Le operazioni “avioportate”: cosa sono, a cosa servono e perché sono condotte raramente
Le operazioni “avioportate”, da un punto di vista dottrinale, appartengono alla categoria delle operazioni militari di livello “operativo” o “strategico” e sono state concepite per essere svolte in profondità in territorio nemico per colpire obiettivi ritenuti “strategicamente paganti”, operazioni la cui riuscita rappresenta una “valenza strategica” ovvero possono incidere significativamente sull’andamento generale del conflitto.
Le operazioni avioportate vengono definite come operazioni nelle quali il movimento per l’immissione in combattimento delle Forze ed il relativo sostegno logistico sono realizzati mediante un trasporto aereo. Le Forze in questione sono costituite da unità paracadutiste, la cui classificazione è passata attraverso diverse espressioni lessicali come aviotruppe, forze aviotrasportate e forze avioportate, che risulta essere quella attualmente più attagliata alla definizione Nato di airborne (“portato per via aerea”).
In termini generali, una operazione avioportata:
- si articola in quattro fasi, approntamento, fase aerea, aviosbarco e azione a terra;
- si svolge a distanza dalle truppe a contatto, più o meno in profondità nel territorio avversario od occupato dall’avversario;
- si dividono per tipologia di presa di terra e riordinamento delle unità (aviosbarco), in avioassalti (in caso di atterraggio degli aeromobili su piste o terreni semipreparati, in territorio controllato dal nemico) ed aviolanci (se il rilascio del personale e dei materiali avviene mediante lancio con paracadute). Per aviorifornimenti, si intendono invece attività di sostegno logistico effettuato a mezzo di trasporto aereo attraverso aviolanci.
La loro peculiarità è nel presupposto dottrinale che ammette la possibilità che esse vengano condotte interamente via aerea, senza nessun supporto da parte delle Forze terrestri.
Teoricamente, sono operazioni concepite, organizzate e condotte dalla forza aerea e costituiscono il livello ultimo di impiego di tale forza armata che può in tal caso portare a termine operazioni offensive terrestri esclusivamente via aerea.
Questa ipotesi dottrinale venne messa a punto dalla Luftwaffe alla fine degli anni trenta del secolo scorso ed applicata, ad esempio, nella presa dell’Isola di Creta.

Attualmente, nelle Forze Armate occidentali, le grandi unità avioportate (brigata/divisione), sono inserite nella forza armata Esercito e svolgono le attivita operative per mezzo della forza armata Aeronautica.
La premessa fondamentale di una operazione avioportata è la disponibilità di un quadro adeguato di intelligence all’interno del quale si sviluppano le sue varie fasi e la ricerca e conseguimento della sorpresa, effetto irrinunciabile per la sua buona riuscita.
Queste operazioni sono condotte per mezzo di truppe dedicate, paracadutisti, che vengono selezionate, addestrate ed equipaggiate secondo specifici canoni. Hanno la caratteristica di avere uno spiccato spirito di corpo ed una capacità intrinseca di poter agire in autonomia fino ai minimi livelli ordinativi. Devono poi avere una mentalità specificatamente “costruita” che li porta ad operare in condizioni dove non vi sono, a priori, possibilità di ripiegamento all’interno delle linee amiche essendo impiegati all’interno del territorio ostile. Questo aspetto, molte volte sottovalutato, costituisce la differenza fondamentale con le truppe che costituiscono le unità di un “Esercito di Campagna”.
Il fatto che le grandi unità avioportate non siano inserite, almeno per quanto attiene alla Dottrina Nato, nelle forze aeree stabilisce e determina le procedure d’impiego asservite al presupposto che qualunque assetto delle forze armate è, in ultimo, finalizzato al supporto delle truppe terrestri per la conquista, il mantenimento o, la difesa di un obiettivo comunque terrestre.
Inserire questo tipo di truppe all’interno di una forza aerea significherebbe che la finalità ultima di tale forza armata non sarebbe limitata ad operazioni aeree di supremazia in un Teatro di operazioni ed il supporto di truppe a terra, o la distruzione di obiettivi terrestri di qualsiasi tipo, ma tutto questo sarebbe funzione propedeutica per l’immissione via aerea di aviotruppe per la condotta di operazioni terrestri.
Ciò è uno scenario dottrinale anticipato durante la Seconda Guerra Mondiale, come già ricordato, ma che, date le attuali capacità tecnologiche, in particolare del mezzo aereo, non ancora realizzabile su larga scala.
A cosa servono
Utilizzare aviotruppe vuol dire fare qualcosa che non si riesce a conseguire con le varie tipologie di reparti terrestri, anche con supporti diretti di tipo aeronavale. Significa quindi voler condurre azioni, in massima parte offensive, anche di limitatissima entità, ma necessarie e in ogni caso paganti all’interno di un Teatro di operazioni e con valenza non tattica. Ciò non vuol dire che non possano essere utilizzate a livello tattico, ma sarebbe uno spreco di risorse difficilmente reintegrabili nel breve periodo. Un po’ come andare a fare la spesa al supermercato con una vettura di Formula 1: con un cestello al posto dell’alettone posteriore ed una targa di prova sarebbe possibile, ma con costi esorbitanti per un piccolo volume di spesa al confronto di una qualsiasi station wagon disponibile sul mercato.
Quando si vuole realizzare qualcosa di non convenzionale e che non rientra nelle capacità delle forze speciali, si utilizzano le aviotruppe.

Dottrinalmente, è possibile acquisire e mantenere aeroporti temporaneamente, effettuare qualsiasi tipo di raid dove si impieghi unita del livello ordinativo dalla compagnia a salire, conquistare o difendere infrastrutture vitali all’interno di uno schema di manovra di livello operativo, condurre operazioni di interdizione d’area in territorio amico occupato dal nemico e controinterdizione d’area nella situazione opposta.
Una delle problematiche fondamentali è poi sempre quella del recupero o del ricongiungimento con truppe amiche una volta conclusa l’azione che vincola ogni disegno di manovra connesso con l’impiego tradizionale delle Aviotruppe. Vi sono però anche situazioni particolari con considerazioni che vanno al di là delle ipotesi dottrinali, come ad esempio la battaglia di Ortona (litorale abruzzese – Seconda Guerra Mondiale – Campagna d’Italia, 20/28 dicembre 1943), dove uno solo battaglione di guastatori paracadutisti tedeschi riuscì a ritardare significativamente l’intento della VIII Armata britannica (Montgomery), di conquistare l’abitato di Ortona per farne il Centro Logistico d’Armata.
Sono quindi molteplici e diversificati gli esempi d’impiego di queste truppe anche non in seguito ad azioni di aviosbarco, quando lo si ritiene necessario e pagante, anche non in relazione a considerazioni di logica militare.
Le caratteristiche di reattività, affidabilità, capacità combattive, unita ad equipaggiamenti sofisticati ed avanzati, asserviti ad una mentalità oltremodo offensiva, ne consentono l’impiego in situazioni critiche che possono andare al di fuori delle consuete ipotesi dottrinali.
Perché sono condotte raramente
Le operazioni avioportate dai loro primi impieghi durante la Seconda Guerra Mondiale, alla gestione da parte della 82^ divisione aviotrasportata americana dell’evacuazione del personale occidentale o ad esso collegato dall’aeroporto di Kabul nell’agosto 2021, rappresenta un continuum temporale significativo che conferma l’irrinunciabilità di questo tipo di operazioni condotte da grandi unità paracadutiste.
Il grande limite che tutt’ora non è stato superato è il livello tecnologico degli assetti aerei necessari per lo svolgimento di tali operazioni e la necessità di un quadro di intelligence sempre più dettagliato con scostamenti minimi fra quanto supposto in sede di pianificazione e quanto poi realizzato in fase condotta.
Vi è poi la parte economica che sovrasta i costi di qualsiasi altro tipo di operazione si voglia confrontare, partendo dal presupposto che tutto deve avvenire per via aerea e gli assetti dedicati non sono numericamente infiniti e non rimpiazzabili in tempo reale.

Resta poi da considerare il sostegno sanitario di un tale tipo di operazione, i feriti non sarebbero prontamente sgomberabili ed anche in questo caso, lo sarebbero su strutture comunque disponibili a seguito di aviolancio ed avioassalto con tutte le limitazioni derivanti.
Infine, questo tipo di operazioni se non conseguono il successo decretano la perdita di tutto il personale impiegato sia nel caso di ferimento/decesso, che in caso di cattura.
Propendere quindi per tali tipi di impieghi comporta l’assunzione di un rischio decisamente superiore a qualsiasi altro tipo di condotta, in particolare quando l’immissione nell’area di operazione è a seguito di aviolancio.
Conclusioni
Le operazioni avioportate rappresentano un unicum nello spettro delle possibilità di impiego di truppe di elite che attualmente non pare essersi evoluta sostanzialmente dagli impieghi della Seconda Guerra Mondiale. Dipendendo fondamentalmente dalle prestazioni del mezzo aereo, l’impiego è vincolato all’origine. In relazione ai futuri sviluppi degli aerei da trasporto si avranno ulteriori e più avanzate interpretazioni di questa dottrina offensiva che consente di incidere nelle profondità del territorio avversario.
Il Paracadutista rimane in ogni caso come l’insuperato esempio di combattente nell’immaginario collettivo che anche a distanza di anni non ha perso alcunché del suo atavico fascino.

Foto: U.S. Army / web / U.S. Air Force
* L’autore è col. (aus.) dell’Esercito Italiano
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