La “saga” del contratto cloud da 10 miliardi che il Pentagono ha annullato a Microsoft
Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti (DoD) ha stabilito che il progetto JEDI (Joint Enterprise Defense Infrastructure) non è più in grado di soddisfare i requisiti richiesti; martedì 6 luglio 2021, il Pentagono ha confermato di aver rescisso il contratto “cloud computing” da 10 miliardi di dollari sottoscritto nel 2018 con Microsoft. Secondo quanto pubblicato da diversi organi di stampa internazionale, il Dipartimento avrebbe già identificato un nuovo programma, il Joint Warfighter Cloud Capability; l’appalto dovrebbe coinvolgere Microsoft, Amazon ed altri fornitori.
Il mastodontico contratto JEDI era nato per soddisfare le esigenze del DoD attraverso le tecnologie commerciali off-the-shelf (COTS) esistenti, una disponibilità on-demand delle risorse del sistema che avrebbe permesso di memorizzare ed elaborare grandi quantità di dati consentendo alle forze armate statunitensi di migliorare il sistema di comunicazione tra i comandi operativi e i soldati sul campo di battaglia, utilizzando altresì l’intelligenza artificiale per migliorare le capacità di combattimento.
Il programma JEDI passa al vaglio della Source Selection Authority nel maggio 2016. A correre per la gara indetta dal Dipartimento della Difesa sono Amazon, Google, Microsoft, Oracle e REAN Cloud, controllata Hitachi Data Systems. Ad essere favorita è Amazon, soprattutto dopo il ritiro di Google deciso in seguito alle proteste portate avanti dai dipendenti per il conflitto emerso tra le finalità del progetto e i valori aziendali.
A rompere le uova nel paniere ci pensa però Oracle che contesta l’accordo citando il National Defense Authorization Act sui contratti IDIQ ed un palese conflitto di interessi.
Il casus belli è rappresentato da Deap Ubhi, dipendente Amazon sia prima che dopo il suo impiego al Dipartimento della Difesa, periodo nel quale viene effettuata la stesura del contratto JEDI. Eric G. Bruggink, giudice anziano della Corte degli Stati Uniti, decide quindi di sospendere l’assegnazione dell’appalto, atto ufficializzato nell’agosto 2019 dal presidente Donald Trump che incarica il segretario alla Difesa, Mark Esper, di indagare sulla denuncia di favoritismi nei confronti di Amazon.
Il contratto JEDI torna all’attenzione dei media il 25 ottobre 2019, quando viene assegnato a Microsoft: si parla ancora di parzialità, ma questa volta da parte del presidente Trump accusato di “antipatia” nei confronti del fondatore di Amazon, Jeff Bezos, proprietario del Washington Post, un giornale particolarmente critico nei confronti dell’inquilino della Casa Bianca. Bezos sostiene che Trump usi il suo potere per mettere fuori gioco Amazon e il 22 novembre 2019 i legali di Amazon Web Service (AWS) depositano presso la Court of Federal Claims i documenti che contestano la validità delle procedure utilizzata per assegnare il contratto.
In attesa di una risoluzione, il 13 febbraio 2020, giorno antecedente la messa in funzione del sistema, il giudice federale Patricia Campbell-Smith ordina a Microsoft di l’interrompere i lavori: per la Corte le affermazioni di Amazon sono ragionevoli ed è probabile che possano essere provate in merito alle argomentazioni secondo cui il DOD avrebbe valutato in modo improprio l’offerta di Microsoft. Il Pentagono è così costretto a riaprire le offerte, opportunità che Amazon coglie per presentare ulteriori proteste, questa volta relative alle modifiche apportate a determinate sezioni del contratto.
L’aggiudicazione definitiva del progetto JEDI Cloud, ritardata fino al 17 agosto, viene fatta il 4 settembre 2020: dopo la rivalutazione della proposta, il Dipartimento della Difesa riconferma Microsoft vincitore dell’appalto, affermando che l’offerta di Microsoft continua ad essere valutata come la migliore. Arrivati al 29 maggio 2021 l’implementazione segna però ancora una volta il passo: il Cloud Computing Program Office (CCPO), l’agenzia che lavora direttamente per il Chief Information Officer (CIO) del DoD nell’implementazione della tecnologia cloud aziendale, non è ancora in grado di operare.
Nel frattempo, per soddisfare le diverse esigenze interne, i vari reparti del tre Forze Armate (US Army, US Navy e USAF) continuano ad utilizzare le infrastrutture esistenti e il 6 luglio 2021, vista la situazione di stallo, il Pentagono rescinde il contratto JEDI con Microsoft. La decisione viene presa a causa delle lacune registrate nelle capacità cloud, non soddisfatte per i servizi commerciali a livello aziendale e per tutti e tre i livelli di classificazione a livello tattico, esigenza quest’ultima che il Dipartimento avrebbe identificato solo negli ultimi tempi con i requisiti scaturiti dai progetti Joint All Domain Command e Control (JADC2) ed Artificial Intelligence and Data Acceleration (ADA).
Primo cloud di guerra del DoD, il progetto JEDI mirava a memorizzare grandi quantità di dati classificati. Per un valore di 10 miliardi di dollari in 10 anni, avrebbe dovuto fornire “i servizi cloud a livello aziendale, l’Infrastructure as a Service (IaaS) – piano personalizzato per la creazione di un’infrastruttura cloud dinamica e scalabile che comprende tutto quanto riguarda la creazione di macchine virtuali – e il Platform as a service (PaaS) – tipologia di architettura a servizi messa a disposizione delle piattaforme di elaborazione (Computing platform) e degli insiemi di sottosistemi software che le compongono. Ora che il JEDI è stato annullato, il Pentagono prevede di andare avanti con il Joint Warfighter Cloud Capability (JWCC), un contratto IDIQ (Indefinite Delivery-Indefinite Quantity) multi-cloud/multi-vendor.
Il Dipartimento intende accettare proposte da un numero limitato di aziende – Microsoft e Amazon Web Service Le ricerche di mercato indicano, infatti, queste due società come unici fornitori di servizi cloud (CSP) in grado di soddisfare le necessità del Pentagono; tuttavia, rimane l’impegno a continuare l’identificazione di altre aziende con sede negli Stati Uniti per assegnare di hardware e servizi. (IT Log Defence)
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