L’esercito turco ha compiuto oltre 800 violazioni al cessate il fuoco in Siria
In un anno l’esercito turco e le milizie dell’Esercito nazionale siriano (SNA) sostenute dalla Turchia in seno hanno compiuto oltre 800 attacchi in Siria e in Iraq, colpendo anche la popolazione civile e causando lo sfollamento di migliaia di persone.
È quanto emerge da uno studio pubblicato dal Council on Foreign Relations ripreso dall’agenzia AsiaNews, secondo cui dalla firma della tregua fra Washington e Ankara nell’ottobre 2019 si sono verificati una media di 2,3 violazioni al giorno. E il dato non include gli incidenti che hanno interessato aree siriane occupate dai turchi, come Afrin dove sarebbe in atto una “pulizia etnica soft”.
La grande maggioranza (circa l’85%) delle violazioni al cessate il fuoco a Tel Tamer sono inquadrabili alla voce conflitto armato, con eventi equiparabili a battaglie sul terreno, scontri fra le parti, bombardamenti, colpi di artiglieria o raid con droni. Poco più dell’11% delle violazioni includono saccheggi o distruzioni di proprietà, mentre il 2,9% degli incidenti implicano spostamento di massa o esodo di civili.
Il bilancio complessivo degli attacchi tracciati dall’analista di Council on Foreign Relations e dall’Armed Conflict Location and Event Data Project (Acled) chiama in causa in centinaia di occasioni l’esercito di Ankara o i suoi alleati. Fra questi, vi sono almeno 138 violazioni alla tregua nella sola Tel Amer, regione a grande maggioranza cristiana della Siria dove si trovano oltre 30 villaggi assiri.
Come ricorda lo studio, al momento della tregua con la Casa Bianca, il governo turco si era impegnato ad “assicurare il benessere dei residenti e di tutta la popolazione” nelle zone sotto il controllo di Ankara e di “non infliggere danni ai civili o a infrastrutture civili”.
I due fronti si erano inoltre impegnati a “salvaguardare le minoranze etniche e religiose” presenti nell’area. In realtà, dai racconti di yazidi, armeni, curdi, cristiani assiri e arabi emergono testimonianze di sfollamenti forzati, attacchi e violenze tuttora presenti e che bloccano, di fatto, il rientro nelle rispettive terre e nelle case. Molti degli sfollati interni (Idp) sono ancora costretti a vivere nei centri di accoglienza.
Gli attacchi turchi, spiegano gli esperti, hanno contribuito allo sfollamento della comunità assira della regione. Almeno 137 famiglie cristiane sono state sfollate durante l’invasione della Turchia durante l’operazione “Fonte di pace”.
E pure in seguito al cessate il fuoco dell’ottobre 2019, gli attacchi turchi sono proseguiti e i civili hanno continuato a fuggire. Dagli studi sul terreno emerge che l’operazione militare di Erdogan ha di fatto “già cambiato” la demografia di diverse zone, fra cui Ras al-Ayn (Rish Ayno in aramaico, Serêkaniyê in curdo.). Pure l’assalto a Tel Tamer si potrebbe spiegare col tentativo di stravolgerne la demografia, in un contesto “intenzionale” di espansione territoriale o di pulizia etnica.
Nell provincia di Idlib, nella Siria nord-occidentale, le forze turche starebbero smantellando una base militare presso Morek, secondo quanto riferito il 20 ottobre dal quotidiano saudita “Arab News”.
La demolizione della base sarebbe stata avviata nella tarda serata del 18 ottobre, mentre anche altri punti di osservazione e siti militari sarebbero stati smantellati. Le torri di osservazione e le attrezzature logistiche all’interno della base sarebbero state abbattute e le mura demolite.
Si prevede che l’Esercito Arabo Siriano, che ha circondato la postazione turca, assumerà il pieno controllo della zona. Si presume che le forze turche siano state trasferite da Morek alla regione di Jabal Al-Zawiya del vicino governatorato di Idlib. Come sottolinea l’agenzia di stampa Nova,
L’esercito turco ha ancora più di 50 posti di osservazione nella regione contro i 12 autorizzati in base all’accordo di Sochi firmato con i russi del 2018. Secondo l’agenzia di stampa statale russa “Sputnik”, la Turchia avrebbe notificato alla Russia la propria decisione di ritirarsi dalla regione.
Le forze turche starebbero anche costruendo una nuova base militare nel sud della provincia. In ottobre il parlamento turco ha approvato l’estensione all’ottobre 2021 dell’autorizzazione a condurre operazioni antiterrorismo in Siria e nell’Iraq. Il primo ottobre, infine, Erdogan ha affermato che la Turchia manterrà la presenza in Siria fino a quando non verrà trovata una soluzione concreta per una linea di confine sicura.
Foto Anadolu e DPA