Le preoccupazioni di USA e ONU per l’avanzata dei talebani
Le preoccupazioni di USA e ONU per l’avanzata dei talebani
I talebani hanno già recuperato il controllo di oltre 50 dei 370 distretti dell’Afghanistan da quando, lo scorso mese di maggio, hanno avviato la nuova offensiva militare in concomitanza con il ritiro delle truppe Nato dal Paese. Lo ha rivelato ieri l’inviata Onu per l’Afghanistan, Deborah Lyons, che al Consiglio di sicurezza ha sottolineato la gravità della situazione nel Paese e il rischio di perdere i progressi compiuti negli ultimi 20 anni.
Lyons ha invitato la comunità internazionale a fare pressione per far tornare i talebani al tavolo dei negoziati e discutere un cessate il fuoco con le autorità afghane.
“Come abbiamo dolorosamente appreso, un conflitto frammentato crea una situazione più permissiva per i gruppi terroristici nel reclutare, finanziare, pianificare ed eseguire operazioni di portata globale”, ha sottolineato l’inviata Onu
Un allarme condiviso da Washington dove il portavoce del Pentagono John Kirby ha affermato che le forze armate degli Stati Uniti potrebbero rallentare il loro ritiro dall’Afghanistan alla luce delle recenti conquiste sul campo da parte dei talebani. La scadenza per il ritiro completo, l’11 settembre, è ancora in vigore, ma il ritmo del rimpatrio delle truppe potrebbe cambiare.
L’Afghanistan ha visto aumentare le violenze in tutto il Paese proprio mentre gli Stati Uniti e i loro alleati della Nato si stanno preparando a concludere la loro missione. Nell’ultimo mese, i talebani hanno intensificato i loro attacchi e preso il controllo di oltre 30 distretti. Il movimento islamista ha anche sequestrato grandi quantità di equipaggiamento militare, secondo i media locali, e ucciso, ferito o catturato decine di soldati.
I portavoce del governo afgano hanno negato che i distretti siano caduti nelle mani dei talebani, dicendo che sono stati evacuati in seguito a un “ritiro tattico”, secondo quanto precisato dalla Bbc. Non è chiaro invece quanti talebani siano stati uccisi o feriti. La situazione in Afghanistan sta cambiando rapidamente mentre i talebani continuano a condurre questi attacchi e a razziare i centri distrettuali; la violenza è ancora troppo alta”, ha detto il portavoce del Pentagono.
“Se è necessario apportare modifiche al ritmo, o alla portata e alla scala del ritiro, in un dato giorno o in una determinata settimana, vogliamo mantenere la flessibilità per farlo”, ha aggiunto Kirby. “Teniamo d’occhio costantemente questo, aspetto ogni singolo giorno: qual è la situazione sul campo, quali capacità abbiamo, di quali risorse aggiuntive abbiamo bisogno per uscire dall’Afghanistan e con quale ritmo. Tutte queste decisioni vengono prese letteralmente in tempo reale”, ha sottolineato il portavoce.
Al di là delle dichiarazioni il peso militare rivestito oggi dalle forze alleate in Afghanistan è militarmente risibile con poche migliaia di militari presenti e pochissime unità da combattimento disponibili anche aeree, dopo lo smantellamento delle basi aeree in Afghanistan.
Il supporto aereo al ritiro è assicurato oggi dai cacciabombardieri una portaerei nell’Oceano Indiano mentre il Pakistan ha negato agli Stati Uniti la cessione di basi aeree da utilizzare per colpire con velivoli teleguidati in territorio afghano.
Il Pakistan “è pronto a collaborare con gli Stati Uniti come partner per la pace in Afghanistan, ma intende evitare il rischio di ulteriori conflitti nel contesto del ritiro delle truppe Usa” ha scritto il primo ministro del Pakistan, Imran Khan, in un editoriale pubblicato dal quotidiano Washington Post.
Foto: US DoD, ISAF ed Emirato dell’Afghanistan