La National Security Strategy di Trump 2025: cosa cambia per l’Europa e l’Italia
La Casa Bianca ha pubblicato nel novembre 2025 la nuova National Security Strategy (NSS) dell’amministrazione Trump, un documento di 29 pagine che ridefinisce radicalmente la visione strategica americana. Se la retorica “America First” era già nota dal primo mandato, questa NSS la traduce in una dottrina compiuta, con implicazioni profonde per gli alleati europei e, in particolare, per l’Italia.
Il documento merita un’analisi attenta non solo per ciò che afferma esplicitamente, ma anche per i silenzi e le omissioni che rivelano un cambio di paradigma nei rapporti transatlantici.
La diagnosi americana sull’Europa: declino economico e “cancellazione civilizzazionale”
La sezione dedicata all’Europa, intitolata significativamente “Promoting European Greatness”, contiene una delle analisi più severe mai espresse in un documento strategico ufficiale statunitense nei confronti degli alleati europei.
Il documento parte da una constatazione economica brutale: l’Europa continentale ha perso quote di PIL globale, passando dal 25% nel 1990 al 14% attuale. Ma secondo Washington, questo declino economico è “eclissato” da un problema ben più grave: la prospettiva di una vera e propria “cancellazione civilizzazionale” (civilizational erasure).
Le criticità identificate sono molteplici e toccano nervi scoperti del dibattito politico europeo:
- Le attività dell’Unione Europea e di altri organismi transnazionali che “minano la libertà politica e la sovranità”
- Politiche migratorie che “stanno trasformando il continente e creando tensioni”
- “Censura della libertà di espressione e soppressione dell’opposizione politica”
- Tassi di natalità in crollo
- Perdita di identità nazionali e di fiducia in sé stessi
La conclusione è lapidaria: “Se le tendenze attuali continueranno, il continente sarà irriconoscibile in 20 anni o meno”.
Il paradosso della potenza: l’Europa più forte della Russia ma incapace di agire
Uno dei passaggi più significativi del documento riguarda il rapporto di forza tra Europa e Russia. La NSS afferma che “gli alleati europei godono di un significativo vantaggio in termini di hard power rispetto alla Russia sotto quasi ogni aspetto, eccetto le armi nucleari”.
Questa constatazione serve a Washington per sottolineare un paradosso: nonostante questa superiorità oggettiva, molti europei considerano la Russia una “minaccia esistenziale” e si dimostrano incapaci di gestire autonomamente la propria sicurezza.
Il messaggio implicito è chiaro: l’Europa ha i mezzi ma non la volontà politica. E l’America non intende più supplire indefinitamente a questa carenza.
L’Ucraina: dalla vittoria alla “cessazione delle ostilità”Il cambio di linguaggio sulla guerra in Ucraina è forse l’elemento più rilevante per comprendere la nuova postura americana. Il documento non parla mai di “vittoria ucraina” o di “sconfitta russa”, ma di:
“È un interesse prioritario degli Stati Uniti negoziare una rapida cessazione delle ostilità in Ucraina, al fine di stabilizzare le economie europee, prevenire escalation non intenzionali o espansione del conflitto, ristabilire la stabilità strategica con la Russia, e permettere la ricostruzione post-bellica dell’Ucraina per garantirne la sopravvivenza come Stato vitale.”
L’obiettivo dichiarato non è più la sconfitta dell’aggressore, ma il “ristabilimento della stabilità strategica con la Russia” — una formulazione che implica un accomodamento, non una vittoria.
La NSS critica inoltre apertamente i governi europei, accusandoli di essere “governi minoritari instabili” che “calpestano i principi fondamentali della democrazia per sopprimere l’opposizione”, mentre “una larga maggioranza europea vuole la pace, ma questo desiderio non si traduce in politica”.
Il nuovo standard NATO: dal 2% al 5% del PIL
Una delle novità più concrete del documento è l’annuncio del cosiddetto “Hague Commitment”, che impegnerebbe i Paesi NATO a portare la spesa per la difesa al 5% del PIL, più del doppio dell’attuale obiettivo del 2%.
Per l’Italia, che nel 2024 si attestava intorno all’1,5% del PIL per la difesa, questo significherebbe più che triplicare la spesa militare, passando dagli attuali circa 30 miliardi di euro a oltre 100 miliardi annui. Una prospettiva che appare politicamente ed economicamente irrealistica nel breve-medio termine.
Il documento è esplicito sulla filosofia del burden-sharing: “I giorni in cui gli Stati Uniti reggevano l’intero ordine mondiale come Atlante sono finiti”. L’America si propone come “convocatore e sostenitore” di una rete di condivisione degli oneri, non più come garante ultimo della sicurezza europea.
La NATO: fine dell’espansione, inizio di una nuova era
Tra le priorità americane per l’Europa figura esplicitamente: “Porre fine alla percezione, e prevenire la realtà, della NATO come alleanza in perpetua espansione”.
Questa formulazione segna una rottura con la politica delle “porte aperte” che ha caratterizzato la NATO dal 1990 in poi. Non si tratta solo di non ammettere nuovi membri, ma di cambiare la narrativa stessa dell’Alleanza.
Il documento solleva inoltre una questione demografica inquietante: “Nel lungo termine, è più che plausibile che entro pochi decenni alcuni membri NATO diventino a maggioranza non-europea. Come tale, è una questione aperta se vedranno il loro posto nel mondo, o la loro alleanza con gli Stati Uniti, nello stesso modo di coloro che firmarono il trattato NATO”.
Le implicazioni per l’Italia
L’Italia non è mai menzionata direttamente nel documento, ma diverse indicazioni hanno rilevanza diretta per Roma:
1. La questione mediterranea e nordafricana
L’Africa viene trattata come area dove passare “da un paradigma di aiuti a uno di investimenti”, con focus su risorse energetiche e minerali critici. Per l’Italia, tradizionale ponte verso il Mediterraneo e l’Africa, questo potrebbe rappresentare un’opportunità , ma solo se Roma saprà proporsi come partner credibile nella nuova logica americana.
2. La competizione con la Cina
Il documento è ossessionato dalla penetrazione cinese in aree di interesse americano. L’Italia, che nel 2019 firmò il Memorandum sulla Via della Seta (poi non rinnovato), potrebbe trovarsi sotto pressione per allinearsi più decisamente alla politica di contenimento tecnologico ed economico verso Pechino.
3. La difesa europea “a responsabilità primaria”
La NSS chiede esplicitamente che l’Europa assuma “la responsabilità primaria della propria difesa”. Per l’Italia, questo significa che non potrà più contare sulla garanzia automatica americana come negli ultimi 80 anni. Le implicazioni per la pianificazione della difesa nazionale sono profonde.
4. L’Europa centro-orientale e meridionale come priorità
Il documento indica come priorità “il rafforzamento delle nazioni sane dell’Europa centrale, orientale e meridionale attraverso legami commerciali, vendita di armamenti, collaborazione politica e scambi culturali ed educativi”. L’Italia rientra geograficamente in questa categoria, ma dovrà dimostrare di essere una “nazione sana” agli occhi di Washington.
I “partiti patriottici” come interlocutori privilegiati
Un passaggio significativo riguarda l’approccio americano alla politica interna europea:
“La diplomazia americana dovrebbe continuare a difendere la democrazia genuina, la libertà di espressione e le celebrazioni senza scuse del carattere e della storia individuali delle nazioni europee. L’America incoraggia i suoi alleati politici in Europa a promuovere questo revival dello spirito, e la crescente influenza dei partiti patriottici europei dà infatti motivo di grande ottimismo.”
Questa formulazione indica chiaramente che Washington vede nei movimenti sovranisti e conservatori europei i propri interlocutori privilegiati, in contrapposizione agli attuali establishment di molti Paesi UE.
Le contraddizioni del documento
La NSS presenta alcune contraddizioni interne che meritano attenzione:
Sovranità vs. allineamento: Il documento esalta la sovranità nazionale come principio cardine, ma al contempo chiede agli alleati di allinearsi alle posizioni americane su commercio, tecnologia e politica estera. La sovranità sembra valere solo quando coincide con gli interessi di Washington.
Critica all’interventismo vs. Operation Midnight Hammer: La NSS proclama una “predisposizione al non-interventismo”, ma al contempo rivendica come successo l’operazione militare contro l’Iran del giugno 2025.
Europa vitale ma in declino terminale: Il documento afferma che “l’Europa rimane strategicamente e culturalmente vitale per gli Stati Uniti” e che “non possiamo permetterci di scartare l’Europa”, ma la diagnosi complessiva è così negativa da far dubitare che Washington creda davvero nella possibilità di una ripresa europea.
La National Security Strategy 2025 segna un punto di non ritorno nei rapporti transatlantici. Non si tratta più di aggiustamenti tattici o di pressioni per maggiore burden-sharing, ma di una ridefinizione filosofica del rapporto America-Europa.
Washington vede l’Europa come un continente in declino potenzialmente irreversibile, i cui problemi non sono primariamente militari o economici, ma culturali e demografici. L’impegno americano sarà condizionato e selettivo: gli USA lavoreranno con chi condivide la loro visione e si mostrerà disposto ad assumersi responsabilità concrete.
Per l’Italia, questo significa navigare in acque inesplorate. Da un lato, l’attuale governo potrebbe trovare sintonie con la retorica trumpiana su sovranità, identità e immigrazione. Dall’altro, le richieste concrete, triplicare la spesa militare, ridurre la dipendenza dalla Cina, assumere responsabilità regionali, appaiono di difficile attuazione.
La domanda che Roma dovrà porsi è se l’Italia vuole essere tra le “nazioni sane” che Washington intende rafforzare, o tra quelle considerate irrecuperabili. La risposta determinerà il futuro della nostra collocazione internazionale per i prossimi decenni.
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La Casa Bianca ha pubblicato nel novembre 2025 la nuova National Security Strategy (NSS) dell’amministrazione Trump, un documento di 29 pagine che ridefinisce radicalmente la visione strategica americana. Se la retorica “America First” era già nota dal primo mandato, questa…
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