatizzare le caratteristiche di versatilità strategica già intrinseche in ogni unità navale: è stata infatti ideata una piattaforma dalle spiccate capacità adattive, grazie alle dimensioni e alle caratteristiche costruttive, che permettono di assumere diverse configurazioni d’impiego, scegliendo l’implementazione dell’allestimento modulare in base al profilo di missione.
Le unità hanno la possibilità di imbarcare equipaggiamenti vari e container per supporto in caso di calamità naturali e/o imbarcazioni tipo RHIB (rigid hullinflatable boat) o mezzi non pilotati.
Il requisito duale delle unità è recepito sin dalle fasi di progetto, così come la possibilità d’integrare agevolmente nuove capacità.
Più in dettaglio, la nave sarà caratterizzata da ampi spazi dedicati all’imbarco di materiali e impianti shelterizzati, che amplieranno ulteriormente la sua capacità ospedaliera, di trasporto di aiuti umanitari e d’imbarco di sistemi specifici per operazioni antinquinamento.
Le nuove navi saranno in grado di impiegare imbarcazioni veloci tipo RHIB fino a una lunghezza di oltre 11 metri tramite gru laterali o per mezzo di una rampa di alaggio situata a poppa.
I PPA saranno costruiti, a similitudine delle FREMM, presso i Cantieri Navali di Riva Trigoso e di Muggiano e rappresentano il programma per una classe di unità navali multiruolo della Marina Militare, che stanno sostituendo le fregate classe Soldati e le corvette classe Minerva.
La nuova classe prevede la suddivisione delle unità nelle seguenti tre diverse versioni:
PPA Light: versione leggera, adatta al pattugliamento litoraneo ed al contrasto della criminalità in mare;
PPA Light+: versione media, adatta sia al pattugliamento litoraneo che al supporto ed al combattimento;
PPA Full: versione pesante, adatta al combattimento di prima linea.
Il piano iniziale prevede 16 unità, 7 delle quali sono state già commissionate. Altre 3 sono in opzione da esercitare entro maggio 2021, mentre ad ora è iniziata la costruzione delle prime cinque unità.
L’armamento di base è comune a tutte e tre le versioni: sarà costituito da un cannone (a prua) Leonardo 127/64 mm LW munito del nuovissimo munizionamento Vulcano e da un cannone (sull’aviorimessa di poppa) OTO Melara 76/62 mm, del tipo sovraponte, munito di munizionamento Davide/Strales con predisposizione per il Vulcano. Sempre sull’aviorimessa di poppa, troveranno posto 2 mitragliere remotizzate Oto Melara / Oerlikon KBA 25/80 mm e 2 lanciarazzi ODLS-20 per le contromisure AAW e ASW.
Le versioni Light+ e Full, potranno poi vantare un impianto missilistico di ultima generazione VLS Sylver per il lancio in verticale di 16 missili Aster 15, Aster 30 e Aster 30 B1NT. Tutte le versioni avranno la predisposizione per un sistema di 4 lanciatori binati per il lancio di 8 missili anti-nave e land attack OTOMAT TESEO Mk-2 Evolved.
Per quanto riguarda la capacità silurante sarà presente la predisposizione per 2 lanciatori trinati per MU-90 Impact e siluri da 324mm.
Importante infine, la presenza di un Hangar e un ponte di volo per 2 elicotteri NH90 o AgustaWestland AW101.
I sistemi d’arma sono stati scelti tra quelli più all’avanguardia disponibili sul mercato e comprendono in tutte e tre le versioni del PPA un cannone a prua del modello Leonardo 127/64 LW con munizionamento Vulcano, un cannone a poppa OTO Melara 76/62 e due mitragliere remotizzate, mentre le versioni più integrali avranno in dotazione ulteriori assetti missilistici a lunga gittata.
Il PPA sarà chiamato ad adempiere molteplici compiti sia di ambito spiccatamente militare:
pattugliamento,
sbarco anfibio,
combattimento in mare aperto,
protezione civile,
il trasporto di beni di prima necessità,
il soccorso in caso di calamità naturali
e l’assistenza ospedaliera.
Per quanto riguarda gli aspetti tecnici, il PPA ha una lunghezza complessiva di 133 metri, un dislocamento di 6 mila tonnellate e può raggiungere una velocità massima di 32 nodi. Al suo interno può ospitare un equipaggio di 171 uomini. Sono state adibite due zone della nave, una a poppa e l’altra nella parte centrale, per il trasporto di moduli containerizzati ed altra tipologia di carico in modo tale da implementare la sua funzione logistica.
L’apparato di alimentazione si compone di un sistema CODAG (Combined Diesel and Gas), integrato ad un altro sistema a propulsione elettrica:
132,5 metri di lunghezza;
Velocità oltre 33 nodi in funzione della configurazione e dell’assetto operativo;
171 persone di equipaggio;
Dotata di impianto combinato diesel e turbina a gas (CODAG);
Capacità di fornire acqua potabile a terra;
Capacità di fornire corrente elettrica a terra per una potenza di 2.000 kw;
2 zone modulari a poppa e centro nave che permettono l’imbarco di svariate tipologie di moduli operativi/logistici/abitativi/sanitari containerizzati (in particolare la zona di poppa può ricevere e movimentare in area coperta fino a 5 moduli in container ISO 20” mentre la zona centrale fino 8 container ISO 20”). Allo stesso modo la componente radar è composta da sistemi sensoriali ad altissima tecnologia per il tracciamento, la rilevazione e la guerra elettronica. Il Raggruppamento Temporaneo di Impresa (RTI) è stato costituito secondo quanto previsto dall’accordo di collaborazione nel settore delle costruzioni di navi militari tra Fincantieri e Leonardo siglato nell’ottobre 2014, all’interno del quale Fincantieri agisce da interfaccia unica verso il cliente, valorizzando, al contempo, l’offerta dei prodotti di Leonardo in ambito navale. Leonardo in base all’accordo, detiene la design authority dell’intero Sistema di Combattimento. Leonardo avrà il ruolo di prime contractor per il sistema di combattimento e svilupperà i nuovi radar multifunzionali a facce fisse bi-banda X/C, i sistemi di comunicazione integrata di ultima generazione, i nuovi sensori elettro-ottici, la nuova direzione del tiro e l’innovativo Combat Management System ad architettura aperta. Leonardo avrà anche la responsabilità di tutti i sottosistemi – inclusi quelli di nuovo sviluppo realizzati dalle società Leonardo (cannone 76mm sovraponte), WASS (cortina sonar trainata), MBDA (sistema di difesa anti-balistico) ed Elettronica (sistema di guerra elettronica) – e del supporto al ciclo di vita nei primi dieci anni (supporto logistico integrato e “in-service”).
CORVETTE EUROPEE “E.P.C.”
Il Consiglio degli Affari Esteri e Difesa dell’Unione Europea ha di recente formalmente approvato numerosi progetti di capacità nell’ambito della Cooperazione Strutturata Permanente (PESCO) in materia di sicurezza e difesa. La PESCO è stata istituita nel dicembre 2017 e comprende 25 dei 28 degli Stati membri dell’UE ed ha come finalità primaria:
lo sviluppo congiunto di capacità per la Difesa da mettere a disposizione delle operazioni militari dell’UE,
Rafforzare in tale modo la capacità dell’Unione quale attore internazionale per la sicurezza,
Contribuire a proteggere i cittadini dell’EU, massimizzando l’efficacia della spesa per la Difesa.
L’attenzione si concentra innanzitutto sull’attuazione, assicurandosi che questi progetti realizzino il loro scopo guardando a come andare avanti nei prossimi anni.
Da quest’anno ci sarà una pausa sull’adozione di nuovi progetti” che rimarranno 47 per ora. Tra due anni, gli Stati membri partecipanti torneranno a possibili decisioni su nuovi progetti e si lavorerà a pieno ritmo sulla loro attuazione, valutazione, fruibilità e l’implementazione.
Alcuni progetti sono già in fase di implementazione: la valutazione si baserà sul livello di coerenza che gli Stati membri metteranno nell’attuazione dei propri progetti.
In questi mesi è stato svolto un notevole lavoro per cercare di raggiungere un consenso sul regolamento e sui requisiti che devono essere concordati.
Le nuove EPC saranno molto simili alle nuove corvette qatariote di Fincantieri.
Il forte impegno dell’EU in materia di difesa e sicurezza con lo stanziamento di importanti fondi per i prossimi anni è stato messo in discussione dagli Stati Uniti perché drena risorse al contributo dei Paesi europei della NATO: secondo l’Amministrazione USA lascerebbe fuori le società americane; anche la Brexit apre il capitolo Regno Unito. L’EU ha fortemente contestato tale asserzione, rimarcando come i Paesi europei continuino a comprare armamenti negli USA mentre l’industria europea non riesca ad ottenere importanti sbocchi sul mercato americano.
La partecipazione di paesi terzi e di terzi è eccezionale ed è eccezionale sulla base di l’identificazione del valore aggiunto che la partecipazione di paesi terzi può apportare a progetti gestiti da Stati membri specifici.
Lo scopo dei progetti PESCO è rafforzare la cooperazione tra un numero minore di Stati membri dell’Unione Europea. La cooperazione ed il partenariato con altri sono importanti – in alcuni casi è estremamente importante in termini tecnici, ma non è lo scopo principale dello strumento. Lo scopo principale dello strumento è incentivare una più stretta cooperazione tra alcuni Stati membri che stanno mettendo insieme risorse e piani per attuare alcuni progetti specifici.
Sette dei nuovi progetti PESCO approvati lo scorso 12 novembre, sono focalizzati sulla formazione o sulla cooperazione operativa/tecnica che coprono aree come la formazione nel settore della cyberwarfare, subacquea, medico e difesa chimica, biologica, radiologica e nucleare (CBRND), in aggiunta alla simulazione distribuita. I restanti progetti si concentrano sul potenziamento delle azioni di collaborazione dell’UE e sullo sviluppo delle capacità nel contesto navale, aereo e spaziale. Nei diversi progetti, vi è un paese coordinatore ed altri partecipanti, ma il concorso è aperta ad altri Paesi secondo lo scopo ultimo della PESCO, fra cui alcuni osservatori secondo quanto risulta ad AD, che non sono stati citati ufficialmente ma il cui status potrebbe mutare in futuro.
Tra i vari programmi PESCO vi è il programma dell’ “European Patrol Corvette (EPC)” coordinato dall’Italia e che vede la partecipazione della Francia. E’ destinato allo sviluppo del prototipo di una nuova classe di piattaforme navali militari che consenta di ospitare diversi sistemi e carichi utili per realizzare, con un approccio modulare e flessibile, un gran numero di compiti e missioni. L’EPC è concepita come una piattaforma comune che verrà utilizzata da diversi Paesi europei sulla base di un progetto comune che può essere adattato alle esigenze dei diversi Stati membri. La maggior parte delle caratteristiche della nave vanno a definire una piattaforma comune su cui applicare requisiti specifici nazionali. In particolare, la nuova piattaforma è basata su un concetto monoscafo, che consente di ospitare i diversi sistemi d’arma e il diverso carico utile compatibile con le missioni assegnate.
Il dislocamento delle nuove corvette dovrebbe aggirarsi intorno alle 3.000 tonnellate (quindi sarà molto vicino a quello delle corvette realizzate da Fincantieri per la Marina del Qatar).
L’unità capoclasse e quelle successive dovranno essere in grado di operare da infrastrutture portuali minori grazie ad un pescaggio inferiore a 5,5 mt.
La lunghezza di ciascuna corvetta missilistica sarà pari a circa 110 metri e l’impianto propulsivo sarà incentrato sugli affidabili motori diesel e/o elettrici. La Francia e l’Italia hanno la impellente necessità di rimpiazzare rispettivamente gli OPV, le fregate classe ‘Floreal’, le piattaforme tipo ‘Aviso’, con unità di nuova concezione: quasi certamente il programma EPC diventerà il primo gestito dalla nuova joint-venture “Naviris” tra l’italiana Fincantieri e la francese Naval Group.
E’ recentissima la notizia che le nuove corvette europee stanno iniziando a prendere forma. Il programma al momento vede ufficialmente partecipare:
Italia (nazione guida),
Francia,
Spagna,
Grecia,
e prevede la realizzazione di una famiglia di corvette modulari adattabili a esigenze diverse.
La Marina Militare italiana punta ad un grosso pattugliatore, mentre i Francesi desiderano una corvetta di circa 3.000 t di dislocamento, 110 m di lunghezza, con un’esigenza quantificata in complessivi 8 esemplari.
L’armamento prevede:
Un modulo da 8 celle per missili MBDA Aster 15 o Camm ER;
Un cannone Leonardo da 76/62 “Soivraponte” con munizionamento VULCANO;
Un sensore radar principale Leonardo AESA Grand Naval;
E’ prevista in seguito anche la dotazione di missili sup-sup antinave MarteER o Teseo Evolved;
Capacità antisom utilizzando una cortina trainata;
Sonar a scafo eventuale.
La nostra Marina Militare al momento considererebbe le EPC solo come pattugliatori, con una secondaria capacità missilistica antiaerea importante, a cui affidare compiti di “seconda linea”; quelli di prima linea verrebbero lasciati alle FREMM, ai PPA ed ai DDX.
LSS VULCANO (A-5335)
La nave logistica della Marina Militare Italiana LSS VULCANO è una unità di supporto logistico alla flotta dotata anche di capacità ospedaliera e sanitaria grazie alla presenza di un ospedale completamente attrezzato, con sale chirurgiche, radiologia e analisi, gabinetto dentistico, e zona degenza in grado di ricevere fino a 12 ricoverati gravi.
La nave è in grado di coniugare capacità di trasporto e trasferimento ad altre unità navali di carichi liquidi (gasolio, combustibile avio, acqua dolce) e solidi (parti di rispetto, viveri e munizioni) e di effettuare in mare operazioni di riparazione e manutenzione a favore di altre unità. I sistemi di difesa sono limitati alla capacità di comando e controllo in scenari tattici, alle comunicazioni e ai sistemi di difesa dissuasivi non letali.
L’unità è capace di imbarcare anche sistemi di difesa più complessi e diventare una piattaforma per sistemi di intelligence e guerra elettronica:
165 metri di lunghezza;
20 nodi di velocità;
200 persone tra equipaggio e specialisti
4 stazioni di rifornimento laterali e 1 poppiera
capacità di fornire acqua potabile a terra
capacità di fornire corrente elettrica a terra per una potenza di 2500 kw
possibilità di imbarcare fino a 8 moduli abitativi/sanitari
capacità di soccorso in mare, tramite operazioni di recupero e sul fondo (la nave è dotata di una gru offshore stabilizzata da 30 tonnellate)
base per operazioni di soccorso tramite elicotteri ed imbarcazioni speciali.
Il Vulcano (A 5335) sarà una unità navale ausiliaria per il supporto logistico (LSS – logistic support ship) attualmente in fase di costruzione per la Marina Militare presso il cantiere navale Fincantieri del Muggiano di La Spezia, e in quello di Riva Trigoso (GE).
Il progetto della nave è stato inserito fra i programmi dell’OCCAR.
Il troncone di prora dell’unità è stato impostato il 13 ottobre 2016 e successivamente varato sullo scalo di alaggio dello stabilimento Fincantieri di Castellammare di Stabia (NA) il 10 aprile 2017, alla presenza del capo di stato maggiore della Marina, l’ammiraglio Valter Girardelli, e del ministro della difesa Roberta Pinotti; la nave proseguirà la costruzione presso il cantiere navale del Muggiano della Spezia dove verrà unito al troncone poppiero attualmente in costruzione nello stabilimento di Riva Trigoso.
La nave, destinata a sostituire le unità della classe Stromboli, in servizio dalla fine degli anni settanta e prossime al termine della loro vita operativa, è lunga circa 165 metri tra le perpendicolari e 179 metri fuori tutto e potrà assicurare il supporto logistico per un periodo considerevole di circa due settimane ad un gruppo navale composto da 4/5 unità maggiori, essendo in grado di trasportare carburante, olio lubrificante, munizioni, cibo e acqua, medicinali e altri materiali per condurre operazioni di rifornimento in mare, assistenza tecnica per attività manutentive di secondo e terzo livello oltre che assistenza medica.
L’apparato motore sarà del tipo CODLAD (COmbined Diesel eLectric And Diesel), con due motori elettrici Magneti Marelli da 1,5 MW ciascuno che consentiranno all’unità una velocità fino a 10 nodi, mentre per velocità superiori i motori termici principali 2 motori diesel MAN 20V32/44CR, da 24 MW, potranno essere utilizzati in parallelo a quelli elettrici, consentendo così all’unità di raggiungere una velocità massima di 20 nodi.
L’unità sarà dotata di 4 stazioni di rifornimento (2 per ogni lato) in grado di erogare gasolio navale e JP5, oltre che una stazione poppiera per il solo gasolio navale.
DAI SOTTOMARINI U-212A AI NUOVI U-212 NFS
Il progetto è un’evoluzione del programma U212A, condotto in collaborazione con i tedeschi di thyssenkrupp Marine Systems, che ha portato alla realizzazione di 4 sottomarini per l’Italia – “Todaro”, “Scirè”, “Venuti” e “Romei”, consegnati da Fincantieri tra il 2006 e il 2017 – e di 6 per la Germania. Secondo le analisi più accreditate questi battelli a propulsione “air independent”, per il loro contenuto tecnologico, hanno spostato gli equilibri tra le unità nucleari e quelle convenzionali.
Il programma U212NFS, che prevede le prime due consegne nel 2027 e nel 2029, risponde alla necessità di garantire adeguate capacità di sorveglianza e di controllo degli spazi subacquei, considerati i complessi scenari operativi che caratterizzeranno il futuro delle operazioni nel settore underwater e l’approssimarsi del termine della vita operativa delle 4 unità della classe “Sauro” attualmente in servizio.
Servirà inoltre a preservare e incrementare lo strategico e innovativo know-how industriale maturato da Fincantieri e a consolidare il vantaggio tecnologico conseguito dall’azienda e dalla filiera, perché sarà potenziata la presenza a bordo di componentistica sviluppata dall’industria nazionale.
I compiti che i nostri sottomarini svolgono quotidianamente a favore della collettività sono molteplici, soddisfacendo le istanze del Governo e delle più importanti alleanze alle quali il Paese partecipa, NATO e UE: alle missioni prettamente militari, si vanno ad aggiungere quelle inerenti la libertà di navigazione, l’anti-pirateria, la sicurezza delle vie di approvvigionamento energetico (in virtù delle risorse dei fondali e delle infrastrutture subacquee presenti), il rispetto del diritto internazionale, la lotta al terrorismo, la tutela delle frontiere esterne, la salvaguardia delle infrastrutture marittime, incluse quelle vitali off-shore e subacquee, e non ultimo il controllo della presenza di cetacei.
Giuseppe Bono, Amministratore delegato di Fincantieri, ha commentato: “Siamo orgogliosi che il riconoscimento delle nostre capacità da parte della Marina e del partner tedesco abbia portato a un’evoluzione dei rapporti tale da garantirci da un lato il ruolo di design authority, dall’altro quello di prime contractor. Rispetto ai sottomarini della classe precedente compiremo un autentico salto tecnologico, a partire dalla progettazione e dal sistema di combattimento, sviluppato insieme a Leonardo e del quale abbiamo in carico l’integrazione a bordo. Ciò consentirà all’Italia di restare nella ristrettissima cerchia dei Paesi capaci di costruire unità così sofisticate”. Bono ha continuato: “Ancora una volta un qualificato indotto, composto da piccole e medie imprese del settore, sarà trainato dalle nostre attività, concorrendo a generare un notevole contributo in termini di PIL, occupazione e progresso nel capo della ricerca e sviluppo”.
Fincantieri, uno dei principali gruppi cantieristici mondiali e operatore di riferimento nel settore della cantieristica navale, e OCCAR hanno stipulato il contratto per la costruzione di 2 sottomarini di nuova generazione.
Nel programma di acquisizione di 4 sottomarini U212 Near Future, Fincantieri agirà in qualità di prime contractor. Il valore totale del contratto per le prime due navi, compreso il relativo supporto logistico, ammonta a 1,35 miliardi di €. Il progetto è l’ultima evoluzione del programma U212A realizzato in collaborazione con la tedesca Thyssen-krupp Marine Systems, che ha portato alla produzione di 4 sottomarini per l’Italia – “Todaro”, “Scirè”, “Venuti” e “Romei”, consegnati da Fincantieri tra il 2006 e il 2017 – e 6 per la Germania. Il contenuto tecnologico di questi sottomarini a propulsione indipendente dall’aria ha determinato lo spostamento dell’equilibrio tra navi nucleari e convenzionali nel dopoguerra. Il programma U212NFS nasce dall’esigenza di garantire un’adeguata sorveglianza spaziale sottomarina e capacità di controllo, considerando i futuri scenari complessi delle operazioni subacquee e che la vita operativa dei 4 sottomarini di classe “Sauro”, attualmente in servizio, si avvicina. Mira inoltre a sostenere e sviluppare ulteriormente il know-how industriale strategico e innovativo acquisito da Fincantieri, nonché a consolidare il vantaggio tecnologico raggiunto dall’azienda e dalla sua catena di fornitura, rafforzando la presenza di componenti tecnologicamente avanzati sviluppati dalle industrie italiane a bordo.
I sottomarini della M.M. italiana svolgono quotidianamente molti compiti diversi a beneficio della comunità, rispondendo alle richieste provenienti dal Governo o dalle principali Alleanze della Nazione, NATO e UE. Si va da missioni puramente militari a operazioni relative alla libertà di navigazione, anti-pirateria, mantenimento delle rotte di approvvigionamento energetico (grazie alla presenza di risorse di fondali marini o infrastrutture sottomarine), rispetto del diritto internazionale, lotta al terrorismo, difesa delle frontiere esterne e salvaguardare le infrastrutture marittime, comprese le infrastrutture essenziali off-shore e sottomarine, non da ultimo il rilevamento della presenza di balene.
Il programma finanziato dal Ministro dello Sviluppo Economico è suddiviso in due tranche, come indicato dalle informazioni fornite al Parlamento nel 2018 e nel 2019: la prima tranche riguarda lo sviluppo e l’approvvigionamento delle prime due imbarcazioni con la relativa messa in servizio tecnico-logistica supporto (10 anni) mentre la seconda tranche è relativa allo sviluppo di nuove tecnologie e all’approvvigionamento del secondo lotto di due imbarcazioni e del relativo supporto tecnico-logistico in servizio. La prima tranche prevede anche l’aggiornamento tecnologico dei sistemi formativi e di supporto operativo. Secondo il documento di programmazione pluriennale 2020-2022 diffuso lo scorso ottobre, il costo di approvvigionamento finanziato di 1,35 miliardi di euro indicato nell’avviso riguarda la prima tranche del programma. Il costo complessivo del programma, secondo lo stesso documento, è oggi indicato in 2,68 miliardi di €.
Come sviluppo nazionale dei sottomarini U212A già in servizio nell’ambito del programma congiunto italo-tedesco di approvvigionamento e supporto, i sottomarini U212 NFS AIP avranno un design dello scafo migliorato idrodinamico con un corpo centrale più lungo di 1,2 metri rispetto alle piattaforme in servizio, e includendo un cappuccio ottimizzato dell’elica combinato con timoni pre-rotanti, un rivestimento dello scafo in fluoro-polimero per ridurre il consumo di carburante, tutti contribuendo a ridurre la firma acustica, insieme a un nuovo sistema di soffiaggio emergente.
Le nuove piattaforme potrebbero anche trarre vantaggio in futuro dal programma di ricerca e sviluppo del rivoluzionario Submarine UnderWater Invisible through MetaMaterials (SUWIMM) in corso. Il Ministero della Difesa italiano ha investito in un sistema di accumulo di energia sviluppato a livello nazionale incentrato sul sistema di batterie al litio-ferro-fosfato di nuova generazione integrato da Fincantieri e fornito dalla società italiana FiB / FAMM e si aggiunge al sistema di propulsione AIP in servizio sul prime due nuove barche per estendere ulteriormente la resistenza operativa subacquea. Il lotto seguente potrebbe beneficiare di un programma di ricerca e sviluppo AIP basato su celle a combustibile di seconda generazione. Tutte le piattaforme del programma avranno un nuovo design della vela a basso profilo più lungo con sette sistemi di sollevamento dell’albero ad azionamento elettrico di Calzoni / L3Harris. Le nuove unità sottomarine saranno inoltre dotate di un nuovo sistema di combattimento integrato sviluppato e fornito principalmente da Leonardo insieme a un nuovo o migliorato sistema di gestione della piattaforma integrato e al pilota automatico Avio Aero aggiornato. Con una nuova disposizione del centro informazioni di combattimento, ospiterà un nuovo sistema di gestione del combattimento fornito da Leonardo, gestendo un pacchetto di sensori incentrato su una suite sonar migliorata, nuovi alberi con suite RESM / CESM di nuova generazione fornita da Elettronica e apparecchiature di comunicazione, inoltre a un nuovo pacchetto di sistemi d’arma.
Il nuovo “NFS” sarà dotato di sei tubi da 533 mm per i siluri pesanti Leonardo Black Shark Advanced (BSA) e, in via di approvazione e finanziamento, missili da crociera per attacchi terrestri e UUV.
Il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare italiano ha di recente sottolineato la necessità di fornire una credibile capacità di attacco in profondità da parte dei sottomarini (e delle piattaforme di superficie), che è in fase di revisione della difesa. Il DPP 2020-22 include una capacità di “Deep Strike New Generation” non finanziata e non specificata a lungo termine.
UNPAV ANGELO CABRINI (P-420) E TULLIO TEDESCHI (P-421)
Le Unità Navali Polifunzionali ad Alta Velocità (UNPAV) Angelo Cabrini P420 e Tullio Tedeschi P421 sono due unità della Marina Militare italiana, caratterizzate da dimensioni ridotte ed elevata velocità, utilizzabili in diversi scenari.
Fanno parte del progetto di rinnovamento della MMI che prevede la costruzione di due pattugliatori leggeri per servizi speciali della Marina: in particolare il loro compito sarà quello di fornire supporto alle operazioni delle Forze Speciali della MM (G.O.I.), sia durante la fase di addestramento che nella effettiva conduzione di operazioni “covert”.
Accanto a questo compito principale, queste unità concorreranno al controllo dei traffici marittimi, al contrasto dei traffici illeciti, alla sicurezza in ambienti con presenza di minaccia asimmetrica e alla rapida evacuazione di personale da aree di crisi.
Unità velocissime che hanno un equipaggio di 9 persone, più i posti per 20 incursori. Con 9 membri hanno un’autonomia fino a 10 giorni, ridotti a 3 con 27. Lo scafo è progettato per ridurre la visibilità radar, infrarossi e acustica. L’armamento prevede una mitragliatrice Oto Melara da 12,7 mm, due da 7,62 mm più la predisposizione NATO per altre 12 armi. La suite di navigazione, comando, controllo e comunicazione è simile a quella delle fregate più grandi, riadattata per questa nave. Le nuove unità veloci d’assalto per il Gruppo Operativo Incursori (GOI) della Marina Militare saranno equipaggiate anche con un affusto per un missili controcarro SPIKE LR. Tale arma si va ad aggiungere alla torretta a controllo remoto Leonardo HITROLE-N con mitragliatrice da 12,7 mm, collocata a proravia della plancia, e alle 2 mitragliatrici Dillon Aero M 134D a canne rotanti da 7,62 mm. La prima unità, ANGELO CABRINI, ha effettuato la sua prima uscita in mare a Messina: è iniziato così il processo di accettazione dell’unità da parte della Marina in vista della imminente entrata in servizio. La Angelo Cabrini, con numerale P420, è stata varata il 26 maggio 2018 a Messina ed inizierà il suo allestimento per la consegna nel mese di aprile 2019. In una splendida giornata di sole, la Cabrini ha conosciuto il contatto con il mare. A questa unione, che durerà per sempre, ci sono stati testimoni emozionati e coinvolti, ai quali non è sfuggito il profondo significato della cerimonia del varo. Tutti i presenti, nelle belle divise della nostra Marina, in quelle vissute dei veterani dei Marinai d’Italia e in quelle delle maestranze dei cantieri, hanno sentito l’orgoglio delle imprese militari, dei compiti quotidiani e silenziosi della nostra Marina, della perfezione della nuova unità. Alla presenza del Capo di Stato Maggiore della Marina Militare e delle Autorità civili e religiose, si è tenuta la cerimonia del varo della prima unità della classe. Impostata presso i Cantieri di La Spezia a settembre del 2016, gli allestimenti sono stati ultimati a Messina. L’UNPAV è una nuova classe di naviglio estremamente versatile che fornirà un grande valore aggiunto alle capacità della Marina Militare. La nave è di progettazione completamente italiana ed è stata realizzata con soluzioni tecnologicamente innovative e con l’impiego di materiali speciali che forniscono una elevata schermatura radar, con modesta traccia infrarosso e firma elettronica (il rumore dell’unità in navigazione) veramente molto bassa. E’ altresì dotata di un sistema di Comando e Comunicazione analogo al sistema C3, pari a quelle di unità più grandi, a fronte di dimensioni ridotte. La commessa, del valore di 40 milioni di Euro, nell’ambito della “Legge Navale” volta all’ammodernamento delle unità delle Marina Militare, prevede la costruzione di due unità. Una delle caratteristiche fondamentali delle UNPAV è la grande versatilità in grado di far fronte in tempi ristrettissimi, alle molteplici esigenze del Com.Sub.In-GOI: molto veloce, 32 nodi, una grande protezione balistica, ridotto peso (190 t.), di dimensioni contenute, lunga 44,2 metri fuori tutto e larga 8,4 metri permette l’imbarco di un RHIB Rigid Hull Inflatable Boat Zodiac Hurricane 733 in uso al G.O.I., utilizzando uno scivolo a poppa ed integrato ad un sistema di rilascio e recupero. L’impianto propulsivo è affidato a 3 coppie di idrogetti Kamewa e Motori Diesel MTU 16V 2000 M94. Gli idrogetti assicurano una grande manovrabilità ed una eccellente stabilità, permettendole di operare con altre unità. L’equipaggio è ridotto e composto da 9 persone in quanto l’unità è altamente automatizzata, con la possibilità di imbarcare fino a 20 Incursori. L’autonomia di missione, con il solo equipaggio, raggiunge i 10 giorni. Dalla plancia si gode di una visione a 360°, permettendo un perfetto controllo ambientale. In particolari configurazioni può essere installata una camera di decompressione per il supporto alle attività subacquee. Le missioni che verranno svolte dalle UNPAV sono quelle di assalto navale, rilascio e recupero di Incursori impegnati in Operazioni Speciali. Ovviamente concorreranno al controllo dei traffici marittime, anti pirateria, traffici illeciti, all’evacuazione di personale in aree di crisi e dei flussi migratori. La prima P-420 porta il nome di Angelo Cabrini (Pavia 1917-Roma 1987): la sua vita fu dedicata al mare e non è facile riassumere la sua biografia. Presa la licenza liceale, nel 1936 entrò subito nella Regia Accademia Navale di Livorno, conseguendo la nomina di Guardiamarina e viene imbarcato sull’incrociatore leggero DUCA DEGLI ABRUZZI. Alla vigilia dell’entrata in guerra, l’8 giugno del 1940, col grado di Sottotenente di Vascello, prestò servizio come Operatore di Mezzo d’Assalto, alla 1a Flottiglia MAS, sui barchini esplosivi (MTM) e partecipando, il 26 marzo del 1941, al forzamento del porto di Souda, a Creta, che si concluse con il pesante danneggiamento dell’incrociatore pesante YORK (che venne portato all’incaglio per evitarne l’affondamento ma successivamente giudicato irrecuperabile) ad opera del barchino comandato da Cabrini (insieme al barchino di Teseo Tesei) e del grave danneggiamento della petroliera PERICLES che il 14 aprile del 1941 affondò mentre era al traino di un cacciatorpediniere per essere portato ad Alessandria d’Egitto per tentarne il recupero. Per queste operazioni gli venne assegnata la medaglia d’oro al valor militare sul campo. Catturato dagli Inglesi, rientrò in Italia nel 1945 con il grado di Tenente di Vascello. Dopo la guerra fu al comando dei Dragamine ed impegnato allo sminamento e alla bonifica dei porti di Monfalcone e Grado. Successivamente si imbarcò sull’Incrociatore leggero MONTECUCCOLI e poi sull’AMERIGO VESPUCCI. Col grado di Capitano di Fregata diresse i Corsi della Accademia Navale. Nel 1956 è stato in servizio presso lo Stato Maggiore e nel 1960 e, al Comando della 10° Squadriglia Corvette e, poi, come Comandate del cacciatorpediniere ARTIGLIERE. Venne successivamente assegnato come Addetto Navale presso l’Ambasciata Italiana di Madrid, conseguendo il grado di Capitano di Vascello. Rientrato in Italia, comandò l’8° Gruppo Navale e successivamente, Il comando dei Subacquei ed Incursori, diventando Ammiraglio di Divisione. Terminò la sua carriera col grado di Ammiraglio di Squadra nel 1977 e posto in “ausiliaria”. Si spense a Roma l’1 dicembre del 1987. La seconda unità, che porta il nome “Tullio Tedeschi”.
AMERIGO VESPUCCI
L’Amerigo Vespucci è un veliero della Marina Militare costruito come nave scuola per l’addestramento degli allievi ufficiali dei ruoli normali dell’Accademia navale.
La decisione di costruire l’Amerigo Vespucci venne assunta nel 1925, per sostituire l’omonima nave scuola della classe Flavio Gioia, un incrociatore a motore e a vela, ormai prossimo alla radiazione, che fu posto in disarmo nel 1928 e ormeggiato nel porto di Venezia per essere adibito ad asilo infantile, riservato agli orfani dei marinai.
Il Vespucci fu progettato insieme al quasi gemello Cristoforo Colombo (sebbene di dimensioni leggermente diverse) nel 1930 dall’ingegnere Francesco Rotundi, tenente colonnello del Genio navale e direttore dei Regi cantieri navalidi Castellammare di Stabia, riprendendo i progetti del veliero Monarca, l’ammiraglia della Real Marina del Regno delle Due Sicilie, poi ribattezzato Re Galantuomo quando fu requisito dalla Marina sarda dopo la conquista delle Due Sicilie e la conseguente nascita del Regno d’Italia. La Real Marina delle Due Sicilie era all’avanguardia tra gli Stati italiani preunitari e le sue navi, assieme a quelle sardo-piemontesi (per meglio dire liguri) costituirono il primo nucleo della flotta militare italiana, come ben si osserva nel Museo navale di La Spezia. I progetti ricopiati erano dell’ingegnere navale napoletano Sabatelli ed erano custoditi a Castellammare di Stabia insieme alle tecnologie necessarie alla costruzione di questa tipologia di imbarcazione. Il prototipo fu costruito interamente dal modellista navale ufficiale dei Cantieri Navali stabiesi Michele Filosa (anche maestro orafo).
La nave-scuola fu varata il 22 febbraio 1931 a Castellammare di Stabia. Partì completamente allestita il 2 luglio alla volta di Genova dove, il 15 ottobre 1931, ricevette la bandiera di combattimento nelle mani del suo primo comandante, Augusto Radicati di Marmorito. Il suo compito fu quello di affiancare la Cristoforo Colombo nell’attività di addestramento, e venne inquadrata nella Divisione Navi Scuola insieme alla Colombo e ad un’altra nave minore, facendo varie crociere addestrative nel Mediterraneo e nell’Atlantico; al termine della seconda guerra mondiale, per l’effetto degli accordi internazionali, la Cristoforo Colombo dovette essere ceduta insieme ad altre unità all’URSS, quale risarcimento dei danni di guerra. Dal 1946 al 1952 è stata l’unica nave scuola a vela della marina militare italiana fino all’entrata in servizio dell’Ebe, un brigantino goletta costruito nel 1921 ed acquistato dalla Marina Militare nel 1952. A partire dal 1955 è stata affiancata da un altro veliero acquistato dalla Francia e ribattezzato Palinuro. Attualmente l’Amerigo Vespucci è la più anziana nave della Marina Militare ancora in servizio. Il motto della nave, ufficializzato nel 1978, è «Non chi comincia ma quel che persevera» ed esprime la sua vocazione alla formazione ed addestramento dei futuri ufficiali della Marina Militare. I precedenti motti sono stati: «Per la Patria e per il Re»; sostituito nel 1946 con «Saldi nella furia dei venti e degli eventi». L’addestramento si svolge attraverso le campagne addestrative. Queste crociere d’istruzione, effettuate già 71 volte, avvengono con itinerari diversi; in particolare questa nave scuola si è recata in Nord Europa 37 volte, 20 in Mediterraneo, 4 in Atlantico Orientale, 7 in Nord America, 1 in Sud America e 1 circumnavigando il Globo. Oltre all’addestramento in particolare nell’ultimo decennio, ha spesso avuto il compito di ambasciatore sul mare dell’arte, della cultura e dell’ingegneria italiana, presentandosi in molti dei più importanti porti del mondo in particolari occasioni come ad Auckland (Nuova Zelanda) nell’ottobre 2002 in occasione della 31ª edizione dell’America’s Cup e più recentemente ad Atene nel 2004 per le Olimpiadi ed a Portsmouth nel 2005 per la commemorazione della battaglia di Trafalgar ove ha avuto un ruolo di primo piano. È un veliero che mantiene vive le vecchie tradizioni. Le 26 vele sono ancora in tela olona, le cime sono tutte ancora di materiale vegetale, e tutte le manovre vengono rigorosamente eseguite a mano; ogni ordine a bordo viene impartito dal comandante, tramite il nostromo, con il fischietto; l’imbarco e lo sbarco di un ufficiale avviene con gli onori al barcarizzo (l’apertura del parapetto di una nave, attraverso la quale si accede al ponte dall’esterno, mediante una scala o una passerella) a seconda del grado dell’ospite.
Nel 2006, a 75 anni dall’entrata in servizio, ha ricevuto presso l’Arsenale militare marittimo della Spezia pesanti lavori di manutenzione con la sostituzione completa dell’albero di trinchetto per sopraggiunti limiti di usura, ricostruito fedelmente all’originale ricorrendo alle artigianali tecniche dell’epoca; la sostituzione di alcune lamiere a scafo richiodate da abili artigiani e la riconfigurazione del locale ausiliari con impianti di recente concezione. In occasione delle Olimpiadi di Roma del 1960 l’Amerigo Vespucci ha trasportato via mare la fiamma olimpica dal Pireo a Siracusa. Memorabile fu l’incontro nel Mediterraneo con la portaerei statunitense USS Independence, nel 1962, che lampeggiò con il segnalatore luminoso: «Chi siete?», a cui fu risposto: «Nave scuola Amerigo Vespucci, Marina Militare Italiana». La nave statunitense ribatté: «Siete la più bella nave del mondo». Ha partecipato nel 2000 alla Tall Ships’ Race, la competizione che mette a confronto le Tall Ship, i velieri ad alti alberi delle navi scuola di tutto il mondo. In sei mesi l’Amerigo Vespucci ha percorso oltre 10.000 miglia, arrivando seconda, dietro la tedesca Gorch Fock. La nave-scuola ha partecipato anche alle The Tall Ships’ Races 2007 Mediterranea. L’Amerigo Vespucci ha partecipato alla manifestazione “Il mare deve vivere”, crociera ecologica del Mediterraneo svoltasi dal 9 aprile al 15 giugno 1978. In tale occasione la nave è approdata nei porti più importanti del Mediterraneo. Le Poste hanno dedicato all’evento una serie di quattro francobolli da L. 170 con un annullo speciale richiamante l’annullo del 20 aprile 1978, giorno dell’approdo nel porto di Cagliari.
Nel corso della sosta lavori effettuati dal 24 ottobre 2013 al 23 aprile 2016 presso il bacino n. 6 dell’Arsenale militare marittimo di La Spezia, sosta definita “ammodernamento di mezza vita” – “prolungamento vita operativa” (AMV – PVO), sulla nave scuola Amerigo Vespucci sono stati effettuati:
installazione di un nuovo sistema di propulsione e generazione dell’energia:
2 motori Diesel generatori MTU a poppa da 12 cilindri a V, con potenza di 1320 kW ciascuno.
2 motori Diesel generatori MTU più piccoli a prora da 8 cilindri da 760 kW ciascuno[8].
1 motore asincrono trifase a frequenza variabile Nidec ASI (ex Ansaldo Sistemi Industriali)[9] da 1.500 kW.
installazione di una nuova linea asse comprensiva di elica a passo fisso progettata dallo Stato maggiore della Marina;
ammodernamento di molti degli impianti accessori di bordo (es: elettrico, acqua di lavanda, scarichi, ombrinali, ecc.);
ammodernamento sistema di navigazione e telecomunicazioni (es: satellitare, comunicazioni in generale, ecc.), in particolare:
1 Radar GEM Elettronica 753(V)5,
1 antenna satellitare ORBIT AL-7103.
allestimento nuovi locali di vita per equipaggio, eccetto area storica e dell’area allievi;
nuova disposizione delle cucine e forno e dell’area sanitaria;
restauro del teak della coperta, per circa 850 m²;
carenamento con applicazione di un ciclo di pitturazione con rivestimento antivegetativo a base di fluoropolimero a tecnologia foul release (ovvero tecnologia che consente un rilascio controllato di sostanze attive), priva di biocidi (cosiddetta siliconica);
manutenzione “dell’alberata”, con anche modifiche strutturali e migliorative per la sicurezza in generale del personale che lavora sugli alberi e pennoni;
verifica di tutte le manutenzioni soggette a scadenze di legge.
L’Amerigo Vespucci, nave scuola per eccellenza della Marina militare italiana, ha un cuore «elettrico», un motore verde di ultima generazione che offrirà agli allievi la possibilità di apprendere la gestione dei più moderni sistemi di propulsione. Un dispositivo che reca impresso il logo di Nidec Asi, costola italiana della multinazionale giapponese leader mondiale nella produzione di motori e generatori elettrici.
Nidec si è aggiudicata infatti la commessa da 2,96 milioni della Marina militare a valere sul piano di ammodernamento 2013-2016 della nave. Il «matrimonio» tra la ex Ansaldo Sistemi Industriali e l’Amerigo Vespucci sarà festeggiato domenica 22 ottobre con l’attracco a Trieste dell’imbarcazione varata nel 1931 presso l’all0ra Regio Cantiere Navale di Castellamare di Stabia e la visita a bordo del management della società che, proprio all’interno dello stabilimento di Monfalcone, ha progettato e realizzato il nuovo motore. Il sito friulano ha una lunga tradizione nelle applicazioni per il mercato marine, con radici che risalgono ai Cantieri Navali Triestini di oltre 125 anni fa.
Il motore installato a bordo della Vespucci è stato realizzato con caratteristiche singolari per garantire la massima affidabilità. Si tratta di un asincrono a doppie parti attive e rappresenta un magnifico esemplare – anche per il design industriale molto caratteristico – della produzione Nidec Asi. Molto compatto per la sua potenza, il motore è stato progettato per minimizzare le vibrazioni e la rumorosità, con l’obiettivo di mantenere integra l’anima del veliero, dando al contempo la possibilità agli allievi di imparare la gestione di moderni sistemi di propulsione. La fornitura ha incluso un innovativo sistema di generazione in alternata che alimenta, tramite un nuovo quadro di distribuzione e inverter, direttamente il motore, dotato di una configurazione a due indotti separati sullo stesso albero. Questa soluzione permette di diminuire i costi di manutenzione, aumentare l’efficienza energetica e mantenere lo stesso livello di ridondanza degli impianti a bordo. Una tecnologia all’avanguardia che accompagnerà l’Amerigo Vespucci lungo il suo secondo secolo di vita.
(Fonti: Web, Google, Forumfree, Marina.Difesa, Wikipedia, You Tube)